Gite scolastiche ad emissioni 0
Noi ragazzi delle classi 3D e 3E siamo andati in novembre in Val Vigezzo sfruttando i mezzi pubblici: siamo saliti sul treno Gallarate-Domodossola e poi sulla mitica Vigezzina-Centovalli, treno che unisce l’Italia e la Svizzera da 100 anni tra valli e ponti sui laghi! Durante i tre giorni ci siamo mossi sfruttando la Vigezzina o le nostre gambe e abbiamo visitato mulini, boschi, paesi, musei… anche la Linea Insubrica! Così tra una “lezione” di storia, una di geologia e una di botanica, tanti giochi serali e risate… i tre giorni sono volati
Conoscere il nostro territorio
... ma anche a Varese ...
... per scoprire luoghi quasi sconosciuti come i rifugi antiaerei della seconda guerra mondiale, per godere delle meraviglie cittadine come i giardini estensi e per sapere qualcosa in più dei viaggi africani dei fratelli Castiglioni!
Gite che ci aiutano a riflettere
PIME - Milano
Il 30 Aprile 2024 tutta la scuola si è recata al PIME, un’associazione di missionari che offrono il loro aiuto a popolazioni in difficoltà. Rimangono lontano dall'Italia per giorni, mesi o addirittura anni.
Il nostro obiettivo era quello di vivere una giornata interculturale e di capirne il significato.
Appena arrivati abbiamo visitato un museo che mostrava i cimeli di tutte le tribù con cui i missionari del PIME sono entrati in contatto.
In seguito abbiamo assistito a una mostra temporanea sul Bangladesh intitolata “un altro paio di maniche”. Questa espressione deriva dall’usanza delle donne del Settecento di cambiare le maniche dei loro vestiti da festa.
Nella mostra si è trattato l’argomento della “Fast Fashion” che ormai è un grosso problema dell’industria tessile in Bangladesh e in tutti i paesi meno sviluppati. La "Fast Fashion" è causa di un elevato inquinamento e a un grosso accumulo di vestiti inutilizzati.
Poi abbiamo visto la differenza tra una maglietta prodotta in Italia ad un costo più alto e una maglietta prodotta in Bangladesh ad un prezzo più basso; apparentemente le due magliette sembravano uguali ma osservando più attentamente il cartellino abbiamo notato che la maglietta prodotta in Italia era più sostenibile piuttosto che quella prodotta in Bangladesh.
Un altro problema del Bangladesh è lo sfruttamento dei lavoratori, che vivono e lavorano in condizioni disumane; ricordiamo ad esempio il crollo del Rana Plaza di Savar il 24 Aprile del 2013 che causò molti feriti e altrettanti morti.
Un altro argomento molto interessante su cui abbiamo ragionato alla mostra è la differenza tra i vestiti moderni e quelli dell’antichità, infatti abbiamo notato che le tribù più antiche dedicavano molte settimane alla produzione di un solo abito, invece ora le industrie tessili producono circa 150 miliardi di capi all’anno.
Testo scritto da: Camilla Sacco e Matilde Bertoni.
Oggi: usa e getta
Ieri: la cura dei dettagli