Basilica di Santa Maria Salome ... la storia ...

II primo edificio di culto in onore di Sàlome fu costruito sopra il luogo dell’invenzione, avvenuta il 25 maggio 1209, visibile dall'attuale cripta, accessibile da una scala posta nella navata di destra. Qui si possono ammirare gli affreschi del XIII sec. posti nel catino absidale dove il Cristo Pantocrator è attorniato da una duplice teoria di santi venerati a Veroli in quegli anni, tra cui Sàlome e i due figli Giacomo e Giovanni. Di fronte l’altare, costruito sul locus inventionis, è l’urna dì pietra con epigrafe dedicatoria che nel 1209 ha accolto le reliquie della Santa. Risalendo nella basilica possiamo notare la splendida confessione, davanti l’altare maggiore, fatta costruire con marmi preziosi e alabastro dal vescovo Tartagni nel 1742, dove si conservano attualmente le reliquie di Sàlome e dei suoi compagni Biagio e Demetrio, martiri. Nell'abside è la tela di Santa Sàlome, opera del Cavalier D’Arpino, mentre i “figli del tuono” Giacomo il maggiore e Giovanni l’evangelista, sono opera del cav. Giuseppe Passeri, allievo del Maratta, dei primi del Settecento. Nel transetto sinistro del presbiterio negli anni ’50 furono scoperti gli affreschi del XIII-XIV sec. in precedenza nascosti dal coro ligneo dei canonici e da uno strato di intonaco. Sulla porta della sagrestia una delicatissima Madonna in terracotta, inserita in una mandorla, un tempo posta nell'abside. In quello di destra un trittico del ‘500 con influssi michelangioleschi, proveniente dalla chiesa conventuale di S. Martino, di un certo D. F, Hispanus, inserito in una splendida cornice lignea, e l’enorme pala con la gloria dell’ordine francescano, attribuita al Solimena, attireranno la vostra attenzione. Nel visitare le cappelle vi consigliamo di iniziare dalla prima a destra, a partire dall'ingresso. È dedicata alla Passione del Signore e conserva una tela di G. Passeri. Nel 1934 il vescovo De Filippis l’ha dedicata anche ai caduti in guerra. La seconda cappella è quella della Scala Santa, da salire in ginocchio, dotata nel 1751 da papa Benedetto XIV degli stessi privilegi di quella romana. Dietro l’altare è il reliquiario della basilica con una tela della deposizione di A. Cavallucci di Sermoneta. Segue la cappella attualmente dedicata a Sàlome, con la statua lignea di scuola berniniana, e la cappella del Sacramento (già di S. Francesca Romana e S. Francesco di Paola) con il monumento barocco della Leni e i dipinti, in gran parte, di G. Brandi. Di fronte è la cappella di S. Domenico con lo stendardo di Cristo Re di A. Scaccia Scarafoni, artista verolano, e gli affreschi attribuiti al Frezzi di Parma. Segue la cappella del Rosario con un grande affresco dell’Albero del Rosario con i 15 misteri (sec. XVII). L’ultima cappella, barocca, è dedicata all'Immacolata Concezione con la tela del Sementi, allievo di Guido Reni. Le decorazioni ricordano che il juspatronato della cappella era della nobile famiglia Campanari. Lungo le pareti della chiesa due grandi scene della passione attribuite al Maratta, e un’anonima copia settecentesca della strage degli innocenti del Reni (un tempo posta nella cripta). Uscendo si può ammirare la facciata principale del tempio voluta dai vescovi Zauli e Tartagni, così come ricorda il cartìglio posto sopra il portale.