Riguardo alla copertina del libro

La copertina è stata realizzata da Adriano Bernasconi con tecnica mista: matite colorate, acquerello, pennarelli e ritocchi in digitale.

Mostra l’interno di uno specifico pub di Oxford, il The King’s Arm, frequentato da Herbert McCabe quand’era in vita. Dalle finestre è possibile intravedere ciò che si ammira realmente dalle finestre di quel pub, cioè Holywell Street, l’edificio della Oxford Martin School (sinistra) e il neoclassico Clarendon Building (destra).

Seduti a un tavolo di legno, in primo piano, troviamo Herbert McCabe (a sinistra) e san Tommaso d’Aquino (a destra) che stanno discutendo. Il volto di McCabe è ricavato da una fotografia che lo ritrae cinquantenne, mentre quello dell’Aquinate da un celebre ritratto del 1481 attribuito a Botticelli. Entrambi sono vestiti con i tipici abiti bianchi e neri dell’Ordine Domenicano. Sebbene tra i due personaggi intercorrano ben settecento anni di distanza, l’autore dell’illustrazione li ha rappresentati mentre conversano nello stesso luogo, seguendo la lunga tradizione medievale e rinascimentale delle “sacre conversazioni” e il celeberrimo esempio della Scuola di Atene di Raffaello. San Tommaso ha la mano sinistra appoggiata sul libro della Summa Theologiae. McCabe invece lo indica con la sua mano destra, a conferma del debito intellettuale che il frate di Oxford ha nei confronti del dottore della Chiesa.

Sulla parete in secondo piano sono affissi alcuni quadri. In alto, nell’ovale, c’è l’insegna della catena Young’s di cui fa parte il King’s Arm. Nel quadro più in basso c’è il frontespizio della Summa Theologiae. Al centro invece, nella cornice quadrata, c’è una fotografia di Ludwig Wittgenstein, filosofo del XX secolo che McCabe aveva fortemente ammirato e considerato il più importante dei suoi maestri intellettuali, dopo Tommaso d'Aquino.

Nel riquadro rettangolare a sinistra c’è invece una delle terrificanti fotografie dei bambini colpiti dalle bombe al napalm durante la guerra in Vietnam, azione che McCabe criticò esplicitamente nel suo testo Law, Love and Language del 1968.