Popoli, incontri, identità

 La Bosnia-Erzegovina tra passato e futuro: un viaggio al di là del mare

Un ponte tra Oriente e Occidente

Il destino della Bosnia-Erzegovina si lega strettamente alla definizione di “Secolo Breve” coniata dal famoso storico inglese Eric J. Hobsbawm. Questa espressione si riferisce al periodo tra 1914 e 1989 - ossia tra lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e la dissoluzione del blocco comunista sovietico -, ma va oltre questo lasso di tempo,  comprendendo le guerre degli anni 1990 che hanno visto la disintegrazione della Jugoslavia. Si parte così da Sarajevo, con il colpo di pistola di Gavrilo Princip che il 28 giugno 1914 ferisce a morte l’erede al trono asburgico, l'arciduca Francesco Ferdinando, per giungere nuovamente a Sarajevo, con il lungo assedio della città dalla primavera del 1992 agli inizi del 1996.

Da sempre terra di frontiera, la Bosnia-Erzegovina è stata (e in parte è ancora) una grande lezione di tolleranza religiosa e di convivenza multietnica. Per la sua posizione geografica e per le vicende storiche che l'hanno interessata, questa regione ha visto incontrarsi, mescolarsi e a volte scontrarsi uomini e culture differenti. Rifugio degli Ebrei sefarditi in fuga dalla cattolicissima Spagna, è casa di Cristiani cattolici e ortodossi e sede di una solida tradizione religiosa e culturale islamica dalla seconda metà del XV secolo.

Grande interprete delle vicende di questa Bosnia e della città di Sarajevo, dell’anima e della mentalità di uomini e comunità, è stato lo scrittore bosniaco Ivo Andrić, insignito del premio Nobel nel 1961 per opere (prima tra tutte il romanzo di fama mondiale “Il Ponte sulla Drina”) che indagano in profondità lo spirito e le culture del luogo.  

La Bosnia-Erzgovina, insomma, è una terra complessa, colma di sfumature; punto d'incontro, di scontro ma anche di sintesi tra Oriente ed Occidente, tra mondi latino e bizantino, slavo e turco; protagonista di vicende di grande rilevanza della Storia d'Europa. Teatro di un conflitto tremendo, che ne ha alterato profondamente la natura e che ha causato perdite materiali e umane incalcolabili, questo Paese offre la possibilità di riflettere sulla Storia e sul destino del continente europeo, sul “Progetto europeo”, sull'essere cittadini negli Stati nazionali e nell'Europa di oggi. Permette di allargare lo sguardo e di ragionare su fenomeni, idee, princìpi e valori che nei secoli hanno stimolato il pensiero, le passioni e le azioni di filosofi e teologi, intellettuali, letterati e scienziati della politica, élites sociali e politiche, uomini d'arme e di fede. Idee e princìpi che sono calati sulle teste e nelle vite quotidiane di uomini e donne comuni e che ne hanno determinato il destino, a volte nel bene ed altre volte nella tragedia.

È così che la Bosnia-Erzegovina - un Paese magnifico per la sua varietà di culture - si rivela un terreno di apprendimento formidabile. Qui, infatti, l'analisi e la riflessione sulla Storia e sulla società si combinano con l'esperienza diretta: l’incontro, l’ascolto, il dialogo sul campo e il toccare con mano diventano momenti formativi fondamentali per chi partecipa al viaggio e permettono di creare un equilibrio tra ragionamento ed emozioni.

Il viaggio è reso possibile grazie al generoso contributo dell'Associazione Trentini nel Mondo e della Cassa Rurale di Trento, nonché al supporto organizzativo e logistico dell'associazione Viaggiare i Balcani. La formazione prevista prima del viaggio è fornita dall'Associazione Lutva.

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