docente: Simona Arillotta (Cultura visiva), Marco Fornasier (Visual design)
collaboratore: Giacomo Zonta
Consumare è intrinseco all’Universo stesso: noi esseri umani, in quanto dotati di raziocinio, tendiamo a vederlo come un fenomeno soprattutto organico, biologico, quando invece è un’azione che accomuna tutta la materia, compresa quella inorganica. Consumare è una delle tensioni fondamentali che mantiene il sistema in equilibrio: il progetto esprime sia in ambito curatoriale che grafico/visivo, questa tensione attraverso l’azione corrosiva; questa circonda e accompagna costantemente il visitatore col fine di coinvolgerlo emotivamente e renderlo consapevole della sua azione in prima persona in questo “decadimento” perpetuo.
Respirare: dalla meccanica a un’esperienza collettiva di esposizione e rappresentazione di sé. Re-spirare vanta un’ulteriore possibile traduzione, di spiccato impatto rispetto le precedenti: risuonare. In questo senso, Respirare viene a essere tratteggiata come un’azione che si fonda e si articola sul concetto di ritmo. Respirare può essere intesa come un’opera collettiva, partecipativa e interattiva e tutto il progetto sviluppa questo concetto di azione meccanica comune a tutti gli essere viventi e propone la coogenerazione partecipata dell’identità visuale, che diventa opera collettiva e in continua mutazione.
Mutare è certo un verbo che caratterizza il vivere quotidiano. Ben rappresentato dal motto “Panta rei”: tutto scorre, tutto si evolve e muta, passando da uno stato all’altro. Il progetto è partito da considerazioni di natura macroscopica e soggettiva di temi sociali, individuali, ambientali e materici, sviluppando una grande quantità di possibili evoluzioni formali e materiche. Con queste sono stati realizzati gli elementi grafici – potenzialmente infiniti – dell’identità visiva, capaci di indagare segni, strutture e materiali e sottolineando la continua l’instabilità della forma. Un’identità mutante nelle forme così come nel contenuto che si dissemina nei materiali di comunicazione, nella mostra e nelle scelte curatoriali.
La mostra prende il titolo dalla parola “Exeo”, dal latino “esco”, “oltrepasso” ed esprime la volontà di porsi nella condizione di vedere oltre, di oltrepassare i diversi livelli visivi e ammettere la relatività della nostra conoscenza delle cose. L’esposizione è incentrata sul desiderio di analizzare l’espansione intesa come progressivo aumento dimensionale di uno spazio che arriva a una totale perdita dei confini precedentemente definiti; il progetto grafico nasce da una stringa di codice che ne guida in modo randomico l’espansione, perciò gli elementi di comunicazione sono potenzialmente infiniti. Questo si manifesta anche nell’esposizione dove tutti gli elementi grafici sono proiettati al fine di accentuarne la tensione verso l’espansione.