1976 - Il solco di pesca

Tratto da: Gazzetta di Reggio Emilia,

5 giugno 1976

Recensione di Corrado Brancati

tratto da: La Sicilia, Palermo, 1 maggio 1976



Sylvia Koscina avrebbe voluto fare il film al posto di Martine Brochard. La parte sarebbe stata adatta per lei....

All'uscita il film ebbe critiche molto favorevoli. Singolarmente il produttore si arrabbiò molto, per una ragione singolare: sosteneva che i critici cinematografici si sostessero tra di loro.

Gli incassi diedero ragione a questa "mafia".

Per ritorsione il produttore non diede a Maurizio Liverani alcun compenso...

Recensione di Massimo Pepoli

tratto da: Il Messaggero, Roma, 15 aprile 1976

Gloria Guida con Martine Brochard

in una scena del film

Ansa, notiziario cinematografico, Roma,

23 gennaio 1976



Maurizio Liverani con Bosier

Tratto da: Giornale di Sicilia, Palermo,

5 giugno 1976

Recensione di S. Frosali

tratto da: La Nazione, Firenze, 1 maggio 1976

GRAZIE GLORIA PER “IL SOLCO DI PESCA”

Ricordate le argomentazioni del critico “negativo” di “Otto e mezzo” che dà nuova fiducia al regista depresso il quale confessa a se stesso e alla stampa di “non aver niente da dire; ma di voler dirlo lo stesso”? L'urgenza narrativa dei nostri autori è la stessa; ma non offre i risultati splendidi ottenuti da Federico Fellini. Il non aver niente da dire è un dramma. In una bellissima poesia, Marino Moretti -nella raccolta “Poesie scritte con il lapis”- ce lo ricorda. Il “niente da dire” lamentato dal regista-personaggio del film non è l'esaurirsi di un'ispirazione, né sintomo di sterilità creativa. E' la conseguenza del venir meno di ogni punto interrogativo sulla vita, sull'uomo, sulla società. Saul Bellow, il premio Nobel e autore del “Dono di Humbolt”, si domanda, in una brevissima piece, “C'è speranza nel sesso?”. Niente di osceno, soltanto l'intrecciarsi di interrogativi sull'esistenza come fa Alberto Sordi nei suoi “Incontri proibiti”, insistendo sul richiamo del fascino del fondoschiena. Per Canova il corpo, grazie al fondoschiena, è uno sguardo verso l'eterno; presagio di cori celesti. Così la pensava anche Billy Wilder con Marylin Monroe nel film “A qualcuno piace caldo”, ripetuto spesso alla televisione. Rifacendomi a un verso del poeta Browning che, esaltando il corpo della moglie Elisabeth Barret, chiama il suo fondoschiena “il solco di pesca”, ho realizzato un film con questo titolo, cui ha dato il suo fondamentale contributo il carattere astrale, pervaso di fugacità, una splendida Gloria Guida. Un'attrice che ha un corpo impastato di cielo. Gloria è stato un grande acquisto del cinema italiano, non per registi inadatti a capire l'erotismo, un “valore”, forse il solo che sopravvive ai nostri tempi come ha scritto André Malraux nella prefazione a “Madame Bovary”. Soltanto a vederla sgorga una tenerezza piena di protezione. E' la sola in Italia che spinge a rispondere all'interrogativo di Saul Bellow. Non è lo stesso Sigmud Freud a sostenere che il richiamo alle rotondità gemelle è una sfida?

Maurizio Liverani

SCHEDA DEL FILM:

Genere: Commedia erotica

Anno:1976

Regia: Maurizio Liverani

Attori: Roy Bosier, Martine Brochard, Emilio Cigoli, Rita Corradini, Diego Ghiglia, Gloria Guida, Alberto Terracina

Paese:Italia

Durata:85 min

Formato:PANORAMICA TECHNICOLOR

Distribuzione:INDIEF

Sceneggiatura: Maurizio Liverani

Fotografia: Angelo Bevilacqua

Montaggio: Giuseppe Giacobino

Musiche: Teo Usuelli

Produzione:TOP INTERNATIONAL FILMS