Il Paleolitico piemontese

  1. Monte Fenera
  2. Baragge
  3. Trino Vercellese
  4. Astiginao
  5. Alta valle del Tanaro
  6. Vauda
  7. Valsessera

Il Paleolitico medio piemontese è tra i meno conosciuti di tutta Italia a causa dell’ esiguità di ricerche compiute in questo campo. Ad oggi l’unica area indagata in maniera sistematica è quella del Monte Fenera, mentre altri siti sono noti solo grazie a ritrovamenti sporadici e per lo più di superficie.

Le grotte del Monte Fenera (Ciutarùn, Riparo Belvedere e Ciota Ciara) sono state oggetto di scavi sistematici a partire dagli anni ’50 grazie a Carlo Conti e Francesco Fedele ed hanno restituito abbondanti insiemi faunistici dominati da resti di Ursus spelaeus e industrie litiche musteriane in materie prime per lo più locali (selce e quarzo).

La scoperta di industrie litiche a Trino Vercellese nel 1974 dimostrò che l’insediamento paleolitico aveva interessato non solo siti in grotta, come si pensava, ma anche aree di pianura. L’industria litica, proveniente esclusivamente da raccolte di superficie, è composta da pochi reperti, costituiti da prodotti di scheggiatura e nuclei in quarzo di provenienza locale e selce esotica.


Altri reperti, attribuiti al Paleolitico medio essenzialmente su base tipologica, provengono da raccolte di superficie risalenti agli anni ’80 e ‘90 che hanno interessato diverse località dell’Astigiano e l’alta e media valle del Tanaro. Reperti isolati provengono invece da Pombia e Briona (NO) da Villa del Foro (AL) e dalle Baragge Biellesi.

In questo contesto di conoscenze frammentarie gli scavi in corso alla grotta della Ciota Ciara rappresentano un tassello fondamentale per la definizione del quadro dell’occupazione del Paleolitico medio della regione e permettono finalmente di colmare la lacuna esistente nell’ambito del popolamento neandertaliano dell’Italia settentrionale.