"è luogo comune l'asserire che Busoni fu sommo pianista e mediocre compositore; distinzione a buon mercato, assai comoda per lavarsene le mani. Busoni è pianista, pensatore e creatore, non per arbitrio di scelta o per opportunità pratica, ma il pianista, il pensatore, il creatore sono tre facce d'un medesimo prisma spirituale"
G. Pannain (Napoli, 1929)Ferruccio Busoni nacque nel 1866 ad Empoli da padre clarinettista empolese di origine còrsa, e da madre pianista, Anna Weiss, triestina di origine bavarese. Busoni fu avviato giovanissimo alla musica dalla madre, in particolare allo studio del pianoforte, esibendosi come solista per la prima volta a Trieste già nel 1874.
Il primo grande successo come pianista lo ebbe però a Vienna nel 1976 dove l’autorevole critica musicale rappresentata all’epoca da figure cardine come quella di Eduard Hanslick consacrarono il giovane Busoni quale grande prodigio. Nello stesso periodo iniziò a prendere le prime lezioni saltuarie di composizione, lezioni che intraprese in modo metodico sotto la guida di W. A. Rémy (Wilhelm Mayer) solo quando la famiglia si trasferì nel 1878 a Graz. Qui in soli quindici mesi apprese le basi dell’armonia, del contrappunto e della strumentazione, avvicinandosi in particolar modo alle opere di Bach e Mozart, ed ai capolavori dei grandi compositori romantici.
I continui viaggi della famiglia lo portarono prima a Bologna nel 1882 dove venne notato da Arrigo Boito e fu accolto come nuovo membro dell’accademia filarmonica, e poi nuovamente a Vienna dove ebbe modo di incontrare Anton Rubinstein e Johannes Brahms. Grazie al generoso sostegno economico di Giovannina Lucca e della baronessa Todesco, nel 1886 quindi Busoni poté poi trasferirsi a Lipsia, che all’epoca rappresentava uno dei maggiori centri musicali europei, città in cui conobbe personalmente Čajkovskij, Grieg, Mahler, Frederick Delius ed il musicologo Hugo Riemann. Fu proprio su interessamento di Riemann che Busoni ricevette la nomina di insegnante di pianoforte presso il conservatorio di Helsinki nel 1888, dove conobbe tra gli altri Jean Sibelius.
Nel 1890 ottenne la cattedra di pianoforte a Mosca, città nella quale vinse il Premio Rubinstein con il Konzertstück op. 31a, e dove incontrò Gerda Sjöstrand, la futura moglie. L’abitudine al continuo peregrinare portarono Busoni già l’anno successivo negli Stati Uniti su invito della Steinway, dove vi rimase fino al 1894, sia in qualità di insegnante, che come concertista. Nonostante la costatazione dello scarso livello musicale riscontrato a quel tempo nel Nuovo Continente, il soggiorno americano gli permise se non altro di consolidare ulteriormente la fama di concertista a livello internazionale.
Al suo ritorno in Europa, nel 1895 si stabilì a Berlino, fino al 1913, allontanandosene in più occasioni per assecondare l’attività di concertista. Sempre a Berlino diresse fino al 1909 l’orchestra filarmonica, promuovendo esecuzioni di autori contemporanei come Arnold Schönberg, Bela Bartók e Vincent D’Indy.
Parallelamente all’attività di concertista non smise mai di portare avanti quella di compositore, attività alla quale cominciò a dedicarsi in maniera più assidua sul finire del secolo, regalandoci tra le pagine più significative come quelle del Concerto per pianoforte, coro e orchestra op.39.
Nel 1905 prese forma la Turandot-Suite e nel 1906 "Entwurf einer neuen Aesthetik der Tonkunst", il celebre saggio di estetica rivolto al futuro musicale. Tra il 1909 ed il 1911 scrisse alcuni dei suoi più celebri capolavori, come la Berceuse Elégiaque dedicata alla madre scomparsa l’anno precedente, e la Fantasia Contrappuntistica, composta in occasione del centenario dalla nascita di Franz Liszt.
L’apice della fama e della stima internazionale verso Busoni trovò la massima manifestazione proprio in questo periodo berlinese, occasione in cui la sua figura divenne sinonimo, non solo di grande interprete, ma soprattutto di riconosciuto grande maestro, anche se va detto che, di contro, la sua produzione compositiva fu per molto tempo poco considerata, soprattutto in Italia. L’unico attestato di riconoscenza e di stima da parte dell'Italia gli venne da Bologna, nel 1913, con la nomina a direttore dell’istituto musicale (oggi Conservatorio di Bologna). Tuttavia, Busoni in quel momento dovette costatare la grande arretratezza culturale dell’Italia in ambito musicale ancora fossilizzata sul modello del melodramma di stampo verista e sulla figura di Verdi la cui opera, accanto a quella di Puccini, dominava la scena musicale della penisola.
Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale anche la parentesi bolognese si concluse. Nel 1915 Busoni trovò quindi rifugio in Svizzera, a Zurigo, dove vi rimase fino al 1920. Lì nel 1917 fece rappresentare il suo Arlecchino e le musiche di scena per Turandot, dedicandosi successivamente alla composizione della sua opera più celebre, il Doktor Faust.
Nonostante i riconoscimenti offertagli dalla città di Zurigo, nel 1920 Ferruccio Busoni decise di tornare a Berlino, dove accettò la classe di composizione presso l’Akademie der Künste. Negli ultimi anni lavorò intensamente alla conclusione del Doktor Faust (rimasta però incompiuta), quando complicazioni sorte in seguito ad una infezione renale, lo portarono alla morte.
Il maestro si spense presso la dimora berlinese in Viktoria-Luise-Platz nel 1924.
Busoni: Recordings (1922)
Breve Trailer su Busoni
Documentario su Busoni
Sergio Sablich: Busoni - EDT, 1996 [ITA]
Ferruccio Busoni: Entwurf einer neuen Ästhetik der Tonkunst - Suhrkamp Verlag AG, 2016 [DE]
Piero Rattalino: Ferruccio Busoni, Il Mercuriale - ed. Zecchini, 2007 [ITA]