Displaced Persons Camp


Dopo l' armistizio di Badoglio dell'8 settembre 1943 vivevano in Italia oltre 9.000 ebrei stranieri, dei quali 6.386 erano stati internati dalle autorità italiane in campi attrezzati dai fascisti durante il periodo bellico, requisendo o prendendo in affitto, edifici, masserie, ex macelli, ex caserme, etc.. Gli ebrei convivevano nei campi assieme ad internati apolidi stranieri, nemici e slavi.

Uno di questi campi, il più importante per la sua consistenza numerica, era il campo di concentramento di Ferramonti, nel comune di Tarsia, in provincia di Cosenza, ma vi erano tantissimi altri sparsi in tutto il territorio nazionale, soprattutto nel centro e nord Italia

In Puglia vennero attrezzati numerosi campi di internamento e di concentramento di ebrei stranieri, come quello allestito nell''ex Pastificio Mulino di Alfredo Pagano a Gioia del Colle o della Masseria Gigante ad Alberobello, conosciuto come la "Casa Rossa".

A questa presenza significativa di ebrei stranieri sul territorio nazionale, vanno aggiunti, con la fine della Seconda guerra mondiale avvenuta nel maggio del 1945, tantissimi altri ebrei sparsi in Europa (la diaspora), i quali, con mezzi di fortuna e sotterfugi, cercavano di raggiungere l'Italia del Sud. In modo particolare la Puglia e Bari, attratti dai proclami di Radio Bari, la voce dell'Italia liberata, che trasmetteva da Ceglie del Campo, per imbarcarsi verso la Palestina.

Questa enorme ed eterogenea massa di persone in movimento, proveniente in maggioranza dall’Europa centrale ed orientale, era costituita da ex prigionieri di guerra, civili in fuga, ex internati di campi di concentramento o di lavoro e da collaboratori volontari dei nazisti. La loro condizione venne indicata dagli Alleati con la formula Displaced Persons (DPs), coniata dal sociologo e demografo di origine russa Eugene M. Kulisher, per definire coloro che si trovavano al di fuori dei confini dei propri paesi di origine, persone “spostate” di cui la comunità internazionale doveva occuparsi e che dovevano essere “ri-locate”.

In Italia secondo Arolsen Archives vi erano 9 campi attrezzati per le Displaced Persons. Di questi tre erano situati in Puglia; uno a Bari, uno ad Alberobello ed uno a Taranto. In Liguria ve ne erano due. Uno a Genova l'altro a Pieve di Teco in provincia di Imperia. In Campania due. Uno a Napoli l'altro a Pagani in provincia di Salerno, mentre in Emilia-Romagna ve ne era uno a Bologna ed infine in Veneto a Padova.

Altre fonti riportano che in Puglia, nelle vicinanze di Bari erano attivi i campi di Palese, Barletta Trani ed uno nella stessa città di Bari. Mentre nel Salento, nel lembo più meridionale della regione, si trovavano 4 campi di transito nelle località di Santa Maria al Bagno, Santa Maria di Leuca, Santa Cesarea e Tricase (Lelli, 2010, 112).