Prof. Francisco

Abbiamo intervistato una delle temute prof di lettere📚! Una di quelle che ti interroga su Dante e su Carlo V e che qualche volta ti può mettere un voto non altissimo, ma che in fondo in fondo ti lascia dentro qualcosa d'immancabile😊!!! 

 di Sara🤗 (2°B) e Gaia🤩 (2°A)

NOI: Ci parli di lei

La Prof: Mi chiamo Martina Francisco e sono nata in un minuscolo paesino in provincia di Torino: Fiorano Canavese. E’ da quando ho 8 anni che frequento l’oratorio vicino alla mia vecchia casa e lì sono diventata educatrice e poi animatrice: mi piaceva stare con i ragazzi. Mi sono trasferita a Torino quando ho iniziato l'università e ho deciso di rimanerci quando ho incontrato mio marito.

NOI: Che lavoro voleva fare da piccola?

La Prof: Da piccola volevo fare moltissimi lavori: sono passata dal medico legale, all’ostetrica (per carità!), all’ avvocato, ma solo perché me lo sentivo dire dagli adulti. In realtà, nella mia testa, già alle superiori avevo capito che volevo fare la professoressa.


NOI: Ci racconti un aneddoto della sua vita da studentessa

La Prof: Alle medie ero molto chiacchierona. Infatti, i miei professori cercavano di mettermi vicina di banco di persone che non avevano niente in comune con me per far sì che io non potessi parlare con loro. Mi ricordo che una volta ero vicina ad un ragazzo a cui piacevano i giochi fantasy. 

Per poter parlare con lui, mi ero messa a studiare tutto su questo argomento, anche se non mi piacevano per niente (e tutt’ora continuo a pensarla ugualmente).


NOI: Perché ha deciso di diventare una professoressa?

La Prof: Ho deciso di diventare professoressa perché mi piaceva studiare, ero felice di andare a scuola perché ero curiosa e perché, facendo l’animatrice, avevo scoperto che mi piaceva stare con i ragazzi. Così ho trovato un lavoro che poteva mettere insieme questi due aspetti.


NOI: Ci lasci un consiglio per la nostra vita da studenti

La Prof: Vorrei dare a tutti gli studenti un consiglio che può sembrare banale, ma non lo è, ovvero di non preoccuparsi per i voti, ma di essere curiosi. Perché se si è curiosi si apprezzerà di più la scuola.