La chiesa di San Vito

di Lorenzo Pareo, Simone Paladini e Ginevra De Mauri

Disegni di Ginevra De Mauri

Il 12 maggio 2017 siamo andati in visita alla Chiesa di San Vito, che si trova sul corso Vittorio Emanuele, qui a Surbo.

Ad accoglierci abbiamo trovato i ragazzi di terza media dello Springer che ci hanno fatto da ciceroni.

Da loro abbiamo appreso che la chiesa di San Vito in origine era conosciuta come la Chiesa del Santissimo Salvatore. Una ragazza ci ha descritto la facciata: essa è suddivisa in due ordini da una cornice a dentelli e termina con un timpano triangolare spezzato, che accoglie la statua del Cristo benedicente. Gli ordini, spartiti in tre zone da lesene ioniche, sono movimentati da nicchie vuote. Il portale d’ingresso reca un’iscrizione latina che ricorda l’adorazione verso il Salvatore, devozione che spinse la popolazione ad edificare la chiesa nella prima metà del XVII secolo. Fra le due nicchie vi è una vetrata dipinta di recente da una artista locale.

Ci hanno poi descritto il campanile che non è quello originale, ma è stato sostituito nel 1845; le scale che portano al campanile sono in sacrestia. Anche le vecchie campane sono state sostituite nel 1984 perché colpite da un fulmine; alle nuove sono stati dati i nomi, rispettivamente, di Maria Carmela alla più grande (in onore della fondatrice dell’associazione della chiesa) e Maria Rosaria alla più piccola.

Siamo quindi entrati in chiesa dall’ingresso secondario posto a lato. L’interno è ad aula unica e si caratterizza per l’elaborato altare maggiore dedicato alla trasfigurazione di Gesù. L’altare presenta un dipinto con la raffigurazione del volto di Cristo, circondato da raggi solari, e della sua trasfigurazione, alla quale assistono gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni. Ai lati dell’affresco vi sono quattro colonne, sui pilastri delle quali ci sono delle immagini raffiguranti la passione di Gesù. Sul dipinto campeggia una scritta in latino dalla quale si evince la data di consacrazione della chiesa, il 1645, e la dedicazione.

Tra le colonne a sinistra c’è la statua di San Domenico Brusco e fra quelle a destra quella di Sant’Antonio da Padova.

I ragazzi ci hanno descritto due bassorilievi situati all’apice delle colonne, uno raffigurante un leone ed un elefante e l’altro un cavallo alato ed un unicorno, che rappresentano l’unione fra cielo e terra.

Al lato destro dell’altare c’è un quadro con la Madonna del Rosario, a sinistra un altro quadro con la Madonna Immacolata e una statua raffigurante la Madonna del Carmine. Quest’ultima è stata realizzata da Giuseppe Manzo, un famoso cartapestaio leccese, nel 1892.

Sulla parete destra c’è l’altare minore dedicato a San Vito, la statua rappresenta il santo con ai suoi piedi due cani. Le nostre guide ci hanno raccontato la leggenda: il santo si trovava in una locanda quando udì delle urla, chiamato da alcuni pastori uscì e notò che alcuni cani randagi stavano sbranando un ragazzo; richiamò i cani, si fece porgere gli arti del ragazzo, lo ricompose e lo resuscitò.

All’entrata della chiesa c’è un’acquasantiera composta da tre angeli; il soffitto ha una volta a stella e il pavimento è stato restaurato intorno al 1990.

Dal lontano 1891 nella chiesa hanno sede due antiche confraternite di Surbo: la Confraternita delle Anime Sante del Purgatorio e la Confraternita di Maria Santissima del Monte Carmelo.

Aver avuto la possibilità di visitare questo monumento storico di Surbo e ammirarne la sua bellezza è stato per noi molto costruttivo ed appassionante. Siamo molto fortunati perché il nostro paese, seppur piccolo, accoglie nel suo centro storico delle chiese molto belle, questa di San Vito, la chiesa Madonna di Loreto, quella di San Pantaleone, San Giuseppe e la nostra Chiesa Madre, Santa Maria del Popolo. Tutte ricche di opere d’arte, spesso fatte da artisti locali, che ci aiutano a comprendere la cultura e la storia del nostro paese, ma anche le contaminazioni di altri popoli. Grazie ai nostri fantastici ciceroni che ci hanno fatto fare un tuffo nel passato rendendoci artefici della nostra storia. Ci riempie d’orgoglio avere piccole “chicche” nel nostro piccolo paese!

Simone e Lorenzo


Ho visitato la chiesa di S. Vito

Il 12 maggio, dopo la ricreazione, siamo andati a piedi alla chiesa di S. Vito in via Vittorio Emanuele. Appena siamo arrivati, dei ragazzi, alunni della scuola media inferiore, ci hanno raccontato che nel 1894 le campane di questa chiesa vennero distrutte da un fulmine. Appena fu possibile comprarono le nuove campane a cui furono dati dei nomi: la più grande fu chiamata Maria Carmela in onore della fondatrice della chiesa, e la più piccola Maria Rosaria. Nel 1990 fu restaurato il pavimento.

La chiesa fu eretta nei primi del ‘600. La parte più evidente della chiesa è la facciata frontale che ha quattro colonne sulle quali sono raffigurate delle immagini della passione di Cristo. La chiesa è lunga 12,50 m ed è larga 7 m . Tra le quattro colonne sono raffigurati S. Domenico Brusco e S. Antonio. Spostando lo sguardo ai lati notiamo due quadri: uno che rappresenta la Madonna del Rosario, e l’altro che rappresenta la Madonna Immacolata con un serpente. Spostando lo sguardo sulla facciata laterale vi è la Madonna del Carmine in cartapesta con i fedeli, che è stata rappresentata da Giuseppe Manzo. In basso alla Madonna in cartapesta c’è una frase in latino.

S. Vito viene venerato il 15 marzo e il 20 giugno. La chiesa fu consacrata nel 1645. Visitare questa chiesa del mio paese ha rappresentato, per me, una opportunità interessante: ho acquisito tante conoscenze su questo piccolo gioiello che passando nemmeno notavo. Grazie ai ragazzi delle scuole medie, posso dire di conoscere la storia di una chiesa che era a me sconosciuta.

Ginevra