5° incontro

con materiale didattico

Mangia o è mangiato? chi la spunterà? Storie di prede e predatori in ambiente montano

Giovanni Amori - Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri, CNR

email: giovanni.amori@uniroma1.it

Riassunto

La storia evolutiva delle specie animali e vegetali è stata profondamente influenzata dai cambiamenti climatici. Per esempio, le ere glaciali hanno influenzano la distribuzione di molte piante e animali, e in Europa le specie meno adattate sono scomparse e altre hanno trovato rifugio spostandosi a sud lungo le tre penisole mediterranee. Inoltre, la contrazione e l'espansione ripetute degli areali di molti organismi, ha portato all’instaurarsi di differenze e di adattamenti del genoma, con la conseguente formazione di nuove specie.

Tuttavia, le estinzioni o la perdita di biodiversità dei mammiferi iniziarono nel tardo Pleistocene e all'inizio dell'Olocene (circa 11700 anni fa) dove alcune specie (ad esempio il Rinoceronte lanoso Coelodonta antiquitatis, l’Orso delle caverne Ursus spelaeus, il Megalocero o il Cervo gigante Megaloceros giganteus) scomparvero principalmente a causa dei cambiamenti climatici e l’uomo giocò un ruolo marginale nelle loro estinzioni. Un gran numero di specie, invece, si estinse come conseguenza delle attività umane e più precisamente quando l'uomo iniziò a stabilire i primi insediamenti umani, circa nel VI millennio a. C. In quel periodo, l'uomo passò da uno stile di vita nomade ad uno agricolo. Da allora, le attività umane furono considerate la principale causa delle estinzioni come conseguenza della caccia eccessiva, dell'introduzione di malattie, della distruzione dell'habitat e dell'introduzione di specie esotiche.

Quindi i cambiamenti climatici impattano sulle singole specie animali e vegetali, ma possono modificare anche gli ecosistemi e tutte le componenti che ne fanno parte. Tra queste verranno analizzate quelle relative a un sistema di preda-predatore di piccoli mammiferi e vipere nelle aree montuose d'Italia. Attraverso dei modelli predittivi climatici sarà possibile vedere le eventuali modificazioni delle future distribuzioni nel 2020, 2050 e 2080 per l'Italia di due specie di rettili predatori (il marasso Vipera berus e la vipera dell’Orsini Vipera ursinii) e delle loro prede, due piccole specie di mammiferi (l’Arvicola delle nevi Chionomys nivalis e il toporagno alpino Sorex alpinus). Questi scenari dimostrano come il cambiamento di areale delle prede delle vipere potrebbero causare alcuni effetti a cascata sul delicato sistema preda-predatore. Inoltre, questo approccio può essere di grande valore perché potrebbe descrivere, sotto le minacce dei cambiamenti climatici, i veri scenari ecologici in cui le prede sono legate ai loro predatori e viceversa.

Presentazione

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Laboratorio didattico


La rete trofica

Scheda 1. Costruiamo una rete trofica

Disegni animali_bosco.pdf

Descrizione dell'attività

(a cura di Silvia Sorbi)

GIOCO DELLE RETI

Con semplici nastri colorati si possono creare reti di interazione tra animali e vedere come queste mutano al mutare degli elementi coinvolti.

Per giocare basta avere nastri colorati lunghi almeno 1,5 m e assegnare a ogni studente un animale, nel nostro caso abbiamo scelto alcuni vertebrati toscani. La scelta può essere anche più mirata e coinvolgere solo i principali vertebrati di una zona o di un preciso ambiente (bosco, prato, fiume…).

Il nome dell’animale deve essere scritto su un foglio da attaccare sul petto, in modo tale che sia visibile a tutti. Potrebbe essere carino coinvolgere anche il docente di arte e far disegnare a ogni studente il proprio animale.

È importante assegnare l’animale almeno qualche giorno prima allo studente e chiedere di fare una ricerca sulla specie in modo tale che sia in grado di conoscerlo e quindi poter giocare in modo corretto al gioco delle reti.

La rete più classica da fare è quella TROFICA. Si possono individuare alcune sedie come rappresentati dei vegetali, magari distinguendo alberi, erbe, frutta, semi, tuberi sotterranei…

Si inizia con gli ERBIVORI che si legano, ad esempio con nastri verdi, alle sedie e così si inizia a creare la rete. Poi si inseriscono gli ONNIVORI che avranno sia nastri verdi per legarsi alle sedie sia altri nastri, ad esempio arancioni, per legarsi alle loro prede.

Infine i CARNIVORI che avranno solo nastri arancioni per legarsi alle loro prede.

Si noterà anche che ci sono SUPERPREDATORI, cioè carnivori che non sono predati da nessuno (es: lupo, aquila reale)

A questo punto si possono fare varie distinzioni:

  • distinguere tra DIURNI e NOTTURNI. Se ipotizziamo solo attività notturne, i diurni che durante la notte riposano nascosti e non si nutrono devono abbandonare i loro fili perché non hanno interazioni trofiche. Stessa cosa si può fare per attività diurne.

  • distinguere in base alle STAGIONI. Ad esempio in inverno molti piccoli animali sono in ibernazione, letargo o sono migrati e quindi loro abbandoneranno i fili e si potrà notare, ad esempio, che diminuiscono le prede per le volpi che si spingeranno di più sui vegetali oppure, andranno verso le aree abitate…

  • distinguere in base al CICLO VITALE quindi valutare la predazione su uova, cuccioli, larve e adulti e vedere come ad esempio alcuni serpenti possono mangiare uova di uccello, ma non gli adulti della stessa specie.

E poi si possono fare varie aggiunte per vedere cosa succede se introduciamo:

  • l’UOMO che può cacciare e uccidere a scopo alimentare cinghiali, daini, cervi, caprioli, uccellini vari, ma anche vipere perché velenose.

  • il GATTO che è oggettivamente un temibile predatore su molte piccole specie di rettili, uccelli e mammiferi.

  • SPECIE ESOTICHE che possono entrare in competizione con le specie autoctone

Oppure ipotizzare delle scomparse:

  • ad esempio senza il LUPO ci ritroviamo vari grandi erbivori privi di predatori (uomo escluso) e quindi notiamo subito che non è una condizione naturale avere degli erbivori privi di predatori che quindi, aumentando in modo sproporzionato, possono danneggiare gli ambienti con un eccessivo consumo di vegetali, oppure andare a invadere i coltivi. I cinghiali ne sono un buon esempio.