RELAZIONE DI SINTESI RELATIVA AI CARATTERI DEL CENTRO STORICO DI
SANT’ANDREA DI CONZA (LR 26 del 18/10/2002)
Redatta da Giuseppe Mazzeo
A seguito della presentazione della relazione Sant'Andrea di Conza è stato inserito nell'elenco dei centri storici di rilievo della Campania
Le origini
Per la redazione del paragrafo "Le origini" è stato di grande aiuto il testo: Malanga M., (1993), “Un paese, un’origine: Sant’Andrea di Conza”, Altirpinia, 15 marzo 1993, p. 3.
L’atto di nascita di S.Andrea di Conza nel sec. XII al tempo dei Normanni è storicamente documentato. Nel febbraio del 1161 il Conte Gionata di Conza con munifico gesto donò alla Chiesa di S.Maria dell’Episcopato di Conza la Chiesa di S. Andrea con l’annesso Casale e territorio. L’Arcivescovo vi stabilì la sede e vi costruì un palazzo, l’episcopio, che fin dall’origine ebbe forma di fortezza-castello, munito di torri e protetto dalla conformazione naturale del luogo.
L’Università di S.Andrea da quel momento fu regolata, anche sul piano civile, giuridico e amministrativo oltre che religioso, dagli Arcivescovi-feudatari fino alla soppressione della feudalità. Nei secoli successivi gli Arcivescovi costruirono a S. Andrea anche il monumentale Seminario Metropolitano con l’annessa procattedrale “S.Michele”.
Le trascrizioni più antiche del documento di donazione si hanno nel Castellano, autore dell’inedita Cronista Conzana, nell’Ughelli e nel Lupoli. Il Castellano e il Lupoli dichiarano di riportare il documento direttamente dall’originale dell’Archivio diocesano, andato purtroppo perduto. Vito Acocella attesta di averlo trascritto dalla copia conservata nell’Archivio di Stato di Napoli, anch’essa perduta con l’incendio, che nell’ultimo conflitto mondiale distrusse tutto il complesso delle pergamene antiche. Sull’autenticità dell’atto di donazione e del relativo documento gli studiosi oggi sono tutti concordi. Se qualche perplessità fu espressa in passato, la critica moderna, sulla scia del Di Meo, è intervenuta a fugare ogni ombra di dubbio.
Per ricostruire l’origine remota di S. Andrea bisogna risalire all’alto Medioevo, diversi secoli prima della suddetta data. Personalmente ho compiuto ricerche e studi per individuare l’arco cronologico dell’insediamento abitativo originario, seguendo un filone storiografico, d’indiscusso valore critico, che da Paolo Diacono, il famoso storico dei Longobardi, giunge fino al nostro F. Scandone.
Il Castellano, nella Cronista Conzana, scrive: “La terra di S.Andrea ... anticamente era del Contato (leggi Contea, n.d.r.) di Conza posta dentro il territorio di essa, edificata come credo da cittadini conzani in occasione d’agricoltura, o per dir meglio in villa seu casale di Conza, che mi persuado fosse stata consistente in un poco rianetto di alcuni pochi cittadini in un luogo, nel quale vi era, conforme hoggidì si dice la Chiesa di S.Andrea...”.
Il nucleo di agricoltori, riuniti intorno all’antica Chiesa di S.Andrea, ha tutto il sapore dell’evento protostorico, che il Castellano registra, dichiarando di recepirlo dalla viva fonte della tradizione locale. Secondo i dati della mia ricerca, questo evento va collocato nelle vicende storiche della dominazione longobarda in Italia.
Occupata l’Italia del nord e parte del centro, i Longobardi iniziarono la penetrazione nel sud. L’una dopo l’altra, le fortezze principali caddero nelle loro mani, tra il VI ed il VII secolo: Spoleto, Benevento, Salerno. Nel 625 anche Conza dovette soccombere e i Longobardi, riconoscendo il valore strategico dell’antico capoluogo di una colonia romana, la elessero capitale di un gastaldato insediandovi gli “arimanni”.
Le nostre terre, ancora una volta teatro di dure battaglie, subirono le tristi conseguenze delle devastazioni, dei saccheggi e dello spopolamento. I Longobardi iniziarono il processo di ripopolamento delle terre ed è a questo punto che s’inserisce il particolare storico che interessa l’origine di S. Andrea. Si tratta dell’insediamento dei Bulgari, registrato nel capitolo V della Historia Langobardorum di P. Diacono. Lo storico molisano D’Amico ha pubblicato due pregevoli monografie sulla trasmigrazione dei Bulgari in Italia, alle dipendenze dei Longobardi ed ha approfondito il loro stanziamento nelle nostre terre, applicando rigorosamente le prove che gli provengono dalle varie scienze ausiliarie della storia: la diplomatica, la toponomastica, la filologia, l’antropologia, l’etnografia.
Nel contesto di una ricerca puntuale e minuziosa emerge, tra i criteri fondamentali per l’individuazione dei luoghi popolati dai Bulgari, l’origine antica della devozione a S.Andrea Apostolo, che i Bulgari diffusero nei centri del loro insediamento. Il D’Amico osserva che i Longobardi occupavano con i propri notabili, gli “arimanni”, le città e i borghi maggiori, nel nostro caso Conza, mentre ai capi dei dipendenti Bulgari, gli “aldioni”, assegnavano i “vichi” e i “casali”. Tra questi ultimi il D’Amico cita espressamente il “Casale di S. Andrea di Conza”.
La devozione a S.Andrea Apostolo si rivela, pertanto, quel profondo amalgama delle remote origini storiche, che, unico patrimonio religioso e spirituale in tempi di triste desolazione, garantì alla comunità santandreana il sostegno e la forza per configurare una propria identità, distinta dalla metropoli. L’atto di donazione del conte Gionata di Conza nel 1161 non fece altro che ratificare questa identità culturale-religiosa anche a livello civile, giuridico, amministrativo.
Il toponimo, S. Andrea di Conza, con una sorta di concentrazione semantica e storiografica, trasmette e custodisce fedelmente i due momenti fondamentali dell’origine: la genesi dalla metropoli e la devozione a S. Andrea Apostolo.
Altri cenni storici
Sorto nell’XI secolo (alcune fonti tra l’VIII-IX sec.), è ubicato nell’alta valle dell’Ofanto lungo la via Appia (SS 7) ed è situato tra il Monte Calvo e la Cresta Cesina sotto il costone roccioso della Serra la Serpa. Il centro di Sant’Andrea di Conza è stato, nel Medio Evo, strettamente legato al vicino centro di Conza della Campania, essendo stato fondato da alcuni abitanti del contado conzano, forse a seguito di uno dei terremoti che colpirono Conza e che costrinse moti abitanti ad abbandonarla, i quali hanno edificato le prime costruzioni ed una chiesetta dedicata all’Apostolo Andrea che ha dato il nome a tutto il casale.
La contea di Conza nell’XI-XII secolo, in particolare sotto i Normanni, è stata una delle più estese comprendendo tutta l’alta valle dell’Ofanto che del Sele ed anche parte della valle del Calore (come il Gastaldato di Montella); pertanto anche l’Archidiocesi di Conza è sempre stata molto importante e potente.
Nel XII (1161) il conte normanno Gionata di Balvano offre a Santa Maria dell’episcopio di Conza la chiesa di Sant’Andrea situata tra il territorio della città di Conza e il castello di Pescopagano. Scopo di tale donazione è di assicurare agli arcivescovi un feudo con il “potere civile misto e criminale”e di costituire le rendite per il vitto “dei chierici al servizio della chiesa di Conza”.
Da allora e sino alla soppressione della feudalità (fine XVIII sec.) il casale di Sant’Andrea è stato sotto il dominio della Mensa Arcivescovile di Conza. Non tutti gli arcivescovi hanno accettato nei secoli successivi anche il potere temporale, cosicché il paese è stato assoggettato a varie signorie.
Probabilmente nel XIII secolo è stato realizzata nella parte alta del borgo una costruzione fortificata (nucleo originario dell’Episcopio) che ha poi subito numerose ristrutturazioni in varie epoche.
Fu feudo dei Poncelly, dei Del Balzo, dei Gesualdo. In quest’epoca (fine XV secolo) vi vivevano 55 famiglie per un totale di circa 300 abitanti.
Dal XVI secolo (in particolare nel 1536 e nel 1560) gli arcivescovi hanno riaffermato la giurisdizione civile trasferendo la loro sede da Conza nel castello che è diventato così, Episcopio. In questo periodo sono stati arcivescovi Girolamo Muzzarelli, Ercole Rangone, Fabrizio Campana, Gaetano Caracciolo e Francesco Nicolai.
Il XVI e il XVII secolo hanno caratterizzato l’impianto urbanistico del centro, a seguito di una crescita rilevante. L’impianto attuale è lo stesso derivato da quelle trasformazioni, caratterizzate da diversi tipi edilizi, dalla cinta muraria intorno al centro nella quale si aprivano ampie pote di cui una ancora visibile (Arco della Terra). Nel centro vennero costruiti un palazzo vescovile ed una cattedrale, così come in tutti i centri che facevano parte del vescovato. Nel centro funzionava anche un Seminario.
In questi due secoli è accertato anche un notevole incremento della popolazione: nel 1669 gli abitanti erano 1200 e nel 1732 erano cresciuti fino a 1350.
Un vescovo in particolare, Michele Angelo Lupoli, legò il suo nome al restauro del Seminario e del Palazzo Vescovile, e una bella lapide ne ricorda l’opera.
Alla fine del XVIII secolo l’arcivescovo Ignazio Andrea Sambiase ha rinunciato alla giurisdizione baronale del feudo che è stato incorporato al Regio Demanio con Dispaccio del novembre 1791 e con sentenza definitiva del 1808.
Nel febbraio 1799, alla instaurazione della Repubblica Partenopea Sant’Andrea venne inserito nel cantone di Pescopagano inserito nel dipartimento dell’Ofanto con capitale Foggia.
Con la costituzione dell’Unità d’Italia (1860) Sant’Andrea come altri centri dell’Alta Irpinia e dell’area del Vulture, ha visto vari episodi di brigantaggio e di rivolte contadine.
Il centro di Sant’Andrea di Conza porta impresso nella sua struttura la presenza secolare della Chiesa. Nella parte monumentale che chiude a monte il centro antico sono presenti, infatti, il Seminario con la Chiesa di San Michele, il Palazzo Vescovile, attuale sede comunale, e la rovine di un convento, a formare una piccola cittadella religiosa, unica nella sua complessità tra i centri dell’Alta Irpinia.