Santa Maria Novella 

rivive sulle pareti del D’Arzo"

La chiesa dell'Alberti 8 secoli dopo

Un pezzettino di Firenze a Montecchio, sulle pareti della 4A liceo. Primo piano dell’Istituto d’Arzo. Salite le scale, a destra, si entra. Di fronte un pannello celeste fa da sfondo. Sopra, altri sei pannelli riproducono la facciata di uno dei monumenti simbolo dell’architettura italiana: la chiesa di Santa Maria Novella nell’omonima piazza a Firenze, progettata da Leon Battista Alberti nel XIII secolo e consacrata due secoli dopo.

Quell’opera d’arte, punto di riferimento per i domenicani, è stata “trasportata” dai 21 liceali sotto la guida della prof.ssa di storia dell’arte, Adalgisa De Marco. Due anni di lavoro, anzi, di alternanza scuola lavoro. Il progetto, infatti, nasce con l’intento di ottimizzare quel percorso che i giovani studenti intraprendono secondo le direttive ministeriali. Il cosiddetto, Pcto, un periodo di formazione che eluda l’ordinario insegnamento frontale. Quindi attività, esperienze lavorative e, perché no, progetti. Ecco il caso. In terza hanno partecipato tutti. Nell’anno appena concluso, alcuni. Un rientro pomeridiano alla settimana per ricreare ogni singolo particolare. Non a caso, i ragazzi concordano su un aspetto: “La cosa che ci portiamo via è senz’altro la precisione. Il senso delle proporzioni”. 

Che poi basta guardarla, quella Santa Maria Novella in miniatura. Stessi archi, stesse decorazioni e stessi colori dell’originale. La cura è evidente. Il modulo aureo dell’architetto rivive. “I particolari sono stati ingranditi e ridisegnati rispettando la ripartiazione modulare con la quale l’Alberti aveva progettato la struttura” spiega la prof.ssa De Marco. Un lavoro da certosini, che è partito da un piccolo grafico del libro di testo che divideva in parti la facciata. Poi dopo un ingrandimento dei particolari si è passati alla riproduzione. E il via dei lavori. Solo che al posto di scalpello e marmo s’è usato un policomposto di carta e polistorilo mentre per i disegni ci si è affidati alla riproduzione utilizzando un sistema di ricopiatura e revisione dei rapporti in scala idonea. Una, due, tre volte fino a quando l’immagine perfetta in ogni sua parte ricomposta e montata nel suo insieme non è stata trasferita sulla parete. Dal fondo della classe, Melissa ricorda le difficoltà dei lavori, “su tutte, capire che prima di mettersi all’opera bisogna avere il progetti chiaro in testa. Altrimenti i pezzi non coincidevano. Non si incastravano”. Sarà la sua maglietta nera con il logo della Nasa che la fa sognare “ma -  scherza – solo una volta finito abbiamo pensato che esistesse davvero la chiesa”, scherza. Non proprio: ora ne esistono due.


  

                                                                                       Matteo Castagnoli