Dalla Chièsa, Carlo Alberto. - Generale italiano (Saluzzo 1920 - Palermo 1982).
Sottotenente dei carabinieri durante la seconda guerra mondiale, partecipò alla guerra di liberazione. Comandante della legione di Palermo (1966-73), generale di brigata a Torino(1973-77), nel maggio 1977 assunse le funzioni di coordinatore del servizio di sicurezza degli istituti di prevenzione e pena e nel sett. 1978 quelle di coordinamento tra le forze di polizia per la lotta contro il terrorismo, in cui colse significativi successi. Generale di divisione a Milano (1979-81), vicecomandante dell'Arma (1981-82), nel maggio 1982 fu nominato prefetto di Palermo per combattervi la mafia. Nel settembre successivo fu ucciso in un assalto mafioso assieme alla moglie e a un agente di scorta.
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Citazioni:
Tommaso Ratini
Carlo Alberto Dalla Chiesa, generale dei Carabinieri, noto per il suo impegno nella lotta contro il terrorismo delle brigate rosse prima e alla mafia poi, di cui sarà vittima, nasce a Saluzzo, in provincia di Cuneo, il 27 settembre del 1920. Figlio di un carabiniere, vice comandante generale dell'Arma, non frequenta l'accademia e passa nei carabinieri come ufficiale di complemento allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Nel settembre del 1943 sta ricoprendo il ruolo di comandante a San Benedetto del Tronto, quando passa con la Resistenza partigiana. Finita la guerra con il grado di capitano, sposa Doretta Fabbo, che gli darà tre figli, Nando (che diventerà uomo politico più volte eletto parlamentare), Rita (nota conduttrice tv) e Simona. Dopo positive eperienze nella lotta al banditismo, nel 1949 arriva in Sicilia, a Corleone, per sua esplicita richiesta. Nel territorio la mafia si sta organizzando e il movimento separatista è ancora forte. Per i suoi ottimi risultati riceverà una Medaglia d'Argento al Valor Militare. In seguito viene trasferito a Firenze, poi a Como e Milano. Nel 1963 è a Roma con il grado di tenente colonnello. Poi si sposta ancora, a Torino, trasferimento che risulta per certi versi enigmatico: anni dopo si scoprirà essere stato ordinato dal generale Giovanni De Lorenzo, che stava organizzando il "Piano Solo", un tentativo di colpo di Stato per impedire la formazione del primo governo di centrosinistra. A partire dal 1966 - in coincidenza con l'uscita di De Lorenzo dall'Arma - e fino al 1973 torna in Sicilia con il grado di colonnello, al comando della legione carabinieri di Palermo. I risultati, come ci si aspetta da Dalla Chiesa, non mancano: assicura alla giustizia boss malavitosi come Gerlando Alberti e Frank Coppola. Iniziando inoltre a investigare sulle presunte relazioni fra mafia e politica. Nel 1968 con i suoi reparti interviene nel Belice in soccorso alle popolazioni colpite dal sisma: gli viene consegnata una medaglia di bronzo al valor civile per la personale partecipazione "in prima linea" alle operazioni.Svolge indagini sulla misteriosa scomparsa del giornalista Mauro De Mauro (1970). Le indagini vengono svolte un una importante collaborazione fra Carabinieri e Polizia. Nel 1973 Dalla Chiesa è promosso al grado di generale di brigata. Un anno dopo è comandante della regione militare del nord-ovest, che opera su Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria. Seleziona una decina di ufficiali dell'arma per creare una struttura antiterrorismo (la cui base è a Torino): nel settembre del 1974 a Pinerolo cattura Renato Curcio e Alberto Franceschini, esponenti di spicco delle Brigate Rosse, grazie anche all'infiltrazione di Silvano Girotto, chiamato anche "frate mitra". Il governo del paese gli affida poteri speciali: viene nominato Coordinatore delle Forze di Polizia e degli Agenti Informativi per la lotta al terrorismo, una sorta di reparto speciale del ministero dell'interno, creato proprio per contrastare il fenomeno delle Brigate rosse che in quegli anni imperversava, con un riferimento particolare alla ricerca investigativa dei responsabili dell'assassinio di Aldo Moro. Grazie a Dalla Chiesa e ai suoi solleciti al governo del paese, in questo periodo viene formalizzata la figura giuridica del pentito. Facendo leva sul pentitismo, senza tralasciare le azioni di infiltrazione e spionaggio, arriva ad individuare ed arrestare gli esecutori materiali degli omicidi di Aldo Moro e della sua scorta, oltre che arrestare centinaia di fiancheggiatori. Grazie al suo operato viene riconsegnata all'Arma dei carabinieri una rinnovata fiducia popolare. Seppur coinvolto in vicende che lo scuotono, alla fine del 1981 diviene vice comandante generale dell'Arma, come già fu il padre Romano in passato. Fra le polemiche prosegue il suo lavoro, confermando e consolidando la sua immagine pubblica di ufficiale integerrimo. Un mese dopo viene improvvisamente inviato in Sicilia come prefetto di Palermo per contrastare l'insorgere dell'emergenza mafia, mentre il proseguire delle indagini sui terroristi passa in altre mani. A Palermo lamenta più volte la carenza di sostegno da parte dello stato; emblematica e carica di amarezza rimane la sua frase: "Mi mandano in una realtà come Palermo, con gli stessi poteri del prefetto di Forlì". Chiede di incontrare Giorgio Bocca, uno dei giornalisti più importanti del periodo, per lanciare attraverso i media un messaggio allo stato, un messaggio che ha come obiettivo la richiesta di aiuto e sostegno da parte dello stato. Nell'intervista (7 agosto 1982) c'è la presa d'atto del fallimento dello Stato nella battaglia contro Cosa Nostra, delle connivenze e delle complicità che hanno consentito alla mafia di agire indisturbata per anni. Di fatto la pubblicazione dell'articolo di bocca non suscita la reazione dello stato bensì quella della mafia che aveva già nel mirino il generale carabiniere. E' la sera del 3 settembre 1982, Carlo Alberto Dalla Chiesa è seduto al fianco della giovane seconda moglie (sposata solo poche settimane prima) Emanuela Setti Carraro, la quale è alla guida di una A112: in via Carini a Palermo, l'auto viene affiancata da una BMW con a bordo Antonino Madonia e Calogero Ganci (in seguito pentito), i quali fanno fuoco attraverso il parabrezza, con un fucile kalashnikov AK-47. Nello stesso istante l'auto con a bordo Domenico Russo, autista e agente di scorta del prefetto Dalla Chiesa, veniva affiancata da una motocicletta guidata da Pino Greco, che lo fredda. Le carte relative al sequestro di Aldo Moro, che Dalla Chiesa aveva portato con sé a Palermo, dopo la sua morte svaniscono: non è stato accertato se sono state sottratte in via Carini o se trafugate nei suoi uffici. Carlo Alberto Dalla Chiesa viene insignito della Medaglia d'Oro al valor civile alla memoria.
Andrea Aiolfi
Carlo Alberto dalla Chiesa è stato un generale e prefetto italiano.
Figlio di un generale dei Carabinieri, laureato in giurisprudenza e successivamente anche in scienze politiche, entrò nell'Arma durante la seconda guerra mondiale e partecipò alla Resistenza.
Dopo la guerra combatté il banditismo prima in Campania e quindi in Sicilia; dopo vari periodi a Firenze, Como, Roma e Milano, tra il 1966 e il 1973 fu nuovamente in Sicilia dove, con il grado di colonnello, comandante della Legione Carabinieri di Palermo, indagò su Cosa Nostra. Divenuto generale di brigata a Torino dal 1973 al 1977, fu protagonista della lotta contro le Brigate Rosse; fu lui a fondare il Nucleo Speciale Antiterrorismo, "il nucleo speciale di polizia giudiziaria", attivo tra il 1974 e il 1976. Promosso generale di divisione, fu nominato nel 1978 Coordinatore delle Forze di Polizia e degli Agenti Informativi per la lotta contro il terrorismo, con poteri speciali. Dal 1979 al 1981 comandò la Divisione Pastrengo a Milano; tra il 1981 e il 1982 fu vicecomandante generale dell'Arma.
Nel 1982 il governo Spadolini lo nominò prefetto di Palermo con l'intento di ottenere contro Cosa nostra gli stessi brillanti risultati ottenuti nella lotta al terrorismo. Fu ucciso a Palermo pochi mesi dopo il suo insediamento in un attentato mafioso dove perirono anche la moglie e l'agente di scorta Domenico Russo.
Filippo Catalano