Uno dei luoghi più suggestivi che si incontrano andando per il sentiero 627-C è la Morsa, laghetto non naturale ma frutto e particolarissimo esemplare di ingegneria idraulica risalente probabilmente a fine ottocento/inizio novecento per deviare il corso dell'acqua al fine di convogliarla nel canale di aduzione del mulino (in dialetto "beo") che si trova più a valle di circa 300 metri. L'opera umana ha quindi creato questo delizioso laghetto, in cui l'acqua in alcuni punti raggiunge una discreta profondità. Particolarità del sito è poi la presenza di un'acacia rovesciata, con il fusto in orizzontale che taglia proprio in due lo specchio d'acqua facendole assumere un aspetto esotico (da jungla). A prima vista si potrebbe pensare ad una pianta caduta che non è stata rimossa ma invece la pianta è viva e vegeta, con le fronde, che svettono verso il cielo.

La Morsa, oggi

Negli anni passati l'Agnola, oggi ridotto a un rigagnolo, ha avuto portate decisamente maggiori e anche le sue pozze dovevano essere molto più ricche d'acqua: nella Morsa le acque erano in parte deviate per alimentare il canale di raccolta, questo tuttavia non in estate ma soltanto nei periodi dell'anno in cui il mulino era in funzione. I giovani di Agnola facevano il bagno preferibilmente nel Tinello, laghetto di più modeste dimensioni ma più accessibile per chi veniva da Agnola passando attraverso i campi e contornato da scogli sui quali ci si poteva stendere e si poteva prendere il sole. Il Tinello era molto frequentato dai ragazzi di Castello che ci facevano i tuffi, in quanto la profondità raggiungeva i due metri. La signora Angela riporta questo gustoso aneddoto: questi ragazzi erano soliti fare il bagno nudi e allora le giovani agnolesi erano costrette ad allungare il percorso e scendere alla Morsa.

Nel secolo scorso, quando le condizioni climatiche erano decisamente più rigide, in inverno le sponde del rio Agnola e le sue pozze si riempivano di ghiaccio creando un ambiente estremamente suggestivo, come testimonia questa foto degli anni 50 [1956?]

Angela e Ada nella morsa... del ghiaccio

Quando negli anni 80 il sentiero principale, con le sue diramazioni tutto intorno, cadde in disuso, La Morsa non rimase tuttavia nascosta agli sguardi umani: agevolmente continuarono ad accedervi i proprietari dell'abitazione che in località Pianelle affaccia proprio sul Tinello, con maggiore difficoltà i cacciatori e gli occasionali pescatori che risalivano il Rio Agnola camminando nel suo letto e arrampincandosi. Ma quando e attraverso quali circostanze si è sviluppata la strana pianta di acacia che campeggia sul pelo dell'acqua?

Siamo in grado di ricostruirne la vicenda grazie ad alcune testimonianze.

L'ingegner Marenco che negli anni 90 si occupò con pervicacea del ripristino e della manutenzione del sentiero documentò una escursione al sito della Morsa insieme alla famiglia e all'amico Richard Knight, professare americano pioniere come il nostro Paolo della conservazione ambientale, che lo aveva aiutato nella lodevole impresa, scattando una foto. La foto è datata 1 maggio 1996: la cascatella era molto più ricca d'acqua, vi era un dislivello maggiore e come si può notare non vi è alcuna acacia cresciuta a testa in giù nella pozza.

Negli anni successivi, osserva Paolo, quindi sicuramente dopo il 97, ci dovette essere una frana che fece crollare una parte del muro (le cui rovine sono ancora visibili) e il poggio sovrastante dove era nata la pianta di acacia: le radici restarono a mezz'aria, parzialmente sradicate (come si possono osservare tutt'ora), ma anziché seccare essa ha continuato a svilupparsi in orizzontale.

Secondo Paolo l'acacia attualmente sul greto della Morsa potrebbe essere proprio quella che si scorge obliqua dietro al signor Knight.

Paola A., residente ad Agnola ed assidua frequentatrice del sito è in grado di fornire dati più precisi e con le sue foto documentare che la caduta è stata in realtà progressiva: nel 2009, anno al quale risale questa immagine recuperata dal suo archivio personale, l'acacia è ancora su, ma già molto storta, le radici a mezz'aria: evidentemente il terreno nel quale era cresciuta era già in parte franato.

Nel contesto della rovinosissima alluvione che colpì la Val di Vara nel 2011 il terreno su cui poggiano le radici dell'acacia colassa definitivamente; quando Paola dopo quell'evento ritorna a far visita alla Morsa, trova l'acacia coricata nell'acqua, a formare un arco perfetto e stabile al centro del laghetto, così come la si vede oggi.

Le fronde dell'acacia
Le sue radici, sospese nel vuoto