NELL'ISOLA DEL SOLE

TITOLO: Nell’isola del sole

AUTRICE: Daisy Willow 

CASA EDITRICE: Giunti 

ANNO DI PUBBLICAZIONE: Giugno 2022              PAGINE: 145


Daisy Willow ha sempre una valigia pronta. Nel suo vagabondare incontra molte storie, ognuna delle quali le regala ulteriori viaggi nello spazio e nel tempo. Forse anche per questo ama scrivere in treno. 


Questo è il primo romanzo che leggo della Willow e ha realizzato anche Tutti hanno un segreto. 

Il libro appartiene al genere letterario romanzo rosa storico, ovvero una categoria di narrativa incentrata sulle relazioni romantiche in periodi storici. A me appassionano molto le storie d’amore, ma leggere qualcosa che è accaduto nel passato non mi ha fatto impazzire. 


Un giorno di maggio in Sicilia, nel lontano 1842, viveva la famiglia Russo composta da: Don Vittorio, Donna Rosalia, le due gemelle Costanza e Pia, Ignazio e i due figli maggiori, Giovanni e Antonia. 

I Russo dovevano prepararsi per l’occasione della festa di Santa Rosalia che si sarebbe tenuta di lì ad alcune settimane, a metà luglio. Cinque giorni di balli, corse dei cavalli, ricevimenti, processioni e celebrazioni. Ci voleva un intero guardaroba per affrontare quell’appuntamento atteso da tutta la società palermitana. E loro non potevano sfigurare. I Russo si sarebbero fatti notare. 

Il giorno seguente, Antonia vide poco lontano una figura nota. Era l’inglese che faceva affari con il padre. Approfittando della confusione e della distrazione della madre gli si avvicinò. 

Si chiamava Mister Griman. Si presentò in modo galante e si conobbero dandosi sempre del voi. Lui le disse di chiamarsi Edoardo. Il ragazzo la salutò con un elegante inchino e Antonia con un solo cenno del capo. 

Antonia andava spesso a fare una passeggiata di nascosto con il cavallo, ma quel giorno, l’aveva vista il fratello maggiore. Lui non era per niente a favore di farla andare in giro da sola per paura di incontrare qualcuno, ma a lei non interessava. Mentre discutevano, Giovanni le disse di fare la “brava Antonia” perché ormai era quello che si aspettavano tutti. La ragazza non capiva e si fece spiegare meglio. Lui le disse che erano il nuovo affare del loro padre. Per i conti e le baronesse, avranno sempre il sangue di un pescivendolo come il loro nonno. Il padre, invece, voleva assicurarsi che nelle loro vene ci fosse sangue nobile. Per raggiungere quell'obiettivo, stava cercando di combinare dei matrimoni adeguati per entrambi. Antonia non ci voleva credere, così prese il suo cavallo e se ne andò. Aveva imboccato la strada che portava fuori dalla proprietà al galoppo. Non le importava che qualcuno la vedesse. Imboccò la stradina che era stretta, bianca e polverosa, circondata da cespugli e da fichi d’india. Cercò di placare la rabbia che era montata dentro di lei. 

Decise di abbandonare la strada per tagliare attraverso i campi. Guidava il baio, tra l’erba alta e le sterpaglie. D’improvviso, il cuore di Antonia mancò un battito: un rincorrersi di voci maschili l’aveva raggiunta. Erano tante, vicine. 

Erano braccianti. Dovette però rallentare il passo perché il cavallo rischiava di inciampare tra le radici e i dossi. Concentrata a guardare il terreno, non vide il ramo. Un colpo secco le tolse il fiato e in un attimo si ritrovò a terra mentre il cavallo proseguiva la sua corsa. Il ramo l’aveva colpita in pieno petto al punto che le tolse il fiato. Era ancora china a terra quando sentì un rumore di zoccoli dietro di lei. Due stivali atterrarono accanto alle sue mani. Erano quelli di Edoardo. Lui si prese cura di lei e andarono a cercare il cavallo. Tenendola per mano, Edoardo si voltò verso di lei e la prese per la vita, mettendola in sella senza alcuno sforzo. A quel contatto così intimo e inaspettato, Antonia diventò rossa e il suo cuore prese a battere tantissimo. Erano così vicini. Trovarono il cavallo poco lontano. Lui insistette a portarla a casa, ma lei preferiva non farsi vedere dalla famiglia. Infine la portò fino all’ingresso della sua tenuta e fecero vie secondarie per non incontrare sguardi indiscreti. Arrivati lì, lo ringraziò e gli disse che sperava di incontrarlo presto. Lui aggiunse che pareva che il destino avesse deciso così. Antonia si allontanò al piccolo trotto. Edoardo rimase a osservarla finché non sparì alla sua vista. Quella ragazza gli aveva lasciato una sensazione insolita. 

A cena, Don Vittorio aveva annunciato che ormai era tutto pronto per la partenza di Giovanni, per l’Inghilterra. Aggiunse però, che non doveva partire da solo, ma era riuscito a convincere Edoardo Griman a partire con lui. 

La sera successiva, Edoardo andò a cenare a casa di Antonia per sistemare le ultime cose per il viaggio con il fratello Giovanni. Finita la cena, Donna Rosalia disse alle ragazze di andare a dormire, ma Antonia andò in giardino sullo sdraio. Poco dopo, uscirono anche i due ragazzi a fumare ma lei si nascose. Giovanni rientrò dentro prima, mentre Edoardo restò fuori e, dopo un po’, Antonia si fece vedere. Parlarono piano per non farsi sentire finché lo spazio tra loro era quello di un respiro. Era stata lei ad avvicinarsi. 

E accadde tutto all’improvviso: lui si chinò e la baciò sulle labbra, lieve. Fu un tocco delicato che durò un momento, ma accese in lei un fremito che le attraversò il corpo. Edoardo si ricordò che essere scoperti avrebbe significato la rovina. Con un lampo negli occhi, si staccò da lei e rientrò in casa. 

Un giorno, Don Vittorio andò a fare affari con il principe per dello zolfo. In cambiò, però, si doveva sposare con sua figlia Antonia. Accettò. 

Il pomeriggio, Edoardo e Antonia si incontrarono in spiaggia. Passarono molto tempo assieme e lui la strinse a sé fino ad annullare del tutto le distanze tra i loro corpi. Stretta tra le sue braccia, si sentì la ragazza più desiderabile del mondo. 

Il mattino seguente, Edoardo e Giovanni partirono per l’Inghilterra. 

Quella sera a cena Don Vittorio richiamò l’attenzione della famiglia e, senza nascondere un sorriso di soddisfazione, disse di brindare perché presto ci sarebbe stato il matrimonio tra Antonia e il principe di Villa Chiara.

Il mondo di Antonia si sgretolò. Non ci voleva credere.  

Le giornate che seguirono furono un succedersi di visite e pomeriggi in società, le serate un turbine di balli e feste. 

La famiglia fu invitata a Palazzo Tasca d’Almeria. Fu un sollievo per Antonia scoprire che la figlia della baronessa, Matilde, quel giorno aveva organizzato, solo per le ragazze, un piccolo rinfresco in giardino. Le giovani stavano chiacchierando e spettegolando degli amori che si erano accesi nelle ultime settimane. Poi Camilla disse che una certa Francisca pareva si fosse compromessa con molti gentiluomini, in particolare con quell’inglese che era in viaggio con il fratello di Antonia. Aggiunse che era una cosa recente. 

Antonia rimase molto ferita perché, per lei, Edoardo era un uomo importante e diverso dagli altri. 

Una sera, a palazzo dei Villachiara, venne invitata la famiglia Russo per definire il futuro matrimonio tra Antonia e il principe. Quella sera venne annunciato a tutte le persone presenti lì. Per Antonia fu peggio del patibolo. 

Ignazio portò a palazzo dei dolci che celebravano la pienezza della femminilità e del grembo materno. Erano i dolci del fidanzamento. Antonia era in trappola. Tutto era già stato deciso. Senza di lei. Era pietrificata. 

Un giorno uscì con delle sue coetanee al parco. Lì incontrarono un ospite americano di nome John Sterling. Per rientrare, lui propose ad Antonia che l’avrebbe portata a casa e lei accettò, ignara di quello che le avrebbe fatto nel tragitto. Lui ci provò con lei, cercando di baciarla e fare altro. Lei lo spinse giù dalla carrozza e ritornò a casa impaurita e arrabbiata. 

Era l’ultimo giorno di festa di Santa Rosalia e tutti in paese parlavano di quello che era accaduto tra Antonia e John Sterling la sera prima. L’imbarazzo aveva congedato tutta la famiglia Russo, ma Don Vittorio impose a tutti di presenziare agli eventi di quella giornata come se nulla fosse. Il principe di Villachiara sembrava scolpito nella pietra. Il matrimonio tra Antonia e il principe venne annullato per l’inconveniente che era accaduto. 

La sera, tornati a palazzo, si sollevò la tempesta. Il padre si arrabbiò forte con Antonia dicendone di tutti i tipi. Le disse che avrebbe organizzato un altro matrimonio. Antonia non ne poteva più tanto che corse in camera sua e ci restò per molti giorni. 

Donna Rosalia capiva benissimo sua figlia perché anche lei si era dovuta sposare con Don Vittorio, nonostante non lo amasse veramente. Lei amava il suo migliore amico. Voleva aiutarla in qualche modo. 

Quella sera Donna Rosaria e Carmela, cameriera dei Russo, parlarono di Antonia e pianificarono una soluzione per non farla sposare e farla vivere felice con Edoardo. Donna Rosalia parlò con il marito di questo matrimonio e gli propose di celebrarlo quando fossero tornati Giovanni e l’inglese. Era una strategia per far passare il tempo. Lui accettò e andarono a dormire.

Qualche giorno dopo, i ragazzi tornarono dall’Inghilterra e Edoardo mandò un biglietto ad Antonia con scritto che la aspettava in riva al mare al tramonto. Non sapeva se sarebbe stata tutta una menzogna, ma la ragazza accettò perché voleva vederlo per l’ultima volta e dirgli quello che pensava di lui. 

I due si incontrarono in spiaggia e all'inizio lei parve molto fredda. Parlarono e si scusarono entrambi. Per lui Antonia era la donna più importante della sua vita così le chiese di sposarla. Lei rispose che voleva viaggiare e conoscere il mondo, poi si sarebbero sposati. Edoardo, allora, le propose di fuggire insieme e esplorare il mondo insieme. Lei accettò e organizzarono la fuga. 

Ritornata al baglio, Antonia raccontò tutto a Carmela della proposta di matrimonio che aveva rifiutato, ma soprattutto del viaggio del suo futuro. 

Parlò anche con la madre e lei approvò la sua scelta. 

Partì all’alba di nascosto salutando solo sua madre e Carmela. Arrivata alla scialuppa, lì i due giovani si sarebbero trovati per fuggire, ma di Edoardo non c’era traccia. La nave doveva partire. Antonia decise di andare a viaggiare senza l’inglese. 

Era arrivata a Marsiglia ormai da alcuni giorni, in attesa dell’arrivo del piroscafo che l’avrebbe portata a New York. Si era sistemata in una locanda poco lontana dal porto. Un attimo dopo Antonia vide Edoardo scattare e correre giù dalla passerella, facendosi largo tra le persone. Poi si ritrovò tra le sue braccia. Erano sorpresi entrambi perché avevano paura che non si sarebbero rivisti più. Lui la stava aspettando e le spiegò che, quella mattina, non era riuscito a raggiungere in tempo il luogo dell’appuntamento perché Don Vittorio si era presentato da lui poco prima dell’alba. 

Infine, ce l’avevano fatta. Decisero di partire per Parigi e poi Londra. Erano felici, ma, soprattutto, erano insieme. 


I fatti sono narrati in ordine cronologico. 

Secondo me, si tratta di una storia molto interessante perché ti fa esplorare la cultura del passato, conoscere come si comportava la gente e quanto fossero rigide le regole di vita di una ragazza. Antonia non poteva scegliere chi sposare, ma era il padre a farlo. Lei però, è riuscita a scappare e a crearsi il futuro come voleva. Secondo me, l’epoca ti fa anche capire che, però, non tutte le donne erano fortunate a scegliere la loro vita. 

La narrazione è in terza persona. 

Alcune riflessioni che mi hanno colpito molto sono: 

L’autrice ha inserito nel romanzo descrizioni dei personaggi come:

Le vicende si svolgono in un’epoca passata. L’ho capito dai dialoghi tra le persone. Tutti si davano del voi. 

I personaggi appartengono ad una famiglia di nobili e abitano in corti. 

I periodi sono molto lunghi e sono presenti molti dialoghi. 

I fatti vengono narrati con un ritmo molto lento. 

Lo stile che utilizza l’autrice è raffinato, elegante, antico e complesso.

Non mi ha fatto impazzire molto. Preferisco un linguaggio più moderno. 

I temi che hanno ispirato la scrittrice sono: l’amicizia, l’ingiustizia, il destino, le coincidenze e l’amore. 

Il libro mi è piaciuto. Ho trovato molto interessante la storia d’amore tra Antonia e Edoardo, peccato per la storia che è ambientata nel passato poiché a me piacciono le ambientazioni contemporanee. Per leggerlo, ho impiegato tre giorni. Consiglierei questo romanzo a persone amanti di letture ambientate nell’ Ottocento del passato.


                                                                                                                                                                                                                     3A, Secondaria Minerbe