Srebrenica

DIARIO DI BORDO

Non distogliete lo sguardo, per favore. Qui vi si chiede di leggere fino in fondo, senza saltare le parti più scabrose, perché non si dica ancora: "Non sapevo". 

Paolo Rumiz

Il 18 aprile, dopo aver trascorso la mattinata nella città di Štivor, ci siamo recati con il pullman a Srebrenica, dove siamo giunti in tardo pomeriggio. Una volta arrivati siamo stati accolti da alcuni membri delle famiglie del luogo, presso le quali abbiamo pernottato in piccoli gruppi. Dopo essere stati condotti nelle rispettive case, abbiamo posato i nostri bagagli e ci siamo preparati per cenare tutti insieme e trascorrere la serata in un locale della città. 


La mattina seguente, una volta salutate le famiglie ospitanti, abbiamo nuovamente preso il pullman per spostarci in un’altra zona del posto per visitare il Memoriale di Srebrenica, ufficialmente inaugurato il 20 settembre 2003 e situato di fronte all’ex complesso della Forza di protezione delle Nazioni Unite.

Il Memoriale, che commemora le oltre 8000 vittime del Genocidio del 1995, è articolato in 2 parti: un museo e un cimitero. 


Noi ci siamo recati in primo luogo al museo, dove abbiamo visitato una mostra intitolata “attraversando i passi di coloro che non ce l’hanno fatta“. La mostra racconta una delle tante storie che compongono il capitolo del genocidio, in particolare quella degli oltre 12 mila uomini che hanno provato a trovare la salvezza attraversando i boschi, in seguito alla caduta di Srebrenica per mano dei serbo - bosniaci. L’esposizione, articolata in diverse installazioni,  restituisce gli effetti personali delle vittime ritrovati nelle fosse comuni ed è ampiamente arricchita da film informativi, documentari e immagini sugli eventi del genocidio. 


Successivamente ci siamo diretti al cimitero, che costituisce la seconda parte del memoriale. All’entrata è situato il muro della memoria: delle lastre posizionate in semicerchio dove sono incisi sia i nomi delle 8.000 vittime del massacro di Srebrenica, sepolte nel cimitero, sia le vittime ancora disperse. All’interno del sito si trova inoltre il luogo per la preghiera comune, che precede l’area centrale nella quale sono disposti, a forma di petali di fiore, sette spiazzi di terra coperti quasi interamente da lapidi bianche, in ricordo delle vittime del genocidio.


Una volta terminata la visita al memoriale ci siamo recati nella mensa di una scuola per pranzare e riposarci dalla mattina. In seguito siamo saliti sul pullman e, dopo aver dato un ultimo saluto alla città, abbiamo iniziato il viaggio verso la nostra nuova meta: Sarajevo.


Scritture intimistiche

Srebrenica: città tra fascino e inquietudine

A cura di Orietta Dalser e Alessia Ferrulli


Lasciataci alle spalle Stivor, siamo arrivati a Srebrenica, una città della Bosnia orientale con un triste passato: infatti questo luogo è stato teatro del primo genocidio europeo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. 

Guardando fuori dal finestrino del pullman, il paesaggio che si presentava ai nostri occhi era già molto toccante; il massacro ha avuto degli effetti ancora evidenti sull’aspetto della città: da case abbandonate e in condizioni precarie a finestre e vetrate in frantumi. Altrettanto impattante è stato vedere la quantità di cani randagi che gironzolavano per la città, in condizioni di salute alquanto discutibili, alcuni zoppi, altri privi di un occhio. Anche i passanti ci guardavano in un modo singolare, sembravano impauriti ma allo stesso tempo sorpresi di vedere una così tanta affluenza in quella piccola cittadina che non aveva dei turisti da tempo. Tutto ciò, accompagnato da un cielo nuvoloso e una sgradevole pioggia leggera, ci procurava una certa tristezza, unita ad un senso di inquietudine.

Questo stato d’animo si è attenuato grazie alla cordialità e disponibilità delle persone che ci hanno ospitato: infatti, appena entrati nel bar che ci avrebbe accolti per tutta la serata, i proprietari si sono dimostrati fin da subito amichevoli e affabili.

Quando è arrivato il momento di incontrare le famiglie ospitanti, inizialmente eravamo un po’ restie e titubanti, perché non le conoscevamo e non sapevamo come comportarci. Questi timori si sono rivelati infondati, perché, fin dal primo incontro, si sono dimostrate gentili e pronte ad accoglierci con il sorriso. 

Il loro atteggiamento ci ha colpito molto perché non è da tutti i giorni trovare qualcuno di così disponibile ad aprire le porte della propria casa a degli studenti sconosciuti. 

Ci hanno fatto sentire a casa, anche a 900 km da Trento abbiamo trovato delle persone così genuine che, coscienti del loro passato e di quello che hanno subito, sono comunque riuscite ad andare avanti, a vivere il loro presente.


A cura di Lisa Agostino e Linda Begher

Durante il nostro breve ma intenso soggiorno a Srebrenica, abbiamo visitato il memoriale e il cimitero che rendono omaggio alle migliaia di vittime del terribile genocidio avvenuto durante la guerra in Bosnia-Erzegovina nel luglio 1995.

 Questi luoghi sono testimoni di uno degli eventi più tragici e dolorosi della storia recente, per questo le emozioni che si provano sono intense e complesse.

Entrando nel memoriale dedicato alle vittime della strage, si può percepire una profonda tristezza e un senso di lutto che pervade l'atmosfera. 

Le pareti ricoperte di foto delle vittime, gli oggetti personali esposti e le testimonianze delle atrocità commesse creano un impatto emotivo significativo. Di fronte a ciò, potevamo provare solo tanto sconcerto, tristezza, indignazione e rabbia nel vedere e comprendere l'entità del crimine compiuto contro gli abitanti di questa città.

Dopo essere usciti dal memoriale, ci siamo recati al cimitero, che a sua volta ci ha fatto immergere in un turbine di emozioni.

La consapevolezza di essere di fronte alle spoglie di migliaia di persone, vittime innocenti di un genocidio, ha generato in tutti noi una profonda tristezza e un senso di perdita. I nomi incisi su lastre di pietra e il silenzio solenne del cimitero amplificano il senso di dolore e di vuoto. Mai come in questo momento ci siamo resi conto dell'immenso numero di vite spezzate, dei sogni infranti e delle famiglie distrutte.

La vista delle lapidi accuratamente disposte, ognuna con un nome inciso, rappresenta un tributo personale e un atto di commemorazione per ogni individuo che è stato brutalmente strappato dalla vita. Ci si può sentire connessi con la sofferenza delle vittime e provare una profonda empatia verso coloro che sono sopravvissuti al genocidio e devono affrontare il dolore e la perdita.

Il memoriale e il cimitero di Srebrenica sono luoghi che trasmettono un messaggio importante, sono un richiamo alla responsabilità collettiva di preservare la memoria delle vittime e di impegnarsi per la pace, la giustizia e la prevenzione di simili tragedie in futuro.