12 maggio 2020

Ognuna di noi

Esisteva un posto, milioni di anni fa, di cui si narra ancora oggi. Un posto bellissimo, isolato da tutto e da tutti, ma che consentiva ai suoi abitanti di osservare il mondo da un’altra prospettiva. Un posto che tutti desideravano scoprire, ma che non fu mai scoperto. Un posto ricco di storie, miti e leggende; un posto di uomini che non erano propriamente uomini, ma che si comportavano come se lo fossero. Un posto che ospitava tragedie amorose, guerre scoppiate per la contesa di una donna, per bramosia di ricchezza o di potere o per conflitti familiari. Qui infatti bene o male tutti erano imparentati con tutti. Un posto dove però, nonostante i legami di sangue che univano i suoi abitanti, fu teatro di tradimenti, allontanamenti temporalmente infiniti e condanne a pene indicibili. Questo posto è l’Olimpo.

La storia che voglio raccontare vede come protagoniste sette ragazze ninfe nate da due cittadini dell’Olimpo, Atlante e Pleione. Il primo, titano alleato di Crono nella rivolta contro l’Olimpo che proprio per questo fu costretto da Zeus a portare sulle spalle il peso del mondo; la seconda, figlia di Oceano e Teti. Da questo matrimonio dove i due estremi del mondo, il cielo e il mare per la prima volta si toccarono, nacquero le Pleiadi. Inizialmente queste furono alleate di Artemide, dea della caccia, ma poi furono costrette a fuggire e a nascondersi perché perseguitate da Orione. Zeus mosso a compassione (o forse perché tre delle sette si presume fossero figlie sue), decise di intervenire trasformando le ragazze in colombe per permettere loro di sfuggire alla caccia sfrenata e bestiale del gigante. Da quel momento le sette sorelle si librarono nel cielo, volarono allontanandosi sempre di più dal loro nemico. Quando finalmente si sentirono al sicuro si fermarono. Le sorelle non erano più colombe, ma erano diventate stelle. Immobile, ferma, statica da millenni nel cielo si staglia la costellazione delle Pleiadi, bussola fondamentale per i marinai.

Ma perché le ragazze erano state inseguite a perdifiato da Orione? Avevano forse qualcosa di particolare, di divino? Possedevano degli oggetti magici?

Maia, la maggiore delle sorelle era anche la più bella. Timida e riservata a tal punto da vivere in una caverna, da sola. Il suo nome deriva da due termini “madre” e “fecondità”, perciò veniva considerata la dea della primavera.

Alcyone, la secondogenita, era la più forte. Sentiva prepotente dentro di lei il richiamo del mare per questo vegliava giorno e notte sulle acque del mar Mediterraneo proteggendo i marinai dalle tempeste. Sposata con Ceice, re della Tessaglia, i due ingannarono Zeus ed Era facendosi passare per loro due. Zeus attese paziente il momento della vendetta: appena i due si separarono scatenò una gran tempesta e la nave di Ceice fu inghiottita dalle onde del mare, dove lui morì affogato.

Asterope è conosciuta come la meno luminosa delle sorelle. Il suo nome in greco significa “stella”, silenziosa, accondiscendente, enigmatica e fragile dà alla luce Enomao, figlio di Ares.

Celeano anche lei meno luminosa delle altre sorelle perché colpita da un fulmine. Ha una spiccata indole per il comando e per l’azione, appassionata di pittura.

Taigete, amante della natura, degli animali, spirito libero, viveva in solitudine tra le montagne. Artemide, suo amato, dovette nasconderla dalle mire seduttive che sia Zeus che Ercole avevano nei suoi confronti.

Elettra, la “Pleiade perduta” diede alla luce il fondatore della città di Troia. Il suo soprannome deriva dal fatto che dopo la morte del figlio a seguito della guerra di Troia Elettra si isolò per fronteggiare il dolore.

Merope, la stella perduta fu l’ultima ad essere mappata dagli astronomi, questo perché si sposò con un mortale e per evitare il giudizio e la conseguente umiliazione da parte delle sorelle si nascose per molto tempo.

Le sorelle dall’alto vedevano la vita degli esseri umani proseguire. La nostalgia per la vita che avevano trascorso sulla terra cresceva sempre più fino a quando un giorno Maia e Alcyone decisero che questa storia doveva finire. Sì, loro erano state perseguitate da un gigante che le voleva violentare e l’unico che accorse per salvarle fu Zeus che le segregò in cielo per l’eternità, ma non per questo le sorti di tutte le donne umane doveva essere questa. Decisero quindi di attuare una ribellione silenziosa: ognuna di loro decise di sacrificare un suo dono, un talento o anche semplicemente un piccolo aspetto del loro carattere per donarlo alle donne terrestri. Una donò il coraggio, un’altra forza per far fronte alle avversità e un’altra ancora donò la determinazione a raggiungere i propri obiettivi, ma ci fu anche qualcuna che donò la fragilità e la grazia, chi la spiritualità e la connessione profonda con il mondo e chi ancora la gioia della maternità.

Per millenni le donne nacquero con il corredo donato dalle Pleiadi, ma nonostante i loro continui sforzi nessuno si accorgeva ancora delle infinite caratteristiche, delle imperscrutabili sfaccettature che una donna custodisce all’interno della sua anima. Oggigiorno forse il sacrificio delle Pleiadi non è ancora del tutto compreso, ma piano piano si stanno portando a galla le caratteristiche più sorprendenti. Le donne oggi sono forse un po’ più sicure di una volta, non hanno più paura di farsi mettere i piedi in testa, non hanno paura di inseguire i propri sogni e di lottare per raggiungerli.

Le sorelle erano state private di tutto questo: private della loro libertà, della scelta di decidere chi volessero diventare, dove poter vivere, cosa poter costruire perché qualcun altro glielo aveva imposto. Il sacrificio delle Pleiadi vuole mettere fine a questa condizione della donna che si tramanda dall’alba del mondo, vuole rendere le donne padrone di se stesse e del loro destino, di poter decidere senza sentirsi giudicate o emarginate: si può essere forti e fragili, si può essere indipendenti ma innamorate, felicemente sole o con una famiglia.

Le Pleiadi sono le custodi di ogni donna da sempre. Custodiscono le nostre qualità, ci spingono a non nasconderle, a tirarle fuori, ci aiutano a perseguire la propria idea di felicità senza farci influenzare, a realizzare noi stesse secondo le nostre inclinazioni personali. Nessuno ci conosce meglio di noi, se non le sorelle Pleiadi che, alla fine, sono ognuna di noi.


Camilla Armellini


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