27 marzo 2020

“Justice” equivale davvero a "Giustizia"?

Tu preferiresti subire un'ingiustizia piuttosto che commetterla?

Platone


Nell’antica Grecia si parlava molto di giustizia. Platone ad esempio, la riteneva “la virtù per eccellenza”, il “sommo bene”. Per lui la giustizia era importante al punto che la fece diventare il fulcro del suo pensiero filosofico. Questo fu sicuramente una diretta conseguenza di un’ingiustizia che egli stesso subì: la messa a morte dell’amato maestro, Socrate. “Socrate il giusto”, “Socrate il buono”, “Socrate il saggio” era stato condannato, era stato tradito dalla sua stessa città. Platone rimase profondamente scosso da questo fatto, ma fu proprio quest’esperienza che gli permise di reagire e di risvegliare in se stesso la forza per fondare nuove concezioni di vero, bello e giusto, le quali furono talmente manipolate e corrotte all’interno della polis ateniese che necessitavano di essere rivoluzionate.


“Giustizia”: una parola, tante emozioni; o meglio, una parola che dovrebbe suscitare emozioni. Magari contrastanti, ingarbugliate, poco lineari… Una cosa è certa però: quando pronunciata ad alta voce, la parola “giustizia” non dovrebbe lasciarci indifferenti.

Febbraio 1998, località Cermis (Trentino) - alcuni piloti d’aereo americani stavano volando ad un’altezza inferiore a quella consentita. Questa disattenzione comportò un grave incidente: l’aereo tranciò il filo di una delle funivie dell’impianto sciistico uccidendo 20 italiani. A questo punto si ebbero diversi dubbi su come affrontare la questione. I pubblici ministeri italiani chiesero di processare in Italia i quattro marines dell'equipaggio, ma il giudice per le indagini preliminari di Trento ritenne che, in forza della convenzione di Londra del 19 giugno 1951 sullo status dei militari NATO, la giurisdizione sul caso dovesse riconoscersi alla giustizia militare statunitense. I piloti dunque vennero ricondotti in patria e successivamente assolti dalle accuse di omicidio preterintenzionale e omicidio colposo.

Luglio 2019, Roma - due ragazzi statunitensi poco più che diciottenni, F.L.Elder e G.C.Hjorth uccidono un vicebrigadiere, Mario Cerciello Rega. Le accuse che vertono su di loro sono di concorso in omicidio, lesione, tentata estorsione e resistenza a pubblico ufficiale. Il processo è finalmente stato avviato a fine febbraio qui in Italia, dopo numerose peripezie da parte degli avvocati difensori che tentarono di scagionare i due giovani a discapito del corpo di polizia e dei carabinieri italiani.

Febbraio 1998, Miami – Dale Pike, figlio di Anthony Pike gestore di un famoso hotel ad Ibiza, viene ucciso. Chico Forti, un imprenditore televisivo italiano da qualche anno trasferitosi in America, viene accusato di omicidio e successivamente condannato all’ergastolo senza possibilità di “rilascio sulla parola”. Egli però, da vent’anni, continua a dichiararsi innocente, vittima di un errore giudiziario. La sua versione, inoltre, è fortemente avvalorata dalla scarsissima presenza di prove incriminanti. Nel maggio 2012, l’allora legale di Chico e una criminologa italiana presentarono una richiesta di revisione del caso al Ministro degli Esteri, Giulio Maria Terzi di Sant'Agata. Il successivo Ministro, Emma Bonino, espresse notevole interesse nei confronti della vicenda e personalità di spicco come Fiorello e Jovanotti hanno fin da subito mostrato particolare attenzione nei confronti dei movimenti che ne rivendicano la liberazione. Fatto sta che Chico Forti è tutt’oggi internato nel carcere della Florida, confidando non tanto in una completa assoluzione dalla pena, ma nella riesaminazione delle prove e magari in un nuovo e trasparente processo.


Cosa accomuna queste tre vicende? 20 sciatori uccisi sul Cermis, il vicebrigadiere Cerciello Rega e Chico Forti: da che cosa sono uniti? I tre fatti raccontano storie di italiani vittime di crudeltà indicibili da parte di americani, i quali non sono stati degnamente difesi dalla giustizia italiana.

Il governo americano è tempestivamente intervenuto, a volte anche non in modo così chiaro, nella difesa dei propri concittadini colpevoli di reato, se non scagionandoli in toto, quanto meno consentendo loro di essere processati nel loro paese, assoggettati alle proprie regole e procedimenti giudiziari. Con i tre italiani non è avvenuto lo stesso. Le famiglie delle vittime del Cermis non avranno mai pace sapendo che gli aguzzini dei loro cari sono liberi; le persone vicine a Cerciello Rega sono tutt’ora con il fiato sospeso e confidano che i tribunali italiani sappiano ricordare e onorare la morte di un ufficiale; Chico Forti verrà ricordato da tutti come un terribile criminale non potendo comprovare i traffici che la polizia di Miami stava compiendo durante tutto il corso del suo processo.

Tantissime sono le cause che meriterebbero la nostra attenzione e il nostro impegno. Oggi, come con Platone, stiamo vivendo un periodo storico che confonde, che convince a seguire modelli sbagliati e a prendere decisioni egoistiche, impedendoci di distinguere cosa sia giusto e cosa sia in nostro dovere fare. Ci sono concetti che facciamo fatica a digerire, che sono passati di moda in un mondo che permette tutto, che perdona tutto e che, molto spesso purtroppo, non ricompensa chi merita. La giustizia è uno di questi valori. Pensiamo che sia circoscritta all’interno delle mura di una magistratura o di un tribunale, ma in realtà non è così. La giustizia è un valore quotidiano, un valore universale, che il popolo all’interno di un paese deve pretendere dal proprio governo. Ma se ciò non accade noi, nel nostro piccolo, possiamo volgere lo sguardo indietro a più di duemila anni fa. Guardiamo Platone il quale riuscì a trasformare una causa a lui profondamente vicina in uno spunto su cui edificare la cittadinanza, l’etica sociale e il “giusto” comportamento di un’intera città. Rifacciamoci a lui e sforziamoci di rimboccarci le maniche, lottiamo per ciò che ci sembra giusto, alziamoci e non restiamo indifferenti, che se solo ognuno di noi si prodigasse a fondo per difendere la giustizia, il mondo sarebbe sicuramente un posto migliore.


Camilla Armellini


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