EDVARD MUNCH
(Løten 1863 – Oslo 1944)
(Løten 1863 – Oslo 1944)
E io vivo con i morti, mia madre, mia sorella, mio nonno, mio padre. Tutti i ricordi, le minime cose, mi ritornano a frotte. Lo rivedo cosi, come lo vidi, per l’ultima volta quattro mesi fa (…) Quanto ci amavamo malgrado tutto, quanto si tormentava la notte per me, per la mia vita, perché non potevo condividere la sua fede.
Edvard Munch
L'infanzia di Munch è segnata dal lutto: perde la madre a cinque anni e a quindici la sorella, entrambe per la tubercolosi.
Frequenta l’Accademia di belle arti di Oslo, poi, grazie a una borsa di studio, si trasferisce a Parigi dove conosce Van Gogh, Seurat e Gauguin. Qui apprende della morte del padre. Cade così in uno stato di profonda depressione e si rifugia nell'alcool.
Munch non riuscirà mai a superare tali perdite o a condividere il proprio dolore con qualcuno se non riversandolo nelle sue opere.
Il tema della veglia funebre si presenta spesso nelle sue tele. In tutte lo spettatore è quasi invitato a partecipare a fianco ai convenuti anche in virtù della scelta dell'inquadratura.
Gli eventi drammatici che si sono susseguiti nella vita di Munch e che lo riducono in uno stato di depressione, si riflettono nelle tematiche indagate nelle sue opere: dalla malinconia alla solitudine, dall’angoscia alla morte.
Anche il suo stile è espressione di tale condizione: le forme sono spesso distorte secondo linee curve e ondulate, i colori cupi, aggressivi e in alcuni casi innaturali.
Personalità
Munch e Van Gogh, vite parallele di due icone in mostra ad Amsterdam. La mostra Munch: Van Gogh racconta il parallelismo dei due artisti iconici. Si possono ammirare così, insieme, i capolavori provenienti da tutto il mondo, tra cui L'urlo di Munch e Notte stellata sul Rodano di Van Gogh in una spettacolare esposizione dal 25 settembre al 27 gennaio 2016 al Van Gogh Museum di Amsterdam. (Rai News)
Una folla di persone dai volti disumanizzati compie una passeggiata serale lungo il corso. Ognuno è chiuso in sé stesso senza entrare in relazione con il vicino.
Il punto di vista è centrale e sufficientemente alto per dare conto delle figure in successione che procedono nella stessa direzione.
Sulla destra un solo uomo viene inquadrato di spalle che procede, solitario, nel verso opposto. Probabilmente è lo stesso Munch, isolato ed estraneo alle dinamiche delle convenzioni della società borghese.
Una adolescente siede nuda di traverso su un letto.
I contorni del corpo sono evidenziati da una linea marcata che enfatizza i fianchi già da adulta in contrapposizione a spalle strette e piccoli seni. Le gambe sono strette e le mani coprono il pube in un gesto di pudore.
Lo sguardo è smarrito, specchio di un tormento interiore tipico della sua età.
L'ombra sul muro è il centro nevralgico dell'opera: innaturalmente troppo grande, è in effetti la proiezione delle paure della ragazza e un oscuro presagio delle ineluttabili sofferenze che la vita porterà.
Dalla lettura del testo dell'autore si evince che l'opera descrive, con precisione, i sintomi di un attacco di panico e che l'urlo al quale si fa riferimento non è emesso dalla bocca del protagonista, ma dalla natura intorno a lui, un grido così forte che lo costringe a tapparsi le orecchie.
Per quest'opera Munch, nel tempo, realizza numerosi disegni e diverse versioni.
In tutte il volto è allucinato, con le orbite oculari vuote, deformato secondo un andamento ondulatorio che si estende al corpo e al paesaggio circostante che si contrappone alla linearità della staccionata e della strada in forte scorcio.
Testo, ITA, Edvard Munch
Una sera camminavo lungo un viottolo in collina nei pressi di Kristiania - con due compagni. Era il periodo in cui la vita aveva ridotto a brandelli la mia anima. Il sole calava - si era immerso fiammeggiando sotto l'orizzonte. Sembrava una spada infuocata di sangue che tagliasse la volta celeste. Il cielo era di sangue - sezionato in strisce di fuoco - le pareti rocciose infondevano un blu profondo al fiordo - scolorandolo in azzurro freddo, giallo e rosso - Esplodeva il rosso sanguinante - lungo il sentiero e il corrimano - mentre i miei amici assumevano un pallore luminescente - ho avvertito un grande urlo ho udito, realmente, un grande urlo - i colori della natura - mandavano in pezzi le sue linee - le linee e i colori risuonavano vibrando - queste oscillazioni della vita non solo costringevano i miei occhi a oscillare ma imprimevano altrettante oscillazioni alle orecchie - perché io realmente ho udito quell'urlo - e poi ho dipinto il quadro L’urlo.
Edvard Munch
Il Fregio della vita raggruppa alcune delle opere più significative di Munch ed è pensato per essere esposto adeguatamente in un spazio espositivo come afferma lo stesso autore: Il fregio, per come lo concepisco, dovrebbe essere disposto in una sala la cui architettura sia strutturata come una cornice adatta, così da valorizzare ogni singola parte, per far sì che non venga meno l’efficacia di una totalità coerente.
Il significato del fregio è chiarito dallo stesso autore: La concezione del Fregio consiste in una sequenza di immagini decorative che nella loro totalità dovrebbero raffigurare il corso della vita. Le linee sinuose della spiaggia percorrono i dipinti; in lontananza il mare, in movimento incessante; e al di sotto delle fronde degli alberi la vita multiforme con gioie e dolori. La concezione del fregio consiste nell’immaginare poeticamente la vita, l’amore e la morte.