L’accesso all’acqua è stato riconosciuto a livello internazionale come un diritto umano universale, autonomo e specifico, presupposto per tutti gli altri diritti umani. I dati sulla disponibilità di acqua per uso umano mostrano che l’obiettivo di garantirne l’accesso a tutti con molta probabilità non sarà assicurato nemmeno entro la scadenza prevista dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) proposti dall’ Agenda Onu 2030. La criticità di questa impostazione risiede nella riluttanza e inazione di alcuni Stati e nella debolezza delle Nazioni Unite nel contrastare una visione mercificatrice dell’acqua sollecitata dai mercati e dalla finanza. Gli SDGs vanno definiti in termini di accesso ai diritti umani che in quanto “universali e irreversibili” devono essere garantiti dagli Stati e dalla comunità internazionale con la presa in carico del costo di accesso ad un quantitativo minimo vitale. L’accesso universale all’acqua rappresenta l’esempio più eclatante di questa contraddizione che caratterizza gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
Nel 2010 l’Assemblea generale dell’Onu ha approvato due importanti Risoluzioni che sanciscono il diritto all’acqua e ai servizi igienico‐sanitari come un diritto umano, universale, autonomo e specifico (https://contrattoacqua.it/documenti/documenti-onu-sull-acqua/diritto-all-acqua-e-risoluzioni-onu/). Questo riconoscimento giuridico a livello di diritto internazionale è stato ottenuto dopo oltre dieci anni di mobilitazione da parte dei Movimenti dell’acqua come il Contratto mondiale sull’acqua (CICMA, https://contrattoacqua.it/) per contrastare i processi di privatizzazione e mercificazione della gestione dell’acqua. II “diritto all’acqua potabile ed ai servizi igienico sanitari è un diritto dell’uomo essenziale alla qualità della vita ed all’esercizio di tutti i diritti dell’uomo”.
L’acqua potabile viene garantita attraverso la gestione degli acquedotti e del Ciclo Idrico Integrato nel suo complesso considerando anche le acque reflue; risulta importante dunque comprendere che cosa comporti questa gestione, quali sfide debba affrontare con l’aggravarsi del cambiamento climatico, quale sia il ruolo dei gestori, delle pubbliche amministrazioni e dei cittadini nel favorire la fornitura di acqua di qualità e una corretta depurazione.
Il fascicolo affronta un tema cruciale: l'acqua non è solo una risorsa, ma una fonte di vita e un diritto inalienabile di ogni essere vivente.
A fronte di una gravissima crisi idrica globale, causata dall'inquinamento, dallo spreco e da un modello di sviluppo avido , questo documento esplora le minacce poste dalla mercificazione (la cosiddetta "Corsa all'Oro Blu") e dalla privatizzazione dei servizi idrici.
Il cuore dell'analisi risiede nella profonda connessione tra il diritto umano all'acqua (riconosciuto dalle Nazioni Unite nel 2010 ) e il riconoscimento dei diritti intrinseci della natura (come nel caso storico del fiume Whanganui).
Scopri i principi della democrazia dell'acqua e le pratiche, come l'agricoltura ecologica, necessarie per difendere l'acqua come un bene comune e garantirne l'accesso a tutti, ora e per le generazioni future.
Secondo il Rapporto 2024 di Cittadinanzattiva, la gestione idrica in Italia è segnata da gravi inefficienze:
si perde in media il 42% dell'acqua immessa in rete (con picchi maggiori al Sud e nelle Isole);
c'è un forte ritardo negli investimenti per fognature e depuratori;
costi: La spesa media annua per famiglia è salita a 478 € (2023), con forti disparità tariffarie tra le Regioni.
È urgente una maggiore efficienza nella governance e un consumo più consapevole per contrastare gli sprechi.
Il video "Blue Communities" spiega come le comunità locali, le scuole, le università e le organizzazioni possano unirsi per difendere l'acqua come un bene comune e un diritto umano.
Il successo di un'iniziativa Blue Community risiede nel supporto collettivo e nel fare rete per salvare "il bene più prezioso che possediamo" .
In questa presentazione, il dott. Diego Bonetto analizza in profondità le sfide globali che mettono a rischio l'accesso all'acqua, essenziale non solo per gli usi primari (bere, lavarsi, cucinare) ma anche per quelli secondari (agricoltura e industria).
Nonostante la Terra sia il "pianeta blu" (coperto al 70% da acqua), solo l'1% dell'acqua dolce è immediatamente disponibile. La scarsità idrica, spesso relativa e dovuta a una gestione e distribuzione iniqua, è esacerbata da fenomeni come:
la privatizzazione dei servizi idrici;
l'imbottigliamento, che trasforma l'acqua in merce creando una barriera economica all'accesso;
la creazione di monoculture per l'esportazione e il commercio di acqua virtuale;
le alterazioni idrogeologiche, come la costruzione di dighe, che limitano l'accesso alla risorsa per intere comunità.
Il documento sottolinea l'importanza del riconoscimento delle Nazioni Unite del 2010, che ha dichiarato l'accesso all'acqua un diritto umano universale e fondamentale, e il ruolo centrale dell'Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 6 (SDG 6) dell'Agenda 2030, che mira a garantire acqua pulita e servizi igienico-sanitari per tutti.
Il Diritto Umano all'Acqua stabilisce che l'acqua è una risorsa essenziale che deve essere accessibile, potabile e sostenibile per tutti. Sebbene riconosciuto dall'ONU nel 2010, non è sempre vincolante, ma è implicato nei diritti fondamentali come il diritto alla vita e alla salute.
Questo diritto è minacciato da tre fenomeni che trasformano l'acqua da bene pubblico a fonte di profitto: privatizzazione, mercificazione e finanziarizzazione.
I pericoli di questi fenomeni includono l'accaparramento della risorsa e l'aumento del suo costo, minando l'accesso sia per i bisogni primari (bere) che per quelli secondari (agricoltura e allevamento). Lo strumento dei diritti umani è essenziale per limitare il trasferimento dell'acqua a logiche private.
Le acque sotterranee sono la nostra risorsa idrica più importante:
forniscono oltre l'84% dell'acqua potabile in Italia;
sono serbatoi resilienti alla siccità (ricarica annua pari al volume del Lago di Garda).
Le principali sfide sono:
le reti idriche obsolete che causano perdite enormi (fino al 40-50%);
la contaminazione da attività industriali, metalli pesanti e microplastiche che minaccia la qualità delle falde;
occorre investire nella manutenzione delle reti e negli studi approfonditi per proteggere l'acqua da fenomeni di inquinamento e cattiva gestione.
L'acqua dolce accessibile sul nostro Pianeta rappresenta solo l'1% del totale. Nonostante questo, in Italia il consumo medio è elevato (circa 215 litri al giorno per abitante).
A livello globale, la situazione è critica (dati Nazioni Unite):
771 milioni di persone non hanno accesso all'acqua potabile;
2,4 miliardi non dispongono di servizi igienici di base.
Si stima che, procedendo a questo ritmo, entro il 2050 almeno una persona su quattro sarà colpita da una carenza idrica duratura.
Il 28 luglio 2010, le Nazioni Unite hanno riconosciuto formalmente l'accesso all'acqua e ai servizi igienici come un Diritto Umano universale ed essenziale.
Questo diritto è stato poi incluso come obiettivo centrale nell'Agenda 2030 tramite l'Obiettivo di Sviluppo Sostenibile n. 6 (SDG 6).
La gestione dell'acqua per i consumi umani segue il Ciclo Idrico Integrato, che comprende:
la captazione, prelievo delle acque (superficiali o sotterranee);
la potabilizzazione, trattamenti per migliorare le caratteristiche chimiche e biologiche;
la distribuzione, rete per far giungere l'acqua alle utenze;
lo scarico in fognatura, rete di raccolta delle acque usate;
la depurazione e la re-immissione: processo fondamentale per "ripulire" le acque reflue (civili e industriali) prima di restituirle all'ambiente, al fine di evitare l'inquinamento.
L'utilizzo di acqua pro capite per giorno supera i bisogni minimi di sopravvivenza (5 litri), arrivando fino a 200 litri per gli usi domestici.
Il caso di Cochabamba (Bolivia) è il simbolo della difesa dell'acqua pubblica.
La Guerra dell'Acqua (2000): la popolazione si è ribellata con successo all'aumento insostenibile dei prezzi seguito alla privatizzazione del servizio idrico, costringendo il governo ad annullare gli accordi.
I progetti Acquifera: oggi, l'area rurale lotta contro la siccità e i cambiamenti climatici. Progetti di cooperazione hanno realizzato opere di captazione e serbatoi per l'agricoltura, coinvolgendo le comunità e portando alla promulgazione di una legge locale per la tutela delle acque sotterranee.
La ONG H4O (Help for Optimism) è intervenuta nel villaggio di Bevoque, in Madagascar, per contribuire all'SDG 6 (Acqua pulita per tutti), dove l'acqua era assente o contaminata.
Il progetto ha visto la partecipazione totale della comunità nella bonifica e protezione di una sorgente e nella costruzione di un sistema di filtraggio e di una cisterna.
Per la prima volta, la popolazione ha avuto acqua potabile accessibile vicino alle case e ai servizi essenziali, dimostrando l'efficacia della cooperazione a stretto contatto con le comunità locali.
Queste due infografiche, realizzate dal CeVI in collaborazione con l'Università degli Studi di Udine (UniUd) e con la direzione artistica di Jacopo Saquegno, sono il risultato di un processo partecipativo condotto nell'ambito delle iniziative per GO! 2025 - Nova Gorica-Gorizia Capitale Europea della Cultura.
Il progetto ha riunito i principali stakeholder della Regione (consorzi, gestori, enti e associazioni) sul tema dell'acqua in tre tavoli di lavoro.
Le mappe visualizzano i contenuti emersi da queste discussioni, offrendo una sintesi complessa e articolata sulla gestione della risorsa idrica.