Foto tratte dal sito www.arttribune.com
Alcuni casi recenti stanno facendo discutere l'opinione pubblica
Imbrattare opere d’arte per lanciare un messaggio: un nuovo fenomeno che prende piede. L'ultimo, eclatante, episodio è accaduto a Londra, lo scorso 14 ottobre, quando quattro attiviste appartenenti al movimento Just Stop Oil hanno lanciato barattoli di salsa di pomodoro contro il celebre quadro I girasoli, di Vincent Van Gogh, esposto alla National Gallery.
Una zuppa di piselli contro "Il Seminatore" di Vincent Van Gogh in mostra a Palazzo Bonaparte, a Roma: i responsabili rischiano cinque anni di carcere. Il liquido si è disperso sulla teca di protezione in vetro che protegge il dipinto e la cornice; i tecnici sono al lavoro per accertare se una parte anche minima sia entrata a contatto con il dipinto. In questo caso, anche se si trattasse di una superficie piccolissima, la posizione delle quattro ragazze potrebbe aggravarsi.
Intanto gli specialisti del Van Gogh Museum di Amsterdam sono volati a Roma per gli accertamenti sulla tela. Sono in corso anche ulteriori indagini per capire come le giovani abbiano fatto ad entrare nel palazzo con i barattoli di zuppa nascosti.
Perché compiere tale azione? Le ragazze hanno dichiarato alla stampa di appartenere ad un movimento contro la corruzione politica e chiedono solamente di rispettare la scadenza del 2025 per chiudere le centrali a carbone, oltre che di non aumentarne il fabbisogno italiano.
Perché proprio questo quadro? Non casualmente hanno scelto l’opera del celebre pittore olandese: nella figura c’è una casa di un contadino che rappresenta il diritto di vivere stabilmente la propria vita tra la natura. Gesti eclatanti per protestare, ma l'opinione pubblica si interroga: è davvero necessario prendersela con i capolavori dell'arte?
Leila Feka, Arianna Sacchi