Eventi e Date da ricordare!
1 GENNAIO 1948
Entra in vigore la Costituzione Italiana
“La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.”
Piero Calamandrei
Qui puoi trovare il testo della nostra Costituzione sia in italiano che in altre lingue
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27 GENNAIO
LA GIORNATA DELLA MEMORIA
Il 27 gennaio è la Giornata della Memoria.
Un giorno nato per ricordare le vittime dell'Olocausto e, soprattutto, per interrogarsi sul perché della Shoah e della discriminazione dell'uomo contro altri uomini.
Alcune note per conoscere e per capire.
LA GIORNATA DELLA MEMORIA
Ogni anno, nel mondo, il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria, la ricorrenza durante la quale vengono ricordati 15 milioni di vittime dell'Olocausto (cifra emersa dallo studio dell'Holocaust Memorial Museum di Washington) rinchiusi e uccisi nei campi di sterminio nazisti prima e durante la Seconda Guerra mondiale. Sei milioni di queste vittime innocenti appartenevano al popolo ebraico: il loro genocidio viene chiamato Shoah.
COS'È UN GENOCIDIO?
Vengono chiamati genocidio gli atti commessi dall'uomo con l'intenzione di distruggere un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso.
L'Olocausto e la Shoah sono stati un genocidio con metodi scientifici, messo in atto da parte della Germania nazista fino al 27 gennaio 1945, quando i carri armati dell'esercito sovietico sfondano i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz in Polonia. Da quel giorno, questo campo è diventato il luogo simbolo della discriminazione e delle sofferenze di chi è stato internato solo perché ebreo o zingaro o omosessuale o anche, semplicemente, perché si trattava di una persona con idee politiche diverse da quelle di chi era al potere.
Ricordare le vittime di quegli anni lontani può sembrare qualcosa che non vi tocca direttamente (forse nemmeno i vostri nonni ne sono stati testimoni), in realtà non è così.
IL PERCHÈ DELLA GIORNATA DELLA MEMORIA
La Giornata della Memoria non serve solo a commemorare quei milioni di persone uccise crudelmente e senza nessuna pietà ormai quasi 80 anni fa. Serve a ricordare che ogni giorno esistono tante piccole discriminazioni verso chi ci sembra diverso da noi. Spesso noi stessi ne siamo gli autori, senza rendercene conto.
La Giornata della Memoria ci ricorda che verso queste discriminazioni non alziamo abbastanza la voce e che spesso, per comodità e opportunismo, ci nascondiamo in quella che gli storici chiamano la zona grigia. Si tratta di una zona della mente e del nostro comportamento, a metà tra il bianco e il nero, tra l'innocenza e la colpevolezza. In questa zona ad avere la meglio, alla fine, è l'indifferenza per chi viene isolato e non accettato.
Per evitare che una tragedia come quella dell'Olocausto si ripeta occorre ricordare e soprattutto capire. Uno strumento importante per farlo è quello di ascoltare la viva voce dei testimoni e di chi è stato direttamente coinvolto negli avvenimenti.
Il volo di Sara
L. Farina
La SHOAH negli audiolibri
La misteriosa scomparsa di aghi e spille dalla bottega di Nuvoletta Gentile.
P. Valentini
C. Abastanotti
Questa è la storia dell'orsetto Otto e di due bambini: tre compagni di gioco inseparabili che solo una stella gialla cucita sul petto e la crudeltà della guerra riuscì a dividere.
Ma non per sempre.
Per fortuna Otto ha imparato a scrivere a macchina e può raccontare la sua storia di amicizia perduta e ritrovata, perché in un'imbottitura c'è spazio per tantissimi ricordi.
La bambina delle arance
Un vecchio ippocastano, nel cortile di una casa alle spalle di uno dei tanti canali di Amsterdam.
"Ho più di cento anni, e sotto la corteccia migliaia di ricordi. Ma è di una ragazzina - Anne il suo nome - il ricordo più vivo. Aveva tredici anni, ma non scendeva mai in cortile a giocare.
La intravedevo appena, dietro il lucernario della soffitta del palazzo di fronte. Curva a scrivere fitto fitto, quando alzava gli occhi il suo sguardo spaziava l'orizzonte. A volte però si fermava sui miei rami, scintillanti di pioggia in autunno, rigogliosi di foglie e fiori in primavera. E vedevo il suo sorriso. Luminoso come uno squarcio di luce e speranza in quegli anni tetri e bui della guerra. Fino a quando, un giorno d'estate, un gruppo di soldati - grandi elmetti e mitra in pugno - la portò via. Per sempre.
Dicono che sotto la mia corteccia, insieme con i ricordi, si siano intrufolati funghi e parassiti. E che forse non ce la farò. Sì, sono preoccupato per le mie foglie, per il mio tronco, per le mie radici. Ma i parassiti più pericolosi sono i tarli, i tarli della memoria. Quelli che vorrebbero intaccare, fino a negarlo, il ricordo di Anne Frank". (Età di lettura: da 9 anni).
SHOAH: I BAMBINI DI TEREZÍN
Una collezione di disegni e poesie realizzati dai bambini di Terezín e conservati nel Museo Ebraico di Praga. La collezione conta 4.387 originali ed è la più grande raccolta d’arte infantile risalente al periodo della Shoah.
Immaginatevi per un attimo di trovarvi in un luogo dove non potete uscire, non potete mangiare quel che volete e nemmeno giocare come desiderate. Ora, pensate di avere in questo posto la possibilità di disegnare, che cosa fareste?
Probabilmente su quei fogli raffigurereste farfalle, fiori, case di campagna: i vostri desideri, i vostri sogni.
BAMBINI ARTISTI DI TEREZÍN
È quello che hanno fatto i bambini di Terezín (o Theresienstadt secondo il nome tedesco), circa quindicimila ragazzi ebrei che tra il 1941 e il 1945 hanno vissuto in questo campo di concentramento nella Repubblica Ceca.
Erano bambini arrivati dai ghetti dell’Europa dell’Est, dove la persecuzione da parte dei nazisti era iniziata da alcuni anni con le Leggi anti-ebraiche. Tra loro c’erano anche piccoli arrivati dagli orfanatrofi e bambini che nacquero lì: i nuovi nati furono 250 bimbi.
UN GHETTO "MODELLO"
A Terezín i bambini “vivevano” con le loro famiglie in una situazione dove c’erano poco cibo e molte malattie. Ma il campo aveva una particolarità, cioè quel luogo doveva servire alla propaganda nazista per mostrare un “ghetto modello”. Per questo a Terezín vennero portati intellettuali, artisti, musicisti che spesso venivano usati per mostrare la falsa benevolenza di Hitler verso gli ebrei. Quando nel 1944 la Croce Rossa visitò il campo, i nazisti organizzarono persino una rappresentazione musicale mettendo in scena un’opera.
Ma se oggi abbiamo ancora più di quattromila disegni fatti da questi bambini, è grazie al lavoro che gli adulti del campo avevano fatto in maniera clandestina, con i ragazzi, per dare loro la sensazione di vivere una vita il più “normale” possibile.
ARTE NEL GHETTO
Nonostante l’educazione scolastica dei bambini ebrei fosse vietata fin dai tempi dell’editto del 1940, che proibiva ai piccoli di frequentare la scuola, nel ghetto si ottenne il permesso di insegnare il disegno, il canto, l’artigianato. A queste materie fu man mano aggiunto, per quanto illegalmente, l’insegnamento delle lingue, della letteratura, della storia e dei fondamenti delle scienze naturali. In questo modo i bambini di Terezín ricevettero una formazione di prima qualità, poiché molti dei loro insegnanti, detenuti nel ghetto, erano tra i migliori scienziati e artisti dell’epoca.
A far disegnare i bambini fu FriedlDicker-Brandeis, artista austriaca, deportata nell’autunno del 1944 ad Auschwitz. Lasciò due valigie piene di disegni eseguiti dai bambini: nascosti in una delle aule del campo, nel maggio del 1945, furono portati al museo ebraico di Praga dove sono tutt'ora custoditi.
FARFALLE E SOGNI DI LIBERTÀ
“Guardate bene i disegni. Volutamente, spiega Daniela (dell’associazione Figli della Shoah, che ha a disposizione una copia della mostra originale), i disegni rappresentano la vita, perché era un modo per evadere: c’era la volontà di fuggire dalla realtà. I bambini erano seguiti e anche i disegni erano suggeriti dagli educatori. La farfalla, per esempio, è uno dei disegni più famosi e mostra la libertà”.
Ma dove trovavano i colori, la carta? Tutto arrivava in maniera clandestina. Tutto era organizzato di nascosto. Daniela ci racconta che c’era persino un giornalino dei ragazzi. Si chiamava Vedem e venne realizzato da Petr Ginz, autore di racconti, con un gruppo di ragazzi. Per due anni riuscirono persino a pubblicarlo ogni settimana.
“I bambini, ci racconta Daniela, sapevano dov’erano. Non sapevano cosa li aspettava, ma avevano la consapevolezza di essere in guerra: prima di arrivare al campo avevano vissuto l’esperienza del ghetto, la discriminazione, la negazione dei loro diritti che è iniziata molto prima di Terezin, con le leggi anti ebraiche. A tutelarli sono stati questi meravigliosi adulti artisti, musicisti, intellettuali”, conclude Daniela.
"GAM GAM ki elekh"
Gam gam (Musiche di Ennio Morricone)
Gam-Gam-Gam Ki Elech
Be-Beghe Tzalmavet
Lo-Lo-Lo Ira Ra
Ki Atta Immadì
Gam-Gam-Gam Ki Elech
Be-Beghe Tzalmavet
Lo-Lo-Lo Ira Ra
Ki Atta Immadì
Shivtechà umishantechà
Hema-Hema yenachamuni
Shivtechà umishantechà
Hema-Hema yenachamuni
"Se questo è un uomo!
P. Levi
Tracce indelebili nella musica e nella letteratura
"Schindler's list"
John Williams
NL orchestra
SCHINDLER'S LIST: TRAMA
Il film è ambientato negli anni trenta durante la Seconda guerra mondiale, la dittatura di Adolf Hitler in Germania. La vicenda si svolge durante un lunghissimo flash back, a Cracovia dove in un primo momento gli ebrei sono obbligati a registrarsi tutti nel capoluogo e successivamente, nel 1941, sono rinchiusi nel ghetto, un quartiere separato dalla città. Infine nel 1943 sono tutti deportati nei vari Lager.
Il protagonista è Oskar Schindler un imprenditore elegante, ricco e raffinato e un noto uomo d’affari che riesce a conquistarsi, con la corruzione, la protezione d’alcuni comandanti dell’esercito tedesco. Con somme di denaro ottenute da ricchi ebrei rileva una fabbrica di stoviglie dove produce pentole e gavette per l’esercito. Grazie ad un suo collaboratore ebreo, cui affida in pratica la completa gestione della fabbrica, riesce ad impiegare manodopera ebrea a prezzi veramente molto bassi e accumula così un’ingente somma di denaro. Questa sua ricchezza gli consente, anche in tempi così difficili, di condurre una vita di lusso ma anche di soddisfare le continue richieste dei comandanti SS corrotti.
Dopo la liquidazione del ghetto Schindler, invece di arrendersi e chiudere la fabbrica, la trasferisce da Cracovia alla sua città natale Brunwitz. Anche per la nuova ditta vuole impiegare manodopera ebrea, che però subito non gli è concessa. Grazie alla determinazione di Stern, il suo collaboratore, riesce ad assumere solo ebrei salvandoli così dai Lager. A poco a poco tutte le persone che “lavorano” nei Lager vedono in Schindler colui che può salvarli; infatti sono sempre di più gli ebrei che sperano di essere impiegati nella sua fabbrica. Una frase celebre del film, forse la più significativa è “La lista è un bene assoluto, la vista è vita. Tutto intorno, ai suoi margini c’è l’abisso”. Questa frase ci fa capire come era importante essere stati scritti in quelle liste. Schindler riesce ad assumere 1100 ebrei salvandoli tutti da una morte crudele. Il finale è molto toccante, soprattutto quando Schindler pensa a quanti altri ebrei avrebbe potuto salvare vendendo tutte le sue ricchezze. La vicenda si conclude con alcuni ebrei, salvati da lui stesso, che posano una pietra sulla sua tomba a Gerusalemme.
Israeli children sing Hatikvah
National anthem of Israel song the hope songs hebrew jewish music.
Hatikvah: La Speranza
Testo in ebraico
כָל עוד בלבב פנימה
נפש יהודי הומייה,
ולפאֲתי מזרח קדימה
עין לציון צופייה;
עוד לא אבדה תקותנו,
התקווה בת שנות אלפיים,
להיות עם חופשי בארצנו
ארץ ציון וירושלים.
להיות עם חופשי בארצנו
ארץ ציון וירושלים.
Traslitterazione latina
Kol od balevav penimah
Nefesh Yehudi homiyah
Ulfa'atey mizrach kadimah
Ayin leTzion tzofiyah
Od lo avdah tikvatenu
Hatikvah bat shnot alpayim
L'hiyot am chofshi beartzeinu
Eretz Tzion v'Yerushalayim
L'hiyot am chofshi beartzeinu
Eretz Tzion v'Yerushalayim
Traduzione in italiano
Finché dentro il cuore,
l'Anima Ebraica anela
e verso l'oriente lontano,
un occhio guarda a Sion,
non è ancora persa la nostra speranza,
la speranza due volte millenaria,
di essere un popolo libero nella nostra terra,
la terra di Sion e Gerusalemme.
di essere un popolo libero nella nostra terra,
la terra di Sion e Gerusalemme.
From "The Pianist": Chopin Nocturne C sharp minor (Arjen Seinen).
Il Pianista
alcune scene tratte dal film di Roman Polanski
ispirato all'omonimo libro di Władysław Szpilman - 2008 - Dalai Editore
"Il pianista" di Wladyslaw Szpilman è una testimonianza diretta, drammatica e toccante, di un sopravvissuto alla persecuzione nazista degli ebrei di Varsavia, in Polonia.
È la storia di uno dei pochi che ce l’ha fatta, una storia che, nonostante tutto, gli orrori, il dolore, la paura e la morte, parla di vita.
Wladyslaw è un pianista che suona in radio, anche durante i bombardamenti che colpiscono la città e che presto precipitano Varsavia nell’orrore.
Gli ebrei, compreso Wladyslaw, vengono rinchiusi nel ghetto, un luogo dove impara a conoscere le retate e le uccisioni giornaliere, dove tutto è miseria e umiliazione, e dove non ci si sente mai al sicuro.
Quando arriva il momento della deportazione, in cui perde per sempre la sua famiglia, Wladyslaw viene salvato all’ultimo momento da un conoscente: inizia a questo punto una lotta per la sopravvivenza tra le rovine della città, una lotta che lui riesce a vincere, grazie ad alloggi di fortuna e all’inaspettato aiuto di un ufficiale tedesco.
La narrazione è condotta con uno stile sobrio, essenziale e anche asciutto, ma i fatti parlano da soli, colpendo e straziando il lettore, per cui si piange, si ha paura, si prova sollievo e così via.
Davanti a certe testimonianze non si può che chinare il capo e riflettere, meditare sulla crudeltà e sull’abbrutimento, ma anche, davanti all’ufficiale tedesco che aiuta Wladyslaw, pensare a come l’umanità e la solidarietà non possano essere del tutto annientate, che l’orrore non potrà mai avere la meglio su tutto.
Un libro dalle cui pagine non emerge odio o volontà di vendetta o accusa, ma solo una profonda tristezza per quello che è accaduto, e ciò rende il libro una testimonianza più potente di molte altre, perché senza grandi parole o frasi sferzanti dice tutto quello che bisogna dire sull’argomento: un’immagine, breve e fugace, è a volte più forte di mille parole.
Come quando l’autore ci racconta l’ultimo pasto condiviso con la famiglia o l’ultimo saluto di suo padre.
Un libro senza dubbio forte e commovente, da cui nel 2002 Roman Polanski ha tratto un film omonimo altrettanto toccante, una lettura per ricordare e per continuare a sperare che, anche nell’oscurità più totale, il cuore dell’uomo sappia restare aggrappato a ciò che è giusto e buono.
CIT.
"Un giorno faranno una guerra e nessuno vi parteciperà"
C. A. Sandburg
Non se educhiamo i bambini alla "PACE".
"Hevenu Shalom Alehem"
La musica, un linguaggio universale di pace:
Diciamo pace al mondo
Cantiamo pace al mondo
La nostra vita sia gioiosa
Ed il saluto, pace, giunga fino a voi.
8 MARZO
FESTA DELLA DONNA
STORIE della BUONANOTTE PER BAMBINE RIBELLI
100 VITE DI DONNE STRAORDINARIE
FAVILLI E. e CAVALLO F., "Storie della Buonanotte per bambine ribelli", MONDADORI, Verona 2017.
Alle "bambine ribelli" di tutto il mondo: sognate più in grande, puntate più in alto, lottate con più energia, e, nel dubbio, ricordate: avete ragione voi.
Alcune tra le donne che hanno fatto la Storia in Italia e nel mondo presentate nel libro.
ADA LOVELACE
matematica
AMELIA EARHART
aviatrice
CORA CORALINA
poetessa e pasticcera
EVITA PERON
politica
HARRIET TUBMAN
combattente per la libertà
MARIA MONTESSORI
medico ed educatrice
MARY EDWARDS WALKER
chirurga
RITA LEVI MONTALCINI
scienziata e premio nobel per la medicina
Le riflessioni possono essere arricchite con la lettura. Ti diamo alcuni consigli che ti aiuteranno a creare un sano senso critico:
L'Incredibile storia di Lavinia di B. Pitzorno -E.Elle
Extraterrestre alla pari di B. Pitzorno - Einaudi Ragazzi
La bambina col falcone di B. Pitzorno - Mondadori
Pippi Calzelunghe di A. Lindgren - Salani
Matilde di R. Dahl - Salani
Storie della buonanotte per bambine ribelli di F. Cavallo ed E. Favilli - Mondadori (Volume 1 e 2)
“Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza.”
“Il male assoluto del nostro tempo è di non credere nei valori. Non ha importanza che siano religiosi oppure laici. I giovani devono credere in qualcosa di positivo e la vita merita di essere vissuta solo se crediamo nei valori, perché questi rimangono anche dopo la nostra morte.”
Rita Levi Montalcini (Torino, 22 aprile 1909 – Roma, 30 dicembre 2012[2])
è stata una neurologa, accademica e senatrice a vita italiana,
Premio Nobel per la medicina nel 1986
25 APRILE 2020
Il 25 aprile è una giornata molto importante per noi italiani proprio perché da lì è iniziata la "RINASCITA" del nostro paese dopo un periodo orribile.
Celebrazioni del 75° della Liberazione:
CONTARE LE STORIE video tratto da "Gina Cammina", albo illustrato che Antonella Toffolo ha scritto sulla base dei racconti materni, edito da Topipittori, 2018. Montaggio: Valentina Arena, voce narrante: Sara Tarabusi.
Gina è bravissima a “contare le storie". Come quella volta che a otto anni dall’Appennino modenese partì con la mamma per andare a Firenze, dove l’avevano presa a lavorare. Un’avventura grande, con i bombardamenti, i tedeschi, e il rischio di perdersi. Ma Gina, pur fra tante paure, cresce.
1 MAGGIO
Festa del lavoro e dei lavoratori
Negli anni, e soprattutto in questi ultimi mesi, abbiamo imparato che si può lavorare insieme anche senza essere "fisicamente" insieme.
Il lavoro nei campi ieri e oggi
Due "icone" che ci hanno mostrato il "Mondo del Lavoro" nella Pittura e nella Cinematografia
2 GIUGNO
FESTA DELLA REPUBBLICA
LE ORIGINI, LA STORIA, PERCHÉ SI FESTEGGIA...
Il 2 giugno 2020 la Repubblica italiana compie 74 anni!
Sai quando è nata questa ricorrenza e cosa festeggia? E sai perché è così importante?
Scoprilo con noi!
La Festa della Repubblica italiana si celebra il 2 giugno perché, proprio tra il 2 e il 3 giugno 1946, si tenne il referendum con cui gli italiani, dopo 85 anni di regno della dinastia dei Savoia (di cui 20 di dittatura fascista, conclusa durante la Seconda Guerra Mondiale), scelsero di far diventare l'Italia una Repubblica costituzionale, abolendo la Monarchia.
Scegli una delle seguenti attività per approfondire e prova a completarle sul quaderno (è possibile stamparle).
Breve Storia dell'Unità d'Italia.
L'emblema della Repubblica Italiana.
Le tappe dell'Unità d'Italia.
Scopriamo la Democrazia.
L'inno d'Italia.
Il Museo del Vittoriano di Roma
Altare della Patria
Tessera Elettorale per il Referendum del 2 Giugno del 1946
UN SIMBOLO PER L’ITALIA: IL VITTORIANO
Molti lo associano a Mussolini, e al periodo fascista: le principali manifestazioni del periodo ebbero luogo qui, a cominciare dalla celebre Marcia su Roma del 1922, che qui si concluse. Inoltre era una sorta di anfiteatro naturale sul quale gli italiani stavano per ascoltare i discorsi del Duce dal balcone di Palazzo Venezia.
Dopo la caduta del fascismo e la fine delle guerre, il Vittoriano subì un lungo periodo di oblio, mescolato a imbarazzo per la memoria storica legata appunto al fascismo. A seguito di un attacco terroristico del 1969 venne chiuso al pubblico e restò in stato di quasi abbandono per 40 anni. Nel 2000, dopo un restauro accurato, venne riaperto al pubblico grazie all’intervento del presidente Ciampi, che decise di restituire a Roma questo importante monumento. E’ stata data maggiore visibilità e importanza ai musei e agli spazi espositivi interni e 7 anni dopo è stata aperta la terrazza panoramica.
Oggi è un monumento simbolico per l’Italia, tant’è che il 25 Aprile (anniversario liberazione d’Italia), il 2 giugno (Festa della Repubblica) e il 4 novembre (festa delle Forze Armate) il Presidente della Repubblica rende omaggio al milite ignoto deponendo una corona d’alloro, a ricordo di tutti coloro che sono morti durante le guerre per la Patria. Una fiamma arde incessantemente custodita da impassibili guardie d’onore.
I Simboli della nostra Repubblica sono tutti importantissimi e molto emblematici: la Bandiera, lo Stemma, la Costituzione Italiana, l'Inno di Mameli, le Frecce tricolori, il Vittoriano...
(Alcuni cenni li troverai di seguito)Alcuni video per mostrarti la Storia del nostro "Tricolore"
Lo Stemma della Repubblica: la Stella, la Ruota dentata, i rami d'ulivo e di quercia.
L'emblema della Repubblica Italiana è caratterizzato da tre elementi:
- la stella,
- la ruota dentata,
- i rami di ulivo e di quercia.
La stella è uno degli oggetti più antichi del nostro patrimonio iconografico ed è sempre stata associata alla personificazione dell'Italia, sul cui capo essa splende raggiante.
La ruota dentata d'acciaio, simbolo dell'attività lavorativa, traduce il primo articolo della Carta Costituzionale: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro".
Il ramo di ulivo simboleggia la volontà di pace della nazione, sia nel senso della concordia interna che della fratellanza internazionale;
la quercia incarna la forza e la dignità del popolo italiano.
Entrambi, poi, sono espressione delle specie più tipiche del nostro patrimonio arboreo.
MAMELI E IL “CANTO DEGLI ITALIANI”, UN INNO DA SCOPRIRE...
PERCHÉ SE NE PARLA
L’Inno di Mameli deve essere insegnato a scuola. Lo ha deciso la Camera dei deputati, uno dei due rami del Parlamento. Il Senato ha dato la sua approvazione l’8 novembre 2012, la decisione diventerà legge. Per chi volesse impararlo oppure per chi vuole semplicemente sgolarsi durante la prossima partita degli Azzurri agli Europei ecco qui parole e spiegazione!
IL CANTO DEGLI ITALIANI
L’Inno di Mameli, chiamato anche “Il Canto degli Italiani”, fu scritto da Goffredo Mameli, giovane studente genovese, nel 1847 quando aveva solo vent’anni e musicato da Michele Novaro. Goffredo Mameli morì combattendo alla Repubblica Romana nel 1849. Quando lo cantiamo, ripetiamo le parole spesso senza comprenderne bene il significato. Vogliamo provare a “raccontarlo” con parole nostre?
Fratelli d’Italia
L’Italia s’è desta
Dell’elmo di Scipio
S’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Italiani, siamo tutti fratelli. La nostra nazione si è svegliata e si è messa sul capo l’elmo di Scipione l’Africano, il condottiero romano che sconfisse Cartagine. È destinata a vincere perché erede di Roma antica che è sempre stata vittoriosa (nell’antichità la vittoria è rappresentata da una dea alata con lunghi capelli). Perciò uniamoci come un esercito in battaglia, disposti anche a morire per l’Italia.
Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l’ora suonò.
Da secoli noi italiani siamo disprezzati dalle altre nazioni perché non siamo uniti. Uniamoci sotto un’unica bandiera e un’unica speranza. È arrivato il momento di farlo.
Uniamoci, amiamoci,
L’unione e l’amore
Rivelano ai popoli
le vie del Signore:
giuriamo far libero
il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Uniamoci e vogliamoci bene, così il Buon Dio ci benedirà. Giuriamo di liberare il paese dove siamo nati. Se siamo uniti nel nome di Dio, chi potrà vincerci?
Dall’Alpi a Sicilia
Ovunque è Legnano,
Ogn’uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d’ogni squilla
I Vespri sonò.
In questa strofa, un po’ complicata, Mameli ricorda tutte le occasioni in cui gli italiani si sono ribellati all’oppressore straniero.
Dalle Alpi alla Sicilia vive il ricordo della battaglia di Legnano del 1176 dove le città lombarde unite in una confederazione sconfissero l’imperatore tedesco Federico Barbarossa.
Ogni italiano ha il coraggio del condottiero Francesco Ferrucci che nel 1530 morì in battaglia difendendo Firenze contro le truppe dell’imperatore Carlo V.
I bambini italiani hanno l’ardimento di Giambattista Perasso, detto Balilla, il ragazzino genovese che nel 1746 incitò i concittadini a ribellarsi contro gli oppressori austriaci. Il suono di ogni campana ricorda le campane che suonarono a Palermo il lunedì di Pasqua del 1282 incitando i siciliani alla rivolta contro i francesi.
Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute:
Il sangue d’Italia,
Il sangue polacco
Bevè col cosacco
ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L’Italia chiamò.
Le spade di coloro che si mettono al servizio dell’oppressore straniero (in questo caso l’Impero austriaco che a quell’epoca occupava la Lombardia, il Veneto e il Trentino) non hanno forza e si piegano come fili d’erba. L’aquila che è disegnata nello stemma dell’impero d’Austria perde le piume come fosse un pollo spennato. L’imperatore austriaco ha oppresso la Polonia e l’Italia con l’appoggio dello zar di Russia ma il sangue degli oppressi si rivolta contro di lui. Uniamoci come fossimo un solo esercito, pronti a combattere e a morire in battaglia nel nome d’Italia
ATTIVITÀ di LABORATORIO
ARTE E IMMAGINE - STORIA - TECNOLOGIA - GEOMETRIA
L'ultimo anno ci ha aiutato ad apprezzare maggiormente il valore di essere un "cittadino attivo".
Con l'attività che andiamo a presentarti, vogliamo in qualche modo ricordare che rispettando le regole, non dimenticando il passato ma guardando al futuro e "lavorando insieme" tutti possono farcela.
Queste belle girandole colorate le potrai realizzare con i colori della nostra bandiera. Seguendo i passaggi spiegati nel video, divertiti a farne qualcuna.