Rassegna Stampa

Piero Buscemi si aggiudica il Premio Argen Pic 2017

La 2ª Edizione del Concorso Letterario Giornalistico ArgenPic Scrivere Piccante che si è svolta mercoledì 16 agosto 2017, ha decretato vincitore, per la sezione “Libri”, lo scrittore Piero Buscemi, redattore della testata giornalistica Girodivite.it, con il romanzo inedito “Le Ombre del Mare”.venerdì 25 agosto 2017 , Inviato da Redazione Zerobook - 64 letture

La Cerimonia di Premiazione della 2ª Edizione del Concorso Letterario Giornalistico ArgenPic Scrivere Piccante che si è svolta mercoledì 16 agosto presso l’Area Eventi Pineta AVAD di Tarquinia Lido (Lungomare dei Tirreni), ha decretato vincitore del Primo Premio, per la sezione “Libri”, lo scrittore Piero Buscemi, redattore della testata giornalistica Girodivite.it, con il romanzo inedito “Le Ombre del Mare”.

Il Premio Letterario-Giornalistico ArgenPic Scrivere Piccante è stato organizzato dall’Associazione Borgo dell’Argento con la collaborazione dell’Associazione Culturale Oltrepensiero e dell’A.V.A.D. (Associazione Volontari Assistenza Disabili) sotto l’egida dell’Accademia Italiana del Peperoncino. Quattro le sezioni a concorso. I premi principali, per Racconti, Poesia, Giornalismo, prevedono la pubblicazione gratuita delle opere vincitrici su una Antologia edita da Bibliotheka Edizioni di Roma, che sarà stampata e distribuita anche in Argentina da Editores Argentinos di Buenos Aires.

Due le Giurie in campo composte da scrittori, poeti, giornalisti, docenti, medici, personaggi del mondo universitario, teatrale, cinematografico e televisivo. Presidente della Giuria per le Sezioni Racconti, Poesia, Giornalismo è il Dott. Alvaro Tarparelli. Presidente della Giuria Sezione Narrativa-Libri è il Docente Patrizio Paolinelli. Presidente Onorario del Premio ArgenPic Scrivere Piccante è Osvaldo Bevilacqua, Giornalista Rai2 della trasmissione Sereno Variabile. Madrina del Premio Letterario-Giornalistico e della Festa ArgenPic (dal 16 al 19 agosto) è stata Anna Moroni della Prova del Cuoco di Rai1.

«Dal Piemonte alla Sicilia, dall’Argentina a Cuba. Non avremmo mai creduto che, nel breve volgere di due edizioni, il Premio Letterario-Giornalistico ArgenPic Scrivere Piccante potesse assumere anche una valenza internazionale e che riuscisse ad incuriosire a tal punto da trovarsi al centro delle attenzioni di interscambi culturali tra organismi internazionali, come l’Aster Academy del Presidente Alessio Follieri e l’Istituto Culturale Latino Americano di Buenos Aires guidato da Rosana Silva». Così, visibilmente emozionata, il Presidente del Borgo dell’Argento, Silvana Passamonti, dell’associazione ideatrice del Concorso Letterario-Giornalistico, ha introdotto l’annuncio, ai partner organizzativi (Associazioni Oltrepensiero e AVAD), relativo la rosa dei finalisti.

In attesa di poter leggere il romanzo vincitore, che sarà pubblicato nei prossimi mesi dalla Bibliotheka Edizioni di Roma, riportiamo di seguito la motivazione del premio.

La motivazione del premio

“Piero Buscemi è un affabulatore. E’ un autore che gioca con le parole, che riesce ad elevarle verso altezze inusitate, che le usa come un grimaldello per scardinare luoghi comuni e frasi fatte, che le plasma a suo piacimento creando universi semantici di sconfinata bellezza.

La storia di Said, il suo angoscioso vivere in un’Italia del Sud barbara e primitiva, in cui ogni diritto è violato, schiacciato, deprivato di qualsiasi umanità, sa colpire il cuore e la mente.

Di scena il caporalato, la nuova schiavitù dei nostri giorni. Il lavoro massacrante nei campi, una manciata di euro sporchi di sudore e rabbia, le catapecchie scrostate dal tempo e dal sole, il sesso mercenario consumato con violenta tristezza.

Ma di scena anche il viaggio di tutti quegli uomini e quelle donne che hanno abbandonato il loro paese natio per raggiungere un’Italia agognata e sognata dai televisori. Quella stessa Italia che, accogliendo queste povere anime in pena, le fa accomodare nell’anticamera dell’inferno. Il viaggio in mare su mezzi di fortuna, la morte per annegamento, i formicai stipati di corpi, urina ed escrementi, il miraggio di una nuova vita che si trasforma in illusione.

Le ombre del mare è una lettura ostica, che costringe il lettore a soffermarsi sulle parole, a carpirne il senso ultimo, ad interrogarsi sul loro significato recondito. E’ un romanzo scabro, nudo e crudo, mai accomodante, che urtica ed obbliga a pensare, che pone domande difficili e fornisce risposte scomode. Leggendo Buscemi viene in mente la prosa sintatticamente complessa di Aldo Busi. Si avverte la stessa urgenza narrativa, la stessa virulenza sintattica. Un’urgenza narrativa capace di dipingere il nostro Sud Italia con i toni dell’Apocalisse, una linea gotica ininterrotta, che unisce la Campania alla Sicilia, in un maledetto destino di sopraffazione, retrogradi retaggi culturali ed inetta rassegnazione.

Un’opera maiuscola che riconcilia con il significato del verbo leggere”.

Il vincitore del premio, Piero Buscemi

Piero Buscemi è nato a Torino nel 1965. Redattore del periodico online www.girodivite.it, ha pubblicato : “Passato, presente e futuro” (1998), “Ossidiana” (2001), “Apologia di pensiero” (2001), “Querelle” (2004), “L’isola dei cani” (2008, ripubblicato nel 2015 presso ZeroBook), “Cucunci” (2011), “Ossidiana” (ed. 2013), “Accanto ad un bicchiere di vino” (2016), “Parole rubate” (2017), “Celluloide” (2017). Vincitore di diversi premi letterari, alcuni suoi racconti e sue poesie sono contenuti in alcune antologie nazionali. Il romanzo “Querelle” è stato tradotto in inglese e pubblicato dalla Pulpbits Press (Stati Uniti). E’ tra i fondatori dell’Associazione culturale “Aromi Letterari” di Messina. Sostenitore Emergency, collabora con l’Avis (donatori sangue) ed è promotore delle iniziative di ActionAid Italia.

L'isola dei cani 

 

L’isola dei cani (Recensione a cura di Pina Lavilla, redattrice di Girodivite)

La Targa del Premio Argen Pic assegnata a Piero Buscemi

Si iSSi intitola "L’Isola dei cani" il libro che Piero Buscemi ha pubblicato per Prospettiva editrice. Una storia ambientata in Sicilia, il racconto di un’emigrazione in controtendenza, dal nord al sud...mercoledì 3 dicembre 2008i Si

Piero Buscemi, L’isola dei cani, Prospettiva editrice, Roma 2008

 

Una storia ambientata in Sicilia, il racconto di un’emigrazione in controtendenza, dal nord al sud. Un sindacalista si ritrova a perdere il lavoro a causa di un incidente (lo spunto della storia, un fatto di cronaca, è l’incendio di un capannone della Pirelli negli anni settanta) e decide di riportare la famiglia in Sicilia. Da qui la perdita di ruolo agli occhi del figlio quindicenne, la sua incapacità di essere per lui punto di riferimento come lo era stato per i suoi colleghi operai. Il figlio decide così di rivolgersi alla strada.

Se l’emigrazione verso il nord può essere fonte di sofferenza, il rientro spesso, come in questo caso, si può presentare come una discesa agli inferi. Un incalzare di umiliazione e senso di perdita, un procedere inevitabile, fatale, di avvenimenti che portano il figlio a diventare un delinquente, un esattore del pizzo per conto di un boss locale. La scelta di far narrare le vicende proprio al figlio consente al lettore di entrare nel mondo del disagio minorile dalla porta principale (fra moto truccate, scuole e quartieri degradati, impossibile comunicazione fra i mondi così distanti dei genitori e del figlio). Consente inoltre di far emergere la rabbia e la tenerezza con cui l’autore guarda a questo mondo e ce lo racconta.

“Sono il pezzo difettoso da riciclare nei consumi di costume, lo scarto di produzione che ha morso i suoi polmoni. Sono la tomba del suo fallimento educativo. Ha sedato le rivolte dei ribelli che mi hanno preceduto. Io non le ho nemmeno combattute”.

Due libri e due stili profondamente diversi, ma è la stessa rabbia e la stessa tenerezza che troviamo nelle storie raccontateci da Roberto Saviano nel suo Gomorra. Del resto anche qui si parla di una periferia degradata, quella di Siracusa.

“Ci aspettava il commerciante vittima e carnefice e i suoi ragazzi erano già andati a casa. I suoi ragazzi di assunzioni false, allievi rispettosi di un maestro che trasmette, e che vuoi insegnare maestro di sconfitte che ti trascini trent’anni di teste che si abbassano, che vuoi insegnare se ricordi ancora il giorno che tuo padre, due metri avanti, ti condusse dal primo precettore.

E che vuoi insegnare, se senti ancora le sue mani incise di lavoro nero, che ti stracciarono la schiena e l’ultimo giorno da bambino.”

Il titolo, L’isola dei cani, è il nome di uno scoglio di fronte al lungomare di levante dell’isola di Ortigia. Sul nome e sullo scoglio si raccontano diversi aneddoti, come ci avverte Piero Buscemi nella prefazione. Pare che per disfarsi delle frequenti cucciolate dei cani, gli abitanti del posto avessero l’abitudine di buttarli dalla terrazza panoramica del lungomare di Ortigia. La breve distanza consentiva ai cuccioli di raggiungere lo scoglio e di sperare nella salvezza, vanificata dalla scarsa possibilità di trovare nutrimento.

“Andai a nascondermi per tre giorni sull’Isola dei Cani e fu Torino e le sue strade misteriose e una città , che non fu più mia, e volti sconosciuti di gente da dimenticare ed ore solitarie ad inventare giochi e l’aria irrespirabile per i polmoni di mio padre e le passeggiate al Valentino a respirare meridione. E la mia mano, che non trovava più la sua.

E cercai le mie paure e le mie fughe e le notti dei miei pianti e dei miei perché. E il volto di mia madre”

Ruvida, poetica, reale la storia raccontata da Piero Buscemi appare come il risultato di tanti fallimenti, quelli che constatiamo ogni giorno, dalla politica al sindacato, alla scuola, alla famiglia (in particolare la figura paterna). Antinarrativo e lirico, quanto di più lontano dalla retorica delle fiction sulla mafia e dal politicamente corretto, lo stile di Piero Buscemi supera il rumore degli spari e il rombo delle auto dei carabinieri, per portarci dentro al silenzio dei pensieri e delle emozioni dei personaggi: il padre sconfitto, la madre muta, il malavitoso amico Nico, il suo papà carabiniere, la fidanzata Concetta.

“Concetta sa dove aspettarmi. Lo fa da tre mesi. Prima ci vedevamo a scuola, anche la mattina. Poi il professore Annone disse che non avrei fatto mai niente di buono con un padre comunista. Non so neanche adesso cosa vuol dire comunista. Quel giorno non me lo chiesi neppure”.

Piero Buscemi è nato a Torino nel 1965. Vive e lavora a Siracusa. Poeta e scrittore, ha pubblicato: Passato, presente e futuro (poesie Campo Grafico Castrocaro Terme, 1998), Apologia di pensiero (poesie Libroitaliano, Ragusa 2001), Ossidiana (romanzo Editrice Nuovi Autori, Milano 2001), Querelle (romanzo Prospettiva editrice, Civitavecchia 2004). Nel mese di dicembre 2006 è uscito negli Stati Uniti il romanzo "Complaints" (versione inglese di Querelle, Pulpbits Press, Stati Uniti 2006). Dal 2002 collabora con Girodivite.

toU

- COMUNICATO STAMPA –

LO SCRITTORE PIERO BUSCEMI PUBBLICA IN AMERICA

Lo scrittore Piero Buscemi, rappresentato dall’Agenzia

Letteraria INTERRETE, ha siglato nel mese di ottobre 2006 un

accordo editoriale con la casa editrice americana Pulpbits

Press (http://www.pulpbits.com/), alla quale sono stati ceduti

i diritti di pubblicazione per del romanzo Querelle

Prospettiva editrice.

Lo scrittore:

Piero Buscemi, nato a Torino nel 1965, vive e lavora a Siracusa. Ha pubblicato nel

2001 il romanzo “Ossidiana” per Nuovi autori (nello stesso anno l’Associazione

Culturale “I Siracusani” gli ha riconosciuto il Premio speciale “La Fontanina”), e la

raccolta di poesie “Apologia di Pensiero” per Libroitaliano.

Collabora con il periodico online “Girodivite.it”.

http://xoomer.virgilio.it/querelle

Ufficio stampa Interrete Agenzia Letteraria

E-mail: ufficiostampa@interrete.it

Tel.: 334 9065100

Fax: 0832 711761

 

“Ossidiana” la visione del reale in Piero Buscemi

di Maria Gabriella Canfarelli (09-11-2007, Girodivite)

L’arsura di verità divora il tempo, le giornate, il pensiero. Dove trovare la verità è un problema, un assillo costante che solo una salvifica ironia può tentare di tenere a bada. E i velleitari messaggi al mondo sono sigillati con un ‘pisciamoci sopra’, l’atto simbolico e reale al contempo di svuotare la vescica insostenibilmente gonfia. Monologo in cerca di interlocutori che è tentativo (riuscito) di darsi voce, esternare il malessere di vivere. Lo scenario è la provincia o la piccola città, quella che si porta addosso come un cattivo carattere o un rimasuglio appiccicoso, “Rinnegare se stesso o storpiare i dialetti, non basta a far nascere un nuovo individuo; c’è qualcosa nel D.N.A. che ti salda all’origine”, dice l’io narrante, da che il viaggio è l’esodo che sa “di fuga e odore di sterco”. Le immagini sono forti, lo stile è graffiante, atto a spellare e fare saltare la vernice di tanto perbenismo ipocrita. La sicilianità è colta come bagaglio mistificatorio e ingombrante - “Dovevamo restare a contemplare il silenzio della notte, offeso dalle cazzate dell’adolescenza e scimmiottare i perduti della piazza con le loro mani incrociate dietro la schiena, ad inscenare l’oratoria della cultura.“ Il pregio di questo autore è, a mio avviso, l’anti-sicilianità, l’anti-elegia, il timbro anarchico che da tutto dissente, la dissacrazione della condizione d’essere siciliani come pregio, peculiarità eccellente dai più spacciata come il migliore dei mondi possibili. Buscemi conosce e pratica l’infedeltà ai dettami triti dell’isola in cui vive, fedele solo alla lingua e al dialetto, quest’ultimo in lacerti, frasi, locuzioni o una parola appena come intermezzo da coloritura salace per rafforzare, fare risaltare il rifiuto, il disgusto e la disillusione. Infine, una domanda necessaria che “Nasce dal di dentro, giorno dopo giorno. (...). Guardi gli altri intorno a te, assaporando le differenze che ti allontanano dal branco e te ne fotti delle etichette da dietrologia che alternativamente alla faziosità, t’incollano addosso”.

 

Associazione culturale “I Siracusani” – menzione speciale Premio Speciale “La Fontanina” - Siracusa (31-10-2002)

Ossidiana è un'opera di difficile collocazione nell'ambito dei consueti generi letterari. Attraverso una larvata impostazione di romanzo (ci sono, infatti, un protagonista, un ambiente, una storia, un contenuto) la prosa di Buscemi acquista una duplice funzione: quella del lungo monologo che prende i toni dell'invettiva e quella prettamente estetica della poesia. Al centro del monologo è un personaggio che molto somiglia all'autore stesso e che, nei panni di un uomo di potere (un politico che, come si dice, ha "le mani in pasta"), ci svela la perversione morale dell'uomo che decide i destini della città. Scorre quindi davanti al lettore un continuo fiume di sensazioni, di ricordi, di riflessioni, di argomentazioni che mettono a nudo la natura umana, incline all'intrallazzo, alla delusione, al bieco profitto, al male. Quest'analisi spietata passa da una visione esterna (la città, gli amici, gli elettori, il mondo nel suo insieme) a una cruda introspezione fino a scoprire la miseria del proprio animo e della propria natura. Ha il tono di un pamphlet amaro ed esasperato, cinico e duro; duro come quell'ossidiana, la nera pietra che nella preistoria serviva per la costruzione degli utensili da taglio, che qui diventa pietra di paragone e metafora stessa del romanzo-monologo; così come la pomice, altra pietra vulcanica, diventa l'elemento morbido, fangoso e putrido, della disperazione umana. La scrittura poi, ha una forte sostenutezza formale, uno stile che poggia su continue architetture metaforiche, su arditi ed inusitati paragoni, su immagini spesso criptiche perché affidate ad accostamenti e a traslati di tipo fantastico, surreale ed onirico. La lingua ha frequenti contaminazioni col dialetto e con altri codici di tipo gergale e tutto, contenuto lingua stile, contribuisce a farne un'opera originale ed inusitata.

Piero Buscemi è nato a Torino nel 1965.

Ha frequentato la Facoltà di magistero di Messina.

Vive e lavora a Siracusa.

Continua la mia ricerca di nuovi e nascenti talenti, in tutti gli ambiti (musica, poesia, arte, letteratura, ecc.) che pur essendo degli ottimi “artisti” visto i risultati che ottengo (pubblicazioni, vincite in concorsi di rilevanza nazionale, ecc.) stranamente non riescono a farsi conoscere al “ grande pubblico”. Come in tutti gli ambienti purtroppo se sei da solo e bravo ma non hai nessuna raccomandazione, conoscenze o soldi è praticamente impossibile farsi conoscere ad un pubblico più vasto che non siano parenti e amici. Dato che non condivido minimamente tale logica cerco attraverso GIRODIVITE di dare una piccola occasione a una piccola parte di questa miriade di “creativi”, che hanno molto da dire e dare, portandoli almeno alla conoscenza di un pubblico più vasto. Piero Buscemi lo ho conosciuto mesi fa durante un laboratorio di scrittura che fr4equentammo insieme. Un tipo di poche parole che si “illumina di immenso” ogni volta che si parla di scrittura, libri e autori. Saputa la notizia della sua prima pubblicazione dal titolo “OSSIDIANA” ho colto l’occasione per fargli questa breve intervista.

Quando e perchè hai cominciato a scrivere?

Ho cominciato a scrivere in maniera più continuativa e cercando di rendere i miei scritti più personalizzati all'età di 15 anni quando imparai a suonare la chitarra e provai ad abbinare qualche testo da cantare. Poi verso i diciott'anni ho fondato con un amico un giornale a Messina con il quale tentare di fare qualcosa di più serio. Il giornale si chiamava "Querelle" e durò qualche numero, oggi l'amico lo ha trasformato in una associazione culturale.

A quali modelli ti ispiri, autori più o meno famosi?

Credo che non si possa determinare con certezza un modello a cui ispirarsi. Quando si scrive, si prova, anzi provo ad essere me stesso, anche se è ovvio che prima di essere scrittore è necessario essere un buon lettore. In questo, ognuno s'indirizza verso autori che colpiscono la propria fantasia e se è questo che intendi nella domanda, i miei autori preferiti in quegli anni sono stati Henry Miller, Jack Kerouac, Albert Camus, Jean Paul Sartre e i grandi della letteratura italiana, vedi Pirandello, Ignazio Silone. Oggi un autore che mi piace leggere è Erri De Luca.

Quali altri opere hai creato prima e dopo Ossidiana, pubblicate e non?

Prima di Ossidiana ho pubblicato una raccolta di poesie con il titolo "Passato, presente e futuro" e nello stesso anno d'uscita di Ossidiana (2001), un'altra raccolta di poesie intitolata "Apologia di pensiero". Nel cassetto ho un altro romanzo già finito che prenderà il titolo di "Aerosol", dove racconto la mia esperienza di giornalista autodidatta ai tempi del giornale "Querelle" e sto lavorando su un altro libro che narra la storia di un ragazzo di quindici anni che figlio di un sindacalista, per opporsi all'ipocrisia idealistica del padre, sceglie di diventare un "esattore" di un mafioso locale.

Cos’è "Ossidiana"?

Ossidiana è l'esperienza di un uomo comune che all'interno di un piccolo paese, vincendo le elezioni amministrative, conquista una piccola fetta del potere. Durante il suo mandato, quest'uomo in un continuo ritorno al passato, viene trascinato sul sottile equilibrio del potente costretto dal suo ruolo a sfruttare la situazione del momento (vedi appalti, bustarelle) e il contatto quotidiano con la gente "comune" e i suoi problemi. La svolta di questo suo esame di coscienza l'avrà quando coinvolto nel funerale di Stato a Palermo, del giudice Falcone, che ho preferito inscenare nella Cattedrale, giungerà alla conclusione che tutto è ipocrisia, la sua vita, gli ideali sperperati nelle piazze, il suo potere che è rappresentato dalla metafora dell'ossidiana (vetro vulcanico con il quale venivano costruite le punte delle armi e che rappresentava nel passato il potere per coloro che la possedevano) e l'altra faccia della medaglia del potere, rappresentata dalla pomice, altro prodotto lavico, nella quale il personaggio affonderà la stoltezza dell'uomo, impotente alla forza scatenante della natura (l'Etna).

Chi ti ha ispirato per tale opera? Hai fatto tutto da solo?

Lo spunto per scrivere questo libro mi è venuto qualche anno fa durante le elezioni del sindaco nel mio paese d'origine (Nizza di Sicilia vicino Messina). Mentre lo scrivevo ho raccolto altre fonti d'ispirazione sugli eventi di cronaca e sulle mie esperienze personali. Ho fatto tutto da solo, se intendi che non ho affidato a nessun "correttore" letterario la revisione del testo.

Fatti una domanda e datti una risposta...

Domanda: cosa desideri di più per te e per il mondo?

Risposta: che finiscano tutte le guerre.

Il libro è distribuito in tutta Italia presso librerie convenzionate con la casa editrice, vedi Crisafulli a Catania. Come ogni libro può essere richiesto in qualsiasi libreria che n

- Oct 15, 2009 6:51:36 AM

- Oct 15, 2009 6:50:14 AM