La microfauna

Lo studio dei micromammiferi fossili raccolti nella Ciota Ciara ha contribuito alla ricostruzione del paleoambiente vicino alla grotta e, inoltre, ha aiutato a definire la cronologia del sito.

In laboratorio sono stati determinati tutti i micromammiferi provenienti dalle unità stratigrafiche della serie esterna della grotta. Il micromammifero maggiormente rappresentato è l’arvicola rossastra, che vive soprattutto in zone collinari o montagnose, sia nei boschi di latifoglie che di conifere. Tra i mammiferi che indicano la presenza di praterie sono presenti in grande quantità l’arvicola campestre e l’arvicola sotterranea.

All’interno del deposito sono presenti, seppur in misura minore, lo scoiattolo, il ghiro e il moscardino, che indicano la presenza di ambienti forestali. La marmotta e l’arvicola delle nevi indicano un residuale ambiente alpino, questi animali sono presenti solo nella parte più bassa del deposito.

Nel complesso, si può rilevare che l’ambiente circostante la grotta della Ciota Ciara era di tipo misto, con foreste che probabilmente coprivano la vallata e le pendici del Monte Fenera, mentre a quote più alte l’ambiente era di tipo prativo, con qualche area che presentava una rada copertura erbacea. Un aumento della copertura forestale, invece, è visibile nell’Unità 13 al tetto della sequenza stratigrafica.

Da un punto di vista biocronologico, la presenza di animali come Canis lupus, Ursus spelaeus, Vulpes vulpes e Rupicapra rupicapra attribuiscono il sito all’Aureliano (l’attuale era a Mammiferi che comincia 300 mila anni fa). L’associazione a micromammiferi, inoltre, permette di attribuire il sito al passaggio tra il Toringiano inferiore e superiore e permette di documentare un passaggio (dalla base verso il tetto della sequenza) da un clima temperato fresco ad un clima più temperato.