La formazione professionale basata sulle nuove tecnologie informative

In Italia sono rare le pubblicazioni relative alla formazione basata sulla tecnologia e si riscontrano, nei paesi latini, resistenze culturali e strutturali alla penetrazione dei metodi attivi di formazione. Occorre, quindi, progettare, per i formatori di questi paesi, strumenti propedeutici specifici ai metodi interattivi, propri della cultura anglosassone, e divulgare maggiormente la disciplina.

Queste pagine intendono fornire un contributo in tal senso: esse introducono alla pedagogia attiva fornendone un breve excursus storico, per poi passare in rassegna le opportunità oggi offerte dal Technology Based Training (Formazione basata sulla tecnologia), ma ancora poco note, concentrandosi sulle nuove tecnologie informatiche e telematiche. L’aspetto più innovativo di questa ricerca è dato dall’inserimento, nell’azione tutoriale del formatore e del discente stesso, di tecniche mutuate dal Total Quality Management

In appendice è allegato un dizionario dei termini specialistici più ricorrenti.

Verso una logica dell’autoformazione

Sapere e saper fare: una connessione intrinseca

L’estraneità e il senso di novità che caratterizzano in Italia la percezione di esperienze formative basate sulle nuove tecnologie sono dovute soprattutto a una tradizione culturale e scolastica differente rispetto a quella dei paesi anglosassoni. Infatti nell’istruzione del nostro Paese non si è verificata, se non in poche esperienze isolate, quell’integrazione tra sapere e saper fare che ha caratterizzato negli Stati Uniti e in centro Europa il diffondersi della pedagogia attiva. La suddivisione in compartimenti stagni tra licei e scuole tecniche, spesso percepita come distinzione tra scuola per la futura classe dirigente e itinerario formativo-addestrativo per semplici esecutori, ha creato nel senso comune distinzioni nette tra teoria e pratica, discipline umanistiche e tecnico-scientifiche, scuola e mondo del lavoro. E’ mancata, in sostanza, una riflessione sul fare e sul lavorare supportata da strumenti psico-sociologici di alto livello. Così risulta necessario un recupero della pedagogia attiva e una sua diffusione, quale presupposto indispensabile per un’applicazione non banale della tecnologia alle attività formative.

A tale proposito, qui di seguito viene fornito un breve excursus storico dell’attivismo pedagogico: si tratta di conoscenze ben note a chi proviene da studi in scienze dell’educazione. Però chi fa formazione professionale spesso è un tecnico, proveniente da un itinerario di apprendimento del tutto diverso. Così occorre trasferire queste ed altre conoscenze da una parte all’altra della barriera che per molti separa la cultura umanistica da quella scientifica, per superare il paradosso secondo cui chi è esperto in discipline tecnico-scientifiche non ha strumenti particolarmente efficaci per insegnarle e chi possiede tali strumenti non è né uno scienziato né un tecnico.

La formazione attiva e le Scuole nuove

Nei primi decenni del novecento si assiste, in polemica con l’umanesimo pedagogico tradizionale, allo sviluppo negli Stati Uniti e in centro Europa di un insieme di dottrine e di metodi che vanno sotto il nome di "attivismo". L’espressione "scuola attiva" venne usata per la prima volta da Pièrre Bovet nel 1917.

In America l’attivismo si impose soprattutto nella versione strumentalista di John Dewey: la scuola deve sviluppare l’intelligenza e le altre funzioni adattive dell’individuo come insieme di mezzi per risolvere i problemi della vita pratica e costruire esperienze sociali democratiche. La pedagogia di Dewey venne tradotta in metodi didattici dal movimento di "educazione progressiva", finalizzato al miglioramento sociale.

La componente europea dell’attivismo si ricollega, invece, al movimento delle "Scuole nuove" , che si diffusero prima in Inghilterra, Francia e Germania, quindi anche in Italia. Queste scuole si giovavano delle migliori istanze presenti nella psicologia, nelle nuove dottrine gnoseologiche e nella sociologia. Le strutture erano di tipo collegiale, spesso situate a contatto con la natura, per coniugare studio e attività comunitarie di tipo manuale, artistico, sportivo e ricreativo. Tali metodi trovarono attuazione anche in ambito extrascolastico, dove il movimento di maggiore successo fu lo scoutismo di Robert Baden-Powell.

All’interno dell’attivismo, il pedagogista tedesco George Kershensteiner (1852-1932), sviluppando una riflessione metodologica, introdusse il concetto della "scuola di lavoro": la serietà del metodo e l’impegno continuo, propri dell’attività lavorativa, costituiscono sia un esercizio individuale sia uno stimolo a inserirsi attivamente nella comunità, sviluppando in tal modo una coscienza etica.

Un’ulteriore elaborazione, più approfondita, si ebbe con la "pedagogia scientifica" di Maria Montessori, la definizione del "metodo globale" e dei "centri di interesse" di Ovide Decroly e l’epistemologia genetica di Jean Piaget.

In Italia la pedagogia attiva ha tardato ad affermarsi, a causa del fascismo, per il proprio carattere laico e progressista e la sua lenta penetrazione, nel dopoguerra, è stata favorita anche dall’adattamento alla pedagogia cattolica da parte di Eugène Dévaud e dal movimento Scout. Oggi l’attivismo è il fondamento, a livello mondiale, di sperimentazioni ed esperienze formative consolidate per soggetti di ogni età. Tra queste si annoverano la ricerca d’ambiente, in particolare la ricerca operativa, e il lavoro di gruppo. La pedagogia attiva, che spesso è un’andragogia, in quanto viene applicata agli adulti, è anche alla base dei metodi di apprendimento interattivo basati sulle nuove tecnologie.

SCHEDA: Tecniche utili di Total Quality Management

Si inserisce qui una scheda su alcune tecniche organizzative mutuate dal Total Quality Management e in linea con la pedagogia attiva introdotta sopra. Queste tecniche verranno citate durante la trattazione quali strumenti tutoriali, utili all’organizzazione del processo di apprendimento con il supporto di tecnologie interattive.

Il Brainwrite è una tecnica per fare emergere quante più idee originali su un argomento; qui viene applicata al lavoro di gruppo (non più di 15 persone), ma può essere usata anche da un singolo soggetto.

Si fissa il concetto chiave e un tempo di 5-10 minuti durante il quale i partecipanti, disposti in cerchio, scrivono ciascuno su un foglio una parola inerente a quel concetto, poi passano il foglio al vicino in senso orario. Ciascuno riceve così fogli con parole generatrici scritte dagli altri, alle quali ne aggiunge ogni volta una nuova. E’ vietato fare cenni di commento.

Si passa quindi alla stesura su cartellone dei concetti e all’eliminazione dei termini doppi o strettamente sinonimi.

La Strutturazione a ragnatela o a mappa concettuale può avvenire trascrivendo una serie di concetti, eventualmente emersi da un brainwrite, su altrettanti foglietti Post-it da affiggere a una lavagna. Si passa quindi alla strutturazione per gruppi gerarchici dei concetti, dal generale al particolare, dislocando i foglietti in strutture a nodo centrale. Si prosegue tracciando linee tra i vari concetti o gruppi, creando così i legami della ragnatela o mappa concettuale. Le linee possono essere di diverso tipo (continue, tratteggiate,...) a seconda delle tipologie di legame eventualmente prefissate.

Il PERT è una tecnica di immediata comprensione per visualizzare le sequenze di realizzazione di un progetto.

La formazione: alcune variabili

Seguendo una classificazione proposta da Gabriella di Francesco , è possibile distinguere due modalità di studio:

    • individuale
    • di gruppo

e, sotto l’aspetto logistico, un’attività formativa

    • centralizzata: presso una scuola centrale
    • decentrata: presso una sede decentrata
    • remota: presso una sede distante collegata alla sede centrale
    • in servizio (live): apprendimento per esperienza diretta nella realtà lavorativa.

Nell’ambito delle strategie educative esiste, poi, una continuità tra due estremi, quello dell’esposizione-ricezione e quello dell’esperienza-scoperta.

Esposizione-ricezione

Questo primo approccio, tradizionale e centrato sull’insegnamento , consiste nella trasmissione di un sapere codificato da parte di un docente. Il gruppo di allievi gioca un ruolo di ricezione passiva ed è praticamente impossibile adeguare i contenuti a competenze e abilità di partenza dei singoli soggetti. Anche l’ambiente di lavoro resta distante e neutrale, mentre l’azione formativa risente fortemente dei vincoli strutturali e organizzativi dell’ente erogatore. Si ha una standardizzazione di metodi, tempi e criteri di valutazione.

I metodi didattici più diffusi che gravitano attorno a questo approccio sono la lezione, l’esercitazione, la presentazione registrata, il test, il Drill & Practice (serie di nozioni + esercitazione specifica).

Esperienza-scoperta

Si tratta di un approccio centrato sull’apprendimento, in quanto il discente crea un’interazione dinamica con il docente per strutturare il corso in base ai suoi obiettivi e al suo retroterra culturale-esperienziale. Si ha, pertanto, una contestualizzazione dell’apprendimento nell’ambito lavorativo, per andare incontro al fabbisogno degli allievi e delle organizzazioni.

Metodi didattici adeguati a questo approccio sono il dialogo socratico, il problem solving, il case study, la discussione, la tavola rotonda, la simulazione, i giochi di ruolo , l’autovalutazione.

Altre metodologie, quali la dimostrazione e la formazione tutoriale basata su computer (ossia assistita da un software che funge da tutor), possono centrarsi maggiormente sull’insegnamento o sull’apprendimento a seconda della loro stessa strutturazione e dell’approccio riservato loro dagli attori dell’azione formativa.

Con il supporto delle nuove tecnologie è possibile spostarsi verso una formazione centrata sull’apprendimento, ma ciò comporta una rivoluzione, per molti utenti e formatori, nel modo di concepire la formazione stessa. Si presuppone, infatti, una conoscenza da parte del discente dei meccanismi della propria formazione e dei criteri con cui costruire un buon progetto autoformativo in relazione al ruolo professionale che egli stesso dovrà rivestire. Sarebbe errato, però, interpretare tale cambio come una delega al discente, da parte del formatore, della scelta di obiettivi e strategie dell’apprendimento. La costruzione di un processo di apprendimento personalizzato diventa, invece, frutto di una negoziazione tra discente, docente e rispettive organizzazioni socio-lavorative di provenienza, con le loro culture ed esigenze oggettive. Il training professionale è, pertanto, l’espressione di un patto formativo in vista del raggiungimento di un obiettivo concordato, rispondente a criteri di oggettività e alle esigenze del mercato.

L’apprendimento, così concepito, risulta agevole e duraturo negli effetti nella misura in cui lo studente inserisce le nuove nozioni nel contesto di ciò che egli già conosce, riesce a controllare la "mappa dei concetti" di quanto si appresta a studiare e persegue un rapporto puntuale e sufficientemente personalizzato con il docente, che assume il ruolo di tutor.

I Nuovi Media

L’ambiente ipermediale

Negli anni ‘60 Theodor Nelson coniò il termine "ipertesto" per designare un supporto di lettura e scrittura non lineare implementato su computer: ciò costituiva una nuova modalità di connessione delle idee. Tale dispositivo oggi può includere fotogrammi, videoregistrazioni, audio, animazioni grafiche,... e in tal caso viene definito "ipermedia" o "multimedia".

Alla produzione di un ipertesto o di un ipermedia lavorano spesso équipes composte da specialisti di varie discipline, ossia esperti dei contenuti, della formazione basata sulla tecnologia e della grafica computerizzata, psicologi cognitivisti, formatori, programmatori.... I progetti vengono di frequente realizzati in regime di partnership tra varie organizzazioni.

In un software didattico ipermediale è possibile includere l’"ambiente" in cui si collocano le nuove nozioni; e in tal senso è utilizzabile anche il "metodo dei loci", una tecnica di memorizzazione che si basa sull’abbinamento tra concetti e luoghi fisici di un ambiente. L’apprendimento avviene in modo attivo, poiché la "navigazione" richiede iniziativa personale, fantasia e gusto dell’esplorazione. La scelta del punto di partenza e del percorso è personalizzata, ossia la proposta formativa non è "programmata", bensì strutturata, in quanto esiste una "mappa concettuale", caratterizzata da "links", ossia legami tra i concetti, esplorabile liberamente con appositi strumenti di navigazione e di orientamento.

Ma, se da un lato è possibile selezionare gli argomenti di proprio interesse, d’altra parte il lavoro dell’utente può peccare di dispersione, disorientamento e cosiddetto "apprendimento in automatico".

Per migliorare la qualità della navigazione, con riduzioni del 30-40% dei tempi di apprendimento rispetto ai metodi formativi tradizionali, si adottano sempre più spesso, nella progettazione dell’architettura software, alcuni accorgimenti, quali:

    • organizzazione del materiale in schede sintetiche
    • predisposizione di mappe di collegamento visualizzabili
    • possibilità di utilizzo dell’ipertesto con diverse modalità di studio
    • possibilità di aggiornamento del materiale didattico e di personalizzazione degli obiettivi. In particolare, gli esercizi vengono inseriti come "schede" e sono facilmente aggiornabili da parte del tutor.

La questione cruciale relativa all’efficacia formativa di un software è data, però, dalle modalità di studio. In questo ambito, prettamente psico-pedagogico, restano tuttora molte le potenzialità inesplorate presenti anche solo nei prodotti già divulgati.

Si possono individuare in linea di massima quattro tipologie di studio :

    • per problemi: si parte dagli esercizi e si va alla ricerca delle nozioni necessarie per risolverli. Il tutor e lo stesso discente possono quindi procedere anche a una valutazione della strategia adottata: ciò stimola a selezionare e a sviluppare le routines di ricerca più efficienti, arricchendo il patrimonio di abilità di base del discente relative all’autoapprendimento.
    • per concetti: si parte dalla mappa concettuale per poi calarsi nei singoli argomenti e ritornare alla mappa stessa, oppure all’indice, al glossario o agli esercizi. E’ possibile anche tracciare, su supporto cartaceo o informatico, una nuova mappa personalizzata. Ciò aiuta il discente ad appropriarsi del maggior numero di strumenti e di approcci possibili a un argomento e a trasformare i termini chiave in concetti generatori.
    • per vocaboli: si scelgono i vocaboli dal glossario per esaminarli poi nel loro contesto; da qui si risale alla trattazione generale e agli esercizi.
    • per esplorazione: si parte dalla scheda di presentazione e si naviga attraverso i links seguendo l’istinto e la curiosità; alcuni software possono proporre domande aperte del tipo "Cosa ti piacerebbe fare ora?", e alla risposta segue una presentazione per parole chiave di argomenti disponibili, con indicazioni per consultare altre fonti oltre il software (es.: il tutor, banche dati, siti internet...).

La ricerca per la creazione di ipertesti può avere importanti ricadute anche nell’editoria cartacea: infatti è possibile riprodurre con efficacia nella manualistica su carta stampata alcune soluzioni ipertestuali

    • nella presentazione dei moduli
    • nella definizione della rete concettuale e dei sommari
    • nella proposta di itinerari personalizzati.

Un sussidio cartaceo elaborato con tali criteri si integra in modo ottimale con un courseware, e può arricchire ulteriormente la gamma degli strumenti disponibili al discente.

La formazione basata su computer (Computer Based Training - CBT)

Strategie di apprendimento

Possono essere distinte alcune strategie di apprendimento realizzabili tramite software didattici implementati su computer:

    • Lineare:
    • Esplorazione sequenziale dei contenuti. L’utente può semplicemente passare in rassegna l’intero contenuto del software, oppure creare una sequenza personalizzata, strutturando i moduli in un PERT che tenga conto di obiettivi, tempi, livello di approfondimento.
    • A spirale:
    • Esplorazione reiterata del modulo: si parte da uno schema generale e ad ogni passo vengono fornite dal computer ulteriori informazioni specifiche.
    • A più livelli:
    • L’intero corso può essere affrontato scegliendo il proprio livello di difficoltà: ciò permette a persone con diversa preparazione di accedere contemporaneamente allo stesso corso e richiede un’autovalutazione del discente, basata su strumenti forniti dal tutor.
    • Ramificata (branched):
    • Il computer stesso assegna al discente, all’inizio di ogni step (passo, ossia unità didattica successiva), il percorso e il livello di difficolta, a seconda degli esiti di esercizi e test precedenti.
    • Rigenerativa:
    • Il programma "impara" dall’interazione con l’utente e aumenta la propria mole di dati e di risposte disponibili. Anche l’utente, singolo o in team, può contribuire in modo diretto a sviluppare tale funzione, ad esempio generando nuove reti concettuali tramite brainwriting e successiva strutturazione a ragnatela dei concetti chiave.
    • Adattiva
    • Il programma seleziona le informazioni da fornire allo studente sulla base del fabbisogno di quest’ultimo, ossia crea un programma personalizzato, evitando ridondanze.

Tipologie di CBT.

Vengono presentati qui alcuni modelli paradigmatici di CBT, che spesso sono combinati, se non fusi, tra loro in modo inedito dai progettisti di software e dagli stessi utenti.

Tutoriale

Lo studente è condotto passo passo nello studio di un argomento: la materia è suddivisa in "quanti", contenenti moduli. Questi a loro volta si strutturano in unità didattiche, quindi in pagine, relative a singoli concetti, esempi o esercizi. Per ogni modulo vengono spesso presentati in sequenza gli obiettivi, i contenuti, il test di verifica e un feedback sulle risposte. L’accesso ai contenuti è lineare oppure selettivo. Lo studente può in ogni momento accedere a spiegazioni di supporto di carattere generale, specifiche o relative a singole parole. Possono essere selezionate domande precedentemente inserite, che danno accesso a risposte presenti nei moduli, oppure è possibile inserirne delle nuove e richiedere l’intervento del tutor per l’aggiornamento del software con le rispettive risposte. E’ bene che il programma di formazione sia free-format, ossia non presenti vincoli di propedeuticità e consenta la scelta di punto di partenza e itinerario.

Drill & Practice (analisi mirate ed esercitazioni)

C’è un’introduzione teorica a cui seguono esercitazioni pratiche ripetibili ciclicamente. L’esercitazione propone la risoluzione di un problema specifico e non necessariamente costituisce una simulazione dell’ambiente lavorativo.

Simulazione

Viene riprodotto l’ambiente di lavoro e lo studente apprende simulando casi. Il valore della simulazione si fonda sulla sua conformità alla situazione reale. Si può fare uso di un sistema operativo real live, che imita perfettamente il sistema live, ossia il software che verrà impiegato sul luogo di lavoro, e in più fornisce strumenti di supporto all’apprendimento. E’ possibile, invece, ricorrere a un sistema off-line, che imita separatamente alcune o tutte le funzionalità del software live, quando quest’ultimo è ancora in fase di progettazione e necessita di test per apportare eventuali modifiche.

Gli usi principali delle simulazioni in ambito formativo riguardano l’addestramento nel controllo di impianti, nella guida di velivoli e nelle attività di diagnosi; esso è utile anche per la formazione al lavoro di squadra, la valutazione delle skills acquisite, ecc.

Giochi

Possono simulare o meno la realtà e li accomuna il fatto di porre lo studente dinanzi a una sfida. Molto diffusi sono i business games, che implicano la simulazione di casi aziendali.

Intelligent Tutoring System - ITS

Lo scopo dell’intelligenza artificiale è quello di compiere performances analoghe a quelle umane nell’esecuzione di un compito, che implica la soluzione di problemi.

Un programma di intelligenza artificiale include:

1. un modello di esperienza, che consiste nell’insieme di conoscenze oggetto di studio.

2. un modello di studente: informazioni circa le modalità di apprendimento, i rischi di errore e di fraintendimento.

3. un modello di tutor (Tutorial Expert System - TES): informazioni relative alle modalità con cui presentare i materiali allo studente in base al livello di apprendimento accertato. Il TES può fornire allo studente anche le motivazioni relative alla selezione, da parte del computer, di un determinato itinerario e livello di difficoltà.

Internet

Attualmente è possibile trovare un certo numero di corsi su Internet; all’inizio si trattava pressoché esclusivamente di corsi relativi a Internet stesso, ma la "rete delle reti" sta assumendo ormai un ruolo più vasto in ambito formativo. Una criticità della formazione su Internet, e in generale di quella erogata a distanza, è data dalle difficoltà nella valutazione delle performances; perciò si stanno mettendo a punto tecniche sempre più sofisticate di certificazione, mediante registrazione e invio alla sede centrale, dell’itinerario formativo effettuato, del livello di apprendimento raggiunto in ogni fase, degli errori, ecc.

CD-ROM e CD-ROM XA

Si tratta di supporti hardware facenti parti del più ampio numero di apparati tecnologici (tra i quali floppy-disk, Compact Disk-Recordable,... ) per la memorizzazione delle informazioni destinate alla gestione su computer. Il CD-ROM (Compact Disk-Read Only Memory) deriva dalla tecnologia del CD AUDIO; i tempi relativamente lunghi di trasferimento delle immagini e del suono hanno portato a un’estensione dello standard con la creazione del CD-ROM XA (Compact Disk-Read Only Memory Extended Architecture).

Videodisco

Si tratta di uno strumento che ha avuto una certa diffusione prima dell’avvento del meno costoso CD-I.. Esso necessita di un computer qualora venga inserito in un sistema multimediale interattivo; viceversa, per la sola lettura, può essere direttamente collegato a un monitor televisivo. In sede formativa può essere abbinato alla telecamera per la ripresa delle esercitazioni.

Compact disk interattivo (CD-I)

Nato nel 1987, si basa sulla combinazione di suono, foto, grafica, testo e video, gestiti da un apposito lettore collegato a un monitor TV.

Supporti di memorizzazione ipermediali e tipo di stazioni per il loro utilizzo (Cfr. DI FRANCESCO G., Cit.)

Il contenuto del CD-I può essere navigato secondo itinerari di apprendimento personalizzati, in analogia con l’apprendimento su computer. Ogni itinerario rende talvolta disponibili diversi linguaggi e vari livelli di complessità, immediatamente accessibili, grazie all’elevata capacità di memoria del supporto. Il prezzo contenuto del lettore e del CD-I ne sta favorendo la diffusione di massa.

Videoconferenza

Questo strumento si presta a riproporre a distanza i metodi classici dell’insegnamento d’aula, ma può favorire anche esperienze di apprendimento collaborativo, supportate dall’invio di posta elettronica e coordinate da un tutor-moderatore. Il compito di quest’ultimo è quello di proporre gli obiettivi e gli itinerari di massima di apprendimento, coordinare la gestione dei contenuti e delle interazioni, valutare le performances. L’obiettivo specifico dell’apprendimento collaborativo è quello di sviluppare le abilità relative allo scambio di informazioni, alla coerenza e pertinenza del dibattito, al raggiungimento di obiettivi comuni nel lavoro a distanza. Il supporto tecnologico può consistere semplicemente in microfoni, altoparlanti e telecamere, ma è possibile anche la gestione delle interazioni tramite elaboratori. A tale proposito il LICEF (Laboratoire d’informatique cognitive et environnements de la formation) dell’Université du Québec ha messo a punto un programma informatico denominato Actia, capace di aiutare il moderatore nell’analizzare il livello di interattività tra i partecipanti, la dinamica degli scambi, la coerenza degli interventi e il contenuto delle conoscenze.

Conclusione: per una formazione di qualità

Alcuni pregiudizi circa la formazione basata sulla tecnologia, di cui gli stessi tecnici non sono necessariamente immuni, possono costituire altrettanti vincoli alla progettazione di architetture software. Spesso si ha la pretesa di un superamento delle rigidità dello strumento per via esclusivamente tecnologica, la distinzione netta tra logica dell’apprendimento tramite computer e logica del rapporto maestro-discente, l’applicazione del computer a soli casi di addestramento operativo, a basso livello intellettuale.

Non esiste una correlazione diretta tra migliore tecnologia e migliore qualità dell’istruzione. E’ di importanza cruciale, infatti, lo spazio elaborativo riservato a chi apprende, individuabile mediante un’analisi del contesto d’uso.

E se, da un lato, esiste relativa indipendenza della qualità del corso dalla preparazione e dal rendimento degli istruttori, poiché gli utenti interagiscono principalmente con il software, tuttavia è in una logica di Total Quality che la formazione basata sulla tecnologia può rivelarsi nella sua piena efficacia, radicandosi in una cultura aziendale in parte già assimilata. Ciò è facilitato dalla possibilità di stretta connessione tra esperienza formativa e lavorativa, e la formazione, che può avvenire sul posto di lavoro, è facilmente adattabile alla risoluzione di problemi specifici.

Dizionario e sigle

Analisi strutturata dei compiti. Suddivisione del lavoro in compiti dettagliati, per ciascuno dei quali esiste un target di competenza dichiarato.

Approccio sistemico. Approccio multidisciplinare allo studio di un fenomeno e alla risoluzione di un problema inteso come parte di un sistema complesso di variabili tra loro interagenti.

Assessment. Nella gestione delle risorse umane: processo di valutazione del personale.

Attivismo - pedagogia attiva. Movimento pedagogico, nato alla fine del XIX secolo, basato sulla partecipazione attiva dell’allievo al processo di apprendimento, mediante l’attuazione di progetti operativi incentrati sulla risoluzione di problemi e l’interazione con altri soggetti.

Background. Nelle scienze della formazione: retroterra culturale, bagaglio di conoscenze, competenze ed esperienze già acquisite.

Booting. In informatica: accensione del computer; in scienze della formazione: attivazione del processo di apprendimento.

Cibernetica. Scienza che studia i parallelismi tra macchine, sistemi e organismi viventi; prestando attenzione particolare alle tecniche di regolazione e di controllo.

Comportamentismo. Corrente della psicologia, nata agli inizi del secolo XX e detta anche behaviorismo (da behavior, comportamento), che ha come oggetto di studio le reazioni manifeste di un soggetto, persona o animale, agli stimoli provenienti dall’ambiente.

Computer based training off-line. Formazione basata sull’uso del computer con un programma informatico che include una simulazioni di tutto o parte del sistema reale (live) di lavoro.

Courseware. Software didattico.

Empatia. Termine usato in psicologia per indicare la capacità di immedesimarsi nei pensieri e stati d’animo di un’altra persona

Empowerment. Nella formazione: sviluppo del potenziale di un soggetto in relazione al raggiungimento di un obiettivo.

Epistemologia. Branca della filosofia che studia il sapere scientifico per quanto riguarda i fondamenti, la natura, i limiti, le condizioni di validità.

Fast-forward. Illustrazione rapida degli effetti di un’azione.

Feedback. Risposta di un soggetto o dell’ambiente a un’azione.

Free-format. Nelle scienze della formazione: esperienza formativa priva di una struttura sequenziale data a priori: essa è lasciata alla libertà dell’utente.

Gnoseologia. Riflessione filosofica sui problemi del conoscere.

Groupware. Insieme di tecnologie informatiche e telematiche di supporto al lavoro di gruppo, compreso l’apprendimento collaborativo a distanza.

Intelligenza artificiale. Disciplina derivata dall’informatica che si pone l’obiettivo di porre la macchina in grado di adeguarsi sempre più al modo di comunicare e di ragionare dell’uomo.

Interfaccia uomo-macchina. Nell’informatica: insieme delle unità periferiche del computer quali video, tastiera, mouse... che convertono i segnali generati dal computer in messaggi comprensibili all’uomo e viceversa.

Internet. Una ben nota rete non strutturata di milioni di computer situati in tutto il mondo. E’ designata anche come WorldWide Web (www). Internet è accessibile su linee dedicate (ad esempio presso le università) oppure presso appositi servers, a cui è possibile connettersi via modem, previo un contratto di abbonamento. Su Internet è possibile trovare testi e immagini di qualsiasi genere.

Link (legame). Un comando di passaggio rapido, da un oggetto a un altro di un ipermedia.

Loading. In informatica: caricamento di un programma in memoria.

Log in. Operazione di connessione ad una rete.

Memory jogging. Informazioni di sostegno o elementi che rinfrescano la memoria durante la sessione di training al computer. Dovrebbero essere immediatamente richiamabili su video da parte dell’utente in finestrelle apposite, senza impedire la vista della finestra di lavoro.

Microcomputer. Calcolatore costruito attorno a un processore a un solo chip.

Open learning. Tipologia di formazione a cui possono accedere utenti con retroterra culturali e obiettivi differenti, in quanto viene offerta la possibilità di personalizzare l’itinerario formativo. In tal modo non esistono barriere di accesso.

Positivismo. Movimento filosofico, sorto in Francia nella prima metà del XIX secolo, che riconosce validità solo alle scienze sviluppatesi autonomamente dalla religione e dalla metafisica. Tali scienze sono la matematica, la fisica, la biologia e la chimica, e l’atteggiamento scientifico in esse racchiuso deve essere esteso, secondo il positivismo, a tutti i campi del sapere: da tali presupposti nacquero anche le scienze umane e sociali.

Quick tips. Schede tutoriali di suggerimenti rapidi incluse nel software didattico.

Sistema esperto. Programma informatico, o insieme di programmi, capace di autoapprendimento, in quanto memorizza le situazioni che incontra e le strategie adottate per risolvere i problemi. I sistemi esperti costituirono alcune delle prime applicazioni degli studi sull’intelligenza artificiale.

Sistema live. Software didattico per la simulazione, analogo in tutto e per tutto a quello utilizzato nell’ambiente di lavoro.

Sistema real-live. Software didattico per la simulazione analogo a quello utilizzato in sede lavorativa e integrato da strumenti tutoriali.

Skill. In ambito formativo o lavorativo: un’abilità specifica.

Software interattivo. Permette di interagire con l’ambiente virtuale, modificando determinate variabili di questo

Software multimediale o ipermedia. Si avvale di più di un mezzo di comunicazione: testi, fotogrammi fissi, filmati in movimento, ambienti tridimensionali virtuali...

Start of a day, start-up. Fase di avvio di un’impresa. Nelle scienze della formazione: avvio di un progetto formativo.

Sticky cursor (cursore rigido). Dispositivo informatico video che permette di trascinare un blocco (ad es. di dati) da una finestra a un’altra aperte contemporaneamente sul monitor.

Telesoftware. Trasmissione tramite teletext (Televideo in Italia) di programmi e dati da caricare su computer.

Touch screen. Schermo sensibile al tocco delle dita

Tutor. Formatore di sostegno al percorso individuale di apprendimento; svolge un ruolo di orientamento nel progetto formativo, fornisce criteri e strumenti per l’autovalutazione in itinere, aiuta a personalizzare i contenuti, a colmare le lacune, a superare difficoltà psicologiche di approccio al training, ecc.

Tutorial. Dispositivo informatico software che svolge alcune funzioni elementari di tutoraggio durante il processo formativo basato su computer.

Web browser. E’ un’interfaccia video per accedere a Internet e "sfogliare" le pagine, ossia per visualizzarle e passare dall’una all’altra.

Workstation. Stazione per il lavoro e la formazione (anche a distanza) collegata a un elaboratore centrale e dotata di proprie capacità elaborative.

Sigle

CAI: Computer Aided Instruction

CBT: Computer Based Training

CD-I: Compact Disk Interactive

CD-ROM XA: Compact Disk-Read Only Memory Extended Architecture

DVI: Digital Video Interactive

FaD: Formazione a distanza

ITS: Intelligent Tutoring System

TBT: Technology Based Training

TES: Tutorial Expert System

Materiale sulla formazione

    • BANCHETTI SILVESTRO, Scuola e maestri fra positivismo e idealismo, Bologna, Clueb, 1988.
    • BENTLEY TREVOR, Training to Meet the Technology Challenge, London, McGraw-Hill, 1992, trad. it. La formazione basata sulla tecnologia, Milano, FrancoAngeli, 1995.
    • BERTIERI A. M., Educazione permanente e civiltà postindustriale, Angeli, 1991.
    • BONI SILVIA, La progettazione di un intervento formativo, Costa Giovanni, Le politiche di addestramento e formazione, in COSTA GIOVANNI, Manuale di gestione del personale, Torino, Utet, 1992.
    • BOZZO C., La multimedialità come supporto alla formazione, "Personale e lavoro", 1993, 365, pp. 18-28.
    • CONTI C., SPATARO E., Gli ipertesti per la formazione: due esempi significativi, "Osservatorio Isfol", 1993, 6, pp. 56-65.
    • CONTI C. et al, Requisiti tecnici e dotazionali delle sedi formative, "Osservatorio Isfol", 1993, 3, pp. 81-114.
    • DI FRANCESCO G., Nuovi sistemi di erogazione e nuovi media, "Osservatorio Isfol", 1993,6, pp. 127-141.
    • "The Educom Review", Washinghton, National Learning Infrastructure Initiative, marzo/aprile 1996.
    • FRANK CYNTHIA, Computer Based Training in the Business Environment, Marzo 1996.
    • HART LOIS B., Metodi di formazione innovativi di successo. Un manuale per formatori, Milano, FrancoAngeli, 1995.
    • IRES, La società dell’informazione, "Ires Materiali", n° 3, Settembre 1995.
    • ISFOL, "Osservatorio Isfol", a. XV, 1993, n.n. 2,3,6, a. XVI, 1994, n.n. 2,5,6, a.XVII, 1995, n° 2.
    • ISFOL, Rapporto Isfol 1994 e Rapporto Isfol 1995, Milano, FrancoAngeli.
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