La gestione del territorio virtuale

Una ricerca accademica che parte dal progetto Internet

della Comunità Montana del Frignano

Ermanno Zuccarini

La Seduta di studio dell'Accademia del Frignano "Lo Scoltenna" tenuta a Pievepelago, nell'Appennino modenese, il 9 Agosto 1997 è stata l'occasione per presentare il retroterra culturale che ha portato alla crezione del sistema Internet del Frignano. Non si è trattato di una presentazione ufficiale, ancora prematura, bensì di un intervento dei consulenti del progetto Fabio Pagliai ed Ermanno Zuccarini in qualità di giovani soci de "Lo Scoltenna", che si annovera tra le quattordici accademie italiane con riconoscimento ministeriale.

La seduta ha visto la partecipazione entusiasta del Presidente della Comunità Montana del Frignano Giambattista Pasini, oltre a quella dei membri del Consiglio Direttivo dell'Accademia e di cento persone all'incirca tra soci e uditori esterni.

L'intervento era suddiviso in una presentazione tecnica delle opportunità di base offerte da Internet, tenuta da Fabio Pagliai, e in una illustrazione delle implicazioni politico-culturali e professionali che si presentano, in parte per la prima volta, con il progetto frignanese, effettuata da Ermanno Zuccarini. Si riporta qui sotto tale intervento.

La presente ricerca è nata nell’ambito di analisi preliminari di carattere professionale, per l’attivazione del sistema territoriale internet della Comunità Montana del Frignano. La riflessione si è sviluppata, però, anche andando oltre le esigenze del progetto frignanese, in vista di una sua pubblicazione sulla rivista telematica MAP - Media Applied Projects, riconosciuta dal dipartimento di sociologia dell’Università "La Sapienza" di Roma. Della redazione di tale rivista fanno parte anche i curatori di questa ricerca.

Il sistema internet del Frignano, che ha finalità prioritarie di promozione del territorio, verrà ampiamente presentato in occasione dell’attivazione del sito. Questa relazione è, invece, un’iniziativa di noi ricercatori per divulgare e sviluppare un retroterra culturale di base sulla comunicazione via internet concepito in maniera specifica per le istituzioni.

Vengono qui esplorate due piste, una relativa al concetto di territorio virtuale, con la messa a punto di strumenti di gestione, l’altra inerente le risorse umane impiegate nella comunicazione telematica a valenza istituzionale. Si allegano, inoltre, alcune considerazioni sul possibile ruolo delle istituzioni culturali e formative relativamente a internet.

1. Per una gestione regolamentata del territorio virtuale

Dall’ambiente virtuale come rete di ricerca, estesa a una comunità scientifica globale, si è passati negli ultimi anni a una divulgazione di internet sempre più vasta sotto l’insegna della metafora territoriale. Termini quali "navigare, sito, dominio..." hanno dato vita a una base culturale comune tra gli utenti.

1.1. La libertà nello spazio virtuale

Accanto al concetto di libertà di ricerca specifico della comunità scientifica, non solo si è ritagliata uno spazio sempre più ampio nel mondo virtuale la promozione commerciale e istituzionale e la diffusione di informazioni utili ai professionisti, ma è anche emersa una cultura della libertà di espressione che, se condotta agli estremi, risulta critica verso ogni forma di istituzionalizzazione, ossia volta a intendere Internet come spazio di espressione privo di esigenze di regolamentazione e dove gli enti, politici o culturali che siano, anche se visibili, figurano semplicemente come soggetti accanto ad altri.

Benchè non manchino elementi polarizzatori di marginalità sociale in tale dinamica, come è proprio di ogni spazio non amministrato, reale o virtuale che sia, è tuttavia preminente l’aspetto nuovistico e "adolescenziale - giovanile" di questo filone culturale di Internet, alimentato da una vasta fascia di utenti-pubblicisti molto giovani, ancora scarsamente integrati nella vita sociale e lavorativa comunemente definita adulta.

1.2. Territori reale e virtuale: un’esigenza di omogeneità

Poichè l’esigenza di ordinamento del territorio virtuale non è attualmente saturata dalle istituzioni, è diffusa tra privati la crezione di "siti contenitore", potenzialmente atti a rendere visibili intere realtà territoriali, benchè spesso realizzati con intenti pubblicitari. In tali spazi virtuali le istituzioni non hanno modo di assumere alcun ruolo generale di gestione, nè di rappresentanza. Diverso è il caso di siti consorziali pubblico - privato.

In ogni caso è intuibile come l’equilibrio del territorio virtuale sia dato dalla sua omogeneità di struttura con quello reale, anche sul piano dei soggetti amministratori.

E’, infatti, crescente il numero di siti territoriali in cui il dominio, ossia l’indirizzo http://www.nomesito è intestato all’istituzione maggiormente rappresentativa del territorio stesso, con la rispettiva responsabilità di gestione generale. E tra le comunità montane d’Italia, quella del Frignano è la prima ad averne uno proprio.

La gestione di siti da parte di enti territoriali costituisce un catalizzatore per la confluenza nei siti stessi di tutti i soggetti istituzionali, associativi, culturali ed economici del territorio, tendendo a ridimensionare le logiche particolaristiche e frammentarie di presenza in rete.

Un filone della nostra ricerca si è sviluppato, pertanto, in ordine alla costruzione di strumenti di gestione organizzativa su carta del territorio virtuale, per renderlo pianificabile e revisionabile da parte dei rappresentanti delle istituzioni, sulla falsa riga di un piano regolatore generale.

1.3. Per un piano regolatore del territorio virtuale: le mappe concettuali

I metodi attuali di riproduzione su carta degli spazi virtuali non sono finalizzati a pianificazioni editoriali complesse. Infatti, la manualistica sull’editoria multimediale è centrata sulle implicazioni tecniche della struttura ipertestuale e sulla maggiore libertà di fruizione di questa da parte dell’utente rispetto ai documenti cartacei; perciò ha trascurato, se non considerato tabù, il problema degli scenari e delle rotte di navigazione privilegiate, presenti ineludibilmente nell’ipertesto a partire dal piano redazionale. Tale questione costituisce, invece, un aspetto cruciale delle politiche comunicative tramite web. Che l’ipertesto si configuri come una struttura concettuale non lineare, capace non solo di dare informazioni, ma anche di inserire l’utente in una logica fornita da informazioni assimilate in istanti precedenti, che dipendono dallo specifico percorso effettuato, è un dato imprescindibile.

I siti strettamente istituzionali ignorano il problema, limitandosi spesso a riprodurre, in una gerarchia piramidale di link, le funzioni politico-amministrative dell’istituzione stessa - da cui una visione spesso esclusivamente burocratica e rigida dell’organizzazione. D’altro canto, i siti territoriali, rappresentativi di una pluralità di soggetti e realtà, presentano potenzialità di strutturazione strategica troppo spesso inespresse o delegate, anche nell’edizione finale, alla discrezione dei tecnici.

Come affidare ai politici, non esperti di editoria multimediale, una gestione generale efficace del territorio virtuale, anche quando esso comprende molteplici enti eterogenei che chiedono massima visibilità? Come fornire una visione sistemica del territorio, e non suddivisa per compartimenti stagni? Abbiamo rinvenuto con una riflessione inedita, per ora divulgata solo in sede di ricerca, uno strumento di ampie potenzialità nelle mappe concettuali e nel concetto correlato di piano regolatore virtuale.

Quest’ultimo concetto è in grado di attivare, presso gli amministratori, un repertorio di comportamenti organizzativi noti e facilmente trasferibili alla gestione di un sito territoriale. D'altro canto, lo strumento delle mappe concettuali, sino ad ora usato prevalentemente in ambito manageriale, può fondare all’interno dell’ente pubblico logiche gestionali utili allo sviluppo del sito e trasferibili anche ad ambiti di comunicazione e azione collaterali, ossia alla gestione di flussi comunicativi in rete e alla formazione degli operatori telematici.

Per illustrare le potenzialità delle mappe concettuali applicate alla comunicazione web, si parte qui da un esempio fittizio di mappa elementare relativa a un sito territoriale comunale:

Questa mappa evidenzia con una logica a insiemi tre gruppi di concetti: quelli rivolti a un’utenza turistica, maggioritaria, e quelli rivolti ad altre fasce di utenza, statisticamente più ridotte, vale a dire l’utenza culturale e quella locale. Per utenza culturale si intende l'insieme dei soggetti interessati ad una conoscenza più approfondita del territorio, per finalità di vario tipo, comprese quelle di investimento economico.

La superficie degli insiemi di utenza fornisce indicazioni per dimensionare gli spazi del sito relativi ai vari argomenti.

Le aree delle caselle evidenziano, invece, l’estensione relativa che dovranno avere i rispettivi temi nell’ipertesto.

Le linee spezzate rappresentano un itinerario tematico di esplorazione del sito. Gli itinerari con frecce forniscono indicazioni sul grado di incentivazione da fornire all’utente per l’accesso a determinate pagine successive.

Mappe di questo tipo possono essere costruite, in una riunione di pianificazione, anche ricorrendo a segni convenzionali ben più complessi, e possono fornire indicazioni inequivocabili ai tecnici per la realizzazione redazionale e grafica del sito.

Esse si configurano, inoltre, come strumenti flessibili e generativi, utili per modifiche e ampliamenti successivi del sito stesso.

Il ricorso alle mappe concettuali si fonda, nel caso dei siti territoriali, sulla relazione tra struttura organizzativa e territoriale da un lato e politiche di promozione dall’altro. Ma più in generale, come si è accennato sopra, esse costituiscono un linguaggio trasferibile agevolmente dall’analisi organizzativa alla strutturazione di azioni comunicative, formative e di nuovo organizzative.

Sul piano psicologico la loro costruzione si fonda su processi inferenziali top-down; ossia i soggetti, a partire da alcuni concetti chiave, costruiscono nuovi nodi richiamando conoscenze precedentemente acquisite e strutturate; tale processo avviene, perciò, indipendentemente dal livello culturale dei partecipanti. In ambito di comunicazione territoriale, la costruzione di una mappa concettuale riesce, inolte, a esplicitare, rendere più omogenea e rafforzare la visione che il team di lavoro ha del territorio come sistema strutturato di risorse da promuovere.

2. Le risorse umane nella comunicazione organizzativa in rete

Mentre il capitolo precedente era dedicato alla comunicazione esterna tramite pagine web, questa seconda parte riguarda la figura professionale dei gestori della comunicazione organizzativa in rete.

Indicazioni circa abilità specifiche, proprie di determinati ruoli interni alle istituzioni, potrebbero esser fornite solo in seguito ad analisi sul campo. La ricerca presente, di carattere generale, intende, invece, porre in risalto le difficoltà che sorgono qualora venga trasferita a servizi avanzati una cultura del lavoro tayloristica, ancora diffusa nel terziario.

L’inadeguatezza di modelli tayloristici e tecnocratici alla gestione dei servizi avanzati impone, infatti, una pianificazione di figure professionali centrate su sintesi di conoscenze e abilità di base ad alto potenziale, tecniche da un lato, psico-sociali e comunicazionali dall’altro. Ciò deve, infatti, garantire a tali figure ampia flessibilità, inserimento agevole in teams interdisciplinari e capacità di rinnovamento continuo delle proprie competenze specifiche. Allo stato attuale la maggior parte degli operatori nel settore internet raggiunge competenze di alto livello solo in ambito di programmazione informatica o comunicazionale. Carente è, invece, l’aspetto gestionale; perciò sono rari i progetti di comunicazione in rete che riflettano concezioni organizzative avanzate.

Facendo riferimento alla tabella, è possibile individuare i limiti derivanti dal possesso di competenze esclusivamente applicative, soprattutto se innestate in una cultura del lavoro ancora tayloristica.

Mentre lo sviluppo di queste competenze avviene prevalentemente in ambito lavorativo, con la ripetizione di azioni, l’acquisizione di un elevato potenziale è data, invece, da itinerari formativi di alto livello, ossia dall’acquisizione strutturata di concetti generali e visioni di insieme circa le problematiche connesse alla programmazione informatico-telematica, alla comunicazione e all’organizzazione.

Qui di seguito si analizza una breve casistica di comportamenti professionali, legati alla presenza o all’assenza di una formazione ad elevato potenziale.

2.1 Competenze informatiche

Competenze ad alto potenziale

    • Capacità di analisi del fabbisogno di applicazioni informatiche e loro realizzazione
    • Capacità di modifica e arricchimento di funzioni in software esistenti

Competenze esclusivamente applicative

    • Uso di pacchetti applicativi limitato alle funzioni pre-impostate

2.2. Comportamento comunicazionale

Abilità di base ad alto potenziale

    • Centratura sugli obiettivi e sullo scenario della comunicazione (approcci ermeneutici)
    • Percezione dei relativismi socio-culturali
    • Attenzione alle forme del parlare, agli script ("copioni" dell’interazione comunicativa),....

Criticità indotte dal modello tayloristico

    • Attenzione centrata sulla correttezza delle microstrutture comunicative
    • Scarsa contestualizzazione dei messaggi e dei registri comunicativi
    • Scarsa percezione dei modelli comunicativi, ecc...
    • Assenza o uso casuale e improprio di un linguaggio specialistico e scarsa percezione del valore di esattezza e non equivocità di questo

2.3 Comportamento organizzativo

Abilità di base ad alto potenziale

    • Autoaggiornamento iterativo della conoscenza generale dell’organizzazione
    • Autoformazione permanente e progettazione in progress
    • Capacità di strutturazione di algoritmi organizzativi anche complessi
    • Capacità di diagnosi strutturata delle dinamiche di gruppo: in particolare delle dinamiche di differenziazione, formazione di logiche collaborative o competitive, ecc...
    • Capacità di modellizare secondo un approccio sistemico gli elementi e le dinamiche organizzative
    • Capacità di autodiagnosi dei comportamenti organizzativi e approccio diagnostico alle criticità dell’organizzazione.

Criticità indotte dal modello tayloristico

    • Attenzione centrata sulle microstrutture del progetto (correttezza formale delle singole procedure, ecc... )
    • Adesione statica e acritica a modelli di azione o interpretazione assimilati in precedenza
    • Percezione frammentaria o rimozione della dimensione macroprogettuale
    • Semplificazione riduttiva nella comprensione e nell’attuazione del progetto
    • Scarsa percezione delle possibili modificazioni del progetto generale o dello scenario contestuale
    • Assenza di percezione delle politiche comunicative e organizzative generali, delle possibili opzioni...
    • Scarsa capacità di diagnosi rigorosa delle disfunzioni e delle cause dei conflitti
    • Reattività immediata a situazioni critiche - scarsa contestualizzazione degli eventi
    • Interpretazione degli eventi basata su sottoculture e stereotipi non istituzionali
    • Sottovalutazione o non percezione delle variabili soft (psico-sociali...) del progetto
    • Posizione contrattuale rivendicata prevalentemente su singole prestazioni

2.4 Una sintesi di scienze umane e telematiche

Una struttura organizzativa altamente gerarchizzata implica una compresenza strutturata di comportamenti organizzativi di alto e di basso livello. Questa strutturazione, però, non si addice ai gruppi di lavoro per la progettazione di azioni comunicative, che spesso trovano ottimale l'assenza di gerarchia al loro interno.

In una struttura piatta (lean organization) esite, infatti, la necessità di comportamenti organizzativi di alto livello da parte di tutti membri.

La figura professionale (job profile) del gestore della comunicazione telematica istituzionale deve possedere una formazione di base in:

    • scienze informatiche e telematiche
    • scienze comunicazionali, sociali e organizzative

sulla quale si innesta una formazione specifica adeguata ai ruoli che andrà a ricoprire.

Più in generale, si tratta di formare un consulente capace di promuovere l’utilizzo della comunicazione telematica nelle varie funzioni dell’organizzazione, a partire da un’analisi delle azioni comunicative condotta insieme al personale interno.

Appendice

Le istituzioni culturali e lo spazio virtuale

L’analisi effettuata a proposito dei siti territoriali offre analogie per esaminare la diffusione della cultura in rete. Molti siti di carattere culturale sono attualmente promossi da privati per ragioni pubblicitarie. La presenza di istituzioni culturali, affatto assente, rischia tuttavia di perdere visibilità, come del resto l’alta cultura in genere. Pertanto è necessario:

    • promuovere, a livello di istituzioni culturali, la realizzazione di siti di alto livello, gestiti da commissioni di esperti.
    • promuovere nella scuola, nell’ambito delle discipline umanistiche, una fruizione critica di internet
    • promuovere l’utilizzo dela telematica a scopi autoformativi e professionali, integrando le competenze tecniche di navigazione con quelle culturali e proprie della professione esercitata.
    • studiare con categorie sociologiche e statistiche i fenomeni di integrazione sociale e marginalità prodotti dalla rete e presenti nell’ambiente virtuale stesso.

Bibliografia

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    • Parisi Domenico, Intervista sulle reti neurali, Bologna, Il Mulino, 1989.
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