Data pubblicazione: Oct 15, 2009 6:50:14 AM

Associazione culturale “I Siracusani” – menzione speciale Premio Speciale “La Fontanina” - Siracusa (31-10-2002)

Ossidiana è un'opera di difficile collocazione nell'ambito dei consueti generi letterari. Attraverso una larvata impostazione di romanzo (ci sono, infatti, un protagonista, un ambiente, una storia, un contenuto) la prosa di Buscemi acquista una duplice funzione: quella del lungo monologo che prende i toni dell'invettiva e quella prettamente estetica della poesia. Al centro del monologo è un personaggio che molto somiglia all'autore stesso e che, nei panni di un uomo di potere (un politico che, come si dice, ha "le mani in pasta"), ci svela la perversione morale dell'uomo che decide i destini della città. Scorre quindi davanti al lettore un continuo fiume di sensazioni, di ricordi, di riflessioni, di argomentazioni che mettono a nudo la natura umana, incline all'intrallazzo, alla delusione, al bieco profitto, al male. Quest'analisi spietata passa da una visione esterna (la città, gli amici, gli elettori, il mondo nel suo insieme) a una cruda introspezione fino a scoprire la miseria del proprio animo e della propria natura. Ha il tono di un pamphlet amaro ed esasperato, cinico e duro; duro come quell'ossidiana, la nera pietra che nella preistoria serviva per la costruzione degli utensili da taglio, che qui diventa pietra di paragone e metafora stessa del romanzo-monologo; così come la pomice, altra pietra vulcanica, diventa l'elemento morbido, fangoso e putrido, della disperazione umana. La scrittura poi, ha una forte sostenutezza formale, uno stile che poggia su continue architetture metaforiche, su arditi ed inusitati paragoni, su immagini spesso criptiche perché affidate ad accostamenti e a traslati di tipo fantastico, surreale ed onirico. La lingua ha frequenti contaminazioni col dialetto e con altri codici di tipo gergale e tutto, contenuto lingua stile, contribuisce a farne un'opera originale ed inusitata.