Tano Badalamenti
Tano Badalamenti:
Gaetano, TANO, Badalamenti, capo della cosca Cinisi e mandante dell'omicidio di Peppino Impastato, giornalista e attivista italiano, noto per le numerose denunce alla mafia.
La storia di Peppino viene rappresentata nei film "I CENTO PASSI" di Marco Tullio Giordana. Colonna sonora dei Modena City Ramblers................... "negli occhi si vedeva la voglia di cambiare, voglia di giustizia che lo porterà a lottare..........." lottare fino alla morte.
Andrea Aiolfi
Biografia :
Anche il padre di Giuseppe è coinvolto nella criminalità (durante il periodo fascista era stato spedito al confino), e proprio per questo i due rompono presto: Giuseppe, quindi, ancora ragazzo viene cacciato di casa.
Mentre frequenta il liceo classico di Partinico, nel 1965 aderisce al Psiup (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria) e fonda il giornalino "L'idea socialista": su questa pubblicazione racconta, tra l'altro, la Marcia della protesta e della pace voluta da Danilo Dolci nel 1967.
"L'idea socialista", tuttavia, viene sequestrato dopo pochi numeri; successivamente Peppino Impastatolascia il Psiup, in seguito allo scioglimento della Federazione Giovanile, e inizia a collaborare come dirigente con i gruppi comunisti locali, occupandosi - tra l'altro - delle battaglie dei disoccupati, degli edili e soprattutto dei contadini, che si vedono privati dei loro terreni per favorire la realizzazione della terza pista dell'aeroporto di Palermo proprio a Cinisi.
Giuseppe Impastato, detto Peppino, nasce il 5 gennaio del 1948 a Cinisi, in provincia di Palermo, da una famiglia mafiosa: il cognato di suo padre, per esempio, è il boss Cesare Manzella (coinvolto nel traffico di droga e che sarà ucciso negli anni Sessanta in un agguato).
Nel 1975 Impastato fonda Musica E Cultura, gruppo che si occupa di teatro, musica, cineforum e dibattiti culturali, diventando nel giro di breve tempo un punto di riferimento molto importante per i ragazzi di Cinisi: vi trovano spazio, tra l'altro, il Collettivo Antinucleare e il Collettivo Femminista.
Pochi mesi dopo, Giuseppe dà vita a Radio Aut, una radio libera autofinanziata attraverso la quale egli denuncia gli affari e i delitti dei mafiosi del posto, di Cinisi e Terrasini (che tramite il controllo dell'aeroporto ricoprono un ruolo molto importante nell'ambito degli scambi di droga e dei traffici internazionali di sostanze stupefacenti), e in particolare del capomafia Gaetano Badalamenti: la trasmissione più seguita si chiama "Onda pazza", impreziosita da uno stile satirico che prende in giro politici e malaffare.
Nel 1978 Peppino Impastato decide di candidarsi alle elezioni comunali del suo paese nella lista di Democrazia Proletaria; poco prima delle elezioni, si occupa dell'esposizione di una mostra fotografica che documenta la devastazione del territorio locale messa in atto da gruppi mafiosi e speculatori.
A soli trent'anni, nella notte tra l'8 e il 9 maggio di quell'anno, Giuseppe Impastato viene assassinato: il suo corpo viene martoriato da una carica di tritolo collocata lungo i binari della ferrovia di Cinisi, che congiunge Palermo a Trapani. Con il suo cadavere, però, viene inscenato un attentato, in modo tale da fare apparire Peppino Impastato come un attentatore suicida, ma ciò non basta a compromettere la reputazione e l'immagine di Impastato, che infatti pochi giorni dopo, in occasione delle votazioni, viene simbolicamente eletto al Consiglio comunale.
Benché la morte di Giuseppe a livello nazionale passi quasi inosservata a causa della concomitanza con il ritrovamento del corpo senza vita di Aldo Moro a Roma, successivamente l'impegno di sua madre Felicia e di suo fratello Giovanni farà sì che l'inchiesta sul suo decesso (inizialmente archiviato con una certa fretta come suicidio) venga riaperta: nel 1984 l'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo riconoscerà l'origine mafiosa dell'omicidio.
Alla vita di Peppino Impastato è dedicato il film "I cento passi" di Marco Tullio Giordana, con Luigi Lo Cascio nel ruolo di Giuseppe. Il film ricostruisce l'attivismo di Peppino; "cento passi" sono di fatto la distanza che separava casa sua da quella del boss Tano Badalamenti.
La matrice mafiosa del delitto viene individuata grazie all'attività del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta (1916 - 2004), che rompono pubblicamente con la parentela mafiosa, da Umberto Santino e dalla moglie Anna Puglisi, grazie anche ai compagni di militanza e del Centro siciliano di documentazione[7] di Palermo che viene fondato a Palermo nel 1977, è intitolato proprio a Giuseppe Impastato dal 1980. Sulla base della documentazione raccolta e delle denunce presentate viene riaperta l'inchiesta giudiziaria.
Il 9 maggio del 1979 il Centro siciliano di documentazione organizza, con Democrazia Proletaria, la prima manifestazione nazionale contro la mafia della storia d'Italia, a cui parteciparono 2000 persone provenienti da tutto il Paese.
Nel maggio del 1984 l'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, sulla base delle indicazioni del giudice Consigliere istruttore Rocco Chinnici, che aveva concepito e avviato il lavoro del primo pool antimafia ed era stato assassinato nel luglio del 1983, emette una sentenza, firmata dal Consigliere Istruttore Antonino Caponnetto, sostituto di Chinnici dopo la sua morte, in cui si riconosce la matrice mafiosa del delitto, attribuito però ad ignoti.
Il Centro Impastato pubblica nel 1986 la storia della vita della madre di Giuseppe Impastato, nel volume La mafia in casa mia e il dossier Notissimi ignoti, indicando come mandante del delitto il boss Gaetano Badalamenti, nel frattempo condannato a 45 anni di reclusione per traffico di droga dalla Corte di New York, nel processo alla Pizza connection.
Nel gennaio 1988 il Tribunale di Palermo invia una comunicazione giudiziaria a Badalamenti. Nel maggio del 1992 lo stesso tribunale decide l'archiviazione del caso Impastato, ribadendo la matrice mafiosa del delitto, ma escludendo la possibilità di individuare i colpevoli e ipotizzando la possibile responsabilità dei mafiosi di Cinisi alleati dei corleonesi.
Nel maggio del 1994 il Centro Impastato presenta un'istanza per la riapertura dell'inchiesta, accompagnata da una petizione popolare, chiedendo che venisse interrogato sul delitto Impastato il nuovo collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo, in precedenza affiliato alla mafia di Cinisi. Nel marzo del 1996 la madre, il fratello e il Centro Impastato presentano un esposto in cui chiedono di indagare su episodi non chiariti, riguardanti in particolare il comportamento dei carabinieri subito dopo il delitto.
Nel giugno del 1996, in seguito alle dichiarazioni di Palazzolo, che indica in Gaetano Badalamenti il mandante dell'omicidio assieme al suo vice Vito Palazzolo, l'inchiesta viene formalmente riaperta. Nel novembre del 1997 viene emesso un ordine di cattura per Gaetano Badalamenti, incriminato come mandante del delitto. Il 10 marzo 1999 si svolge l'udienza preliminare del processo contro Vito Palazzolo, mentre la posizione di Badalamenti viene stralciata.
I familiari, il Centro Impastato, Rifondazione comunista, il Comune di Cinisi e l'Ordine dei giornalisti chiedono di costituirsi parte civile e la loro richiesta viene accolta. Il 23 novembre 1999Gaetano Badalamenti rinuncia all'udienza preliminare e chiede il giudizio immediato.
Nell'udienza del 26 gennaio 2000 la difesa di Vito Palazzolo chiede che si proceda con il rito abbreviato, mentre il processo contro Gaetano Badalamenti si svolgerà con il rito normale e in videoconferenza. Il 4 maggio, nel procedimento contro Palazzolo, e il 21 settembre, nel processo contro Badalamenti, vengono respinte le richieste di costituzione di parte civile del Centro Impastato, di Rifondazione comunista e dell'Ordine dei giornalisti.
Nel 1998 presso la Commissione parlamentare antimafia si è costituito un Comitato sul caso Impastato e il 6 dicembre 2000 è stata approvata una relazione sulle responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle indagini. Nella commissione si rendono note le posizioni favorevoli all'ipotesi dell'attentato terroristico dei seguenti militari dell'Arma dei Carabinieri: il maggiore Antonio Subranni; il maresciallo Alfonso Travali.[8]
Il 5 marzo 2001 la Corte d'assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a trent'anni di reclusione. L'11 aprile 2002 anche Gaetano Badalamenti è stato riconosciuto colpevole e condannato all'ergastolo.
Un aspetto poco noto dell'attività giornalistica di Impastato fu la sua inchiesta sulla strage di Alcamo Marina, in cui vennero uccisi due Carabinieri e della quale furono accusati dai militari comandati da Giuseppe Russo cinque giovani del posto che, si scoprirà poi, furono torturati (e uno di loro forse ucciso in cella) per estorcere false confessioni. La strage era probabilmente legata alla mafia e a elementi dell'Organizzazione Gladio collusi con gli stessi carabinieri.[9] Non si sa cosa l'attivista di Democrazia Proletaria avesse scoperto sulla strage, poiché la cartella con i documenti su Alcamo Marina fu sequestrata dai Carabinieri nella casa della madre Felicia, poco dopo la morte di Peppino, e non fu più restituita a differenza degli altri documenti (come riferito dal fratello Giovanni).
Tratto da Wikipedia