LA VIOLENZA: E' NELLA LIBERTA' LA VERA UMANITA'

Guernica - Picasso (1937)

Ti insegneranno a non splendere. E tu splendi invece!

La frase di Pasolini racchiude sempre il senso delle serate letterarie: proporre un punto di vista, che si distingua dai luoghi comuni, su temi che riguardano l’uomo. In questa serata partiremo dall’opera Guernica, di Picasso, manifesto dell’orrore durante la guerra e parleremo di violenza fisica, ma anche psicologica. Come al solito analizzeremo il tema attraverso le fonti letterarie e i testi di grandi cantautori, che hanno messo a tema la costrizione, la disumanità, la mancanza di rispetto verso la libertà dell’altro.

Discutiamo del tema con Romina D'Amico accompagnata dagli Acusticamente.

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Strange fruit

Billie Holiday (1915-1959)

Southern trees bear strange fruit

Blood on the leaves and blood at the root

Black bodies swinging in the southern breeze

Strange fruit hanging from the poplar trees

Pastoral scene of the gallant south

The bulging eyes and the twisted mouth

Scent of magnolias, sweet and fresh

Then the sudden smell of burning flesh

Here′s a fruit for the crows to pluck

For the rain to gather, for the wind to suck

For the sun to rot, for the trees to drop

Here's a strange and bitter crop

Pia de’ Tolomei

D.Alighieri, Divina commedia, purgatorio (1265-1321)


E io a lui: "Qual forza o qual ventura

ti travïò sì fuor di Campaldino,

che non si seppe mai tua sepultura?".


"Oh!", rispuos’elli, "a piè del Casentino

traversa un’acqua c’ ha nome l’Archiano,

che sovra l’Ermo nasce in Apennino.


Là ’ve ’l vocabol suo diventa vano,

arriva’ io forato ne la gola,

fuggendo a piede e sanguinando il piano.


Quivi perdei la vista e la parola;

nel nome di Maria fini’, e quivi

caddi, e rimase la mia carne sola.


Io dirò vero, e tu ’l ridì tra ’ vivi:

l’angel di Dio mi prese, e quel d’inferno

gridava: "O tu del ciel, perché mi privi?


Tu te ne porti di costui l’etterno

per una lagrimetta che ’l mi toglie;

ma io farò de l’altro altro governo!".


"Deh, quando tu sarai tornato al mondo

e riposato de la lunga via",

seguitò 'l terzo spirito al secondo,


"ricorditi di me, che son la Pia;

Siena mi fé, disfecemi Maremma:

salsi colui che ’nnanellata pria


disposando m’avea con la sua gemma".

cap IX, la monaca di Monza

I promessi sposi, A. Manzoni, (1785-1873)

Era essa l'ultima figlia del principe ***, gran gentiluomo milanese, che poteva contarsi tra i più doviziosi della città. Ma l'alta opinione che aveva del suo titolo gli faceva parer le sue sostanze appena sufficienti, anzi scarse, a sostenerne il decoro; e tutto il suo pensiero era di conservarle, almeno quali erano, unite in perpetuo, per quanto dipendeva da lui. Quanti figliuoli avesse, la storia non lo dice espressamente; fa solamente intendere che aveva destinati al chiostro tutti i cadetti dell'uno e dell'altro sesso, per lasciare intatta la sostanza al primogenito, destinato a conservar la famiglia, a procrear cioè de' figliuoli, per tormentarsi a tormentarli nella stessa maniera. La nostra infelice era ancor nascosta nel ventre della madre, che la sua condizione era già irrevocabilmente stabilita. Rimaneva soltanto da decidersi se sarebbe un monaco o una monaca; decisione per la quale faceva bisogno, non il suo consenso, ma la sua presenza. Quando venne alla luce, il principe suo padre, volendo darle un nome che risvegliasse immediatamente l'idea del chiostro, e che fosse stato portato da una santa d'alti natali, la chiamò Gertrude. Bambole vestite da monaca furono i primi balocchi che le si diedero in mano; poi santini che rappresentavan monache; e que' regali eran sempre accompagnati con gran raccomandazioni di tenerli ben di conto; come cosa preziosa, e con quell'interrogare affermativo: - bello eh?

- Quando il principe, o la principessa o il principino, che solo de' maschi veniva allevato in casa, volevano lodar l'aspetto prosperoso della fanciullina, pareva che non trovasser modo d'esprimer bene la loro idea, se non con le parole: - che madre badessa! - Nessuno però le disse mai direttamente: tu devi farti monaca. Era un'idea sottintesa e toccata incidentemente, in ogni discorso che riguardasse i suoi destini futuri. Se qualche volta la Gertrudina trascorreva a qualche atto un po' arrogante e imperioso, al che la sua indole la portava molto facilmente, - tu sei una ragazzina, - le si diceva: - queste maniere non ti convengono: quando sarai madre badessa, allora comanderai a bacchetta, farai alto e basso -. Qualche altra volta il principe, riprendendola di cert'altre maniere troppo libere e famigliari alle quali essa trascorreva con uguale facilità, - ehi! ehi! - le diceva; - non è questo il fare d'una par tua: se vuoi che un giorno ti si porti il rispetto che ti sarà dovuto, impara fin d'ora a star sopra di te: ricordati che tu devi essere, in ogni cosa, la prima del monastero; perché il sangue si porta per tutto dove si va. Tutte le parole di questo genere stampavano nel cervello della fanciullina l'idea che già lei doveva esser monaca; ma quelle che venivan dalla bocca del padre, facevan più effetto di tutte l'altre insieme.

Se questo è un uomo

Se questo è un uomo, P. Levi (1919-1987)


... Il canto di Ulisse. Chissà come e perché mi è venuto in mente: ma non abbiamo tempo di scegliere, quest’ora già non è più un’ora. Se Jean è intelligente capirà. Capirà: oggi mi sento da tanto. Chi è Dante. Che cosa è la Commedia. Quale sensazione curiosa di novità si prova, se si cerca di spiegare in breve che cos’ è la Divina Commedia. Jean è attentissimo, ed io comincio lento e accurato:

Lo maggior corno de la fiamma antica

cominciò a crollarsi mormorando,

pur come quella cui vento affatica;

indi la cima qua e là menando,

come fosse la lingua che parlasse,

gittò voce di fuori e disse: "Quando...

Qui mi fermo e cerco di tradurre. Disastroso: povero Dante e povero francese!

E dopo “Quando”? Il nulla. Un buco nella memoria. “prima che sì Enea la nomasse”. Altro buco. Viene a galla qualche frammento non utilizzabile, ma sarà poi esatto?

Ma misi me per l’alto mare aperto.

Di questo sì, di questo sono sicuro, sono in grado di spiegare a Pikolo perché “misi me” non è “je me mis”, è molto più forte e più audace, è un vincolo infranto, è scagliare se stessi al di là di una barriera e noi conosciamo bene questo impulso.

L’alto mare aperto: Pikolo ha viaggiato per mare e sa cosa vuol dire: è quando l’orizzonte si chiude su se stesso, libero, dritto e semplice, e non c’è ormai che odore di mare: dolci cose ferocemente lontane.

“Mare aperto”,“mare aperto”. So che rima con“diserto”:“...quella compagna picciola dalla quale non fui diserto”, ma non ricordo più se viene prima o dopo. E anche il viaggio, il temerario viaggio al di là delle colonne d’Ercole, che tristezza, sono costretto a raccontarlo in prosa: un sacrilegio. Non ho salvato che un verso, ma vale la pena di fermarcisi:

...Acciò che l’uom più oltre non si metta.

“Si metta”: dovevo venire in Lager per accorgermi che è la stessa espressione di prima “e misi me”. Quante altre cose ci sarebbero da dire, e il sole è già alto, mezzogiorno è vicino. Ho fretta, una fretta furibonda.

Ecco, attento Pikolo, apri gli occhi e la mente, ho bisogno che tu capisca:

Considerate la vostra semenza:

fatti non foste a viver come bruti,

ma per seguir virtute e canoscenza.

La canzone di Marinella

F. De Andrè (1940-1999)


Questa di Marinella è la storia veraChe scivolò nel fiume a primaveraMa il vento che la vide così bellaDal fiume la portò sopra una stella
Sola senza il ricordo di un doloreVivevi senza il sogno d'un amoreMa un re senza corona e senza scortaBussò tre volte un giorno alla tua porta
Bianco come la luna il suo cappelloCome l'amore rosso il suo mantelloTu lo seguisti senza una ragioneCome un ragazzo segue l'aquilone
E c'era il sole e avevi gli occhi belliLui ti baciò le labbra ed i capelliC'era la luna e avevi gli occhi stanchiLui pose le sue mani sui tuoi fianchi
Furono baci e furono sorrisiPoi furono soltanto i fiordalisiChe videro con gli occhi delle stelleFremere al vento e ai baci la tua pelle
Dicono poi che mentre ritornaviNel fiume, chissà come, scivolaviE lui che non ti volle creder mortaBussò cent'anni ancora alla tua porta
Questa è la tua canzone, MarinellaChe sei volata in cielo su una stellaE come tutte le più belle coseVivesti solo un giorno, come le roseE come tutte le più belle coseVivesti solo un giorno, come le rose