CEDRO // BAGOLARO // SEQUOIA // QUERCIA // TIGLIO
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Rabindranath Tagore
Caratteristiche
Il Cedrus libani appartiene alla famiglia delle Pinacee. È una specie originaria della regione mediterranea dell'Himalaya. Arriva ai 150-200 anni e raggiunge un'altezza massima di 40/60 metri. Il tronco è di notevoli dimensioni. La corteccia è prima liscia, poi fessurata longitudinalmente di colore marrone scuro. I rami sono penduli, numerosi e formano una chioma piramidale. Le foglie sono aghiformi e di colore verde scuro, portate sia singolarmente sui giovani rametti, sia in ciuffi su corti rametti laterali. I fiori sono coni di colore grigio-verdastri i maschili, lunghi fino a 5 cm e a maturità giallastri; quelli femminili sono verdastri. Come tutte le gimnosperme, non ha i frutti, ma strobili femminili maturi che sono coni bruni di consistenza legnosa che si sfaldano a maturità disperdendo i semi.
Nel parco vi è solo un esemplare.
Leggenda
Spesso le statue sacre sono scolpite nel legno di questo robusto ed elegante albero. Il Cedro del Libano, in antichità, era molto diffuso nel Mediterraneo Orientale. Si ritiene, infatti, che il tempio di Gerusalemme, il palazzo di Salomone ed il Labirinto di Minosse, fossero sorretti da colonne di Cedro. Regni ed imperi hanno sfruttato per secoli questo legno compatto, aromatico e durevole, pregiato almeno dall’epoca biblica, per fabbricare mobili e palazzi: il grande Tempio di Salomone fu edificato grazie alle travi possenti del cedro ed anche a ciò dovette la sua fama di regale immortalità; ma anche le ville patrizie di Roma e i palazzi di Babilonia ne furono impreziositi. L’impotenza del cedro del Libano era ed è leggendaria, così come la sua longevità, e ciò lo rese uno dei legni adatti ad onorare degli Dei. Il cedro era il simbolo di altezza, grandezza e potenza, e come tale aveva la proprietà di proteggere gli edifici dalle negatività e dai danni del tempo. Era consigliabile costruire le case con travi di cedro per "preservare l’anima della costruzione", come ammoniva Origene.
Caratteristiche
Il Celtis Australis L. appartiene alla famiglia delle Ulmacee. È una specie originaria dell'Europa meridionale ed è molto diffusa in Italia. Arriva ai 500 anni di età e raggiunge un'altezza massima di 25 metri. Il tronco è diritto, massiccio e corto. La corteccia è grigio cenere, nei giovani è liscia mentre negli esemplari adulti è fessurata. I rami sono eretti alla base e penduli, formano una chioma arrotondato, folta e leggera. Le foglie sono ovate, ellittiche, acuminate e hanno la base arrotondata con il margine è seghettato. La pagina superiore è liscia e di color verde scuro, mentre quella inferiore è pubescente e verde chiaro. I fiori sono monoici, peduncolati di color giallo e verde. I frutti sono drupe rotondeggianti, con un nocciolo globuloso e rugoso, prima bianco-giallastre poi nerastre.
Nel parco non è più presente.
Leggenda
Tra i diversi nomi del Bagolaro, indicativo di un qualche diabolico mistero, c'è quello di "Arcidiavolo". Secondo una leggenda popolare fu Lucifero a portare sulla terra questo albero poiché, nella sua caduta dal Paradiso pare stringesse tra gli artigli proprio un ramo di Bagolaro, il quale proliferò sulla Terra serbando però traccia della diabolica origine nella curiosa forma delle foglie, appuntite e ricurve come artigli.
Caratteristiche
La Sequoia Sempervirens appartiene alla famiglia delle Taxodiacee. È una specie originaria del Nord America, presente in Oregon e in California. Può arrivare a 3000 anni di età e raggiunge un'altezza massima di 90-100 metri, anche se nel nostro territorio non supera i 50 metri. Il tronco è diritto, grande, colonnare e robusto. La corteccia è fibrosa e rosso-bruna. I rami sono incurvati verso l'alto, formano una chioma piramidale. Le foglie sono aghiformi e piatte, di colore verde-bluastro. I fiori sono unisessuali: quelli maschili sono gialli, quelli femminili verde. I frutti sono pigne globose e squamate, prima verdi e poi brune.
Nel parco vi è un solo esemplare.
Leggenda
Il nome Sequoia significa "piede di porco" e deriva da quello di un indiano della tribù Cherockee, Sequojah, il quale era affetto da una malformazione al piede. Egli introdusse un alfabeto per trascrivere le leggende precedentemente tramandate oralmente. È nota la preghiera dedicata alle Sequoie della California dei Red Wood Indians: "Questa roccia non è venuta qui da sola, questo albero non sta qui da solo, c'è qualcosa che ha fatto tutto questo e che ci mostra ogni cosa."
Caratteristiche
La Quercus robus L. appartiene alla famiglia delle Fagacee. È una specie originaria dell'Europa centrale e del Caucaso, in Italia è abbastanza diffusa, soprattutto nelle regioni settentrionali. Può superare i 1000 anni di vita e raggiunge un'altezza massima di 45-50 metri. Le radici profonde e robuste sostengono un tronco eretto che tende ad allargarsi alla base. La corteccia è liscia e di colore grigio-argentea nei primi decenni, poi presenta fessure e si scurisce. I rami sono nodosi, contorti e ricurvi, formano una chioma ampia ed irregolare. Le foglie sono caduche, alterne e lisce; il margine è ondulato. La pagina superiore è lucida e di color verde scuro, mentre quella inferiore è opaca e glauca. I fiori sono monoici: quelli maschili sono raccolti in amenti cilindrici, penduli di colore giallastro; quelli femminili sono solitari o in gruppo lungo un peduncolo ed hanno stimmi rossi. I frutti sono ghiande ovali e acuminate, brune con sfumature verdi, coperte da una cupola 'pelosa' e squamata.
Nel parco sono presenti più esemplari.
Leggenda
Si racconta che, tanto tempo fa, quando ancora era cosa comune incontrare per strada il Signore Iddio, un giorno il diavolo si recò da lui. Fattosi coraggio, gli rivolse rispettosamente la parola: “Tu, o Signore, sei il padrone di tutto l’universo, mentre io, povero diavolo, non posseggo nulla in questo mondo…Ti prego pertanto di concedermi la potestà su una minima parte del creato.” E Dio, di rimando: “Cosa desidereresti avere?” E il diavolo: “Il potere su boschi e foreste!” E Dio decretò: “Così avvenga. Il potere su boschi e foreste ti apparterrà quando questi d’inverno saranno senza fogliame.Tornerà a me, invece, nelle altre stagioni, quando gli alberi saranno coperti di foglie.” Saputa la notizia dell’avvenuto patto, tutti gli alberi del bosco cominciarono a preoccuparsi, finchè l’inquietudine si trasformò in agitazione. Il carpino, il tiglio, il platano, il faggio, l’olmo, l’acero si chiedevano avviliti: “Cosa possiamo fare? A noi le foglie cadono proprio in autunno”. Finché al faggio venne l’idea di consultare la quercia, l’albero saggio tra i saggi. Quando sentì la storia del patto, la quercia rifletté gravemente ed alla fine sentenziò: “Faremo così, cari amici. Io tenterò di trattenere sui rami le foglie secche, finché a voi non saranno spuntate le nuove! In tal modo il demonio non potrà avere il dominio su nessuno di noi." Così avvenne e da allora la savia quercia trattiene il fogliame secco per tutto l’inverno, finché in primavera spuntano le prime foglie verdi.
Caratteristiche
La Tilia appartiene alla famiglia delle Tiliacee. È una specie originaria dell'emisfero boreale, situata in zone dal clima temperato. Arriva ai 250 anni di vita e raggiunge un'altezza massima di 40 metri. Il tronco è diritto e regolare. La corteccia è liscia e grigia nei giovani, mentre negli esemplari adulti è screpolata e color bruno scuro. I rami sono grigio-verde e sono coperti da una fine peluria, formano una chioma regolare, fitta e cupoliforme. Le foglie sono asimmetriche e acuminate, il margine è seghettato. La pagina superiore è lucida e di colore verde intenso, mentre quella inferiore è di colore verde chiaro con peli biancastri. I fiori sono bisessuali, pendenti, di colore giallo o crema. I frutti sono noci appuntite di forma ovoidale. Sono di color verde pallido e sono ricoperte da una peluria.
Nel parco non è più presente.
Leggenda
Un mito greco racconta che la ninfa Filira, figlia di Oceano, viveva nell'Isola del Ponto Eusino. Un giorno Crono si unì a lei, ma sorpreso dalla moglie Rea, si trasformò in uno stallone allontanandosi al galoppo. Quando Filira partorì, si accorse che il divino neonato, che chiamò Chirone, era un mostro mezzo uomo e mezzo cavallo. Ne provò una tale vergogna che chiese al padre di essere mutata nell'albero che da allora portò il suo nome. I greci crearono il mito di Filira perché questa pianta ha sempre evocato con il suo aspetto e profumo la femminilità, tant'è vero che i greci la consideravano sacra ad Afrodite.