Guerre nel mondo

All’arrivo di ogni guerra le donne hanno sempre dovuto e devono tuttora, purtroppo, “rimboccarsi le maniche”. Gli uomini vengono arruolati nell’esercito e a loro viene lasciato il compito più arduo: occuparsi di tutto il resto. Vedono partire padri, fratelli, mariti e figli, senza la certezza di vederli tornare; e si mettono al lavoro.

Durante le due Grandi Guerre, le donne sostituivano gli uomini nelle fabbriche e nelle campagne o andavano al fronte per curare i soldati feriti. Oltre a fare il bene dello Stato, si dovevano prendere cura della famiglia, crescendo da sole i figli e cercando di proteggerli. Un peso che si andava ad aggiungere alle ripetute violenze psicologiche e fisiche perpetrate dai soldati nei loro confronti.

Un doveroso accenno va fatto anche alle donne più piccole, le bambine, che si vedevano negate della propria infanzia, del gioco e dell’istruzione, che sono cresciute abituandosi a mettere da parte i loro sogni e la loro allegria.


Un dramma, quello delle bambine, che non cessa di essere realtà e quotidianità nemmeno oggi: la piaga dei conflitti armati fa sì che le bambine siano particolarmente a rischio di abusi fisici e sessuali, con effetti permanenti sulle loro vite; uno sviluppo fisico e psicologico minato alla base che finisce per ripercuotersi, negli anni a venire, sull'intera società. Con la pandemia poi, sono arrivate ulteriori insidie per le minori nelle aree afflitte da conflitti. La chiusura delle scuole e le limitazioni nell'accesso ai servizi sociali e sanitari espongono le bambine e le ragazze a rischi ancora maggiori di violazioni e abusi.





UCRAINA

I tavoli di guerra, dove le donne non ci sono

In questi giorni di guerra abbiamo conosciuto storie di Donne che resistono, che hanno perso i figli, che cercano di costruire mentre tutto intorno a loro viene distrutto, che inseguono la vita e che si mettono in prima linea nella difesa del Paese. Eppure attorno ai tavoli di guerra, ai tavoli delle trattative, le donne non ci sono; non ci sono donne laddove si decide di guerra, di bombardamenti, di confini, di misure d’emergenza. E queste donne si sono ritrovate a vivere in quei capitoli della storia fatti di uomini impegnati al fronte per difendere il loro Paese, mentre loro subiscono inevitabilmente tutti gli effetti di questa guerra devastante o tentano di lasciare l’Ucraina con i propri figli per mettersi al sicuro.

Lo sa Tatjana, la mamma di 43enne morta a Irpin sabato mattina insieme ai suoi due figli. Tutti colpiti da un colpo di mortaio sparato sulla popolazione civile che stava tentando di fuggire dal Paese.

Lo sa Polina ha cercato rendere più facile il viaggio a sua figlia di 3 anni nascondendo la verità. "Naturalmente è difficile viaggiare con un bambino, ma le ho detto che stiamo andando in vacanza e che torneremo sicuramente a casa un giorno quando la guerra sarà finita".

Lo sa Nataliya, 65 anni, insegnante in pensione che è fuggita dal Donetsk nell'Ucraina orientale e ha viaggiato per 36 ore con sua figlia e suo nipote.

Lo sa Kateryna, che è riuscita a mettere in salvo sua figlia Liliya, 14 anni, che soffre di una grave paralisi cerebrale.

E lo sanno anche "Luna e mamba", due ragazze che hanno deciso di prendere le armi per proteggere Kharkiv.