Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna
Servizio Marconi T.S.I. - Documenti
BYOD A COLLECCHIO (PR)
La tecnologia è già in mano ai ragazzi: perché non usarla per lavorare? Con questa semplice intuizione è nata, ormai tre anni fa, l’implementazione BYOD in una classe della scuola secondaria di I grado “D. Galaverna”, a Collecchio (PR).
è vero, anche la scuola può mettere a disposizione alcuni strumenti (ed è il docente, con il suo iPad, che… dà l’esempio!), ma, potendo scegliere, il nostro indirizzo è perché si acquisisca hardware a fruizione collettiva (es. LIM) o per dotare di device chi eventualmente non se lo può permettere.
Per il resto, chi ha un qualunque dispositivo - e lo vuole portare a scuola - può farlo.
Altrimenti, usa i materiali cartacei e gli accessori più tradizionali.
La soluzione BYOD è quindi una soluzione “integrata” (scuola e alunni lavorano con ciò che hanno, basta intendersi sugli obiettivi!) e piuttosto “naturale” (è attenta all’evoluzione sociale, asseconda l’iniziativa delle famiglie e trova con esse un nuovo terreno di confronto educativo).
Le regole sono chiare: il device si usa per lavorare (insieme) e l’uso del software più adatto - nonché altre questioni come l’etica della comunicazione telematica - divengono un nuovo tema di meta-formazione comune (e piuttosto spontanea).
La condizione è che i materiali elaborati con i device siano ordinati e condivisibili; quindi non ci importa con quale software si scriva o si legga o si costruiscano grafici o presentazioni, né è necessario che il docente sia un esperto di tutte le applicazioni esistenti e i sistemi operativi!: l’importante è che ci siano app che consentano la ricerca, la selezione e la produzione di materiali; e che ci siano funzioni di esportazione che consentano a chiunque altro di accedere a queste produzioni.
Naturalmente, ci confrontiamo e succede talvolta che ci accordiamo di usare tutti un browser anziché un altro o diciamo “per quel compito, è comodo usare Edmodo”, “per fare quel’operazione di video-editing, quell’app è del tutto inutilizzabile”, ma gli standard di solito non vincolano ad un unico sistema operativo.
è evidente: siamo “affamati” di Rete: la Rete è il nostro super-archivio di materiali, il cloud è la nostra piattaforma di condivisione (dropBox e Drive, ad es.) e le Google app servono anche per la produzione; ma usiamo anche Evernote, per aggregare materiali grezzi. Per qualunque cosa, chi più ne ha, più ne mette (app per mappe, per gli appunti, per i podcast, per ascoltare i testi, per registrare videotutorial, ecc.).
Facciamo quasi a meno dei manuali scolastici, perché in rete c’è quasi tutto quello che ci serve.
E se la rete della scuola si inceppa? Qualche ragazzo rimedia con il suo smartphone.
Ma, insomma, funziona? In tre anni, l’apprendimento è diventato più personalizzato, motivante ed efficace, per non parlare delle competenze tecnologiche. Gli studenti sono coinvolti, “ingaggiati”, composti.
La scuola forse non è più il luogo dove si recepiscono nozioni e istruzioni, ma piuttosto un ambiente che permette dei percorsi di autoformazione. Il BYOD è già un “prodotto" dell’auto-organizzazione.
La tecnologia ci aiuta tanto, certo, ma al centro di tutto rimane la relazione educativa, la convinzione che anche le tecnologie debbano promuovere i valori umani.