CULTURA

Caposervizio ALESSIA (2C)

recensione di "iroduku", il mondo a colori

a cura di Sofia (2A)

Perché non vedo i colori? Anzi, perché li vedo solo nei suoi disegni? Per raccontarvi questo vorrei partire dall'inizio dell'anime "Iroduku".

Quest’anime parla di Hitomi Tsukishiro, una giovane diciassettenne discendente di una famiglia di maghi. Vive nella città di Nagasaki con sua nonna Kohaku, in un futuro non lontanissimo, il 2078. Hitomi, dopo un momento buio nella sua vita, non riuscì più a vedere i colori. 

Su cui contare gli era rimasta solo sua nonna che, non volendola più vedere soffrire, nella sera dei fuochi d’artificio le fece una magia e la riportò 60 anni indietro nel tempo. Arrivata nel passato, incontrò per sbaglio tre ragazzi del liceo Minamigaoka che la aiutarono a trovare il negozio della sua bisnonna. Quando fu il tempo di tornare a scuola Hitomi era nella stessa classe dei ragazzi che aveva incontrato precedentemente e di sua nonna.

Hitomi comincerà una strada di crescita personale anche grazie all’aiuto dei suoi nuovi amici, che la porterà a riscoprire i colori reali del mondo.

Non vedere i colori in un mondo colorato è triste, ma vedere i colori in un mondo grigio ti svolta la vita. Se siete appassionati di anime ve lo consiglio, anche perché ha solo 13 episodi.

la festa del ringraziamento

a cura di Alessia (2B)

“Oggi ti ho fatto una sorpresa, visto che è il 24 novembre ho deciso di cucinare il tuo piatto preferito, il tacchino arrosto ripieno!”


“Grazie mamma, mi chiedevo infatti cosa fosse questo profumino così dolce e prelibato. Non vedo l’ora di assaggiarlo! Ma perché proprio il 24 novembre?”


“Ma non lo sai, è il giorno del Ringraziamento! E’ una festa nazionale celebrata in America il quarto giovedì di novembre.”


“L’ ho già sentita, ma non la conosco bene, mi racconti la sua storia?”


“All'inizio del diciassettesimo secolo, i Padri Pellegrini decisero di abbandonare l'Inghilterra per andare in America, il Nuovo Mondo. La decisione di questo spostamento si deve a motivazioni religiose perché i pellegrini erano di fede cristiana e quindi erano perseguitati dal Regno Unito protestante.

Così, nel 1620 si imbarcarono sulla Mayflower e arrivarono sulle coste americane, ma quando arrivarono, con l'inverno ormai alle porte, si trovarono di fronte ad un territorio selvatico e inospitale.

Dall'Inghilterra i pellegrini avevano portato con sé dei semi di vari prodotti che, per la natura del terreno e per il clima, non produssero i frutti necessari al sostentamento della popolazione durante il raccolto. Fu solo grazie all'intervento dei nativi americani che la situazione non si ripropose anche l'inverno successivo poiché indicarono ai nuovi arrivati quali prodotti coltivare e quali animali allevare. Consigliarono soprattutto il granoturco e i tacchini che poi  diventarono simboli del Giorno del Ringraziamento in tutta l'America.

Così, nel nuovo anno il raccolto fu abbondante e il cibo  non scarseggiò e i Padri Pellegrini decisero di iniziare a ringraziare Dio ogni novembre per l'abbondanza che assicurava loro di anno in anno con una grande festa. I coloni, inoltre, per sdebitarsi anche con  gli indigeni, invitarono alla festa anche loro, per godere insieme dei beni ricevuti dalla natura.”


“Che bella storia! Ma gli americani come la festeggiano oggi?”


“Anche se è nata come una festa religiosa, ormai è quasi più una festa pagana e laica. E’ il giorno dell’anno in cui gli americani dicono grazie per ciò che hanno e quindi è tradizione festeggiare in famiglia davanti al tradizionale tacchino, ormai simbolo del Ringraziamento.”


“Ah ok. Ma come mai sento anche profumo di mirtilli?”


"Perché oggi ho voluto preparare il tacchino come lo mangiano gli americani ovvero accompagnato da salsa di mirtilli rossi, purè con sugo di carne, patate dolci e cavoletti di Bruxelles e per gli adulti anche il vino bianco di accompagnamento.”


“Poveri tacchini! Chissà quanti ne verranno uccisi in questo giorno!”


“E’ sì, proprio tanti. Pensa che a ogni festa del Ringraziamento, in America vengono uccisi 50 milioni di tacchini. Il presidente, come da tradizione grazia 2 tacchini, esonerati dal finire al forno che apriranno la tradizionale parata del Ringraziamento.”


“Wow, che bella festa!”


“Sì ma adesso mangiamo che altrimenti si brucia il tacchino!”

all'origine della parola "scuola"

a cura di Samantha (3B)

Incubo per gli studenti, ma luogo dove si imparano le cose importanti per la vita: la scuola. A non tutti piace, ma la scuola è un’antica istituzione che rappresenta la base della società civile.

La scuola fu fondata dagli Antichi Egizi nel 2000 a.C. con lo scopo di formare i ragazzi da destinare poi alle funzioni amministrative dello Stato. Ma il primo sistema scolastico viene fatto risalire ai Sumeri nel 3000 a.C. 

In origine, questo termine significava "tempo libero". Poi, con il tempo, ha assunto quello di "luogo in cui si passava molto tempo libero", ossia un luogo dove, durante il tempo libero, si discuteva di filosofia o di scienza. Il significato di scuola è cambiato poi ancora, indicando da prima il "luogo in cui si legge" e infine “il luogo in cui si imparano le cose”.

Le scuole si chiamavano “edubba”, un termine che può essere tradotto come "casa delle tavolette", in quanto insegnanti e allievi scrivevano proprio su tavolette di argilla umide, poi essiccate al sole e cotte. Potevano accedervi solo i maschi, i quali frequentavano le lezioni per prepararsi a diventare i futuri sacerdoti o funzionari pubblici del regno.

L'educazione di quei tempi era così severa che… le bastonate erano le punizioni più frequenti!