“Il silenzio dei vivi”
di Elisa Springer
a cura di Tommaso
di Elisa Springer
a cura di Tommaso
CARTA D'IDENTITÀ
TITOLO: Il silenzio dei vivi
AUTORE: Elisa Sringer
CASA EDITRICE
Sansoni per la scuola
ANNO E LUOGO DI PUBBLICAZIONE
2001 - Selvazzano
NUMERO DELLE PAGINE: 122
DIARIO GIORNALIERO DEL MIO LAVORO DI LETTURA
15 NOVEMBRE: da pag. 5 a pag. 19
16 NOVEMBRE: da pag. 19 a pag. 25
BREVE RIFLESSIONE
Non avrei mai pensato che degli uomini potessero arrivare ad essere così crudeli con altri uomini solo perchè si ritengono superiori.
20 NOVEMBRE: da pag. 41 a pag. 52
BREVE RIFLESSIONE
Leggendo questo libro e pensando a ciò che hanno passato gli ebrei, credo che non dovessero andare nei lager e subire tutte quelle torture solo perchè erano diversi.
21 NOVEMBRE: da pag. 53 a pag. 67
pag.53 a Milano “...in seguito alla applicazione delle leggi razziali, la proprietaria del negozio dove lavoravo, non potendo rischiare di avere con sé un’ebrea, fu costretta suo malgrado a mandarmi via. Dopo l'armistizio di Badoglio (settembre 1943: l’Italia esce dalla guerra, ma comincia l’occupazione tedesca) i nazisti cominciarono a dare la caccia a noi ebrei anche in Italia.”...
Individua e seleziona frammenti del libro letto, che raccontano come i bambini (e le loro famiglie) in qualsiasi modo, hanno tentato di mettersi in salvo dopo l’emanazione delle leggi razziali.
Elisa Springer è una scrittrice ebrea che ha raccontato la storia della sua vita, fin da quando era piccola, nei lager nazisti di Auschwitz ai tempi della seconda guerra mondiale.
Nel libro Elisa racconta di quando abitava in Italia, cercava di sfuggire ai tedeschi, tentando di avere una vita normale e facendo di tutto per non far sapere che era ebrea. Mi ha colpito tanto l’episodio in cui narrò di come cercò di cambiare identità per non essere scoperta.
Lei era costretta a cambiare spesso impiego, casa e città. Una volta, dopo un grandissimo bombardamento, trovò lavoro in un negozio di modista dove si trovava bene ma fu costretta a lasciarlo per l’applicazione delle leggi razziali. Lei dovette cercare una nuova casa e la trovò presso una vedova che le permetteva di rimanere senza essere notificata. La vedova di nome Angela le suggerì di falsificare la sua vera identità di origine ebraica. Per mezzo di alcuni amici partigiani Elisa riuscì ad avere la carta d'identità nuova con scritto che era di origine ariana di MIlano. Purtroppo tutto questo non le servì ad evitare il campo di concentramento perché fu catturata dalle SS per colpa di una spia.
Penso che se fossi stato nei suoi panni avrei cercato anch’io qualsiasi soluzione pur di non andare nei lager.