Diario di bordo
Il giorno mercoledì 19 aprile, dopo essere giunti in serata a Sarajevo ed esserci sistemati nelle rispettive stanze nell’Hotel Saraj, abbiamo cenato e trascorso la serata nel quartiere ottomano della città.
Il giorno successivo abbiamo incontrato in mattinata Dina, la guida che ci ha accompagnati per tutta la giornata nella Piazza Baščaršija, meglio nota come "Piazza dei piccioni".
Per prima cosa abbiamo visitato la più antica chiesa ortodossa della città, la Chiesa dei Santi Arcangeli Michele e Gabriele. In seguito abbiamo visitato il caravanserraglio di Moriča Han, che è quello meglio conservato in città.
Da lì siamo giunti alla moschea Gazi Husrev-beg, ma purtroppo ci siamo limitati a osservarla e a cogliere alcune informazioni solo riguardo alla parte esterna di essa, in quanto era chiusa.
Ci siamo recati al Museo Ebraico della Bosnia ed Erzegovina, in cui Dina ci ha parlato dell’inestimabile testo dell’Haggadah.
Successivamente abbiamo raggiunto la Cattedrale del Sacro Cuore, che fu danneggiata durante l’assedio di Sarajevo e in seguito restaurata.
Prima di giungere alla “Fiamma eterna”, memoriale delle vittime militari e civili dell’assedio a Sarajevo, abbiamo attraversato il mercato Markale, che fu vittima di due bombardamenti. La guida ci fece notare la bomba che penetrò nel terreno e che fu lasciata nel luogo in ricordo del terribile accaduto.
Subito dopo il pranzo libero, abbiamo raggiunto la Biblioteca nazionale e universitaria della Bosnia ed Erzegovina, che fu ricostruita dopo che fu in gran parte distrutta da un bombardamento. In questo luogo abbiamo colto la preziosa testimonianza della nostra guida Dina che durante la sua giovinezza visse l’assedio della sua città natale.
In seguito abbiamo raggiunto il luogo dell’uccisione dell’erede al trono austro-ungarico Francesco Ferdinando, il quale fu ucciso, insieme alla moglie Sofia, da Gavrilo Princip il giorno 28 giugno 1914.
Nel pomeriggio abbiamo inoltre avuto l’occasione di incontrare dei nostri coetanei del Primo liceo di Sarajevo, i quali hanno organizzato un piacevole spettacolo sulla tradizione italiana. Una volta finito lo spettacolo abbiamo potuto visitare liberamente il liceo e conoscere i ragazzi e le ragazze della scuola.
Dopo aver avuto del tempo libero fino a cena abbiamo mangiato in un ristorante tipico nel quartiere ottomano.
Scritture intimistiche
a cura di Alessandro Perini
Durante la nostra permanenza a Sarajevo abbiamo avuto la possibilità di visitare molti luoghi che hanno rispettivamente valori storici molto diversi tra loro. La nostra guida ha selezionato i luoghi più importanti da visitare e ci ha dato un “quadro generale” della città. Personalmente mi sono sentito molto disorientato non geograficamente, ma temporalmente. Infatti nel giro di poche ore abbiamo visitato luoghi risalenti all’età medievale e luoghi che ricordano avvenimenti molto vicini a noi come la fiamma eterna, che ricorda la seconda guerra mondiale, e la biblioteca nazionale (la cui distruzione a causa di un incendio rappresenta la distruzione portata dalle guerre jugoslave). Nonostante ciò credo che questa densità di luoghi con un valore storico così pesante, anche se può portare un senso di disorientamento e confusione, sia un elemento caratterizzante di questa città, che sia ciò che la rende così attraente e invoglia molto a scoprirla e a visitarla.
Il momento che più mi ha colpito è stato quello in cui la nostra guida, Dina, ci ha raccontato della guerra, da lei in prima persona vissuta. Quel racconto è stato diverso dagli altri perché ho percepito una grande differenza, soprattutto nel tono di voce, tra il racconto di un’esperienza vissuta e quello di una studiata. Sentire il racconto di un’esperienza di questo calibro narrato da una persona che effettivamente la ha vissuta è molto impattante e soprattutto è in grado di trasmettere le emozioni che il narratore prova rievocando quei ricordi. Sotto un certo punto di vista quel momento mi ha ricordato il nostro viaggio ad Auschwitz, quando la guida ci raccontava le testimonianze dei prigionieri, anche se il punto di vista di Dina è interno alla vicenda e quindi è stato in grado di veicolare emozioni diverse.
a cura di Alessandro Vallo
Dopo i primi due giorni di questo viaggio, durante i quali ho avuto l'opportunità di esplorare la parte più remota della Bosnia, è giunto il momento di scoprire la sua capitale, Sarajevo. È difficile descrivere l'entusiasmo che ho provato arrivando in questa città: rispetto a tutto ciò che avevo visto precedentemente, sembrava di entrare in un mondo completamente nuovo. Questa visita non solo mi ha offerto l'occasione unica di ammirare una città meravigliosa, ma anche di entrare in contatto con la cultura e le tradizioni del popolo bosniaco, a partire dalla loro religione principale, l’islamismo: durante il mese di aprile molti bosniaci erano alle prese con il Ramadan, che, nonostante sia uno sforzo per alcuni dispendioso da compiere, è un gesto di grande valore che oltre a purificare il proprio corpo offre un aiuto alle persone meno fortunate. Oltre alla religione, ero molto curioso di assaggiare i piatti tipici bosniaci: inizialmente pensavo di non sopravvivere a lungo senza la cucina italiana, però una volta assaggiati i cevapcici mi sono convinto che per una settimana potevo fare a meno dell’Italia.
La prima giornata è stata dedicata principalmente all'orientamento e alla scoperta delle strade della città, essendo arrivato nel tardo pomeriggio. Nonostante questo, è stato molto piacevole fin da subito visitare molti negozi e provare ad orientarsi nelle innumerevoli stradine della parte storica della città; ma la cosa che a primo impatto mi era piaciuta di più era la fontana Sebilj, che noi abbiamo rinominato in “fontana dei piccioni”.
Il giorno successivo, invece, è stato molto più intenso e significativo, soprattutto grazie ad una guida che ci ha accompagnati alla scoperta di luoghi nuovi, raccontando storie ed esperienze personali che mi facevano sentire come se stessi vivendo personalmente ciò che veniva narrato. Tra tutte le varie visite che abbiamo fatto durante quella giornata, ciò che mi ha colpito di più è stato il momento in cui siamo arrivati al luogo esatto in cui l'attentatore a Sarajevo ha scatenato la Prima Guerra Mondiale. Mi sono sentito rabbrividire quando ho notato che era stata ricostruita l'esatta posizione in cui si trovava, consentendo a chiunque di passarci sopra e immaginare l'orrore che quell'attentato ha scatenato.
Superato quel momento di sconcerto, ho avuto anche l'opportunità di visitare un liceo bosniaco, dove siamo stati accolti da una classe che studia l'italiano come lingua straniera. L'unico rimpianto di questa esperienza è stato non poter entrare nella moschea: chissà se avrei avvertito le stesse sensazioni di quando entro in Chiesa.
Sono rimasto estremamente soddisfatto della mia visita a Sarajevo. Questa esperienza è stata caratterizzata da momenti di svago, ma soprattutto da momenti di profonda serietà. Ho avuto l'opportunità di imparare cose nuove sul Paese, che non conoscevo prima, e che malgrado sia stato devastato da una guerra insensata, è riuscito comunque a ritagliarsi un posto nel mio cuore.
Interviste
Durante la nostra mattinata a Sarajevo abbiamo avuto l'opportunità di intervistare Dina, la nostra guida. Dina ci ha raccontato della sua esperienza di vita in Italia, degli anni dell'assedio di Sarajevo e infine, della sua personale visione della Bosnia Erzegovina.