Divulgazione

Benvenuti in questa rubrica.

Qui parliamo di argomenti che affrontiamo normalmente a scuola, ma lo faremo con uno sguardo tutto nostro, originale, curioso, a volte irriverente.

Aspettiamo quindi anche le vostre ricerche o nuovi argomenti da aggiungere alla rubrica.


L'acqua: l'oro blu del XXI secolo

di Lorenzo Mondaini e Lara Recanatini (classe 1B)

Pensi che l’acqua sia infinita ? O  che addirittura fare un bagno non sprechi acqua? leggi il nostro articolo e scoprirai che ti sbagli…

Il 70% del nostro pianeta è composto da acqua, ma l'acqua dolce disponibile per gli umani rappresenta appena lo 0,007% di tutta quella presente sulla Terra.

L’acqua potabile sulla terra è pari a 1.390 milioni di chilometri cubi. Sembra tanto, vero?

Eppure 3 miliardi di persone ogni anno non possono usare l’acqua per lavarsi, oltre 2 miliardi non hanno accesso all’acqua potabile e 800mila all’anno (di cui quasi la metà sono bambini) muoiono di sete.

 Ci dobbiamo reputare veramente fortunati!

Ognuno di noi non si sente colpevole ma anche oggetti della vita di tutti i giorni richiedono molta acqua per essere fabbricati. Una sola maglietta di cotone ne consuma addirittura 3000  litri per essere prodotta, invece per produrre uno smartphone si impiegano 13mila litri d’acqua; e pensare che ci sono persone che cambiano smartphone ogni anno quando ci sono milioni di bambini poveri  che soffrono e muoiono di sete ogni anno…

La stessa cosa vale per l’uso domestico; per fare una breve doccia che dura  5 minuti usiamo 30 litri d’acqua invece per fare un bagno ne usiamo il quadruplo. Se pensi che 90 litri non facciano differenza, immagina se tutti la pensassero come te…

La storia di Antoine-Joseph Sax, il papà del sassofono

di Nicolò Cimino (classe 1B)

Antoine-Joseph Sax, nato nel 1814 e morto nel 1894, è l'inventore del sassofono che presentò a Parigi nel 1846.

Adolphe, questo il soprannome di Antoine-Joseph, era membro di una famiglia franco-belga di costruttori di strumenti musicali in metallo e brevettò il suo sassofono nel tentativo di migliorare il timbro del clarinetto basso.

Diciamo che non venne accolto molto bene perché il sax era uno dei primi strumenti dell'era moderna e con una meccanica del tutto nuova. Lo strumento fu in seguito usato da grandi compositori dell'epoca come Hector Berlioz.

LA CONCORRENZA !

Nacque il “nuovo oficleide” o “oficleide a bocchino”, prototipo attuale del sassofono. Nel 1856 anche Pierre-Louis Gautrot brevettò uno strumento musicale derivato dall'oficleide. Ma che cos'è questo oficleide? Era la versione originale del sassofono e consisteva in un strumento in ottone come lo conosciamo oggi, ma con un boccaglio “a tazza” in ottone. Successivamente Adolphe cambiò il boccaglio dalla forma “a tazza” a quella ad ancia semplice.

La Grande guerra, un orrore impossibile da cancellare

di Andrea Cardinali (classe 3C)

La Prima guerra mondiale, detta anche Grande guerra e Guerra totale, fu uno dei più sanguinosi conflitti della storia umana che causò almeno dieci milioni di vittime e quasi venti milioni di mutilati. Questo evento terribile della storia umana evidenziò anche molte novità rispetto al passato.

Nel 1914 le tensioni tra gli Stati erano aumentate e il nazionalismo aveva trasformato l’amor di patria in odio per gli stranieri e per i Paesi rivali, incitando così alla  corsa agli armamenti.

L’Europa, durante la Prima guerra mondiale, era divisa in due schieramenti: la Triplice Intesa, formata da Russia, Gran Bretagna, Francia,  e lo schieramento opposto, la Triplice Alleanza di cui facevano parte i due  Imperi centrali e L’Italia. Queste due alleanze si erano formate proprio a causa delle tensioni tra gli Stati e così iniziò  la Grande guerra.

Per la prima volta nella storia si sviluppò un conflitto che non coinvolse sono coloro che combattevano sui campi di battaglia, ma riguardò l’intera  società e in particolare le donne, che tennero in piedi il fronte interno svolgendo professioni fino a quel momento riservate agli uomini.

Durante il conflitto tutto era finalizzato a sostenere la guerra; infatti le industrie vennero convertite per la produzione bellica e divenne  praticamente impossibile comprare non solo oggetti di valore ma  anche i beni più comuni; così i prezzi divennero spropositati e si diffuse il mercato nero.

I soldati nelle trincee vivevano in una condizione ancora peggiore a causa di malnutrizione, mancanza di igiene e  malattie, oltre al rischio costante di essere uccisi dai nemici. Queste condizioni fisiche portavano a casi di insubordinazione o diserzione, entrambi punibili con fucilazione diretta.

Oltre altre terribili condizioni in cui vivevano, i soldati dovettero far fronte per la prima volta ad una guerra tecnologica. La Prima guerra mondiale fu un conflitto nuovo rispetto a quelli precedenti per il peso che in esso ebbero le nuove tecnologie e le nuove armi come: mine per rallentare gli attacchi nemici, mitragliatrici per impedire le avanzate, carri armati cioè mezzi pesanti con lo scopo di distruggere ogni cosa, e infine i sottomarini per eliminare gli scambi commerciali negli Oceani, soprattutto usati dalla Germania contro Gran Bretagna e Stati Uniti, grandi alleati commerciali. Altre grandi novità furono gli aerei e i dirigibili, infatti, questa si ricorda come la prima guerra aerea. Inoltre, una delle maggiori cause di morte erano i gas chimici asfissianti che obbligavano i soldati ad indossare le maschere antigas nelle trincee.

Nel 1918 la Grande guerra terminò e lo schieramento vincente fu quello dell’Intesa, di cui l’Italia entrò a far parte nel 1915 a seguito del patto di Londra, firmato segretamente dal ministro degli esteri Sidney Sonnino.

I territori furono ridistribuiti punendo la Germania, considerata come la responsabile del conflitto. L’Italia ottenne il Trentino, l’Alto Adige, l’Istria, Trieste, ma non l’intera  Dalmazia.

Dopo aver studiato la Prima guerra mondiale ed essermi fatto un’idea su ciò che è accaduto, ho capito che siamo stati fortunati ad essere nati in un Paese che ripudia la guerra e dove possiamo condurre una vita agiata.

Due giorni fa mi sono imbattuto in una foto riguardante la Grande guerra e ho visto un ragazzino della nostra età con una mitragliatrice in mano mentre combatteva sul Piave per impedire l’avanzata austro-tedesca; ecco è per  questo che dico che siamo fortunati.

"Vi spiego l'evoluzione". Parola di cellula

di Davide Gabbianelli (classe 1D)

Mentre stavo navigando su internet, per conoscere cose nuove, mi sono imbattuto in  canali youtube di divulgazione scientifica e ho scoperto come si evolve realmente una specie. Ho anche capito che alcune cose che pensavamo fossero vere su questo argomento in realtà non lo sono. Per esempio il modo in cui si è evoluto l’uomo. Allora ho immaginato che a spiegare questo “mistero” potesse essere un nostro vecchio antenato, la cellula.

“Ciao! Vi spiegherò come si evolve una specie - dice la cellula - Innanzitutto occorre dire che, spesso, l’evoluzione nasce dalla separazione di una specie in più gruppi, a causa, molte volte, di eventi naturali o fenomeni climatici. Questi gruppi si stabiliscono in zone differenti cosicché ciascuno di essi si adatterà all’ambiente in modo differente.”

Cara cellula, una domanda, però, sorge spontanea: come fa, concretamente, una specie ad adattarsi all’ambiente in cui si trova a vivere? “Semplice - risponde la cellula - La specie si deve riprodurre facendo nascere cuccioli differenti dai genitori; a volte, i cuccioli hanno delle mutazioni che, se sono favorevoli alla sopravvivenza in quello specifico ambiente, possono essere tramandate alle future generazioni in modo che queste siano adatte a vivere proprio in quell’ambiente”.

Grazie, cellula, ma puoi farci qualche esempio? “Ovvio. In Oceania vivevano dei grilli; come per ogni altro insetto di questa specie, i maschi producevano dei suoni per attrarre le femmine. Questo suono, però, attraeva anche un altro insetto che deponeva le proprie uova in un corpo esterno, proprio quello del grillo in questione. Queste uova si sarebbero poi schiuse dentro di esso uccidendolo, quindi man mano che il tempo passava si accoppiarono sempre di più i grilli con una mutazione che non permetteva loro di produrre il suono. Ebbene, oggi quella specifica tipologia di grilli sopravvive proprio in quell’ambiente specifico”. 

Lo strano caso dei Longobardi e della pizza

di Maddalena Carletti (classe 1B)


Perché i longobardi sono importanti per noi? Forse non tutti sanno che...

E' grazie ai Longobardi che oggi utilizziamo molte parole. E' stato proprio questo popolo, giunto in Italia nel VI secolo, a tramandarci alcuni termini di uso comune. Qualche esempio? Lancia, stinco, guancia e anca.

Sono di origine longobarda anche alcuni verbi dal significato "violento", come arraffare e spaccare.  Qualche altro esempio? Tracce longobarde si trovano anche in alcuni notissimi cognomi, come Garibaldi o Boniperti.

Ma c'è un legame con i Longobardi che ha dell'incredibile. Sapete da dove, almeno così ipotizzano alcuni  storici, proviene la parola “pizza”? Sembra incredibile ma anche questa parola deriverebbe dalla lingua longobarda

Nell’antichità, nel mondo greco e romano, si mangiava una focaccia, chiamata pita, e visto che i Longobardi tendevano a trasformare la “t” in “z” con il tempo la pita è diventata “pizza”!

Interviste impossibili

Gli studenti della 2D, al termine del loro percorso storico, hanno scritto testi di divulgazione nella forma delle interviste impossibili ai personaggi, in un ebook impaginato collaborativamente nelle ultime settimane di lezione. Cosa pensavano i protagonisti dei principali eventi della storia europea (e non solo) dalla scoperta dell'America all'Unità d'Italia? Nei testi una possibile risposta.
Nell'introduzione che apre le interviste, presentate in un indice-timeline, le coordinate del lavoro, a questo link il libro sfogliabile. Buona lettura!  

Mascherine nella storia

    di Nora Acqua

Una ricerca approfondita e interessante che ci racconta l'evoluzione e l'utilizzo delle mascherine nel corso del tempo: la trovate in questo articolo.

Il delicato equilibrio dei Balcani in tre domande

di Azzurra Manzotti con Nicole Fariello, Luca Mastrogiacomo, Sara Sgalletta, Francesca Tagliarini e la prof.ssa Maria Teresa Reale

Una approfondimento per sapere qualcosa in più sui Balcani: che ruolo hanno avuto nella storia? Come si sono sviluppati? Scoprilo in questo testo tutt'altro che noioso.

Leggi la ricerca a questo link

La sfida degli abissi 

Il batiscafo Trieste e la conquista delle fosse delle Marianne

Di Gianluca Intermite

Lo svizzero August Piccard disse: “la superficie del mare è una frontiera. Per molto tempo l’uomo navigatore, esploratore o anche scienziato, nell’oceano non ha visto altro che questa frontiera. Da una parte vedeva il cielo e la terra, dall’altra, un mondo ignoto e ostile, che nessuno poteva penetrare.

Con la tecnica moderna il problema è cambiato: la superficie appare, al contrario, molto meno comoda, molto più pericolosa di quanto non siano gli abissi”.

Egli conosceva molto bene la legge della fisica dei fluidi e trasferì molte delle sue esperienze dalle apparecchiature per il volo libero in alta quota, alle macchine subacquee che hanno conquistato le estreme profondità degli oceani.

August Piccard, quando era ancora studente al politecnico di Zurigo, concepì l’idea  del batiscafo ossia della nave adatta alle grandi profondità.

Dopo quasi 30 anni di sperimentazione suo figlio Jacquest e il tenente della marina statunitense (Donald Walsh) riuscirono a compiere, il 23 gennaio 1960 una straordinaria impresa: con il batiscafo Trieste scesero fino ai quasi 11000 m nel punto più profondo del mare, la fossa delle Marianne, situata nelle vicinanza delle isole Marianne al largo del Giappone.

Il principio del funzionamento del batiscafo Trieste era abbastanza semplice: il pilota e l’osservatore erano rinchiusi in una cabina d’acciaio con particolari caratteristiche di resistenza alla pressione dell’acqua e quindi poteva solamente affondare; per la risalita si alleggeriva l’intero scafo lasciando andare una zavorra.

Durante la loro immersione, durata complessivamente 9 ore, Jacquest Piccard e Donald Walsh osservarono (non senza sorpresa) alcuni strani pesci piatti, specie di “platesse degli abissi”, dimostrano per la prima volta che anche in quell'ambiente ostile, buio, freddo (2,4 gradi) la vita può esistere e diffondersi. 

La musica e come la si può percepire

di Giorgia Luconi

Vi siete mai chiesti se la musica si può percepire anche non attraverso le orecchie ma attraverso vibrazioni? Beh, siete nel posto giusto; qui vi racconterò tutti fatti curiosi che ci faranno capire come questo accade.

Come si propaga la musica?

Tutti i suoni che percepiamo durante la giornata come ad esempio la musica, la voce umana, il rumore di un oggetto che cade o dell’acqua, sono prodotti grazie ad una vibrazione. Questa produce una variazione della pressione dell’aria che si propaga ad onde fino al nostro orecchio. In musica questa vibrazione è prodotta da una corda (chitarra e violino), dalla pelle di un tamburo, da un disco metallico (piatti) o dall’aria (strumenti a fiato). La voce è propagata dalle corde vocali che vibrano.

Il suono nell’orecchio umano si propaga attraverso la vibrazione del timpano e arriva al cervello tramite il nervo uditivo. I sordi però posso sentire qualche suono sotto forma di vibrazioni sul loro corpo. Si tratta di una sensazione simile a quando le casse trasmettono un suono fortissimo. Anche gli animali sentono la musica attraverso questo tipo di vibrazione corporea come ad esempio i serpenti, gli insetti e i pesci. Addirittura certi animali riescono a sentire suoni a noi preclusi come gli ultrasuoni (pipistrelli) e infrasuoni (balene ed elefanti).

 Come si possono percepire queste vibrazioni?

Al giorno d’oggi esistono degli strumenti per permettere ai non udenti di poter “ascoltare” un brano musicale o qualsiasi altro suono. Tra questi troviamo ad esempio una T-shirt che, attraverso un software, invia input a chi la indossa seguendo l’intensità della musica, oppure una pedana sensoriale che favorisce la percezione vibrazionale del suono e il bracciale che,  dotato di uno schermo, è capace di illuminarsi e vibrare allertando l’arrivo di un suono.

Un grande compositore sordo

Come molti di voi sapranno, intorno all’età di trent'anni, Beethoven cominciò ad avere problemi all’udito, tanto che egli stesso si costruì degli strumenti per migliorare la capacità di ascolto. Pare che tagliò le gambe al suo pianoforte in modo tale che la tastiera del piano toccasse terra, e lui, mettendo l’orecchio sul pavimento, riuscisse a sentire le vibrazioni delle note. Questo poteva funzionare finché non perse definitivamente l’udito. Da lì in poi continuò a comporre immaginando le note nella sua testa.

“La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori”

Johann Sebastian Bach

Le cellule

di Emma Bozzi

Lo sapevate che ogni minuto muoiono centinaia di milioni di cellule nel nostro corpo? Non fate quella faccia scettica, è vero e Focus Junior, una rivista scientifica per ragazzi, è d'accordo. Ma ci pensate? Il nostro corpo produce così tante cellule al giorno da non poter neanche essere contate. Possiamo prendere in considerazione uno di questi microcosmi e analizzarlo: com'è fatto? Che funzioni ha? 

La prima cosa che c'è da sapere sulle cellule è come sono fatte. Non sono tutte uguali, però ci sono tre elementi che più o meno sono sempre presenti, ovvero:

Le cellule però non sono assolutamente tutte uguali. Ci sono varie suddivisioni delle cellule, e cioè:

Inoltre, in base al numero di cellule presenti in un organismo -, una sola cellula o miliardi e miliardi, senza via di mezzo insomma -, questo può essere chiamato unicellulare o pluricellulare.

Tutto chiaro? Sì? Benissimo! Adesso potete fare una bella figura quando volete. Non proprio? Nessun problema: tornate quando volete per capirci qualcosina in più. 

Il mondo ha bisogno di gentilezza

di Anastasia Badialetti 

La gentilezza, la capacità di mettersi nei panni dell’altro, superando il proprio egoismo e il proprio modo di pensare, dote  assai rara, dovrebbe invece essere sempre di moda. Questa ha  bisogno delle buone maniere, quelle che nascono dal cuore, senza  alcuna finzione, quelle poche “regole del galateo” che i miei genitori  mi hanno insegnato fin da quando ero bambina.  

La gentilezza, definita da Goethe “una catena che tiene uniti gli  uomini”, è un ingrediente essenziale della nostra vita, che serve per  vivere meglio con sé stessi e con gli altri. Secondo me, quindi, tutti  dovrebbero essere gentili ed educati verso il prossimo, perché fa  bene al corpo e alla mente, migliora l’umore e rafforza le relazioni  umane. 

A volte, infatti, basterebbe un piccolo dono per ringraziare, un  semplice abbraccio, un sorriso o parole dolci per sentirsi subito  bene, perché i piccoli gesti quotidiani non solo rendono felici chi li  riceve, ma anche chi li dona. 

Una qualità spesso nascosta o da alcuni dimenticata, ma da cui tutti  dovremmo partire: la gentilezza, una forma di dolcezza, un aspetto  della nostra educazione che dovrebbe essere radicato ed intrinseco  nella nostra cultura. Purtroppo, invece, queste qualità sono ormai  rare, oggi, sia nei giovani che negli adulti. 

Mi piacerebbe che tutto il mondo ne venisse contagiato!

Il rapporto tra Penelope e Odisseo dal mio punto di vista

Di Giacomo Burattini

Tra Penelope e Odisseo c’è un forte legame, fondamentale per la conclusione del poema epico dell'Odissea. Dopo i vari anni passati lontani, il desiderio di Penelope di riabbracciare il suo sposo cresce. Anche i proci, con il loro comportamento spregevole nei confronti della donna e dei beni del (creduto morto) marito, hanno alimentato la volontà di Penelope di ritrovare una figura maschile benevola, che la protegga e la rassicuri. Odisseo è bello e forte, ma anche gentile con la moglie, al contrario dei proci. Tra i due c’è un rapporto profondo che li rende molto simili e credo che dopo essersi sposata con Odisseo, Penelope ne abbia assimilato le qualità, divenendo così la controparte femminile del gagliardo eroe. Penelope ha atteso per molti anni il ritorno del congiunto, quasi perdendo la speranza; per questo, quando Odisseo si rivela, decide di metterlo alla prova: quasi non crede nella possibilità che dopo vent’anni il suo sposo sia tornato. Odisseo, come la moglie, non cede al fascino delle donne immortali e delle maghe di infinita bellezza innamorate di lui tanto è il desiderio di rincontrare Penelope e tornare a Itaca.  L’amore che c’è tra i due è dunque potente. Sono una bella coppia. Adoro la loro storia ed è commovente quando infine i due si riabbracciano. Penelope e Odisseo sono un’unica realtà. 

Radici in acqua: esperimento

di Kola Chiara

PRIMA DI INIZIARE

Disporre di: un bicchiere contenente acqua circa per metà, una patata, uno stuzzicadenti abbastanza lungo o uno spiedino.

1°GIORNO

Prendere in mano la patata e infilare il lungo stuzzicadenti circa a metà della sua lunghezza, facendolo entrare da un lato e fuoriuscire dall’altro.

É possibile anche usare due stuzzicadenti più corti o tagliare in due pezzi uno spiedino. Infilarli da un lato e dall’altro della patata in maniera speculare e sempre circa a metà dell’intera lunghezza della patata.

Immergere la patata nel bicchiere. Grazie agli stuzzicadenti laterali, la cui somma delle lunghezze sarà maggiore del diametro del bicchiere, la patata rimarrà sospesa, per metà immersa in acqua e per metà fuori dall’acqua, sostenuta dai suoi “braccetti di legno” che poggiano sul bordo del bicchiere.

2°GIORNO

La patata non mostra nessun cambiamento rispetto al primo giorno.

3°GIORNO

Possiamo notare il primo cambiamento. La patata ha prodotto i suoi primi germogli. Sono piccoli e verdi.

4°GIORNO

Notiamo un altro cambiamento. La patata ha messo le radici sott’acqua: piccole, fine e biancastre. E i germogli crescono.

5°GIORNO

Radici e germogli crescono a vista d’occhio; ogni giorno appaiono più lunghi di qualche millimetro rispetto al giorno precedente.

6°GIORNO

Le radici della patata si allungano in mezzo all’acqua: bianche, viscide e molto sottili. I germogli si ispessiscono e il loro colore verde diviene più vivido.

7°GIORNO

Il livello d’acqua è sceso di circa un centimetro sotto la metà della lunghezza del bicchiere. Aggiungiamo altra acqua nuova, a temperatura ambiente, fino a tornare al livello di riempimento iniziale.

8°GIORNO

La patata ha assorbito l’acqua aggiunta nel settimo giorno. Le radici si stanno sviluppando anche fuori dall’acqua.

9°GIORNO

Aggiungiamo altra acqua, come fatto nel giorno 7.

10°-11°-12°GIORNO

Nessun cambiamento significativo da notare. Germogli e radici continuano a crescere. Quando il livello dell’acqua nel bicchiere scende, lo ripristiniamo man mano aggiungendone altra.

13°GIORNO

La patata ora ha radici molto lunghe, sottili, bianche e filamentose. Di pari passo sono cresciuti anche i suoi germogli: sono più robusti, prevalentemente di color verde intenso ma con le estremità di color viola scuro. 

    Un modello di cellula vegetale

Per caso ti trovi in prima media e stai studiando la struttura delle cellule? Oppure sei  semplicemente  un grande appassionato di scienze? Allora questo articolo fa proprio al caso tuo! Durante la quarantena Camilla ha creato un modello  di cellula vegetale e nel suo articolo ci spiega passo passo come realizzarne una uguale.

Leggi l'articolo di Camilla Ferrante.

Chi trova un amico trova un tesoro 

di Anna Cecconi e Sara Giachi 

L’ amicizia, nessuno può definirla… C’è chi pensa che sia un sentimento o un’emozione, chi pensa che sia una cosa oggettiva o soggettiva. Noi la pensiamo così: l’amico è quello a cui non importa se sei bello o brutto, alto o basso, ricco o povero.

L’amico è quello che non avrà mai peli sulla lingua, quello che avrà sempre una mano libera per rialzarti, una spalla su cui piangere e quello che trasforma ogni tua lacrima in sorriso.

Insomma è la chiave che chiude la tua tristezza e apre la tua felicità… Purtroppo però nella vita non ci sono solo amici che ti illuminano la diritta via, ma anche quelli che ti portano in sentieri bui e tristi.

IN EFFETTI LA VITA È COME UN LIBRO, CI SONO AMICI A CUI DEDICHI UNA PAGINA;
ALTRI UN CAPITOLO INTERO… 

MENTRE CON QUELLI PIÙ’ IMPORTANTI CI COSTRUISCI LA TRAMA DELLA TUA VITA!

La scuola parla di temi importanti: la storia di Iqbal

di Arianna Pieralisi

Recentemente, con la professoressa di italiano, abbiamo trattato di un argomento molto importante: la storia di Iqbal. 

Iqbal è un ragazzino che, insieme ai suoi compagni, vive una terribile esperienza: rapito da un uomo è costretto da quest’ultimo a lavorare giorno e notte, tessendo tappeti che poi l’uomo avrebbe venduto. 

I ragazzi, incatenati al telaio, stavano vivendo gli anni della loro infanzia senza i loro diritti. 

Leggendo questo brano (che si trova nel libro di antologia) abbiamo scoperto quanto tutti noi siamo fortunati: giochiamo, abbiamo una famiglia, una casa e nessuno ci  costringe a lavorare. 

Purtroppo Iqbal è realmente esistito: ha vissuto solamente dodici anni e in quei pochi  ha fatto capire a tutto il mondo quanto era forte. Era un attivista e combatteva per i  diritti dei bambini che lui e i suoi compagni di disavventura non hanno mai avuto. Ancora oggi esistono persone come l’uomo che ha rapito Iqbal: combattiamo tutti  insieme per mettere fine a questa storia perché i bambini hanno tanti diritti e uno di  questi, forse il più importante, è di essere amati.