Newsletter 2022
Editoriale: L’Uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare” (George B. Shaw).
Sono i primi di luglio e decido di rubare un’ora al nostro congresso europeo per una buona ragione: due passi, al mattino presto, a meno di 20 °C, per le strade di un’assolata Amsterdam alla ricerca della mia lettura settimanale preferita, il Domenicale di un noto quotidiano economico. Sulla prima pagina del numero di domenica 3 luglio trovo questa frase mentre da almeno un mese ero impegnato nella preparazione di questa newsletter il focus è costituito da “il gioco”, potete comprendere il piccolo trasalimento ed il successivo compiacimento per questa scelta letteraria che da decenni mi accompagna e sempre mi sorprende.
Quale citazione più calzante, è la stessa cosa che mi detto un’amica veterinaria: “se il gatto smette di giocare è forse un gatto molto anziano o semplicemente ammalato”.
Non dovete essere cattolici per leggere gli articoli del Cardinal Ravasi che giustamente in questa sede (sua la citazione) si firma semplicemente con nome e cognome vista la laicità del contesto. Raramente i suoi scritti laici non sono fonte d’ispirazione. Contesto però il concetto espresso da alcuni antropologi secondo i quali “l’ominizzazione si sarebbe compiuta quando quell’essere ancora animalesco abbandonò la strada della necessità, dell’utile, della prevaricazione per avere, e fece un atto gratuito e “inutile”, come mettersi a giocare o tracciare qualche segno simbolico o a mirare i colori dei fiori”. Di inutile non c’è nulla sia nel gioco che nell’arte la cui necessità all’essere umano è indiscutibile.
Perché scrivere sul gioco tra medici e psicologi? Le ragioni sono tantissime e tanti i punti di contatto tra le due discipline. Si gioca per crescere, si gioca per imparare, si gioca per guarire prima, il significato del gioco assume sfumature diverse nel campo filosofico, psicologico e sociologico, può anche essere una patologia ma rimane pur sempre un sostantivo allegro da cui aggettivi dal significato leggero come giocoso ed almeno in filologia a volte riusciamo a nascondere i lati perversi che l’uomo riesce a volte ad associare alle più innocenti delle sue azioni.
Buona lettura!