"HELP"
©Claudio Carrieri 2025
Alcuni momenti e frammenti della performance eseguita nel 2019 a Palazzo Zaguri di Venezia
"ÆSSENZA"
©Caludio Carrieri 2023
Æssenza
(manifesto dell’arte)
Se vogliamo che l'uomo possa ancora rappresentare la misura, il canone del disegno universale, diremo che fare arte significa agire secondo un'etica che, pur negando una nostra posizione di privilegio nel mondo, comunque ci impone di vivere in armonia con quell'ordine naturale, che noi stessi rappresentiamo.
L'opera d'arte che è traccia del nostro fare, non potrà più essere punto di arrivo, termine di un metodo, rappresenterà invece un documento plastico, elastico in continua ricerca di un equilibrio non soggetto a una regola fissa. Un equilibrio dinamico e in divenire, che dipende dalla nostra possibilità e volontà di trattenerlo per un istante e legarlo alla nostra esperienza.
Si tratta di un Metodo nuovo, che emerge attraverso la storia dei nostri tentativi di ordinarlo, rispettando quella legge non scritta che ci rende umani.
In questo senso l'opera d'arte sarà non finita per definizione, la sua integrità, la sua forma compiuta come fine estetico, non più necessarie. Anzi, come in un processo ciclico, dove fine e origine si toccano, una volta completata, l'opera deve essere demolita frazionata, annullata la sua identità formale.
Æssenza più che un’azione iconoclasta è un rito sacrificale che genera il seme di una rinascita, la spinta da cui ripartire e tentare ancora di stabilire l’equilibrio fra noi e il mondo .
C'è un aspetto spirituale: un attimo prima di dissolversi nella rivelazione dell'assenza, la nostra mente può afferrare e cogliere il confine dorato del proprio annichilimento. Andare oltre non è concesso, la nostra comprensione si ferma al concetto di vuoto: il vuoto può essere riempito, mentre assenza è luogo di una dimensione altra, non rappresentabile
Distruggendo la rappresentazione, noi apriamo la porta all'intuizione di ciò che non è comprensibile.
Tornando all’arte: assenza non è vuoto né mancanza, è possibilità, suggestione, invito alla condivisione, germe di rappresentazione, vita nuova.
Corre alla mente la Nike di Samotracia, ma il principio vale anche per i frammenti anonimi dei reperti archeologici; le tracce dell’assenza seguono un percorso che, incrociando le vie delle storia, va dalla venere di Savignano, all’incompiuto michelangiolesco, all’informale, comprendendo, attraverso i secoli, perfino i barbari scempi degli iconoclasti.
Persino i guerriglieri del Daesch, con le loro barbare azioni iconoclaste, mentre facevano a pezzi le antiche statue, paradossalmente, contribuivano a risvegliare i loro spiriti, moltiplicandone la forza insopprimibile: Infatti i frammenti delle opere distrutte hanno mantenuto il DNA dell’intero, diventando a loro volta opere compiute.
(Il pensiero di Eraclito emerge dai pochi frammenti che ci sono pervenuti, ma ciò che lo rende ancora vivo, non è la possibilità di recuperarne l’originaria compiutezza perché quei frammenti sono un’opera nuova, il pensiero di Eraclito compiuto anche attraverso il nostro).
Ripartendo dai frammenti, potremo narrare la storia dei tentativi di intonare il nostro procedere alla Armonia del Mondo e perfino, nel tempo presente, compiere azioni di cura concreta, anche in ambito culturale e sociale.
Per tramite dell’Arte, in Æssenza, materia e spirito tornano nuovamente ad evidenziarsi come aspetti reciprocamente imprescindibili della natura.