docenti: Massimo Barbierato, Annapaola Vacanti
collaboratrice: Valentina Carli
Il progetto rappresenta il concetto di vuoto attraverso un telaio che che forma un parallelepipedo. L'oggetto cattura l'equilibrio tra verticalità e orizzontalità nel paesaggio veneziano, manifestato attraverso varie configurazioni generate dai movimenti. La struttura riflette i cambiamenti dinamici nel contesto, offrendo agli spettatori un'esperienza unica, stimolando la riflessione sulla connessione tra forma e vuoto nella città di Venezia.
Scolta amplifica i suoni dei materiali del luogo tramite quattro strumenti ricavati da tubi edilizi. In questo modo prendono vita i suoni della pietra veneziana, dell’intonaco, dei mattoni e del cemento, mentre un grande elemento scenografico veicola il sottofondo della laguna.
Il progetto indaga l'interpretazione del movimento nello spazio, analizzando i suoi impatti sulla percezione. Utilizzando un telo di 42 metri, abbiamo modellato lo spazio circostante, creando pieni e vuoti per aggiungere profondità. Ogni movimento mira a far percepire una nuova dimensione dello spazio.
Attraverso la quinta scenica, lo spazio intorno a noi si modifica. La luce naturale del luogo incontra i volumi del nostro strumento e dei corpi dei ballerini, dando vita al fenomeno del contrasto. Il movimento dei ballerini all’interno dello spazio creato diventa, così, oggetto di esaltazione ed enfatizzazione visiva.
Attraverso un ribaltamento prospettico la danza verticale trasforma la superficie orizzontale in quinta scenica tramite dei pannelli specchianti che ricreano i moduli delle pavimentazioni veneziane. Le disposizioni esplorano la storia e l’identità di Venezia attraverso movimenti che riflettono la ricerca sui segni urbani.
Il progetto si propone di concepire un filtro ottico semitrasparente di 12,5 per 4 metri in movimento all’interno dell’architettura. Questo elemento si presta a coprire e svelare i corpi in movimento, interagendo con la luce circostante. La struttura portante si ispira al mondo nautico.
Lo spazio dei Magazzini si trasforma in un teatro. La configurazione di esso muta nel corso dell'esibizione, attraverso telai modulari che vanno a simboleggiare sipario, quinte e fondale. Come la danza verticale ribalta lo spazio dell'esibizione, allo stesso modo noi ribaltiamo lo spazio teatrale.
Il progetto racconta il rapporto tra pieno e vuoto nella rappresentazione dello spazio riflesso, dialogando con lo spazio reale e le presenze dinamiche che lo animano. Prima tramite la sospensione nel vuoto, poi la frammentazione dello spazio e infine la frattura dello stesso. Un gioco di ruoli e sensazioni.