Aaron Copland è stato un compositore statunitense. Nato nel 1900 a Brooklyn, New York, da una famiglia ebrea di origini lituane, si approcciò tardi allo studio della musica, ed in particolare della composizione, che iniziò sotto la guida di Rubin Goldmark solo a partire dall’età di 15 anni.
Goldmark diede al giovane Aaron un’educazione solida di tradizione tedesca; tuttavia, Copland sentiva nelle idee del maestro una certa chiusura verso la musica più aggiornata. Grazie ad una borsa di studio per musicisti americani messa a disposizione dal governo francese, egli riuscì così a recarsi a Parigi. Li studiò dapprima con Isidor Philipp e Paul Vidal, e successivamente con Nadia Boulanger che divenne il suo primo vero riferimento nel mondo musicale, personalità che lo portò ad ampliare notevolmente le sue conoscenze musicali sia classiche che contemporanee. Lo studio con la Boulanger si protrasse per ben tre anni, periodo in cui riuscì anche ad intraprendere numerosi viaggi attraverso l’Italia, l’Austria e la Germania.
Tornato negli Stati Uniti, decise di stabilirsi nell’Upper West Side di New York per dedicarsi alla carriera di compositore, inizialmente sopravvivendo grazie al sostegno di alcuni facoltosi mecenati, e tramite commissioni di opere, molte delle quali da parte del direttore Serge Koussevitzky che molto si spese per sostenere la musica di Copland. Stilisticamente la produzione scritta tra gli anni ’20 e gli anni ’30 volge lo sguardo soprattutto verso il jazz e la musica popolare portata alla notorietà da grandi celebrità come Benny Goodman e Glenn Miller. Negli stessi anni, sull’esempio del francese “Les Six”, Copland si spese per attivare un analogo gruppo americano, coinvolgendo compositori come Roger Sessions, Virgil Thomson, Roy Harris e Walter Piston.
Con l’avvento della crisi del ’29 e la Grande Depressione, il suo modo di comporre cambiò poi radicalmente. Conscio delle difficoltà che attraversava la società americana di quel periodo, la sua musica divenne più semplice, accondiscendente al volere della massa e soprattutto adatta ai nuovi mezzi di comunicazione come la radio ed il cinema, ricevendo non poche critiche sia dall’ambiente musicale americano, sia da personalità a lui vicine. Questo periodo di Copland, che durò fino quasi alle soglie degli anni ’50, venne paragonato a quello della Gebrauchsmusik tedesca degli anni ’20 e fu etichettata come “musica populista”. In particolare, agli anni ‘40 risalgono le sue composizioni più note come “Appalachian Spring”, “Lincoln Portrait” e la “Terza Sinfonia”.
Durante la Grande Depressione non smise comunque di viaggiare, in Europa, in Africa, in Messico (dove strinse amicizia con il compositore Carlos Chavez) e nel 1949 di nuovo in Europa dove incontrò il giovane Pierre Boulez e dove apprese la tecnica dodecafonica che applicò per la prima volta nella composizione del “Quartetto di Pianoforti” e poi in “Old American Songs”.
La vicinanza di Copland al partito comunista degli Stati Uniti non risparmiò negli anni ’50 il compositore dall’accusa di collaborazionismo durante il periodo del Maccartismo. Dopo una lunga indagine dell’FBI che durò numerosi anni, il musicista venne ritenuto infine estraneo. Preoccupato però dalla situazione politica e impressionato dalle vicende di censura che colpirono già artisti come Dmitrj Šostakovič in Unione Sovietica, decise di allontanarsi dai gruppi di sinistra, indirizzandosi verso posizioni più dichiaratamente democratiche. Continuò a viaggiare, soprattutto per rimanere aggiornato sulla situazione dell’avanguardia europea, ma anche di ciò che accadeva nel blocco sovietico, in Polonia e in Oriente. In Giappone conobbe Tōru Takemitsu con il quale iniziò una duratura corrispondenza.
A partire dagli anni ’60 la creatività compositiva di Copland andò però scemando. Iniziò così una cospicua attività di direttore d’orchestra sia negli Usa che nel Regno Unito per promuovere, non solo le proprie opere, ma anche quelle di altri compositori americani, dedicandosi inoltre all’incisione della sua musica.
Trasferitosi a Cortlandt Manor, fuori New York, passò l’ultimo periodo della vita nella sua casa nella Rock Hill. A partire dagli anni ’80 la salute cominciò a peggiorare e l’Alzheimer lo portò progressivamente alla morte che avvenne nel 1990.
Copland: A Self Portrait [EN]
Copland plays Copland
Copland conducts "El Salon Mexico"
Intervista ad A. Copland
Aaron Copland: Come ascoltare la musica - ed. Garzanti, Milano, 1954 (riedizione 2001)
Luciano Feliciani: Aaron Copland, pioniere della musica americana - ed. Zecchini, Varese, 2011
Aaron Copland: Music and Imagination - Harvard University Press, 1974 [EN]