Benjamin Britten nacque nel 1913 a Lowestoft, una cittadina nel nord-est dell'Inghilterra. Crebbe in una famiglia di classe media, dove la madre coltivava la musica, mentre il padre, dentista, non se ne interessava per nulla. Fu proprio la madre a notare nel piccolo Benjamin un talento musicale precocissimo che cercò di assecondare. Britten iniziò a suonare il pianoforte a sette anni e qualche anno dopo la viola. Frequentò le scuole primarie a Lowestoft e parallelamente continuò lo studio della viola con Audrey Alston, violista professionista ed amica comune tra la madre del giovane ed il compositore Frank Bridge. Fu la Alston ad incoraggiare il primo contatto tra il giovane ed il compositore inglese che lo invitò a Londra per studiare con lui composizione. A Nordfolk frequentò poi la prestigiosa Gresham's School, scuola superiore maschile che il giovane disprezzava, ma dove vi rimase fino al 1930, quando vinse una borsa di studio per il Royal College of Music. La vita culturale di Londra gli permise di assistere a molti concerti di musica contemporanea dell'epoca di autori come Igor Stravinskij, Dmitrj Šostakovič, Alban Berg e soprattutto Gustav Mahler che fu uno dei suoi compositori prediletti. Tra i desideri del giovane vi fu poi anche la volontà di recarsi a Vienna per continuare lo studio della composizione con A. Berg, progetto dal quale fu dissuaso sia dai genitori che dallo staff del Royal College. Durante il periodo di studi alcune sue prime composizioni degne di nota, come la "Sinfonietta" op.1 del 1932 e le variazioni corali "A Boy was Born" del 1933 vennero eseguite dalla BBC.
Il primo impiego lavorativo fu, su consiglio di Bridge, quello di compositore di colonne sonore per documentari in un gruppo di autori dell’unità cinematografica della BBC, gruppo in cui ebbe modo di stringere amicizia con il poeta britannico Wystan Hugh Auden. Auden ebbe una forte influenza sul giovane Britten, spronandolo ad aprire i suoi orizzonti culturali ed incoraggiandolo a fare i conti apertamente con la propria omosessualità che fino a quel momento rimaneva nel compositore una dimensione del tutto repressa. Nel 1937 la morte della madre, al quale fu molto legato, servì al compositore per liberarsi da un attaccamento che gli impediva di vivere appieno la sua indipendenza emotiva. Nello stesso anno incontrò il tenore Peter Pears che rappresentò la sua più grande e duratura ispirazione musicale e che divenne anche il suo compagno di vita. Di questo periodo sono le “Variazioni su un tema di Frank Bridge”, oggi una delle sue composizioni più popolari.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Britten e Pears decisero di lasciare l’Inghilterra, visto il clima sempre più incerto e bellicoso dell’Europa che non dava vita facile ai dichiarati pacifisti. Nel 1939, spronati anche dalla partenza di figure cardine come Bridge e Auden, ed a causa della cattiva accoglienza della stampa nei confronti dell’opera del compositore inglese, i due decisero di salpare alla volta degli Stati Uniti d’America.
Negli Stati Uniti Britten ebbe modo di stringere amicizia con il compositore Aaron Copland e di venire in contatto per la prima volta con i gamelan balinesi che istillarono il lui l’interesse per la musica orientale, ispirazione che riverserà in alcune successive composizioni. Nel periodo statunitense scrisse, tra le altre cose, i “Seven Sonnets of Michelangelo”, uno dei numerosi cicli per voce e pianoforte dedicati a Peter Pears, il ciclo per tenore e orchestra d’archi “Les Illuminations” del 1940 e la “Sinfonia da Requiem” eseguita per la prima volta da John Barbirolli alla testa della New York Philarmonic Orchestra nel 1941. La sinfonia, diretta l’anno seguente anche da Koussevitzky, gli procurò l’occasione per una nuova commissione. Proprio nel 1942 Britten si interessò al poeta George Crabbe e si convinse di voler scrivere un’opera teatrale sul soggetto del pescatore Peter Grimes. Tornato in Inghilterra, ci lavorò assiduamente per tutto il 1944. La prima esecuzione del “Peter Grimes” nel 1945 fu un successo di pubblico e di critica tale che consacrarono Benjamin Britten come il maggior compositore britannico del XX secolo. L’anno successivo arrivò un secondo grande successo: “The Turn of the Screw” opera tratta dall’omonimo racconto di Henry James che fu adattato per il teatro dalla scrittrice Myfanwy Piper. L’opera fu una commissione della Biennale di Venezia e venne eseguita per la prima volta presso il Teatro La Fenice nel 1954.
Nel 1947 a Pears nacque l’idea di creare un festival musicale nella località balneare di Aldeburgh, non lontano dalla cittadina natale del compositore, festival che fu inaugurato l’anno successivo ottenendo un successo immediato e nel quale furono rappresentate negli anni le prime assolute di sue celebri opere come “Sogno di una Notte di Mezza Estate” e “Morte a Venezia”. Il festival, sotto la direzione dello stesso Britten, presentò in prima inglese anche molte composizioni di contemporanei come Dmitrj Šostakovič e furono invitati regolarmente musicisti di chiara fama internazionale come Sviatoslav Richter e Mstislav Rostropovich.
In memoria delle vittime delle due Guerre Mondiali ed in occasione della consacrazione della Cattedrale di Coventry gli venne commissionato poi il “War Requiem”, presentato per la prima volta nel 1962, opera oggi considerata il punto più alto della sua produzione compositiva, sia per l’indiscussa qualità della musica che per l’alto valore simbolico della composizione.
Nel 1970 Britten si approcciò ad un altro ambizioso lavoro, quello di portare in teatro “Morte a Venezia” di Thomas Mann. Per il libretto collaborò nuovamente con la scrittrice Myfanwy Piper e, dati i problemi di salute che gli resero necessaria più tardi un’operazione al cuore, si dedicò con urgenza al completamento dell’opera prima di essere operato. Nonostante il successo dell’operazione, nel 1973 un ictus gli impedì di continuare l’attività di esecutore. Si trasferì ad Aldeburgh dove visse fino al 1976, anno della morte.
Intervista a Britten del 1968 [EN]
Britten dirige il War Requiem in diretta TV nel 1964 [EN]
Britten e Pears parlano di Schubert [EN]
Alessandro Macchia: Benjamin Britten - ed. Epos, Palermo, 2013