“Stupefatto: avevo 14 anni e la droga più di me…”
A teatro per sensibilizzare sul tema dell’uso di stupefacenti
Mercoledì 26 marzo tutte le classi terze della scuola secondaria di Primo Grado “Simone da Corbetta” si sono recate al CinemateatroNuovo di Magenta per assistere allo spettacolo teatrale “Stupefatto”. In forma di narrazione, la rappresentazione è stata messa in scena dalla Compagnia Teatrale ITINERARIA, che da trent'anni anni affronta in tutta Italia tematiche controverse ed attuali.
Tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Enrico Comi, lo spettacolo con il suo carico emotivo e di informazioni, scardina alcuni luoghi comuni diffusi tra i giovanissimi: “Smetto quando voglio”; “La canna fa meno male delle sigarette”; “Sono droghe naturali”; “Le canne non hanno mai ucciso nessuno”; “Lo faccio una volta sola… per provare”.
La rappresentazione pone anche un’altra questione: ai giovanissimi viene correttamente insegnato che la droga fa male, “nuoce alla salute!” Loro, crescendo, vedono amici che si divertono usando droghe, risultando più estroversi e allegri. E qui sorge il dubbio. Crederanno agli amici? Oppure le giuste raccomandazioni dei genitori avranno la meglio? Grazie alla voce avvolgente di Fabrizio Di Giovanni gli spettatori verranno trasportati nella storia di Enrico e nella sua dura e difficile esperienza nell’ inferno della dipendenza da stupefacenti.
La formula di “Stupefatto” è semplice. Si parte dalla narrazione delle storie “vere” dei ragazzi, Enrico, Luca , Marco, Antonella, Franco... come si avvicinano alla droga, le loro motivazioni: perché lo ha fatto l'amico, per moda, per paura... Poi però lo spettacolo insegna anche che la droga fa male.
Un’esperienza utile per conoscere veramente le droghe e aiutare i ragazzi a fare la scelta giusta: non usarle.
Riccardo Baroli e Riccardo Colombari
Il segnalibro donato agli spettatori
La Torre del Sole: il cielo come non l’avete mai visto
Gita all’osservatorio della Torre del Sole di Brembate di Sopra in provincia di Bergamo per scoprire e osservare il sole: un’uscita didattica interessante per le classi 3B, 3E e 3F. La Torre del Sole è il terzo osservatorio astronomico più alto d’Italia ed è famoso in tutto il mondo.
L’osservatorio ha una storia particolare: prima la sua funzione era quella di acquedotto ma a causa dell’aumento delle case e degli abitanti del comune non era abbastanza efficiente. Agli inizi degli anni duemila il sindaco lo volle abbattere. Allora l’astronomo Natale Suardi intervenne, proponendo il progetto di un osservatorio per il Sole sfruttando intelligentemente la struttura già presente.
L’esperienza ha previsto, dopo una breve introduzione, la visita dell'osservatorio e una riproduzione del cielo stellato al Planetario.
Il responsabile della Direzione, Davide del Prato, ha spiegato ai ragazzi la storia della Torre e ha raccontato l’universo con un umorismo non comune, stravolgendo completamente ogni certezza.
L'osservatorio è diviso in due stanze: al livello del terreno, alla base del telescopio, vi è una stanza ottagonale non troppo ampia dove si può osservare il sole, la vecchia sala che ospitava le macchine dell’acquedotto. Per le visite scolastiche il sole viene proiettato, grazie ad un apparecchio apposito, su un telo di proiezione. In quella stanza molti restano confusi perché il sole come lo vedono i nostri occhi non è giallo o rosso, ma bianco. Le immagini del sole rosso e arancione che si trovano sui libri di testo sono tutte fatte per mezzo di raggi infrarossi o raggi X. E’ emerso che si possono notare delle macchie scure o macchie solari, cioè regioni magnetiche più fredde rispetto alle altre zone del Sole.
Dopo aver osservato il sole, la visita si è spostata sulla cima della torre, passando per la scala esterna. La guida ha spiegato che il tetto era rotante per permettere di vedere tutto il cielo anche da una sola apertura. La luce riflessa dal sole viene riflessa da tre specchi prima di entrare nel telescopio. Come ultima attività, visita nella sala planetario, ove un proiettore centrale proietta il cielo stellato sulla cupola del tetto.
L’ esperienza è stata molto ben organizzata ed è stata un'occasione per conoscere meglio l'universo.
Riccardo Baroli e Riccardo Colombari
Al Memoriale della Shoah per non dimenticare
Visita al Binario 21
“Indifferenza”: una grande scritta accoglie all’ingresso del Memoriale della Shoah, al binario 21, visitato da alcune classi terze. È il luogo da dove partivano i deportati, cioè le persone trasportate dai nazifascisti nei campi di concentramento in condizioni pietose, durante la Seconda Guerra Mondiale. Queste persone venivano caricate su dei vagoni, i quali erano utilizzati per il trasporto di merci, che partivano da un binario “nascosto” sotto la Stazione Centrale di Milano e successivamente venivano congiunti con il binario 21, grazie ad un elevatore.
La prima parola che è saltata all’occhio è stata “indifferenza”, appunto, che si riferisce all’atteggiamento delle persone che sapevano cosa accadeva sotto la stazione e “voltavano la testa”, e non facevano nulla per impedirlo.
Le guide hanno scelto di far vivere in un modo unico questa esperienza ai ragazzi, mostrando loro il percorso che facevano gli ebrei, gli oppositori politici e tutti coloro che non piacevano al regime fascista e venivano portati nei lager.
Emozionante il passaggio in un vagone originale, per far provare loro la sensazione di quanto fosse piccolo e buio questo posto in cui i deportati viaggiavano per giorni e giorni senza sosta, trattati in modo disumano.
Per concludere hanno mostrato il muro su cui vengono proiettati i nomi delle persone partite dal binario 21 e trasportate verso i vari campi di concentramento e di sterminio. La maggior parte di loro non ha mai fatto ritorno.
Questa gita ha toccato molto emotivamente i ragazzi, perché ha mostrato loro cose che non avevano mai sentito sulla propria pelle; gli ha insegnato anche ad amare il prossimo e ad aiutarlo al posto di essergli indifferente.
La scuola Simone da Corbetta ringrazia l’associazione ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) per aver permesso e organizzato questa bella esperienza.
Greta Acquaviva e Clarissa Filippini
Uso e ri-uso: a lezione di moda sostenibile
Dopo aver parlato a scuola di "Quanto mondo abbiamo addosso?" e dell'importanza della sostenibilità, in particolare quella tessile, abbiamo avuto la possibilità di conoscere una nuova realtà che si trova ad Abbiategrasso e che si ispira a questi principi: Uso e Ri-uso.
Durante la visita, abbiamo toccato con mano il lavoro svolto dai volontari e scelto con cura alcuni capi di abbigliamento secondo il nostro gusto realizzando un look completo su un manichino. E’ stata un'esperienza divertente e costruttiva e siamo orgogliosi di presentarvi le immagini di alcuni ragazzi della 3^F durante la creazione di questi look.
La realtà che abbiamo visitato è nata nel Gennaio 2018 per offrire un lavoro a chi ha difficoltà motorie, economiche e psicologiche e anche per un'esigenza ecologica, cioè il riuso; è gestita da un presidente e da volontari che hanno deciso di aprire questo negozio.
I capi d’abbigliamento vengono donati dai cittadini comuni che invece di inquinare, buttandoli via, preferiscono cederli a questi negozi dove poi vengono igienizzati e scelti accuratamente per la vendita. I vestiti intimi o non consoni vengono portati in centri dove vengono riutilizzati per altri scopi.
Il ricavato viene donato a ragazzi con disabilità o a persone che fanno parte della cooperativa.
Shixin Balzarotti e Martina Bianco
I ragazzi durante la creazione del look
Come imparare ad usare i nostri sensi
Una gita interessante per le classi seconde all'Istituto dei Ciechi di Milano
L’Istituto dei Ciechi di Milano offre da anni l’opportunità di sperimentare, anche solo per poche ore, un mondo senza luce.
I ragazzi delle seconde sono stati guidati in un affascinante percorso di scoperta. "All’inizio ci hanno fatto togliere tutti gli oggetti che avrebbero potuto illuminare la stanza, come telefoni, orologi e tablet. Poi ci hanno condotti in una stanza spaziosa e ci siamo seduti su delle sedie. Eravamo elettrizzati, ma anche un po’ spaventati", raccontano alcuni partecipanti.
La guida, una signora cieca, ha spiegato ai ragazzi cosa avrebbero dovuto fare, poi li ha lasciati immersi in un buio totale.
Ogni classe è stata suddivisa in piccoli gruppi e accompagnata alla scoperta di diversi ambienti tematici, come ad esempio il mare, da esplorare con l’aiuto di altri sensi come il tatto e l’olfatto.
Nell’Istituto dei Ciechi a Milano offre la possibilità di sperimentare diversi percorsi:
la favolosa "Cena al Buio” per conoscere nuovi sapori senza fermarsi all'apparenza della pietanza;
un “Escape room” che si svolge in alcuni ambienti del Percorso al Buio e ogni gruppo sarà accompagnato da una guida non vedente o ipovedente;
“L’arte del Tatto” due incontri per esplorare il tatto, vivere il buio e scoprire l’arte in modo nuovo, guidati da esperti non vedenti o ipovedenti
Questa esperienza ha permesso ai ragazzi di comprendere più a fondo la realtà delle persone cieche o ipovedenti, calandosi nei loro panni anche solo per un’ora. Hanno imparato a fare affidamento su sensi che normalmente vengono trascurati. All’inizio non è stato semplice, probabilmente perché non sono abituati a utilizzare in modo consapevole il tatto, l’olfatto e l’udito.
L’attività è stata fortemente apprezzata e viene consigliata come un’occasione preziosa per affinare tutti i sensi e imparare a non dipendere esclusivamente dalla vista.
Alice Serati, Elettra Stillavati e Aurora Virga