Secondo il World Economic Forum (Forum economico mondiale), la scarsità d'acqua è uno dei primi cinque rischi che portano instabilità globale. Il problema affligge già un quarto della popolazione mondiale. La scarsità d'acqua, così come lo squilibrio fra domanda e offerta di acqua dolce, deve essere affrontata molto seriamente. A causa dei cambiamenti climatici e del crescente fabbisogno idrico e dell’aumento delle disuguaglianze sociali, la carenza d'acqua è destinata ad aumentare.
Alcuni rapporti stimano infatti che saranno circa 120 milioni le persone in Europa e 4,7 milioni in Italia a rischio povertà assoluta, quindi in condizioni di non aver la sicurezza dell’accesso all’acqua potabile perché rischiano di non essere in grado di pagare il “prezzo equo” quale criterio spesso considerato, e previsto anche dall’Agenda 2030, come modalità di accesso al diritto all’acqua. (Link alla pagina dell’ASVIS inerente Agenda 2030, SDG6: https://asvis.it/goal6)
A queste criticità rispetto all’accesso all’acqua come diritto umano, si aggiungono quelle sul piano della disponibilità di acqua di buona qualità sui territori. La salvaguardia del ciclo naturale dell’acqua e dunque degli ecosistemi legati all’acqua, costituisce un presupposto per poter garantire la disponibilità, la qualità e l’accesso universale all’acqua potabile. Accanto ai diritti umani sarebbe necessario riconoscere i diritti della natura e dell’ambiente e quindi adottare politiche a salvaguardia del ciclo naturale dell’acqua.
L’uso dell’acqua in agricoltura è causa di una serie di problematiche legate ad aspetti tecnici e dunque ai sistemi di irrigazione, ma
anche a questioni che mettono in gioco il modello di agricoltura moderna, troppo esigente in termini di risorse idriche ed energetiche e dunque con un impatto ambientale insostenibile. E’ importante pertanto esplorare modelli alternativi legati all’agroecologia, alle filiere corte o comunque ad un'agricoltura meno consumatrice di risorse e che salvaguardi l’ambiente rurale e la biodiversità.
Sono importanti anche i cambiamenti culturali per ridurre gli impatti che gravano sull’acqua. Ad esempio la percezione prevalente nei cittadini, soprattutto tra i giovani, è che l’acqua sia una risorsa illimitata ed un prodotto, come tanti altri, che si compra in bottiglia e al supermercato.
(Link alla traduzione italiana del WWAP: https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000384657_ita)
Il Water Grabbing (Accaparramento dell'Acqua) si verifica quando attori potenti (come le multinazionali) prendono il controllo delle risorse idriche (fiumi, falde acquifere) modificandone l'uso a proprio beneficio, a danno delle comunità locali.
Le forme più comuni sono la privatizzazione dei servizi, l'imbottigliamento e l'uso intensivo per l'agroindustria.
Le conseguenze sono gravissime: violazione del Diritto Umano all'acqua, inquinamento, esaurimento delle fonti e l'insorgere di conflitti sociali (come la "Guerra dell'Acqua" di Cochabamba, Bolivia).
Il fenomeno si misura anche tramite l'Acqua Virtuale nascosta nei prodotti.
L'agricoltura industriale è la principale responsabile della crisi idrica e dell'inquinamento in Italia.
L'uso massiccio di pesticidi e fertilizzanti chimici contamina le falde e le acque superficiali (rilevati pesticidi nel 55,1% delle acque superficiali monitorate in Italia). L'irrigazione intensiva consuma il 44% dell'acqua dolce globale.
L'unica alternativa sostenibile è l'agricoltura rigenerativa/biologica, che protegge il suolo e gli ecosistemi idrici eliminando i prodotti chimici.
Il video "Sommersi" ricorre a scenografie virtuali per mostrare cosa potrebbe accadere alle coste del Friuli Venezia Giulia nei prossimi decenni.
Luoghi familiari della nostra regione appaiono sommersi da acqua e fango, offrendo una rappresentazione concreta e tangibile dell’impatto dell’innalzamento del mare e di eventi estremi come le alluvioni.
Non un futuro lontano e distopico, ma uno scenario che interpella direttamente il nostro presente.
Il clima sta cambiando a una velocità senza precedenti (l'Antropocene) a causa dell'aumento di gas serra (principalmente CO2 e metano) emessi dalle attività umane, specialmente l'uso di combustibili fossili e gli allevamenti intensivi.
Le conseguenze includono:
il riscaldamento globale rapido e innalzamento del livello del mare;
l'ntensificazione del ciclo idrologico: più eventi estremi (alluvioni e siccità) e scioglimento dei ghiacciai.
Per evitare uno "sconvolgimento totale" (scenario estremo), servono:
mitigazione (riduzione delle emissioni) attraverso la decarbonizzazione (rinnovabili), l'efficienza energetica, il minor consumo di carne e la riforestazione;
adattamento, cioè modificare la pianificazione e la gestione delle risorse (es. acqua e coste) per affrontare i cambiamenti inevitabili.
L'azione è urgente perché i gas serra hanno un impatto duraturo nel tempo.
La presentazione analizza la scarsità idrica, distinguendola in:
fisica, cioè legata alla distribuzione naturale e alle precipitazioni;
economica, cioè dovuta alla mancanza di infrastrutture per la gestione dell'acqua.
Questi problemi sono aggravati dai cambiamenti climatici (forzante antropica), che intensificano la siccità (meteorologica, agricola e idrologica).
Il concetto chiave è l’Impronta Idrica (Water Footprint), che misura l'acqua totale (reale e "virtuale") necessaria per produrre ciò che consumiamo. L'acqua "invisibile" (virtuale) rappresenta oltre il 90% del consumo totale.
Il settore che incide maggiormente è la produzione alimentare (circa 3.500 litri/giorno per persona).
Per mitigare la crisi idrica, le azioni principali suggerite sono:
ridurre drasticamente lo spreco di cibo e orientare le scelte verso alimenti a minore impronta idrica (es. meno carni rosse e da allevamenti intensivi);
evitare il fast fashion e preferire prodotti con un ciclo di vita più lungo;
attuare il risparmio d’acqua nella vita quotidiana.
La presentazione riguarda l'importanza e la vulnerabilità delle acque sotterranee (falde freatiche e artesiane) in Italia.
Lo sfruttamento eccessivo (specialmente per l'agricoltura, che usa il 55% dell'acqua) ha superato la portata sostenibile, causando subsidenza del suolo e aumento dei costi.
L'Italia presenta un alto rischio di contaminazione degli acquiferi superficiali a causa di inquinanti come nitrati e triclorometano, unita all'alta densità urbana.
Circa il 10% dei corpi idrici è in condizione di scarsità quantitativa (soprattutto al Sud), con il grave problema dell'intrusione salina nelle falde costiere.
La tutela avviene tramite l'istituzione di aree di salvaguardia (assoluta, di rispetto e di protezione) attorno ai punti di captazione. Per il futuro è necessario: passare all'agroecologia per ridurre l'uso di pesticidi e fertilizzanti; incrementare la riforestazione; migliorare la manutenzione del territorio e la gestione della risorsa idrica.
L'acqua è un bene comune essenziale per la vita, difeso con successo da movimenti popolari contro i tentativi di privatizzazione da parte di corporazioni globali (es. in Bolivia e in Italia).
La crisi idrica e climatica è causata principalmente dall'agricoltura industriale/chimica. Questa distrugge l'humus e la capacità di ritenzione idrica del suolo e usa il 75% dell'acqua globale per irrigazione, portando all'esaurimento di falde e fiumi e a vasti inquinamenti. L'agricoltura industriale contribuisce inoltre fino al 50% dei gas serra globali.
L'indicatore più critico del cambiamento climatico è la destabilizzazione del ciclo idrico (eccesso o carenza di piogge).
La soluzione risiede nell'agroecologia/agricoltura rigenerativa, che conserva l'acqua nel suolo, assorbe i gas serra e sfrutta la biodiversità dei semi antichi per resistere a siccità e inondazioni.
È fondamentale fermare lo spreco idrico (anche quello implicito) e adottare un approccio che rispetti il diritto dei fiumi a scorrere liberi, evitando l'ecocidio causato da dighe e deviazioni.