Gaetano Badalamenti nacque in una famiglia povera, ultimo di cinque figli e quattro figlie. Frequentò per breve tempo la scuola prima di iniziare a lavorare come allevatore di bovini all'età di soli dieci anni. Arruolato nel regio esercito italiano nel 1941, disertò prima che gli alleati effettuassero lo sbarco in Sicilia, nel luglio 1943.
Nel 1941, prima della chiamata alle armi, Badalamenti venne denunciato per abigeato; successivamente nel 1496 venne colpito da mandato di cattura per associazione a delinquere e concorso in sequestro di persona, ma l'anno successivo, in seguito alle accuse di omicidio pluriaggravato e tentato omicidio con lesioni, fuggì negli Stati Uniti d'America, dove suo fratello maggiore Emanuele aveva avviato un supermercato e un distributore di benzina nella contea di Monroe, nel Michigan. Nel 1950 Badalamenti venne arrestato dalla polizia statunitense come immigrato irregolare ed estradato in Italia, dove venne assolto per insufficienza di prove dalle precedenti imputazioni e divenne il vicecapo della cosca di Cinisi, guidata dal boss Cesare Manzella. Nel 1953 però venne arrestato dalla Guardia di finanza di Palermo per contrabbando di sigarette estere e resistenza, a mano armata, a pubblico ufficiale; fu in questo periodo che Badalamenti si legò ai boss Angelo La Barbera, Rosario Mancino e Salvatore "Cicchiteddu" Greco, insieme a Tommaso Buscetta, Antonino Sorci e Pietro Davì, con cui si occupò del contrabbando di sigarette e stupefacenti, venendo però coinvolto in numerosi furti di bestiame nella zona di Cinisi.
Nel 1957 Badalamenti divenne socio di Luciano Liggio, con il quale creò un servizio di autotrasporti per la costruzione dell'Aeroporto di Punta Raisi di Palermo, caduto nella sfera di influenza della cosca di Cinisi.
Nel 1963 Badalamenti divenne il capo della cosca di Cinisi in seguito all'assassinio di Cesare Manzella nel quadro della cosiddetta "prima guerra di mafia". Nello stesso periodo però Badalamenti si diede alla latitanza per non dover comparire dinanzi alle forze dell'ordine, che lo volevano interrogare sull'omicidio di Manzella e altri fatti di sangue. Denunciato più volte per associazione a delinquere, nel dicembre 1968 Badalamenti venne assolto per insufficienza di prove nel processo svoltosi a Catanzaro contro i protagonisti della prima guerra di mafia. Per queste ragioni tornò a Cinisi dopo sei anni di latitanza ma venne inviato al soggiorno obbligato presso Macherio, in provincia di Milano, continuando però a mantenere contatti con altri mafiosi siciliani residenti a Milano, con cui organizzò un traffico di stupefacenti, in collegamento con lo zio Emanuele Badalamenti, residente a Detroit e legato alla locale Famiglia mafiosa. Nel 1970 Badalamenti parteciperà a un incontro a Milano insieme ad altri boss per discutere sull'implicazione dei mafiosi siciliani nel Golpe Borghese e, durante l'incontro, costituì un "triumvirato" provvisorio insieme a Stefano Bontate e Luciano Liggio per ricostruire la "Commissione", sciolta in seguito alla prima guerra di mafia. Nel 1971 Badalamenti venne arrestato per associazzione a delinquere e traffico di stupefacenti insieme a Stefano Bontate e rinchiuso per un breve periodo nel carcere dell'Ucciardone, tornando poi a Cinisi.
Giulia M.
Gaetano Badalamenti, soprannominato don Tano (Cinisi, 14 settembre 1923 – Ayer, 29 aprile 2004), è stato un mafioso italiano, legato a Cosa nostra.
Fu il capo della cosca mafiosa di Cinisi in provincia di Palermo e ha diretto la "Commissione" dal 1974 al 1978. Nel 1987 fu condannato negli Stati Uniti a 45 anni di reclusione in una prigione federale per essere stato uno dei leader della cosiddetta "Pizza connection", un traffico di droga del valore di 1,65 miliardi di dollari che, dal 1975 al 1984, aveva utilizzato pizzerie come punto di distribuzione. Badalamenti è stato inoltre condannato all'ergastolo per aver ordinato l'omicidio di Giuseppe Impastato, attivista di Democrazia Proletaria che attraverso il suo programma radiofonico, Radio Aut, aveva denunciato le attività illecite del boss.
Nel 1963 Badalamenti divenne il capo della cosca di Cinisi in seguito all'assassinio di Cesare Manzella nel quadro della cosiddetta "prima guerra di mafia". Nello stesso periodo però Badalamenti si diede alla latitanza per non dover comparire dinanzi alle forze dell'ordine, che lo volevano interrogare sull'omicidio di Manzella e altri fatti di sangue. Denunciato più volte per associazione a delinquere, nel dicembre 1968 Badalamenti venne assolto per insufficienza di prove nel processo svoltosi a Catanzaro contro i protagonisti della prima guerra di mafia.
Per queste ragioni tornò a Cinisi dopo sei anni di latitanza ma venne inviato al soggiorno obbligato presso Macherio, in provincia di Milano, continuando però a mantenere contatti con altri mafiosi siciliani residenti a Milano, con cui organizzò un traffico di stupefacenti, in collegamento con lo zio Emanuele Badalamenti, residente a Detroit e legato alla locale Famiglia mafiosa. Nel 1970 Badalamenti parteciperà a un incontro a Milano insieme ad altri boss per discutere sull'implicazione dei mafiosi siciliani nel Golpe Borghese e, durante l'incontro, costituì un "triumvirato" provvisorio insieme a Stefano Bontate e Luciano Liggio per ricostruire la "Commissione", sciolta in seguito alla prima guerra di mafia. Nel 1971 Badalamenti venne arrestato per associazione a delinquere e traffico di stupefacenti insieme a Stefano Bontate e rinchiuso per un breve periodo nel carcere dell'Ucciardone, tornando poi a Cinisi.
Giovanni Impastato, fratello di Giuseppe Impastato dichiarò:
«Sembrava che Badalamenti fosse ben voluto dai carabinieri, in presenza dei quali era calmo, sicuro, e con i quali parlava volentieri. Sembrava quasi facesse loro un favore non facendo accadere nulla, rendendo sicura e calma la cittadina di Cinisi. [...] Spesso si potevano vedere camminare insieme a Badalamenti e ai suoi guardaspalle. Non si può avere fiducia nelle istituzioni quando si vedono braccio a braccio con i mafiosi»
Nel 1974 la "Commissione" fu ricostruita e Badalamenti venne incaricato di dirigerlo. Nel 1975 però Totò Riina, reggente della cosca di Corleone in sostituzione di Luciano Liggio, fece sequestrare e uccidere Luigi Corleo, suocero di Nino Salvo, ricco e famoso esattore affiliato alla cosca di Salemi; il sequestro venne attuato per dare un duro colpo al prestigio di Badalamenti e del suo socio Stefano Bontate, i quali erano legati a Salvo e non riusciranno a ottenere né la liberazione dell'ostaggio, né per la restituzione del corpo, anche se Riina negò con forza ogni coinvolgimento nel sequestro.
Nel 2002 la giustizia italiana ha condannato Badalamenti all'ergastolo come mandante dell'omicidio di Giuseppe Impastato, avvenuto il 9 maggio 1978; Impastato venne ucciso in modo da simulare un suicidio o un errato attentato, dopo che questi aveva pubblicamente attaccato Badalamenti e i suoi uomini. Nella sua famosa trasmissione radiofonica "Onda pazza" a Radio Aut derise sia politici sia mafiosi e denunciava quotidianamente i crimini e gli affari dei mafiosi di "Mafiopoli" (Cinisi) e le attività di "Tano Seduto", soprannome ironico e dispregiativo dato a Gaetano Badalamenti.
Prima di giungere alla condanna, il caso di Giuseppe Impastato fu archiviato due volte, nel 1984 e nel 1992
giulia ballini