scuola secondaria

Capiservizio LETIZIA e SERENA (3B)

progetto "orto": missione compiuta!

a cura di Luca (3C)

Ebbene si, quest’anno gli alunni della classe 3^C insieme all’aiuto degli insegnanti hanno deciso di far rinascere l’orto della scuola. Perché si riuscisse a lavorare nel migliore dei modi la classe 3^C è stata divisa in due gruppi che si alternavano di volta in volta, uno si occupava del lavoro a computer in classe, mentre l’altro del lavoro in orto. Quando la classe si è diretta nell’orto per la prima volta notò che era un vero e proprio disastro, ma già da quel momento  c’era nella classe un grande spirito di iniziativa che gli permise di sistemare in gran parte il disordine e di iniziare a costruire una compostiera. Successivamente ogni alunno si mise all’opera seguendo i compiti che assegnarono i professori, ed ogni volta terminato il lavoro nell’orto, ognuno di loro vedeva di averci lasciato un qualcosa di suo che lo rendesse più bello. Verso metà progetto per far si che questa passione continui ad essere fonte di grande interesse anche negli anni futuri, si è deciso di raccontare la vita in orto all’interno di un padlet attraverso descrizioni, idee, foto, video etc…

Oltre ad aver cresciuto l’orto contando l’uno sull’altro, questo mestiere è stato capace di far vivere davvero bei momenti, di rendere la nostra persona più responsabile e più rispettosa.

I ragazzi sono stati capaci di affrontare difficoltà e talvolta complicarsi un po’ la vita ma con impegno, serenità e costanza sono certi che il lavoro sia stato tutto ripagato. Questo progetto è stato capace di togliere loro davvero tante soddisfazioni e come obiettivo comune si spera che non solo una classe negli anni seguenti, ma che più classi cooperino per rendere l’orto ancora più bello.

Vi lascio qui sotto il link del padlet  in cui raccontiamo in cosa consiste il nostro orto, quali sono i progetti futuri e molto altro ancora.

operisti alla dogliotti!

a cura di Luca (3C)

Cavalleria Rusticana è un progetto svolto dalla classe 3^c della Scuola secondaria "A.M. Dogliotti". Questo lavoro rappresenta l’opera musicale di Pietro Mascagni, tratto dall’omonima novella di Giovanni Verga. Il lavoro è stato molto difficile ma con grande impegno, collaborazione e armonia la classe 3^c è riuscita a portarlo a termine ottenendo grandi soddisfazioni. 

L’opera è ambientata durante le festività pasquali a Vizzini (un paesino in Sicilia) intorno alla fine dell’Ottocento, presenta 5 personaggi, alcuni narratori e racconta le vite, le passioni, i problemi, le sofferenze e le tragedie che avvengono tra questi personaggi che alla fine non sono altro che gente comune. 

Gli insegnanti della classe 3^c hanno assegnato a ogni alunno un compito da rispettare: c’è chi si è occupato di scrivere i copioni, chi delle riprese, alcuni di preparare i costumi anche aiutati dalla bidella della scuola Carmen, e infine i personaggi che sono stati bravissimi nell’imparare le loro parti in dialetto veneto e napoletano. Questo lavoro è stato capace di farci lavorare con maggior serietà, di responsabilizzarsi e di rafforzare il legame della nostra classe.

"MILLE VITE": LA CANZONE DELLA 3A!

a cura di Giulia (3A)

Perché non creare una canzone? È la domanda che due professori, senza essersi messi d'accordo, hanno posto in classe a noi alunni della classe 3A della Scuola secondaria “A.M. Dogliotti”.

Tutto è iniziato quando alcuni mesi fa un nostro compagno di classe ha portato a scuola un ukulele e il nostro professore di italiano, Andrea Venturini, lo ha suonato, buttando per scherzo l'idea di scrivere una canzone tutta nostra da cantare poi ad un pubblico.

Successivamente il nostro professore di musica, Mattia Veggo, da poco arrivato nella nostra scuola, ci ha visto scrivere diverse volte dei testi nei ritagli di tempo. Quindi gli è venuto in mente di collegare la scrittura al linguaggio musicale, dando vita a una canzone: la canzone della 3a!

I professori hanno parlato dell’idea, scoprendo la buffa coincidenza e da quell'incontro ha preso vita il percorso che ci avrebbe coinvolto per il resto dell’anno. 

Noi eravamo molto felici all'idea di poter scrivere una canzone! Ma prima di iniziare il progetto è stato necessario capire cos’è una canzone e come è strutturata: questo l’abbiamo imparato attraverso un paio di lezioni del prof. Veggo. Mentre studiavamo la teoria musicale, contemporaneamente l’abbiamo applicata ai lavori fatti da ognuno di noi sulle piattaforme FLAT.IO e HOOKPAD. Sul primo sito infatti ci siamo concentrati sullo spartito, mentre sul secondo abbiamo scritto la nostra melodia con gli accordi.

Riguardo al testo della canzone, noi e i docenti abbiamo scelto il tema, ovvero i sogni, e successivamente iniziato a scriverlo: abbiamo deciso di parlare di ragazzi più grandi di noi che, studiando e vivendo la loro vita, si trovavano a rimpiangere sogni che si sono infranti ma continuando a coltivarne altri. 

Una volta finita tutta la parte teorica e melodica, non restava che assemblare la canzone: il prof. Veggo ci ha lavorato, scegliendo tra le melodie che avevamo scritto quelle che più rispettavano i criteri e fondendole assieme, in modo da creare l'introduzione, le strofe, lo special, il bridge e il ritornello. 

Finito il lavoro i due professori ci hanno suonato il pezzo in anteprima e siamo stati veramente contenti di ciò che siamo riusciti a creare. Alcuni di noi, liberamente, sono andati alla scuola media di Bojon per registrare il pezzo assieme agli insegnanti.

Ci auguriamo che piaccia anche a voi, arrivederci e buone vacanze!

amicizia: sentimento, dolore e prova della vita

a cura di Elena (1B)

C’è chi sostiene che alla vostra età le amicizie siano un elemento molto importante della vita. Racconta cos’è per te l’amicizia, che ruolo hanno gli amici nella tua vita, le tue esperienze.


Cos’è l’amicizia? Un sentimento? Un dolore? Oppure una prova della vita?

Ve lo dirò io. L’amicizia è tutte tre queste cose. Cercherò di spiegarlo passo passo.

L’amicizia è prima di tutto un sentimento. Ci tiene stretti quando siamo bambini, perché è il nostro istinto che ci dice che dobbiamo stare in compagnia.

Poi è un dolore. Tutti abbiamo, almeno una volta nella vita, avuto problemi per via si spiacevoli incidenti con gli amici di cui ci fidavamo. È successo a tutti.

Ma poi è anche sicuramente una prova da parte della vita: perché dobbiamo stare attenti, sempre all’erta, per capire chi è nostro amico e chi no. Dobbiamo anche riuscire a superare le vecchie amicizie, che ci hanno tradito, per trovarne di nuove. Dobbiamo cambiare anche noi. Dentro.

C’è chi dice che l’amicizia va sempre prima di tutto. Direi che ha ragione. Senza l’istinto di fare amicizia che senso avrebbe la nostra vita?

Però dobbiamo ammettere che mantenere le amicizie è difficoltoso. Spesso doloroso. Spesso anche troppo. Ma si sopravvive come si può: nel bene e nel male.

Che ruolo hanno i nostri amici nella nostra vita? Be’, il fatto è che… loro sono la nostra vita.

Per la mia vita lo si capisce guardandoci al ristorante, con L. e G., appena conosciute ma già migliori amiche, mentre ridiamo come delle pazze alle battute di N. sulle fotomodelle. Questa è la nostra vita. Ridere. Ridere con gli amici e le amiche che ci stanno a cuore. Ma mai esagerando, anche se qualche volta fa bene lasciarsi andare. L’importante è che siano gli amici giusti e che ti capiscano.

Anche se non hanno la stessa età, come L.. Lei è più grande di noi di un anno. Eppure non so cosa farei senza di lei.

Per G. è diverso. Lei si sente grande. Ma chissà se lo vuole davvero. In modo diverso ma, dopotutto, anche lei mi capisce. L. addirittura meglio di lei. Ricordo che quando sono andata a dormire a casa sua ci siamo divertite un mondo. Abbiamo fatto la sfida a chi restava di più “A non vomitare”. Mentre assaggiavamo disgustosi intrugli di maionese andata a male con contorno di cetriolini conditi con senape scaduta e salsa Ketchup e panna spray acida. Ho vinto io. Ma ho avuto bisogno di un bel bicchiere d’acqua per non vomitare.

Oppure quando sono andata a casa di G.. Eravamo nel parco accanto a casa sua ma le ciabatte le erano scomode, quindi se le è tolte e si è messa a correre. A piedi nudi. Sotto la pioggia. Mentre un signora spiona la guardava terrorizzata dalla finestra. O quella volta che… sì, credo abbiate capito il concetto. Con L. e G. ho fatto numerose esperienze, le conosco da tanto tempo. Loro sono una parte della mia vita.

Comunque ho fatto esperienze bellissime anche con persone che non conosco da tanto: la festa di Halloween da S, il pigiama-party da N., la festa di compleanno di M…. e poi al ristorante dove non c’erano solo L. e G., ma anche S., M. e N.. Quella è stata un’esperienza indimenticabile. Sono accadute talmente tante cose in una sola sera che quasi non ci credo: G. che si stava incastrando nella turca, siamo salite in macchina entrando dal finestrino, ho ricevuto tanti gioielli col serpente e un profumo (era per il mio compleanno). È stato memorabile.

Ma non ho vissuto solo belle esperienze con i miei amici. Amici maschi, intendo. Ne avevo di amici maschi. Però hanno deciso che per loro io e L. non andavamo più bene e sono diventati cattivi. Per fortuna c’era lui: un mio particolare amico che riusciva a tenerli a bada. Poi se n’è andato, mi ha spezzato il cuore e la situazione è precipitata. Loro, senza di lui, non stavano più buoni.

Al ristorante abbiamo parlato anche di questo. N. sa cosa è successo, come dopotutto anche L. e G.. Però… ora mi sento in qualche modo… meglio. Come… liberata. Anche se la sua mancanza si fa sentire. Ma per fortuna ci sono le mie amiche. Loro sono il mio faro nella notte.

Dunque, torniamo a noi. Cos’è l’amicizia? Ora lo posso dire senza incomprensioni.  È un sentimento. Un sentimento che riempie la vita, che ti dà un senso, che va messo prima di ogni cosa. Se perdessi il fidanzato (che non ho) poi mi reinnamorerei. Se perdessi le mie amiche, non me lo perdonerei mai, anche se fossero state loro a tradirmi (cosa che spero non accada mai). Per farla breve, l’amicizia è come un vestito da lavare. Con il sapone sbagliato sbiadisce e perde colore, diventando orribile su chi lo indossa. Ma se viene ben trattato e lavato con il sapone giusto, rinvigorisce e non perde colore, mostrandosi in tutta la sua meraviglia. Insomma, facendo venire voglia di vita.

Sentivo ogni goccia d’acqua scendere...

a cura di Andrea (3A)

Sentivo ogni goccia d’acqua scendere lungo il mio corpo, ero calmo, stanco ma tranquillo e e.sentivo il taglio, che sotto l’acqua gelida bruciava.

Uscii dalla doccia, spensi la musica e mi legai l’asciugamano in vita, anche se l’acqua grondava ancora acqua sul tappeto.

Mi asciugai i capelli e mi vestii, misi qualcosa sotto i denti, ma non avevo molta fame, quindi mi limitai ad una pagnotta e a un bicchiere d’acqua.

Svuotai il borsone ricolmo dei miei vestiti fradici e fangosi, li buttai in lavatrice e mi misi sotto le coperte sapendo che la mattina dopo mi sarei dovuto alzare per continuare a vivere quei giorni monotoni, ai quali ero ormai abituato.

Faticai ad addormentarmi a causa del rumore che proveniva dal salotto, dove mia mamma oziava guardando la televisione. Solamente verso l’una, quando spense la tv, riuscii a chiudere gli occhi ed ero finalmente pronto all’unico momento della giornata dove potevo essere fuori da tutto, nel buio e nel più profondo silenzio. Mi godei per qualche istante quel momento, ma poi preso dalla stanchezza mi addormentai.

Mi svegliai di soprassalto, ed un brivido mi scese lungo la schiena, guardai la sveglia ancora mezzo addormentato, e notai che c’era scritto 08:34; la scuola iniziava alle sette; ERO IN RITARDO! 

Mi tolsi il pigiama, con gli occhi ancora annebbiati, lo buttai sul letto e con le prime cose che mi capitarono in mano mi vestii; poi corsi in bagno mi lavai il viso e…  AAAAA!!!

Urlai, urlai a squarciagola.Vidi un uomo sulla trentina che mi guardava dallo specchio, ma solo poi realizzai che… QUELL’UOMO ERO IO, io un adulto.

Un adulto con i capelli corti e biondi ma un biondo scuro, non normale, gli occhi marroni, la barba corta, il fisico abbastanza muscoloso, soprattutto sulle braccia. Altezza all'incirca sul metro e ottanta. 

Mentre mi osservavo allo specchio sentii dei rumori che mi spaventarono, provenivano dalla stanza a fianco.Si stavano avvicinando e man mano che si avvicinavano riconobbi che erano dei passi, passi svelti.

Avevo paura, attesi e appena sentii che i passi erano quasi arrivati a me, saltai fuori e vidi un labrador, un labrador dal pelo chiaro, con un collare blu e una targhetta con su scritto Rocky. Lo accarezzai e lo coccolai. Fino a che non sentii un brontolio e un vuoto provenire dallo stomaco. Non aveva ancora fatto colazione, non c'era tempo da perdere.

Mentre mi alzai vidi la casa, che fino a prima non avevo ancora ben notato, era moderna, le colorazioni delle pareti variavano sempre tra il bianco e il grigio.

A dare colore a quella casa erano i mobili e gli oggetti posati su mensole beige, il divano marrone e i gradini di legno di una scatola appoggiata al muro che porta al piano superiore.

Volevo salire al piano superiore quando sentii il telefono squillare con una suoneria familiare: Lettera 22 (cugini di campagna), presi in mano il telefono e lessi:

chiamata in arrivo

EG Color. 

Risposi. Mi disse: Oh pavi dove ze che te si?! se 20 minuti che go tacà lavorare, te spetto. 

All'inizio non capii, ma poi mi ricordai che un trentenne doveva pure avere un lavoro per mantenersi e vivere in una casa del genere con un fisico del genere. Mi affacciai dalla finestra che dava sul giardino e vidi un furgone bianco con la scritta E.G. COLOR arcobaleno sul cofano e ai lati. 

Scesi in giardino salii in furgone ed era molto diverso da come lo avevo visto la sera prima mentre tornavo dall'intenso allenamento di calcio. Infatti, era tutto più tecnologico, non c'era più il cambio manuale, quindi niente frizione e niente marce. E c'era un navigatore che occupava metà del cruscotto. Misi in moto il furgone e mi diressi verso la casa che indicava il navigatore. Quando arrivai vidi solamente una fitta rete di impalcature che copriva la casa. Suonai .Entrai. Scalai le impalcature e mi misi al lavoro. Anzi ci provai, dato che non avevo la più pallida idea di quello che dovevo fare. Dunque andai da Emanuele (così da dargli anche un saluto) e mi feci dare degli ordini. Sentivo il sole battere sulla mia testa, nonostante il cappello bianco e la pittura che ogni tanto mi sporcava le braccia. Ad un certo punto sentii le campane suonare il mezzogiorno. Allora io ed Emanuele, salendo su un solo furgone, andammo assieme a pranzare. Ci diressimo in magazzino e pranzammo con della pasta al pomodoro come primo e della carne con contorno di funghi per secondo. Poi prendemmo un caffè ed un pezzetto di crostata e tornammo al lavoro. Lavorammo sodo fino alle 17 e poi andammo a casa. Entrai dal portoncino rosso e andai a lavarmi.Uscii mi asciugai stringendomi l’asciugamano in vita, con la schiena che grondava ancora acqua sul tappeto. Mi asciugai e mi vestii,  presi in mano il telefono e vidi dei messaggi tutti dallo stesso gruppo. Un gruppo di ragazzini tra i 12 e i 13 anni, e come ultimo messaggio scrissero:

ci vediamo dopo l'allenamento delle 18

E fui felice perché capii che era riuscito a realizzare uno dei miei giovani sogni, ovvero diventare allenatore. Salii sulla mia moto e mi diressi verso il campo, l'indirizzo era stato scritto sul gruppo dal presidente. Arrivato la prima cosa che notai fu un gruppetto di circa 15 ragazzini e iniziamo l'allenamento. Per riscaldarsi fecero qualche giro di campo, passaggi rasoterra, prima un tocco, poi al due, e poi dei lancetti. Dopodiché divisi i ragazzi in due gruppi uno da sette e uno da otto. Al primo gruppo feci svolgere un esercizio simile al torello chiamato casetta, mentre gli altri otto, divisi in due gruppi da quattro, si sfidarono in un percorso di velocità suddiviso in scaletta, saltare gli over ed infine un piccolo scatto di una decina di metri, poi i due gruppi si invertirono. E per concludere l'allenamento gli feci fare una partitina sette contro sette con un jolly. Infine, raccolsero il materiale, si cambiarono, si lavarono e andarono a casa. Appena anche l'ultimo uscì, mi cambiai e mi lavai anche io. Ormai erano già arrivate le 20:00, ero stanco morto, sistemai e pulii lo spogliatoio.

Erano le 21:00, uscì dallo spogliatoio e andai verso la moto, ma la bellezza del campo al chiaro di luna mi rapì e ne rimasi incantato. Mi misi a camminare verso il centrocampo e arrivatoci mi sedetti sull'erba bagnata dall'umidità della notte, il terriccio freddo.

Erano le 22, era tardi. Il giorno seguente avrei dovuto completare il lavoro con Manu.

Salii in moto, ero stanco, la strada era stretta e con rari lampioni.

Sentivo l'aria che mi attraversava.

Arrivai ad un incrocio.

Il semaforo era rosso.

Mi fermai.

Appena il semaforo diventò verde partii, ma una luce abbagliante proveniente da destra mi si avvicinò, sentii un clacson e… poi nulla.

Il vuoto.

Il silenzio.

Quella sensazione piacevole che avevo avuto la sera prima.

Di colpo aprii gli occhi, vidi la mia camera, e sentii mia mamma che urlava dalla cucina: MUOVITI CHE E’ TARDI!


Così capii che il mio mondo in realtà non è la mia vita, ma il mondo in cui vivo bene è il mondo dei sogni. 

le regole della mia casa

a cura di Mattia (3A)

Il momento in cui mia mamma inizia a rincorrermi urlandomi di ritornare subito indietro. Mi giro, ma la vedo molto arrabbiata quindi non mi avvicino. La guardo, lei tira fuori la ciabatta e me la tira facendomi un male mortale... Questo è stato un esempio di quando non ho rispettato una delle tante regole. Quindi ecco le tue regole di maggiore importanza a casa mia.

La prima regola fondamentale da rispettare a casa mia è: non si spreca il cibo. I miei genitori mi hanno abituato fin da bambino a mangiare quasi tutto. Però c'è un problema che tutti hanno: non ti piace il cibo. E che fai se non ti piace un cibo? Non mangi. Facile! Oppure se insisti e lagni esci diretto dalla porta di casa.

Perché questa regola? Ai miei genitori non piace buttare via niente per due motivi: 1) sarebbe uno spreco di soldi e sacrifici (nella mia famiglia c'è solo mio papà che lavora); 2) per noi europei è una fortuna avere il bene del cibo perché non in tutti i paesi del mondo c'è questa possibilità.

Ovviamente come in tutte le famiglie, credo, ci siano delle regole meno punitive, di minore importanza. Una di queste è: non puoi uscire di casa se non hai sistemato la tua camera. Mi è già successo più di qualche volta che mia mamma mi chiamasse dicendomi che dovevo per forza tornare a casa a sistemare la mia camera.

Questa regola ovviamente me la impongono ogni giorno perché, anche se non è del tutto a posto, vogliono che ordini un minimo la mia camera, partendo dal farmi il letto alla scrivania.

Queste sono le due regole di maggiore importanza (la prima, in realtà è molto più importante) ma perché ci sono? Ovviamente per educarmi e per farmi diventare un uomo responsabile. Ma anche per prepararmi alla vita senza genitori dove mi troverò a fare tutto da solo.

Infine ci potrebbero essere delle reazioni da parte dei genitori se non le rispetto. E che cosa potrebbe succedere? Per esempio potrebbero arrabbiarsi così tanto da non farmi più vedere TV telefono e computer oppure non mi farebbero più uscire con gli amici per una o due settimane.

Concludendo credo che tutte le mamme abbiano tirato quella ciabatta, che non sempre è andata a segno, ma quando centra il bersaglio fa male. Quindi io credo che la ciabatta non serva per noi ragazzi, perché ormai siamo diventati grandi per capire che bisogna rispettare le regole stabilite.