don Alessandro Benzi

Questa esemplare figura di Sacerdote è considerata in Alessandria quasi un sinonimo di Scautismo cristiano e cattolico.Negli occhi e nel cuore di chi lo ha conosciuto resta la sua disponibilità verso tutti e la sua innata bontà d’animo, mentre una sua foto (qui riprodotta) è conservata in città con immenso rispetto e commozione presso la sede del gruppo scout Agesci Alessandria 1, con l’uniforme scout indossata e lo zaino sulle spalle in cammino verso la cima del monte. 

In quello zaino, Don Sandro porta ancora oggi le speranze ed  i sogni dei tanti ragazzi che sono passati nel suo studio, seduti sul divano sotto gli scudi ad ascoltare i suoi insegnamenti e i suoi racconti. 

Come non ricordare, ad esempio, la Campagnola militare con il disegno della bandiera italiana ed il Giglio degli Scouts sotto il parabrezza, di quando partiva per i "Raid" o di quando faceva il suo ingresso al Comando dei Vigili in via Piave, con alla guida quel sacerdote dai tratti fini, dal portamento fiero, dal sorriso impresso tra labbra sottili che dispensavano parole di amicizia e conforto?

Don Sandro sarebbe poi tornato alla casa del Padre il giorno 10 marzo 1978, all’età di 58 anni: era infatti nato il 14 maggio del 1919.  

Ci lasciava così un Uomo, un Sacerdote, un Educatore, l'A.E.(assistente scout) per antonomasia qui da noi tra Burmia e Tani.

Il ricordo biografico che segue è stato pubblicato su “La Voce Alessandrina” il 13 marzo 1993 nel quindicesimo anniversario della morte.di Don Sandro; l'articolo è genericamente firmato “Gli scout”, ma in realtà l'autore è il professor Lanzavecchia, illustre storiografo alessandrino, intimo amico di Don Sandro e suo collega all'Istituto tecnico per ragionieri: l'articolo è riportato integralmente qui di seguito.

Alessandro Benzi nacque a Quargnento il 14 maggio 1919 negli anni assai tormentati del dopoguerra, da famiglia contadina. Il padre possedeva una cascina di modesta entità.

Il ricordo di Quargnento restò poi sempre nel cuore, lo esprimeva quasi con tono lirico e talvolta quasi con slancio di gratitudine a Dio per aver piantato la sua culla in mezzo a gente semplice e laboriosa, di fervida pratica religiosa.

Quella terra e quella gente concorsero a costituire il fondo e il tessuto connettivo della sua indole e del suo temperamento. Gente fedele alle tradizioni essenziali, cauta e guardinga, riservata e cortese, salda e tenace.

Fu l'ultimo di cinque figli. Il suo primo piccolo mondo fu costituito dalla cascina e là visse i felici primissimi anni di bambino, come tutti i bambini, favorito dall'ambiente e dal clima familiare-particolarmente con le sue sorelline si apriva la sua vivacità espansiva ed esuberante. Frequentò le elementari dapprima alla frazione Cornaglia, poi a Quargnento e, l'ultimo anno, a Castelletto Monferrato. Qui si era trasferita la famiglia dopo che il padre ammalato, ricoverato in ospedale, era stato costretto ad affittare-contratto di sei anni-la terra: la proprietà, frattanto, poco alla volta, era stata faticosamente estesa, papà Natale, da solerte contadino, amava acquistare qualche piccolo appezzamento ogni qualvolta gli si fosse presentata l'occasione. Finite le elementari, Alessandro seguì a Milano il fratello maggiore, Felice, che era andato a lavorare in una cantina gestita da parenti. A Milano frequentò prima Ginnasio. Ma tornò a Quargnento e proseguì gli studi nel seminario di Alessandria. Due sorelle erano entrate nella Congregazione Piccole Suore della Divina Provvidenza. Certo la madre, donna semplice e mite, con la sua sensibilità vigilante, con la bontà e delicatezza del cuore, ebbe un influsso grandissimo sul figlio. Anche il Parroco di Quargnento, Don Poggio, ebbe gran parte nella formazione spirituale del giovane Alessandro:un insegnamento il suo- non a caso fruttò una messe preziosa di sacerdoti – come acceso sentimento religioso che non si risolveva solo in uno scrupoloso adempimento di precetti della Chiesa, ma cercava di essere una costante pratica agli insegnamenti evangelici.

In seminario Alessandro compì il corso degli studi (tra i compagni Boveri, Frascarolo, Molina Prigione) con sacerdoti zelanti e pii, bravi docenti sotto il profilo intellettuale, spirituale, pastorale, apostolico (Maldini, Arlandini, Berrone, Ragni).

Tuttavia non andò mai oltre il normale impegno dello studente, la diligenza nel quotidiano operare, e più che pensare all'indagine metafisica o ai teologi speculativi, tese ad una vita interiore vibrante in una prospettiva ardente di testimonianza. I compagni di corso ricordando la sua indole spontanea, espansiva, hanno concordemente riconosciuto il suo “cercare contraddizioni”, certo gusto alla polemica e al voler andare a fondo delle cose, l'essere cioè un po' “originale” - tratti, questi, che comunque gli rimasero poi coerentemente distintivi.

Negli anni di seminarista, già sollecitato da una concreta passione educativa, cominciò una sia pur debole collaborazione con il canonico Giacomo Stornini, ex allievo salesiano, al circolo “Fede e Azione”. Fu un'esperienza determinante l'incontro con l'oratorio, con il suo fine essenziale di togliere i ragazzi dai pericoli della strada, dalle cattive compagnie e dai cattivi ambienti ma anche con un'opera di consistente portata sociale, nella misura in cui l'oratorio oltre che all'educazione religiosa e morale avesse teso ad un autentico fine di integrale formazione umana. Risalgono pure a quegli anni i soggiorni estivi, organizzati dal seminario alessandrino alla Madonna del Pozzo a San Salvatore Monferrato – momenti anche di gite e di brevi escursioni, di intimità affettiva con la natura, una continuità ideale alla vita della campagna, che egli non sentì tuttavia soltanto come suggestivo richiamo e attrattiva paesistica o amore della contemplazione: la vita dei campi gli era nota in special modo attraverso la dura fatica, e non sempre fruttuosa, del contadino. Si era adattato spesso ai lavori nella casa paterna.

Il 18 maggio 1944 viene ordinato sacerdote. Della sua vocazione e missione sacerdotale – conflitti interiori, dubbi, incertezze, fraintendimenti e opposizioni – poco sappiamo.

Ma suo ideale di sacerdozio fu soprattutto vita interiore e questo aspetto prevalse sempre su quello dell'attività esteriore, sia pure caritativa ed apostolica, anche nei momenti di maggior slancio organizzativo.

Seguì con discreto interesse i movimenti di idee e di azione di quella generazione che negli anni drammatici della seconda guerra mondiale auspicava la libertà e l'indipendenza e sosteneva la causa della democrazia proprio perché animata dalla fede a dalla tradizione cattolica: l'adesione a tali motivi ideali, la nobile aspirazione al rinnovamento e al progresso civile e morale dell'Italia ben si addicevano agli entusiasmi di un giovane sacerdote – non a caso Don Alessandro svolse compiti, in quei frangenti, di assistenza ai reduci dalla prigionia, dalla guerra ecc.

Sul finire del 1945 ebbe l'incarico di segretario del vescovo Monsignor Gagnor che poi gli suggerì l'assistenza al gruppo scout, con sede dapprima in vescovado e poi in piazza Santa Lucia. Assistente rimase fino all'anno della morte.

Alla sua accettazione aveva pure conferito solida base, sicurezza e fermezza l'essere stato a contatto con persone ed ambienti di particolare valore, per levatura morale e culturale – lo colpì in particolare l'esempio di Don Pignedoli, poi diventato cardinale. Diede subito forte impulso ed organizzazione del movimento scautistico alessandrino. Tra il 1950 e il 1952 acquistò un ampio fabbricato (casa civile e rustico) con terreno limitrofo a Valle San Bartolomeo. Negli anni successivi un piccolo appezzamento di prato in Val d'Ayas, altro a Volpara e infine arricchì la casa di Valle San Bartolomeo con graduale acquisto di aree confinanti. Pose mano all'opera con i soli suoi mezzi economici, per quanto non gli fossero poi mancati aiuti; ma accettò con riluttanza e solo in rare occasioni il ricorso a qualche propaganda più insistente. Potè contare sull'apporto di solidarietà e di fraterna amicizia da ascrivere in buona misura alla stima che andò vieppiù meritandosi ed inoltre perchè mostrò sempre apertura di solidarietà organica di pensiero e di azione. Come educatore si adoperò con ardore e vigoroso impegno non badando a fatiche e sacrifici. Ai ragazzi si rivolgeva con un linguaggio semplice, discorsivo, di facile comunicabilità, in tono bonario. Sapeva capire i giovani, aveva per loro una parola confidente, stimolatrice – è noto che qualcuno fu da lui avviato al sacerdozio.

Anima ricca di fermenti spirituali non fu mai disposta a transigere sui principi fondamentali – e ne hanno buona memoria i capi scout di allora – tuttavia nelle sue concezioni e nella sue iniziative portò sempre una nota di grande concretezza e praticità, un caratteristico realismo pedagogico, spirituale.

Sul piano dell'organizzazione raggiunse buoni risultati con la partecipazione di gruppi alessandrini a taluni campi scout internazionali, molto spesso a quelli nazionali e regionali. In Piemonte, anzi, e per lungo tempo Don Benzi svolse un ruolo di decisiva importanza diede un impronta della sua personalità ai vari gruppi scout - in particolare a Torino quello guidato dal dott. Losana, Borgosesia etc etc.

Quando poi sopraggiunsero le critiche travagliate vicende, politiche e sociali, degli anni '70 e si ripercossero, a livello nazionale, sull'ASCI, egli soffrì dolorosamente per il nuovo indirizzo che l'associazione era andata assumendo. Lavorò però sempre alacremente per la ricerca di una ricomposizione e di un riequilibrio dei contenuti associativi.

A distanza di tempo una approfondita comprensione dei timori e delle preoccupazioni che nutrì è conferma di un giudizio equilibrato e responsabile, sia pure di nuovo spirito pubblico, sia pure attraverso lotte di idee, di movimenti contrastanti e tra delusioni dove torto e ragione sono difficili da dirimere.

La sua azione silenziosa, ma costruttiva e profonda, di assistente scout, fu affiancata all'insegnamento di religione presso l'Istituto Tecnico Commerciale “Leonardo da Vinci”, e continuità di scopi – spirito educativo e religioso – di volta in volta all'incarico di cappellano dei Vigili del Fuoco, della Casa di Rieducazione di Bosco Marengo, della Scuola Allievi di Polizia, dell'Istituto Suore Paoline.

Incline a cogliere la sostanza delle cose, ebbe l'abitudine alla concisione e all'espressione essenziale.

Spirito fermo nei principi, fu moderato e realistico sul piano pratico. Visse parco e modesto.

Si ammalò nella primavera del 1977, venne a mancare il 10 marzo 1978.

I familiari e gli scout lo riportarono a Quargnento, sotto quel cielo aperto che guardò da bambino.

Alcuni altri ricordi di Don Sandro li potete scorrere nelle pagine della pubblicazione redatta nel 2003 in occasione dell'85°anniversario dello Scautismo ad Alessandria

Al link seguente potete ascoltare un file audio nel quale Don Sandro "parla"; lascio la parola a Sergio Serafini: " il giovane Nicola Savi nel 1974 mentre frequentava le scuola medie, ricevette l'incarico dai suoi professori di condurre un'inchiesta sulle droghe ed il loro uso. Solerte (come sempre) si diede da fare e registrò parecchie interviste a persone di Alessandria tra cui il Don Sandro.

Nicola sapeva di avere ancora quel nastro, realizzato con un piccolo registratore. Rintracciatolo, siamo riusciti a isolare la sola intervista al Don e, dopo varie peripezie, riportare l'intervista su PC.

In questo modo è salvata definitivamente ed a disposizione di tutti. 

Ecco il collegamento al file audio.

"Dice Nicola Savi: Lo so la voce del Don è dentro la nostra mente con quel suo suono particolare, quella cadenza che gira ancora nelle nostre menti. Ma RISENTIRLA è meraviglioso, almeno per me, è sentirlo ulteriormente vicino. Trovo che ciò che dice sul problema droga sia particolarmente attuale, ma non vorrei soffermarmi sui concetti, vorrei invitare tutti quanti a gioire del suo tono, rigodere nell'ascolto. Mi auguro che il file sia facilmente udibile (...)."

Questa è stata per tanti anni la "casa" del Don:la chiesa dei SS. Lucia e Paolo, la chiesa dello Scautismo Alessandrino.

Sorge sulla piazzetta omonima che costituisce uno degli angoli architettonicamente più armoniosi della città.Sul sedime dell'attuale chiesa un tempo si trovava la chiesa di S. Giovanni "delle Rane".

Nel Quattrocento la chiesa comprendeva una cinquantina di persone ed era retta da un priore, nel 1567 fu eretta a prebenda canonicale del duomo. Tra la fine del sec. XVII e l'inizio del sec. XVIII, la chiesa divenne sede di quattro confraternite: S. Caterina, S. Lucia, S. Paolo e S. Urbano. Nel 1751 iniziò la demolizione della vecchia chiesa e il 1/11/1759 fu consacrata quella nuova. Ogni anno, ricorrendo la Festa di S. Lucia (13 dicembre), la chiesa diventa il centro di pratiche devozionali e di iniziative di carattere benefico; la piazzetta si anima di bancarelle che offrono dolci e il tradizionale "LECABON".

Qui di seguito, infine, inserisco alcune altre foto che vedono la presenza di Don Sandro, lasciandone la presentazione a coloro che le hanno "rimesse in circolazione":

da Sergio Serafini:... Approfitto di allegare alcune foto da poco ritrovate tra i miei negativi personali e scannerizzate, in tutte c'è il Don con altri attori di tempi passati durante il campo estivo in Valle d'Ayas 1966; ultimo giorno di campo, sotto il pietrone con la croce che sarebbe stata sotterrata per l'anno dopo al canto di "Ah io vorrei tornare".

I "soggetti" sono rispettivamente: la staff di campo, Giancarlo Verrengia-Biagio Verde-Don Sandro-Mauro Barberis-Leo Vannelli, Franco Omeodeo-Leo Vannelli- Don Sandro-Franco Bertini:

da Giorgio Ponzano: " bis041 e' un piccolo ritaglio, con mie modifiche, di una foto  conservata da Giampiero Savazzi: viaggio a Lourdes in Campagnola, luglio '56. Le altre tre sono conservate da Ivo Pelliccioni, e risalgono a luglio '52,  viaggio  verso il Jamborette presso Haverfordwest, Pembrokeshire, Galles;  prn018: 21 luglio, sul lago di Zurigo; prn014: avevo colto Don Sandro mentre celebra sulla bandiera italiana, domenica mattina del 3 agosto, mio tredicesimo compleanno, al Transit Camp, Londra;  prn015: alla fine del Jamboree Cymru, in Galles: ai lati di  Don Sandro  i capi sottocampo che ci ospitavano. Compaiono, insieme a molte altre, nel mio racconto (tuttora incompleto) di quell'impresa. Chi lo desiderasse, puo' avere  la bozza del lavoro, nello stato attuale, su CD."

Alle VdB di Fenestrelle nell'agosto 1974