Amen: è una dichiarazione o affermazione che si trova nell’ebraico biblico e nel Corano biblico.E’ questa una parola ebraica che deriva da una radice molto comune: aman, che significa “essere saldi”, “stabili”, “aver fiducia”, “credere fermamente”. La parola amen ricorre quattordici volte nella Torah come formula conclusiva, o di risposta nella preghiera. Nel linguaggio della preghiera, ma non soltanto, pronunciando amen (con l’accento sull’ultima sillaba), ci si dichiara fermamente concordi con quanto è stato ascoltato o ripetuto.
Aron ha-qodesh: è un arredo sacro della religione ebraica, sempre presente all'interno della Sinagoga. L'Aron ha una grandissima importanza all'interno della sinagoga e per la liturgia ebraica perché è il mobile deputato a contenere il Sefer Torah, i rotoli della legge. Ogni Sabato, durante le funzioni, vengono srotolati e letti. Poi vengono riposti all'interno dell'Aron.
Berakhà: in ebraico significa benedizione.
Berit (significa alleanza): Con questo termine si indica il particolare rapporto instaurato da Dio con il Suo popolo. L’alleanza sulla quale si basa la teologia ebraica, è quella conclusa tra Dio e Abramo, riconfermata poi con Isacco e Giacobbe, ma soprattutto quella stipulata con Mosè e con il popolo d’Israele sul monte Sinai. Si tratta di uno scambio di promesse tra Dio (la terra promessa) ed il popolo d’Israele (ubbidienza all’unico e vero Dio).
Casherut: La casherut indica, nell'accezione comune, l'idoneità di un cibo a essere consumato dal popolo ebraico secondo le regole alimentari della religione ebraica stabilite nella Torah.
Challah: Challah è un pane tradizionale ebraico a forma di treccia mangiato in occasione dello Shabbat.
Chuppah: “Baldacchino” nuziale sotto il quale ha luogo la cerimonia del matrimonio; esso consiste in un telo tenuto insieme da quattro pali a loro volta sorretti da quattro uomini.
Cimitero Ebraico: in Italia esistono numerosi cimiteri ebraici. Pochi di essi sono in uso o visitabili mentre la maggior parte versa in condizioni precarie. La loro presenza sul territorio ed il valore storico ed artistico delle opere marmoree in essi conservate sono importanti per la conoscenza della presenza ebraica in Italia. In alcuni casi questi cimiteri rimangono l'unica o la principale testimonianza dell'esistenza di comunità ebraiche oggi scomparse. Al capitolo 23 del libro della Genesi, troviamo narrata la morte della matriarca Sara, moglie di Abramo. Nel capitolo vengono narrate le peripezie di Abramo, per poter ottenere un pezzo di terreno per seppellire sua moglie, luogo che diventerà in seguito, nel corso della storia, la dimora e terra dei Patriarchi e delle loro mogli. La grotta di Machpelah che si trova a Hebron è il simbolo per eccellenza del cimitero ebraico, è forse il primo cimitero della storia del popolo ebraico. Infatti, nella tradizione ebraica, nonostante l’esaltazione al massimo del concetto di vita e della sua sacralità, il cimitero è considerato di altrettanta importanza. Esso è considerato una testimonianza, nel caso in cui, Dio non voglia, sparisca la presenza ebraica da una certa località. Una testimonianza della presenza passata, ma che vive attraverso il ricordo. Nella tradizione ebraica è conosciuto con l’appellativo di Bet Ha-Chaim – casa della vita, in quanto la concezione di cessazione totale della vita, nel pensiero ebraico, non ha alcun valore. La morte è considerata una fase della vita stessa; la conclusione di un ciclo e l’inizio di un altro. L’anima, parte spirituale dell’essere vivente, torna al suo creatore, considerato la sorgente della vita, il corpo, attraverso la sua decomposizione, si congiunge ad altri elementi della natura, tornando così a vivere sotto altre forme.
Diaspora: dispersione di un popolo e delle sue istituzioni nel mondo.
Gemara: designa il complesso dell’attività degli amoraim, quei maestri che, commentano e ampliano la parola della Mishnah.
Gematriya: è questa una parola di origine incerta, che deriva probabilmente dal greco e indica un particolare procedimento di interpretazione del testo ebraico.)
Ghetto Ebraico: era un quartiere della città dove la popolazione ebraica era confinata.
Haftarah: rappresenta una serie di selezioni dai libri dei Nevi'im ("Profeti") della Bibbia ebraica (Tanakh) che viene letta pubblicamente nella sinagoga quale parte della pratica religiosa ebraica. Le lettura della haftarah segue la lettura della Torah ogni Shabbat e durante le Festività ebraiche e giorni del Digiuno.
Halakhah: è la tradizione "normativa" religiosa dell'Ebraismo, identificata in un corpo di Scritture e include la legge biblica e anche le successive leggi talmudiche e rabbiniche, come anche tradizioni e usanze. Il termine Halakhah può però riferirsi o ad una legge singola, o ad un corpus letterario di testi legali rabbinici, o al sistema complessivo di leggi religiose.
Kibbutz: (Raggruppamento) Si tratta dell’insediamento collettivo degli ebrei in Israele. Nei Kibbutz non esiste la proprietà privata, la vita si svolge in forma comunitaria, tutti godono gli stessi diritti e vivono dei prodotti del lavoro comune, generalmente prodotti agricoli. I primi Kibbutz risalgono al 1909. Più tardi si riunirono secondo le loro ideologie, formando delle federazioni. Ancora oggi i Kibbutz rappresentano il ramo più importante dell’economia agricola israeliana.
Yiddish: Lingua parlata dagli ebrei stanziati in Germania, nei paesi dell’Europa orientale e successivamente diffusa in America.
Minyan: è il quorum di dieci ebrei per la preghiera pubblica ebraica. Per gli ebrei ortodossi, affinché ci sia il minyan, devono essere presenti dieci ebrei di sesso maschile e di età adulta. Per l'Ebraismo riformato non c'è invece alcuna differenza tra uomini e donne per avere un minyan.
Parashah: la Parashah (anche parshah o parsha – in ebraico: פרשה) è una suddivisione ordinata in "pericopi" della Torah destinata a definire la lettura settimanale della Torah stessa.
Rabbi: significa “Maestro”, titolo onorifico dei Dottori della legge, col quale nel Vangelo i discepoli si rivolgono a Gesù.
Shabbat: lo shabbat è il giorno del riposo, il sabato. La parola sabato vuol dire riposo.
Shalom: è una parola che significa pace, completezza, prosperità, ciao, arrivederci o stare bene. L'espressione può riferirsi sia a "pace" tra due entità, specialmente tra uomo e Dio o tra due nazioni, o al benessere e alla sicurezza di un individuo o un gruppo di individui.
Sinagoga: è il termine per indicare il luogo di culto ebraico, significa radunare infatti essa è “la casa dell’assemblea”
Sionismo: Il sionismo è un movimento politico internazionale il cui fine è l'affermazione del diritto alla autodeterminazione del popolo ebraico.
Sofer (ebraico: "scriba"): è uno scriba ebreo che può trascrivere i rotoli della Torah, i tefillin e le mezuzot, nonché altre scritture religiose. Il plurale di sofer è "soferim", il femminile è soferet.
Tevà: “Pulpito”. Tribuna da cui si legge la Torà. La Tevà (anche chiamata Bimà), e l’Arón sono i principali elementi costitutivi della Sinagoga.
Preghiere
Kaddish: Una delle preghiere ebraiche più antiche. Necessita del numero di dieci persone per poter essere recitata, resta nella liturgia ebraica la preghiera di santificazione del Nome di Dio. E’ una preghiera che ha sempre sottolineato la volontà del popolo ebraico di mantenere vivo il proprio caratteristico ed essenziale dialogo con Dio. (CINTI)
kiddush o qiddush: preghiera in cui si santifica lo “shabbat”, recitata dal rabbino o dal capofamiglia. Letteralmente il kiddush dello shabbat vuol dire santificazione del riposo.
Testi Ebraici
Le Selichot: sono preghiere e poesie liturgiche nelle quali il perdono divino è implorato. Le Selichot sono preghiere di suppliche che ricordano i bisogni dell’uomo ma anche quanto esso è piccolo e debole. Recitando le Selichot, si procede ad un’introspezione approfondita. Si può allora cominciare l’anno con il timore e l’umiltà richiesti.
La Torah: è un testo religioso che disegna il Pentateuco, cioè i primi cinque libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. La parola “Torah” significa “insegnamento” in ebraico.
Oggetti Rituali
La Kippah: lo zucchetto rituale ebraico che portano gli uomini.
La Menorah: è una lampada ad olio a sette bracci che nell'antichità veniva accesa all'interno del Tempio di Gerusalemme attraverso combustione di olio consacrato.
La Mezuzah: è composta da un piccolo foglio di pergamena contenente i primi due brani dello Shema, dove viene affermata l'unicità divina, l'obbligo di studiare ed insegnare la Torah ai propri figli e quindi l'obbligo di affiggere la Mezuzah. La pergamena viene poi arrotolata ed inserita in un astuccio per essere affissa agli stipiti delle porte della casa. Essa va poi affissa alla destra di coloro che entrano e alla sinistra di coloro che escono dalla porta
Il Tallet: è un indumento rituale ebraico utilizzato dagli uomini per le preghiere mattutine, per varie cerimonie religiose e una sola volta l’anno per la preghiera serale. Di solito, consiste in un telo rettangolare di lana, seta, lino, cotone o fibra sintetica, di varie grandezze, decorato e dotato di frange.
I Tefillin: sono i filatteri, ossia due scatolette di cuoio che si legano sul braccio sinistro e sulla testa. Dentro queste due scatolette sono contenuti due fogli di pergamena con su scritto i quattro brani della Torah inerenti. I Tefillin si indossano tutti i giorni all'infuori dello Shabbat.