Recensioni ed articoli

Articoli

Al passo coi tempi di Maurilio Lovatti - L'Osservatore Romano, 21-06-2020

L'esistenza di Dio secondo Herbert McCabe di Paolo Corsini - Giornale di Brescia, 04-08-2020

The Life & Thought of Fr. Herbert McCabe w/ Dr. Manni by John Derosa - Classical Theism Podcast , 20-08-2020

An outstanding Dominican preacher recalled by friends di Frank Litton - The Irish Catholic, 27-08-2020

Talking about Herbert McCabe, the Dominican theologian who died, annoyingly, in 2001 di Melanie McDonagh - The Tablet - 17-09-2020

The verve and vigour of Herbert McCabe’s writings di Anthony Kenny - Catholic Herald, 14-10-2020

McCabe: Philosophy and Theology di Paul O' Grady - Doctrine and Life, Febbraio 2021

Recensione di Paolo Peruzzi O. P. - Divus Thomas n°124, Gennaio/febbraio 2021

Recensione di Marco Salvioli O. P. - New Blackfriars n.102, Maggio 2021

Recensione di Roger Pouivet - Revue des Sciences Philosophiques et Théologiques n.104, Gennaio/febbraio 2021

Recensione di Mons. Giacomo Canobbio - Rassegna di Teologia anno LXII n. 2, aprile/giugno 2021

Sul tomismo linguistico di Herbert McCabe di Marco Paolinelli OCD - Rivista di Filosofia Neo-Scolastica anno CXIII n. 2, aprile/giugno 2021

Recensione di Simon Hewitt - Teresianum n.72 - 2021/2

Recensione di Alberto Quagliaroli - Annales Theologici vol.35/II (2021)

Recensione di Fergus Kerr - The Heythrop Journal vol.62 issue 6 - November 2021

Recensione di Simon Francis Gaine, O.P. - Angelicum vol.98 fasciculus 4 - Anno 2021

Recensioni su Amazon

Questo libro ti porta nel cuore del pensiero di McCabe e non ti lascia andare! - di Royle (Usa)

L'approccio di Franco Manni in questo ampio commentario su Herbert McCabe, al servizio sia degli appassionati che degli studiosi, è a dir poco completo e pienamente coinvolgente. Questo libro va al centro del dialogo tra cristianesimo e pensiero di McCabe; ad integrare l'esposizione, gli aspetti più tecnici, compresi i collegamenti grammaticali, testuali e storici, ci sono le note a piè di pagina o le note speciali o le appendici.

Manni affronta le difficili questioni teologiche e filosofiche con un'eccellente comprensione, un'analisi rigorosa, mette assieme le cose senza macchia alcuna con una gamma sorprendente di intuizioni. Con questo libro come guida puoi abbracciare i paradossi della Scrittura alla ricerca di una comprensione onesta di Herbert McCabe senza esitazione.

Ecco uno strumento eccellente per comprendere McCabe, che riesce a essere allo stesso tempo profondamente tradizionale e contemporaneo in modo fresco. Questo è uno di quei libri perfetti per una classe, ma anche una risorsa inestimabile per il clero e gli studenti di teologia. Consigliato con totale sicurezza. Cinque stelle (su cinque).

(pubblicata su Amazon.com il 6 luglio 2020)

Un libro eccellente e un autore notevole - di Steve (Oxford)

Il libro di Manni è certamente una pietra miliare nel campo degli studi sulla persona e sul contributo teologico di Herbert McCabe. L'approccio è meticoloso ed esprime una profonda conoscenza del pensiero di McCabe. Questa è davvero una testimonianza della dedizione di Manni alla conoscenza della rilevanza teologica degli scritti di McCabe.

La discussione è supportata da un'argomentazione chiara e logica e da un apparato di note a piè di pagina sviluppato e preciso. La rigorosa indagine e le intuizioni pertinenti di Manni sono cruciali per tutti coloro che vogliono impegnarsi non solo con McCabe ma anche più in generale con questioni di teologia filosofica, sistematica e storica.

Il libro ha quattro sezioni principali logicamente divise. Nella prima vengono discussi la vita e il contributo intellettuale di Herbert Mc Cabe. Da questa parte iniziale e fondamentale, incentrata sulla persona e il pensiero di McCabe, Manni muove passi precisi nella teologia filosofica di McCabe. I principali concetti teologici nella discussione sono la questione dell'esistenza, della natura e dell'interazione di Dio con il male e la natura umana. Questo terreno prepara il passaggio alla sezione successiva, dove l'approccio ermeneutico e le abilità di Manni vengono rivelati in modo ancora più notevole. Le questioni di etica, antropologia e filosofia degli esseri umani sono al centro di questa terza sezione. La teologia sistematica di McCabe è esposta con grande originalità e chiarezza di argomenti. Tra i vari concetti importanti, evidenti in questa pubblicazione pertinente, vorrei evidenziare solo alcuni dei contributi cruciali di Manni. Soprattutto nell'ultima sezione del libro, "Revealed Theology", Manni discute questioni cristologiche, trinitarie, escatologiche e dogmatiche alla luce del pensiero di McCabe.

In particolare, la questione dell '"incarnazione" trova una svolta interessante nel quadro di riferimento intellettuale di McCabe, in quanto meno guidata dalla storia e più contestualizzata. La comprensione di McCabe delle due nature di Gesù è presentata magistralmente da Manni. L'argomento concettuale dell'umanità e della divinità che non occupano lo "stesso spazio" è al tempo stesso interessante e provocante.

Inoltre, Manni sottolinea che il pieno significato della vita di Gesù si incontra nella croce, dove la vita umana raggiunge il suo scopo più alto mentre trova significato nella sofferenza per amore. Trovo molto importante che Manni possa sottolineare il pensiero di McCabe sulla volontà di Gesù di essere pienamente umano. Questo è alla base della sua morte e risurrezione, e la sua appartenenza alla natura divina diventa un'esperienza condivisibile con gli esseri umani.

Raccomando questo libro sia agli studiosi che agli studenti interessati a far progredire la conoscenza in vari elementi fondamentali degli studi filosofici e teologici, e specialmente a coloro che si impegnano nello studio del lavoro di McCabe. È certamente una lettura piacevole che combina rigore accademico e un'analisi teologica e filosofica perspicace.

(pubblicata su Amazon.com il 6 luglio 2020)

Un libro molto chiaro e curato su un autore molto originale e profondo - di Adriano Bernasconi (Italia)

Leggendo Herbert McCabe: Recollecting a Fragmented Legacy si percepiscono immediatamente l’impegno, la precisione e la profondità con cui il professor Manni si è dedicato a raccogliere e a riorganizzare il pensiero di Herbert McCabe e la sua eredità. Questa capacità analitica è visibile fin dalla prima parte del testo, in cui viene illustrata la vita intellettuale e la psicologia di questo pensatore, vengono prese in esame le influenze che diversi filosofi o teologi o intellettuali (Victor White, San Tommaso d’Aquino, Ludwig Wittgenstein, Karl Barth, Dietrich Bonhoeffer, Edward Schillebeeckx, ecc.) hanno avuto sulle sue idee e vengono mostrate le eredità del pensiero di McCabe su altri pensatori, distinguendo tra coloro che hanno esplicitamente ammesso il loro debito nei suoi confronti (i “discepoli” come Terry Eagleton, Denys Turner, Brian Davies), coloro che hanno ammirato il suo lavoro e condiviso alcune sue idee nelle loro opere, coloro che – pur ammirandolo – hanno seguito strade diverse dalle sue nelle loro ricerche ed infine coloro che, pur non nominandolo esplicitamente, sono stati influenzati dal suo pensiero.

Nelle successive tre parti del libro il professor Manni approfondisce le idee di Herbert McCabe in Teologia filosofica, Antropologia filosofica, Etica e Teologia rivelata, illustrandone la grande originalità ed esponendo in modo chiaro e sistematico argomenti a volte anche molto complessi. Tra le tante ed interessanti idee, ne segnalo giusto qualcuna, quelle che ho trovato più importanti ed originali. Non tratto, in questa recensione, la parte sulla Teologia filosofica, ma inizio con la parte sull’Antropologia filosofica. McCabe fa coincidere il pensiero (o intelletto) con il linguaggio, descrivendo l’essere umano come “animale linguistico”, ampliando la definizione aristotelica di uomo come “animale razionale”. Non è dunque il cervello l’organo deputato al pensiero – come nell’idea più diffusa attualmente: esso è invece l’organo che presiede i sensi (le sensazioni, l’immaginazione, la memoria, i sentimenti). L’organo che presiede il pensiero è qualcosa di interpersonale, cioè il linguaggio: un costrutto creato dalla società e che l’uomo apprende dalla società in cui cresce, attraverso il quale produce idee e le comunica agli altri esseri umani. Questa visione originale riesce anche a spiegare la distinzione aristotelica tra “intelletto attivo” ed “intelletto passivo”: quest’ultimo è la potenzialità umana di poter acquisire un linguaggio (mente ricettiva), mentre l’intelletto attivo è il possedere effettivamente uno specifico linguaggio, con le sue regole, i suoi suoni e i suoi segni (intelletto creativo). Un’altra idea antropologica è il legame stretto tra amore e libertà: lo “spazio di libertà” che esiste attorno a noi e nel quale possiamo muoverci senza le interferenze altrui non esiste di per sé, ma è un dono che ci viene fatto dalle persone che ci amano. Ma anche il legame stretto tra “libertà di” e conoscenza: maggiori sono i concetti che siamo in grado di maneggiare per interpretare e comprendere la realtà, più grande sarà la nostra libertà di agire.

Nell’ambito dell’etica filosofica Herbert McCabe si pone in alternativa sia al relativismo (per il quale non esiste un codice di condotta universale, bensì unicamente casi e contesti particolari) sia al legalismo tradizionale di tipo paternalistico (per il quale esistono tantissimi precetti immutabili) percorrendo una “terza via” che, partendo da Aristotele, definisce i valori morali “naturali” come storici e comunitari. Pertanto secondo McCabe esiste una Legge morale universale, ma questa legge è minimale (composta da poche e chiare fondamenta e non da centinaia di precetti particolari) e non coincide, almeno per il momento, con nessuna legge particolare, poiché non esiste nessuna comunità chiamata “umanità”, ma solo comunità reali diverse le une dalle altre. Ho trovato molto interessante la parte in cui viene spiegato come l’idea di Amore sia compresa all’interno dell’etica. Famosa è la sua frase «Se non ami non sarai vivo, ma se ami abbastanza sarai ucciso».

Anche nella parte sulla Teologia rivelata McCabe approfondisce diversi temi, quali l’Incarnazione, la vita e le opere di Cristo, la Resurrezione, la Trinità, la Redenzione, i Sacramenti, la Grazia… il suo è un approccio che si tiene lontano dal fideismo e che è ben ancorato all’uso della ragione: nulla deve essere accettato unicamente per autorità, «neppure la Definizione di Calcedonia» (cioè la dottrina emersa dal Concilio di Calcedonia sulle due nature di Cristo) – tutto può essere migliorato e perfezionato. Pertanto anche la filosofia greca antica può essere integrata nella fede cristiana, così come le scoperte scientifiche o le idee dei filosofi contemporanei, quali Wittgenstein o gli psicologi della Gestalt; McCabe addita Cartesio come il vero “nemico” che col suo “vocabolario velenoso” ha impedito per secoli la piena comprensione della filosofia aristotelica. Anche in questo ramo del pensiero di McCabe segnalo giusto un paio di idee tra le tante che ho trovato utili e arricchenti. La prima: che quelle qualità che di solito attribuiamo alla natura “divina” di Cristo (ad esempio guarire i malati o fare i miracoli) siano invece attributi della sua natura “umana” e che dunque siano condivisi da tutti gli altri esseri umani; persino l’essere “privo di peccato” non è qualcosa di “sovraumano” ma, anzi, è proprio completamente umano, poiché il peccato è ciò che ci rende un po’ meno umani. La seconda: che il termine “persona” usato da San Tommaso per indicare i tre aspetti della Trinità (Padre, Figlio, Spirito Santo) è ambiguo, perché ci fa pensare a degli “individui” e non a delle “relazioni”. Sarebbe perciò meglio parlare di ruoli (nel senso teatrale del termine, così come la parola persona significa etimologicamente “maschera”). Pertanto dovremmo parlare di ruolo di genitore, di ruolo di figliolanza, del ruolo di amore/gioia.

Il testo del professor Manni, risultato del suo dottorato di ricerca conseguito in Inghilterra, dimostra come McCabe sia stato in grado di rivitalizzare idee della tradizione filosofica – in particolare quelle di San Tommaso d’Aquino – collocandole nel mondo attuale, in dialogo con le idee dei filosofi contemporanei e al servizio dei problemi e delle necessità della società dei nostri giorni. Così facendo McCabe ha contribuito al rinascimento tomistico del mondo anglofono, ha integrato l’antropologia di Aristotele con quella di Wittgenstein, ha donato nuova linfa all’approccio apofatico nella teologia (“di Dio possiamo dire solo ciò che non è”), ha mostrato come si possano inserire nel cattolicesimo alcune idee buone provenienti dal marxismo, ha confutato la visione antropomorfica di Dio quale “essere supremo dell’universo” condivisa sia dai creazionisti che da molti atei, ha concorso all’avvicinamento del mondo protestante verso la teologia cattolica. Penso che Herbert McCabe sia un autore che possa e debba essere letto sia dai non credenti che dai credenti per trovare importanti confutazioni ad errori concettuali che infestano sia il mondo degli atei che quello dei fedeli e, al contempo, per trovare nuove strade per indagare cosa siano la realtà, gli esseri umani e Dio. Un autore purtroppo quasi del tutto sconosciuto in Italia e del quale sarebbe finalmente l’ora di iniziare a tradurre i testi.

(pubblicata su Amazon.it il 4 settembre 2020)

McCabe riguardo a vita, morte & Dio - di Patrick Curry (Usa)

Herbert McCabe (1926-2001) è stato un teologo e filosofo domenicano che, assieme ai suoi contemporanei Alisdair MacIntyre e Anthony Kenny, ha lavorato nella tradizione di Aristotele e dell’Aquinate. È, tuttavia, molto meno conosciuto; Franco Manni ha reso un vero servizio ai lettori interessati, raccogliendo, combinando e interpretando attentamente il suo lavoro. Lo consiglio vivamente.

Una delle ragioni della relativa oscurità di McCabe è che gran parte di lui ci è arrivata tramite sermoni. Ancora più importante, come sottolinea Manni, egli era ed è assai profondo e serio, ma non accademico. Quindi indirettamente ci ricorda le pretese dell'accademia di aver catturato ciò che è serio, nonostante sia spesso lacerata dal carrierismo, dalla moda intellettuale e dall'ermetica considerazione di sé. Nessuna di queste cose ha toccato McCabe.

Parlo con cautela, perché non sono un teologo (e nemmeno un teista), ma le sezioni del libro in cui ho una certa competenza - antropologia filosofica ed etica - sono impressionanti. Per citare alcuni esempi, "l'anima è la vita del corpo e il corpo non è lo strumento dell'anima" e "Il centro della vita umana sta al di là di sé stesso, ma non al di fuori di sé stesso". Tipicamente per McCabe (e Manni), queste conclusioni non vengono consegnate ex cathedra ma si guadagnano, frutto di una faticosa riflessione. Allo stesso modo la comprensione di "spirituale" non come soprannaturale bensì come non-materiale, vale a dire relazionale. (Dove c'è una relazione nel tempo o nello spazio? Possono essere una condizione necessaria, ma non la costituiscono.)

McCabe ha inoltre identificato questa relazionalità non-materiale come comunitaria e comunicativa. (Era d'accordo con Wittgenstein sul fatto che non esiste qualcosa come un linguaggio privato.) Quindi il cervello non è l'organo del pensiero; la mente è immateriale e interpersonale, il che invita quindi l'attenzione alla dimensione del linguaggio. E questo porta alla riflessione che sia il razionalismo che il romanticismo fraintendono la ragione come puramente sillogistica, portando il primo ad abbracciarla e il secondo a rifiutarla.

L'atteggiamento di McCabe nei confronti di Dio era giustamente apofatico - non è una cosa tra le altre ma una condizione della loro e nostra esistenza - ma non assolutizzato, lasciando spazio a una teologia affermativa di come e cosa Dio è per noi e nella nostra vita.

Più difficile di tutte è l'insistenza implacabilmente cristiana di McCabe sul fatto che rifiutare la morte significa rifiutare la risurrezione. Ciò lascia gli unici atteggiamenti possibili verso la crocifissione personale come tentare inutilmente di fuggirla o abbracciarla. Ma McCabe rifiuta un'interpretazione platonica dell'immortalità, sostenendo invece che equivale a una trasformazione "rivoluzionaria" di questa vita. Io stesso non posso seguire dove va a finire, ma è almeno chiaro che nel pensiero di McCabe non c'è rottura tra rivoluzione personale e politica. Si adatta anche al suo ammonimento che fa riflettere: Cristo è stato ucciso proprio perché era così buono e il suo messaggio era d'amore.

(pubblicata su Amazon.com il 20 settembre 2020)

Una lettura avvincente - di John Newton (Regno Unito)

Questa è una breve recensione di un nuovo libro su un teologo del 20° secolo, chiamato Herbert McCabe.

Egli era uno dei principali critici della teologia liberale. Questa recensione è fatta da qualcuno che è stato influenzato da quest'ultima teologia. Pertanto il mio approccio è da un punto di vista leggermente scettico verso questo teologo cattolico e i suoi scritti.

Il libro si intitola "Herbert McCabe" e ha come sottotitolo "Recollecting a Fragmented Legacy". È di Franco Manni, un teologo italiano, che ha studiato alla Pontificia Università Gregoriana e al King's College di Londra.

Nonostante le mie riserve, condivido alcune delle preoccupazioni di McCabe, in particolare in relazione all'importanza del linguaggio nella società umana e alla sua natura interpersonale. Anche se sono stato educato come protestante e frequento ancora le funzioni religiose, metto in discussione la promozione del primato dell'individuo, presente in quella tradizione, a spese della comunità, la quale è sia per l'Aquinate che per Saussure la fonte di tutto il linguaggio. McCabe ha cercato di far risorgere sia le idee di Aristotele che quelle dell’Aquinate come un modo per combattere la moderna teologia liberale, con la sua enfasi sulla fioritura dell'individuo a spese della comunità.

McCabe era anche d'accordo con Aristotele sul fatto che una società ideale fosse basata sull'amicizia, come delineato nell'Etica di quest'ultimo, da cui anche l'Aquinate fu pesantemente influenzato - aggiungendo il concetto di amicizia spirituale.

Dove sono meno entusiasta è nella difesa di McCabe del ritorno della teologia sistematica come risposta all'attuale debolezza della chiesa (in tutte le denominazioni). Il suo rifiuto degli "studi biblici, liturgici e pastorali" non mi convince - né il suo implicito rifiuto del mistico. A me sembra che la religione si occupi di questioni che sono in definitiva al di là della ragione, che è proprio l'aspetto dell'essere umano che viene messo in gioco negli esercizi logici della teologia filosofica.

Allo stesso modo, un revival della cristologia nella sua forma ortodossa rovinerebbe i tentativi dei cristiani progressisti di dialogare con le altre religioni e sottolineerebbe il pregiudizio cristocentrico degli elementi conservatori.

Allo stesso modo il suo rifiuto della ritrovata difesa dello Spirito Santo nella chiesa è poco lungimirante - anche se ha ragione a sottolineare il suo carattere dirompente, persino rivoluzionario. Non sono il solo a credere che la presenza dello Spirito Santo potrebbe agire come un ponte di comprensione tra le religioni, molte delle quali credono che lo spirito sia una forza divina.

A parte queste critiche, McCabe si presenta nel libro di Manni come un pensatore molto intelligente sia in filosofia che in teologia, che vale la pena esplorare. Ha avuto un'influenza cruciale su molti intellettuali di spicco, incluso il marxista Terry Eagleton.

Il libro di Franco Manni è una stimolante esposizione delle idee di McCabe, scritta in un inglese molto idiomatico, e, sebbene difficile e denso a volte, è comunque una "buona lettura", nonostante lo sforzo richiesto. Dovrebbe piacere sia agli studiosi che ai laici che sono interessati alla teologia contemporanea e alla sua rilevanza nella situazione mondiale attuale.

Se la tesi centrale di questo libro, cioè che l’opera di McCabe formi un sistema logico, sia convincente o meno è una questione che lascio a coloro che sono più esperti di me in questo campo.

(Recensione su Amazon.com del 16 febbraio 2021)

Un modello per i libri di filosofia: divulgazione accessibile ma non banale di Massimo Seneci (Italia)

Questo libro raccoglie e sistematizza, per opera del Prof. Franco Manni, il pensiero di un frate domenicano (Herbert McCabe) la cui maturità si colloca nella seconda metà del secolo scorso. Tratta diversi argomenti, fra cui teologia filosofica, antropologia, etica, cristologia e teologia rivelata, con una netta prevalenza dei primi tre temi rispetto agli ultimi due. Non si tratta però di una semplice raccolta organizzata di materiale sparso (McCabe non ha mai scritto una sintesi strutturata del suo pensiero), bensì di un’analisi critica delle idee che ne sono alla base. L’interesse di questa pubblicazione nasce proprio dalla collocazione di queste idee all’interno della storia del pensiero e dal continuo confronto che viene fatto con gli autori con cui McCabe “dialoga” (Tommaso D’Aquino, Aristotele, Wittgenstein, Jung, oltre a vari contemporanei). Ed è proprio la padronanza di queste tematiche da parte dell’autore del volume (oltre alle sue capacità comunicative) a renderlo così interessante ed accessibile anche a chi (come me) non è uno specialista di queste materie. Si ha così la possibilità di essere accompagnati attraverso riflessioni che mettono in discussione molti diffusi luoghi comuni, come ad esempio l’idea di Dio (di cui si può dire ciò che non sia piuttosto di ciò che sia), del suo amore per l’umanità (non una benevolenza senile, ma più simile al rapporto uomo-donna), della Creazione (che è azione continua e non riconducibile alle cause naturali), del linguaggio (che non è mezzo di comunicazione di un pensiero formulato a priori, ma è esso stesso essenza del pensiero, in quanto non dato dal prodotto di un isolato individuo ma da un dialogo del singolo con gli altri), dell’amore per il prossimo (che se davvero reale, cioè orientato ad una testimonianza di verità e giustizia, non può non portare ad essere uccisi – sia metaforicamente che non – dagli altri), per citarne solo alcuni. Essendo prevalente il punto di vista filosofico, non si ha mai la sensazione che le asserzioni siano calate “dall’alto”, ma al contrario si è continuamente messi di fronte a quanto si può ragionevolmente affermare (o non affermare), anche sulla base dei pensatori del passato, in un contesto dove la fede né prevarica, né sostituisce la ragione. Il testo è scritto in inglese, ma di facile comprensione e sicuramente i contenuti ripagano lo sforzo di ricercare sul dizionario qualche parola ogni tanto.

(Recensione su Amazon.com del 21 marzo 2021)

Uno studio approfondito di Samuel J. (Regno Unito)

Raccomando questo libro a studenti, studiosi e lettori generici informati. In esso, Franco Manni conduce un'ampia analisi del pensiero di Herbert McCabe, che fu un sacerdote e teologo domenicano e, a detta di tutti, un insegnante e predicatore di talento. Sentendo che le opere teologiche e filosofiche di McCabe sono sottovalutate, Manni raccoglie i frammentati scritti di McCabe su una vasta gamma di argomenti, dalla Creazione e l'esistenza di Dio alla Chiesa e i suoi sacramenti, ma non prima di dare un'interessante biografia della vita di McCabe che colloca il suo pensiero in un contesto più ampio (capitoli 1-4). I seguenti tredici capitoli trattano ciascuno un importante argomento teologico o filosofico dell'opera di McCabe, delucidandolo e mostrando le interconnessioni con altri argomenti. In effetti, questo è uno degli scopi principali di Manni: mostrare che, lungi dall'essere un sistema di pensiero disconnesso, gli scritti sparsi di McCabe, spesso prodotti in preparazione di sermoni o conferenze, rappresentano un corpo sistematico di idee. Non sono nemmeno idee puramente astratte e McCabe era preoccupato che la riflessione teologica e filosofica avesse un valore per i problemi contemporanei degli esseri umani (vedi le riflessioni di Manni stesso sull'applicabilità delle idee di McCabe nella conclusione del libro).

(Recensione su Amazon.uk del 29 dicembre 2020)